www.calciomercato.comdi Luca Capriotti
Io odio uscire a testa alta. Lo odio: sento l'adrenalina, la forza di questo sport, lo stadio che romba, che trema, che chiede e pretende e prega. E devo poi scribacchiare come un corvaccio
: la Lazio è uscita a testa alta. E lo so, lo sappiamo, lo sapete: è dannatamente vero. Ma dentro di me tutto si ribella, vorrebbe ancora giocare, ancora starci dentro, provarci, cozzare contro il muro del Porto che si è opposto in tutti i modi, con il corpo, di faccia, la traversa, il palo, la tecnica, gli sbeffeggi, i fallacci.
E fino all'ultimo vorrei giocarmela ancora, e ancora. Credo che questa roba ancestrale sia il bello di questo sport: per 90' ho dimenticato le nausee di mia moglie, i bambini stanchi, la guerra, il lavoro, le tensioni, le scadenze, le bollette. Volevo solo vincere con la Lazio, con tutti voi. Sono contro il termine a testa alta, questo trucchetto lessicale, perché è una situazione ontologica che vivo dentro
, è una roba che ho all'interno, nella parte più intima. Dove ci siamo solo io e voi, io e la Lazio, che ci proviamo ancora.
L'ANALISI - E anche fare l'analisi è dura, ma devo perché è una parte del mio lavoro, e forse ve la devo: le 2 partite contro una squadra forte, che ha saputo rivoluzionarsi e rimanere forte, con un allenatore
, il nostro Sergio Conceicao, dall'identità chiara, hanno dato una fotografia lusinghiera di questa Lazio. Ha vissuto di tutto in 2 partite: nervosismi, fallacci, sfortuna a palate, è stata presa a pallonate e ha fatto tremare le traverse e le midolla degli avversari. Ha rosicato e sofferto, gioito e sbagliato, ha corso per l'altro e ha fatto calcio di Sarri, quello vero, quello bello. E come un diavolo quel toscano in panchina ci ha guidato, adelante adelante,
ci ha portato, ci ha dato una mentalità europea, che queste notti sono da vivere insieme.E ci ha chiamato allo stadio e siamo andati, perché quando il comandante chiama, tutto un popolo sta imparando a rispondere.
Poi vi devo l'analisi di una partita che in alcune parti ha visto una Lazio gigante, un po' depotenziata dagli ingressi di Hysaj e Cataldi, da un rigore prima non dato e poi concesso al VAR, da un gol nato da un errore tecnico di Pedro, dopo una partita di sacrificio e impegno che avrebbe meritato altro. Una parola chiave: avrebbe meritato altro Pedro,
Luis Alberto che ha fatto uno sforzo immane per caricarsi la squadra, portarci avanti, ha fatto una gara sontuosa, ha preso una traversa che grida vendetta e ci ha provato fino all'ultima stilla di sudore e parole in spagnole poco carine nei confronti di un fato che ci ha sputato in faccia dall'inizio alla fine.
I DETTAGLI - 2 partite alla pari contro una squadra più forte e con più cambi hanno anche dimostrato che, quando il gioco si alza di livello, i dettagli che
Sarri prepara in maniera così maniacale ti aiutano, e se li sbagli paghi.
Erroretti di piazzamento all'andata e una sbavatura in uscita ti costano il posto in Europa. I dettagli, e quella variabile pazza e furibonda, quella componente di caso e nervi e tensione e umanità che rende così bello questo sport stavolta
ci è andata di traverso. Questa squadra, al netto di qualche imperfezione, di una rosa magari troppo corta e di un po' di acciacchi e sfortune e altre cose tipo un arbitro che va a rivedere al VAR un contatto che live pensa non abbia alcun fondamento
, salvo poi ritenere quella furbata un rigore, al netto dicevo di tutto questo questa squadra ha avuto nervi e coraggio e palle buone (anche senza buone) e anima, anima vera, quella che sempre i tifosi chiedono l'hanno versata in campo in abbondanza. E i meccanismi si vedono, la compattezza è acquisita, la forza di palleggio e le idee ci sono.
La Lazio sbaglierà altre partite? Certo. Ma questa squadra l'anima ce l'ha, questo spogliatoio si è stretto e si è trovato e siamo noi, cavolo, guardiamoci ci siamo pure noi là, tra quelle quattro mura, su quel campo scivoloso.
Ci siamo mentre lo stadio ruggisce, perché mancano 2 minuti, alla Lazio manca un gol e recupera palla, ruggisce e vuole ancora, e ancora, un ultimo sforzo ancora. Non è andata bene, quel tassello è mancato, fino all'ultimo la Lazio - a testa alta - ha onorato questa competizione con rispetto vero, da squadra vera,
mi viene da dire da grande squadra. Ed ora, per Sarri, per noi, per questi ragazzi, lasciatemi dire:
inizia un altro campionato. Da oggi, 25 febbraio, la Lazio si allenerà con maggior continuità, avrà un calendario fitto ma meno, avrà più tempo per parlarsi e giocare e provare. Fosse anche un'ora di tempo in più, sarà manna e delizia e Sarri la saprà far scendere dentro questi giocatori con tutta la sua carica umana e sportiva, con tutto il suo amore per questo dannatissimo sport.
Che oggi ci raccoglie col cucchiaino, e dentro le orecchie l'intero Olimpico ancora trema, ancora ruggisce, vuole spostare il caso e l'arbitro e farci passare sopra tutto, tutti insieme, con questa squadra, con Maurizio Sarri.
Dentro le orecchie ancora lo sento, tu?