Quanto al peso degli impegni ravvicinati, fa fede Sacchi, anche e soprattutto perché questi non sono fuoriclasse e non sono abituati: tre partite "intense" in una settimana non si fanno, se va bene la prima toppi la seconda, e se la sfanghi la terza ti inchioda.
Perfetto. La Lazio ha tenuto botta finché il risultato è rimasto inchiodato, preso il gol è andata a picco. Infatti, gol di Klose a parte, tutto quello che ha costruito è stato nel primo tempo. Pochissimo.
Può darsi che qualcuno abbia pensato di portarsela da casa, certo. Comunque, guardando la partita dal vivo (regalino di compleanno al piccolo, ahimé andato per traverso) ti rendi conto di come alcuni elementi abbiano un senso di "squadra" (sul piano tattico) pari a quello di un eremita tibetano. E di come la partita fallimentare di elementi chiave possano trascinare giù anche altri: quando sarebbe stato diverso il Cataldi confuso di ieri (autogol a parte, che può capitare), con un Biglia accanto? Siamo sempre là: se cannano i vecchi, come si può pensare che siano Mauricio e Keita a tenere in piedi la baracca?
Per me 'sta partita resta un episodio isolato ed è comunque un trentottesimo di campionato, i danni sono quindi proporzionati: la sindrome da Rischiatutto, oggi so' finiti i giochi, è umanamente comprensibile, ma errata nella sostanza. La Lazio non vale il terzo posto, nella sommatoria degli eventi della stagione - gli infortuni, soprattutto - questo si sa da tempo. Dovrà lottare per il quarto ed è in linea per farlo, la classifica parla chiaro.
Un'altra cosa: si rimproverava - giustamente - ad altri allenatori di trascurare le Coppe, in favore del campionato. Se la teoria delle tre partite in una settimana e della loro insostenibilità mentale è giusta, pazienza per la partitaccia di ieri, a fronte della vittoria in Coppa Italia a Milano.