Autore Topic: Strage a Parigi: 10 morti nella sede di Charles Hebdo  (Letto 55192 volte)

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Re:Strage a Parigi: 10 morti nella sede di Charles Hebdo
« Risposta #300 : Giovedì 22 Gennaio 2015, 10:03:02 »
Mi sorprendi: sei così intelligente...
;D emmica posso arrivà attutto io..! 
Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.

Offline MCM

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Re:Strage a Parigi: 10 morti nella sede di Charles Hebdo
« Risposta #301 : Giovedì 22 Gennaio 2015, 11:00:42 »
Cina: "Lager a cielo aperto"
USA: "E' tutto legale"

USA: 12enni lavorano in piantagioni di tabacco.

http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2014/05/14/usa-12enni-in-piantagioni-tabacco_6cd7c2bb-dc5a-47ba-a564-35f9b24c199b.html


Offline AlenBoksic

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Re:Strage a Parigi: 10 morti nella sede di Charles Hebdo
« Risposta #303 : Venerdì 23 Gennaio 2015, 12:07:26 »
LA STRATEGIA DEL CALIFFO – Un amico ha inviato il 14 gennaio scorso questa lettera a Corrado Augias per la sua rubrica su “Repubblica”:

“Gentile Augias, condivido in pieno l'orrore per le stragi di Parigi e la soddisfazione per la reazione dell'Europa. Ma perché si va protestando che gli islamisti "odiano le nostre libertà", "la nostra tolleranza", che noi siamo "liberté, égalité, fraternité" e che l'Europa è fondata su questi valori? Dovrebbe essere fondata su di essi; ma la fraternité ce la siamo scordata da tempo; dell'égalité si parla poco e solo di rado la si pratica. Men che mai le abbiamo praticate nel rapporto con asiatici e africani, musulmani e non. Verso di loro abbiamo applicato i nostri disvalori (che hanno sempre accompagnato i nostri valori, come faccia oscura di uno stesso pianeta): libertà di essere avidi, sopraffattori, sfruttatori, egoisti, cinici; libertà nel consumismo e nella mercificazione, che mettono in serio pericolo gli autentici valori spirituali dell'Islam e di altre culture (cominciando dalla nostra). No, non ci odiano perché siamo liberi; ci odiano perché presentiamo come libertà e progresso una realtà basata sull'ingiustizia e sull'amoralità. Rifondiamo l'Europa sui suoi valori autentici di giustizia, e allora sarà possibile l'incontro con altri popoli di tradizioni culturali millenarie. Già un secolo fa Conrad ha visto nel profondo dell'Europa un “cuore di tenebra”: solo prendendone coscienza e combattendolo potremo ridare all'idea di libertà il suo valore inestimabile”.

Parole nobilissime; prospettiva ineccepibile; proposta condivisibile. Non risulta che a tutt’oggi la lettera, pur firmata da uno studioso di fama, sia stata pubblicata. Intanto, però, le notizie che ci arrivano dalla Francia e dal mondo non sono confortanti.

Intanto, i cinque milioni di copie del nuovo “Charlie Hebdo” diffuse a tempo di record hanno avuto il loro immediato effetto, com’era ohimè fin troppo facile aspettarsi: indignazione in tutto il mondo musulmano per nuove vignette considerate offensive e blasfeme (certo, il diritto alla libertà d’espressione, ci mancherebbe: ma era davvero opportuno servirsene senza discrezione, provocatoriamente, gettando benzina sul fuoco?); assalti a chiese cattoliche nel Niger, con sette morti (truce ironia degli eventi: per molti musulmani Occidente e Cristianità fanno tutt’uno e si assaltano le chiese cattoliche in ritorsione per le vignette pubblicate da un giornale anticlericale); a Gaza imbrattato il centro di cultura francese; in Inguscezia migliaia di manifestanti per strada; il presidente afghano Ghani parla (e come dargli torto?) di “irresponsabili vignette sul Profeta”.

