Apro in Coprologia, dato l'argomento, per non imbrattare i commenti su una serata memorabile.
Non pago di quanto combinato sul rettangolo verde, Mexès è tornato sull'argomento nel dopopartita: ecco cosa emerge dalle News e dal sito del quotidiano color culetto rosa.
http://www.biancocelesti.org/index.php?topic=20390.0A parte l'indecente avvocatura di Inzaghi (
"Quello che fatto è stato brutto, si è scusato subito, ma era stato anche provocato": da chi, se è lecito?), che meriterebbe di condividere almeno in parte la squalifica col suo protetto, rileggiamo attentamente le dichiarazioni del difensore trans(alpino).
"Quando sbagli è giusto prendere le responsabilità - ha dichiarato - mi è capitato più volte nella mia carriera, e non posso accettare la reazione che ho avuto. Non avevo fatto niente di che sul campo, ho preso il rosso e ho reagito in una maniera sbagliata. Ho 4 figli, non è un buon esempio da parte di un padre, chiedo scusa a tutti. Non devo cercare alibi, è solo una partita di calcio: ho sbagliato io".Non sarebbe stato più semplice ammettere che l'Olimpico gli dà alla testa, magari sottoforma di prestazione ruvida ma tosta contro la xxxx e in maniera assai più negativa contro di noi?
Invece, a parte l'indebita e pelosa citazione dei figli sul modello del suo presidente onorario, si è basato su una spudorata alterazione della realtà.
Si è visto sventolare un cartellino rosso e per quello ha perso il controllo: così emerge dalla parte in neretto.
Il campo ha detto tutt'altro: che la vena gli si era già chiusa dopo l'intervento di Mauri.
Si potrebbe capire - solo in parte e solo umanamente, comunque - una reazione del genere di fronte a un tuffo da rigore al 97' che compromette un obiettivo stagionale, o magari dopo aver rischiato la carriera su un intervento sconsiderato: ma in questo caso?
La partita era finita da un pezzo e il fallo del Capitano né cattivo né pericoloso: si poteva tutt'al più reclamare un'ammonizione, e senza neppure scaldarsi tanto.
Il resto di un comportamento animalesco ed esagitato, come raramente capita, non ha alcun collegamento razionale con quanto accaduto sul terreno di gioco.
A meno che uno reagisca così per un pur grave errore difensivo o per pregressi rosicamenti derbistici, il che sposta il discorso dall'ambito calcistico a quello medico.
Tornando al tono delle sue dichiarazioni, vengono in mente quelle rilasciate da Chivu dopo un pugno al barese Marco Rossi che gli sarebbe costato quattro turni di squalifica.
Il tono era completamente diverso, e restituì alle telecamere l'immagine di un uomo sinceramente umiliato dal proprio gesto.
Anche ipotizzando che si trattasse almeno in parte di una scena ben preparata e recitata - la Tv è finzione, non dimentichiamolo -, rimane un dato di fatto: il rumeno, benché transitato anch'egli dalle parti di trigoria, si assunse tutte le responsabilità senza accampare scuse o invocare attenuanti.
Mexès ha invece finto un pentimento di facciata per riprendere il microfono e inventarsi tra le righe alibi privi del minimo fondamento.
Peggiorando la situazione rispetto al suo comportamento in campo, dato che qui sembra capace di intendere e di volere.
Neppure lo si può definire
omm'e mmerd', come direbbero i concittadini della squadra in cui ha militato.
E non certo per la seconda parte di tale espressione...