Più grave ancora la notizia secondo la quale un numero imprecisato di cittadini francesi di religione ebraica si appresterebbe a lasciare la propria patria “dove non si è più sicuri”, “dove si può morire solo perché si è ebrei”. E’ il contraccolpo dell’eccidio del 9 scorso nel supermarket kasher della Porte de Vincennes, ma forse anche – e soprattutto – dell’allocuzione dell’11 tenuta dal presidente Nethanhyahu nella Synagogue de la Victoire. “Israele è la vostra casa”. Invito alla Alyah, a un nuovo Esodo. In altri termini: cambiate patria. Il tutto detto esplicitamente da un capo di stato straniero in visita e in presenza del capo di stato del paese ospitante. Certo, “Bibi” non è mai stato un gentleman e Hollande è uno che gli schiaffi in faccia se li tira: ma l’episodio è stato obiettivamente inammissibile. Eppure si è verificato: e se in seguito a ciò dovesse sul serio verificarsi l’Esodo di anche solo qualche centinaio di ebrei francesi, il governo guidato da colui che è in gran parte responsabile dell’evento non esiterebbe senza dubbio a requisire nuove porzioni di quel territorio palestinese che ormai non esiste quasi più per insediarvi quei nuovi cittadini, quei correligionari, costretti a fuggire di nuovo dall’Europa come accadeva un’ottantina di anni fa. Né vale obiettare che oggi, in Francia come in tutto l’Occidente, gli ebrei sono sì minacciati: ma non lo sono di meno i cristiani, i musulmani e gli agnostici.

La cosa, già gravissima in sé, acquista toni sul serio inquietanti se la poniamo in rapporto con quanto è tornato a sottolineare al riguardo uno dei più seri, competenti ed equi osservatori delle cose vicinorientali, il politologo e islamologo Gilles Kepel, riprendendo un argomento da lui già affrontato nel suo libro Oltre il terrore e il martirio (Feltrinelli). La chiave di tutto sta in un appello-progetto elaborato anni fa, nel 2004, da un ingegnere siriano allora legato a Bin Laden e noto con il laqab di Abu Nussab al-Suri (appunto, “il Siriano”), che fece girare su internet un chilometrico documento dal titolo Appello alla resistenza islamica globale che quasi tutti da noi ignorarono e pochissimi presero sul serio giudicandolo probabilmente astratto e velleitario. Egli, criticando la strategia terroristica che aveva condotto all’11 settembre 2001, sosteneva che non erano gli Stati Uniti a dover essere attaccati bensì l’Europa, e al tempo stesso non già da gruppi di terroristi subordinati a un rigido comando centrale bensì da liberi appartenenti a una minoranza islamica radicale o disposta a lasciarsi educare in direzione estremistica ma lasciati poi liberi di affidarsi alla loro iniziativa tattica con il solo indirizzo strategico di compiere azioni tendenti a scatenare il Europa il pànico e la guerra civile indiscriminata sia tra i musulmani (appunto la fitna), sia tra musulmani e non musulmani. Tra gli obiettivi degli attentati al-Suri indicava gli ebrei, che però andavano colpiti fuori delle sinagoghe: appunto come avrebbe fatto Merah nel 2012 a Tolosa, Memmouche nel 2014 al Museo Ebraico di Bruxelles, Coulibaly il 9 gennaio 2015 alla Porte de Vincennes. Poi, bisognava colpire gli “apostati”, i musulmani in un modo o nell’altro troppo legati ai kuffar, agli “infedeli”: come il poliziotto francese musulmano Ahmet Merabet, ucciso il 7 da uno dei due fratelli Kaouchi. Infine, era necessario attentare a intellettuali e ad artisti esplicitamente impegnati contro l’Islam nel suo complesso, in modo da ostacolare qualunque forma di dialogo e approfondire il fossato tra “fedeli” e “infedeli” rendendo irreversibile l’aggravarsi di quello che secondo molti sarebbe lo “scontro di civiltà”.

Un’utopia rivoluzionaria: ecco la sostanza del pensiero strategico di al-Suri. Ma in che cosa consiste un’utopia rivoluzionaria? Esattamente nel mentire oggi programmando le cose in modo che, in futuro, la nostra menzogna si trasformi in realtà; quindi, nello specifico, sostenere la realtà e la necessità dello scontro fra musulmani e musulmani e fra musulmani e non, che non è né nella volontà né nelle realistiche aspettative della stragrande maggioranza dei circa tre miliardi e mezzo di persone che oggi al mondo sono cristiani, ebrei e musulmani, facendo in modo che esso inevitabilmente si verifichi. Secondo Kepel, una decina di anni fa la proposta di al-Suri fu scartata dai vertici di al-Qaeda, allora fedeli a un principio gerarchico “leninista” di prassi rivoluzionaria gerarchica e piramidale e timorosi che azioni di cellule isolate comportassero il rischio non solo dell’avventatezza, ma anche della rapida infiltrazione e quindi della distruzione. Ma oggi, osserva Kepel, “You Tube, Twitter e Face Book… consentono il cosiddetto fishing informatico negli enormi spazi di arruolamento creati dai socialnetwork…”; inoltre “la decomposizione delle rivoluzioni arabe offre al prezzo di un volo low-cost il facile accesso ai campi di addestramento jihadisti, dietro l’angolo dell’Europa. Istanbul, per esempio che grazie al flusso del turismo di massa si raggiunge con due lire senza visto, è oggi l’ingresso di quest’altro turismo jihadista, che porta i figli delle banlieue verso gli orrori dello stato islamico” (“La Repubblica”, 14.1.2015, p. 14). Attaccare l’Europa e gli ebrei d’Europa, per “costringerli” a emigrare in Israele e quindi, in conseguenza del loro forzoso insediamento entro già troppo ristretti confini, indurre il governo israeliano ad ampliare i confini della sua annessione de facto dei territori palestinesi necessari ai nuovi insediamenti; e con ciò spingere la crisi vicino-orientale, già grave, ai limiti dell’esplosione. E’ questo il piano del califfo al-Baghdadi? E’ questa la ragione perché egli sistematicamente e non certo casualmente esclude dai suoi attacchi (forsennati ma generici) contro “l’Occidente” e “gli ebrei” proprio gli Stati Uniti e Israele? Ed è questo il punto di congiunzione dove gli opposti ma convergenti progetti geopolitici dei servizi statunitensi, israeliani e califfali potrebbero incontrarsi, in un Armageddon che avesse come teatri contemporanei Europa e Vicino Oriente? Quod Deus avertat!

Per fortuna qualcosa si muove anche dall’altra parte, quella di chi lavora per la comprensione reciproca e la convivenza. Pian piano, incertamente, timidamente. Sempre su “La Repubblica” del 14, pp. 18-19, Vittorio Zucconi racconta la storia del diario di un ragazzo mauritano, Mohamedou, che ha passato dodici anni della sua vita prigioniero a Guantanamo. Era la matricola 760 di quell’infame Lager democratico che il presidente Obama ha l’onta di aver promesso da anni di far chiudere e di non esserci mai riuscito. Mohamedou ha confessato sotto tortura crimini mai commessi: del resto, non era difatti mai stato incriminato (solo imprigionato e torturato contro ogni possibile forma di legge e di legittimità). Il libro autobiografico che narra la sua allucinante esperienza sarà pubblicato in 20 paesi contemporaneamente: c’è da sperare che abbia nel mondo un effetto mediatico paragonabile a quello di Le mie prigioni di Silvio Pellico nell’Italia dell’Ottocento. E che incoraggi l’incerto presidente Obama a tener fede alla promessa già pronunziata molti anni fa e mai onorata finora: chiudere la vergogna del Lager di Guantanamo, risarcire onorevolmente i sequestrati e seviziati, chieder perdono a loro e alle loro famiglie. Una mossa del genere nuocerebbe al califfo più della scoperta di cento covi jihadisti in Europa e dell’arresto di mille terroristi.

- NOI E L’ISLAM. DOMANDE E RISPOSTE PER AFFRONTARE LA CRISI -

Accetto con moltissimo disagio (tante sono le cose da fare), ma anche con il solito incosciente e facinoroso piacere la sfida di un amico che, pensandola in modo diverso dal mio ma con sereno spirito critico, mi rivolge alcune domande su temi a suo avviso – e anche a mio – fondamentali al riguardo.


Voglio 11 Scaloni

Offline AlenBoksic

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Re:Strage a Parigi: 10 morti nella sede di Charles Hebdo
« Risposta #304 : Venerdì 23 Gennaio 2015, 12:09:03 »
1. Ancora una volta il cuore della civiltà occidentale è colpito dal terrorismo islamico. Possiamo ragionarci su quanto vogliamo ma sta di fatto che se non tutti gli islamici sono terroristi oggi, ormai da molto tempo tutti i terroristi sono islamici.

Per la verità in tutto il mondo si stanno segnalando attentati terroristici gravi o leggeri di varia matrice: quindi l'affermazione è in sé inesatta. Se poi mettiamo in discussione la nozione ufficiale e ristretta di terrorismo, la cosa cambia del tutto aspetto. Colpire con aerei o con droni oppure bombardare per rappresaglia unilateralmente valutata e decisa obiettivi isolati o centri demici praticamente indifesi (salvo poi parlare delle vittime dicendo che "si facevano scudi umani" dei bambini: come si fa a farsi scudi umani quando si è vittime di un bombardamento?) è a sua volta terrorismo in senso proprio, in quanto azione violenta atta a spargere terrore.

2. La distinzione tra Islam moderato e Islam fondamentalista è un’invenzione occidentale: la verità è che i musulmani ci considerano infedeli e come tali nutrono nei nostri confronti un atteggiamento ostile. Non è un caso se nel corso della storia Cristianità e Islam tante volte sono venuti alle armi.

Cristianità e Islam, finchè c’è stata una Cristianità (vale a dire una società che anche sotto il profilo civile, giuridico, culturale si ispirava a principi cristiani come tali riconosciuti), e quindi Occidente moderno, quindi laico, e Islam, sono appunto "tante volte venuti alle armi" (sempre meno di quanto non abbiano fatto i cristiani e/o gli europei fra loro). Ma più spesso hanno allacciato rapporti economici, commerciali, diplomatici, culturali. Quanto alla distinzione tra "moderati" e "fondamentalisti", è vero: è occidentale e arbitraria (tanto è vero che l'Occidente mostra di considerare in pratica moderati anche gli emiri della penisola arabica, che religiosamente parlando tali non sono ma tali vengono dichiarati ad honorem in quanto alleati e partners economici). In realtà l'Islam è una realtà immensa, quasi un miliardo e mezzo di persone, che non conosce istituzioni religioso-giuridiche normative (cioè vere e proprie "Chiese") universalmente e concordemente tali considerate, ma che si organizza come un insieme di gruppi, sodalizi, scuole giuridiche, organizzazioni caritative, sètte mistico-religiose ecc.; esso non ha né un centro né un possibile profilo gerarchico al suo interno. Quindi, quando ci si rivolge ad esso, ogni gruppo va studiato come una realtà a se stante, più o meno come accade per le sette cristiane protestanti (salvo le grandi Chiese riformate).

3. E’ vero che anche il mondo occidentale ha conosciuto l’intolleranza religiosa e la sovrapposizione tra religione e autorità statale: ma noi da tempo siamo usciti dal medioevo e abbiamo separato politica e religione. L’Islam invece vive ancora sotto la legge coranica, e da questo medioevo non sembra avere alcuna intenzione di uscire.

Il medioevo è una dimensione della storia solo occidentale e per giunta convenzionalmente elaborata: non è una fase necessaria che la storia di tutte le società umane debba forzatamente attraversare. Esso è stato “inventato” da umanisti tre-quattrocenteschi convinti che si potesse tornare a quella che a loro avviso era la “perfezione” della civiltà romana , raggiunta nell'età augustea, e che a separare essa da loro ci fosse solo la palude di un “tempo-di-mezzo” impregnato di barbarie e di fanatismo. A rigore, “medioevo” non è nemmeno una definizione: è una non-definizione, se non un’antidefinizione. L’Occidente moderno, che lo ha inventato e ha al tempo stesso inventato se stesso, deve far attenzione a non ricaderci: ammesso (e assolutamente non concesso) che ciò, in termini propri, sia un vero problema storico. Le società musulmane sono strutturate in altro modo e non hanno mai scelto una distinzione netta e definitiva tra sfera religiosa e sfera civile e giuridica: il che, nella realtà storica e contrariamente a quel che noi pensiamo, ha però significato molto spesso, fino a tempi recentissimi, un prevalere della politica sulla religione. Il più grande sultano ottomano del Cinquecento, che noi conosciamo come Solimano “il Magnifico”, nel mondo musulmano è noto come 'al-Qanuni', il restauratore del Canone di Giustiniano (non della shar'ia).

4. Come minimo dovremo far valere la legge della reciprocità: perché consentiamo a tante moschee di essere costruite e operare nel nostro territorio, diventando spesso centrali dell’odio senza chiedere ai paesi islamici di farci costruire altrettante Chiese cattoliche?

Una condizione giuridica indefettibile, per consentir l’applicazione del principio della reciprocità, è che essa venga esercitata tra soggetti suscettibili di porsi su un piano e un livello di omogeneità: ad esempio due stati, o due imprese, o due soggetti che esercitino la stessa attività. E' ovvio che “Occidente” e "Islam" non sono due realtà omogenee né paragonabili, oltre a corrispondere entrambi a concetti largamente generici, all'interno dei quali si muove una molteplicità di valori, di istituzioni, di modi concreti di vivere e di pensare. Tra chi dovrebbe quindi esercitarsi tale omogeneità? Per esempio tra due stati? L'Italia, che è un paese laico per quanto abitato da una maggioranza di cittadini che si dicono o che vengono sociologicamente considerati cattolici, potrebbe ad esempio avviare una seria procedura istituzionale e diplomatica tesa a ottenere la reciprocità nell'apertura di luoghi di culto cattolico con ciascun paese musulmano. Ma con quale? Con l'Egitto, o la Giordania, o la Turchia, che hanno già comunità cristiane fiorenti e rispettate (anche se di questi tempi la sicurezza è purtroppo sempre pericolante)? O con l'Iraq e la Siria, dove tali comunità erano sicure prima che, per colpa degli occidentali, tutto si scompigliasse? O con gli emirati arabi, dove i cristiani sono pochissimi e i regimi emirali seguono la shar'ia ma sono alleati e partners commerciali e sicuri dei nostri governi i quali non hanno affatto voglia di crear problemi a tale armonia per motivi religiosi, né avrebbero - come governi appunto "laici" - il diritto di farlo? E se i nostri governi laici lo facessero, come la metteremmo con i cittadini non-credenti, o ebrei, o buddhisti, che magari potrebbero protestare per tale trattamento di riguardo accordato ai cristiani e che non li riguarda? E ancora, ammettendo che il nostro governo – facendosi indebitamente paladino della libertà della Chiesa – insistesse presso il re dell’Arabia saudita per l’apertura di chiese sul suo territorio, e ne ricevesse un rifiuto, dovrebbe per questo chiudere le moschee italiane impedendo di pregare anche a quei musulmani che non sono sudditi sauditi? Comunque lo si voglia affrontare, quest'argomento della “reciprocità” è giuridicamente, diplomaticamente e politicamente impraticabile. A livello morale, poi, è addirittura spregevole: se noi occidentali siamo sicuri dei nostri fondamenti etici che poggiano sulla tolleranza di lockiana e voltairiana memoria, non possiamo certo deflettere dai nostri convincimenti con l'alibi che gli altri non seguono i nostri princìpi. Io, come occidentale che crede fermamente nella tolleranza, mi rifiuto di obbedire a un emiro: come invece farei di fatto praticamente, se venissi meno ad essa con l'alibi che egli non intende accedervi e mi adeguassi quindi a lui.

5. C’è poco da fare, siamo in guerra. Dall’11 settembre a oggi, da New York a Parigi, le organizzazioni terroristiche, che siano Al Qaeda o Isis, fanno viaggiare il loro fanatismo sulla canna dei kalashnikov. Possiamo continuare a contrapporre a questa violenza una patetica idea di dialogo?

C'è poco da fare, siamo in guerra. Lo siamo forse dal 1918, quando le potenze vittoriose della prima guerra mondiale ingannarono il mondo arabo, al quale avevano promesso unità e libertà in un regime che si sarebbe rapidamente occidentalizzato, quello dello sceriffo della Mecca Hussein che aveva sollevato gli arabi contro il sultano di Istanbul (nonostante egli fosse anche califfo) e che era un sincero liberale e ammiratore soprattutto di Sua Maestà Britannica: inglesi e francesi gli avevano promesso una 'Grande Arabia Libera' e invece si spartirono il mondo arabo sottomettendolo al regime dei mandati. Certo, siamo in guerra: da quando con l'alibi della cattura di Bin Laden senza prove autentiche delle sue responsabilità nei fatti dell'11 settembre gli USA e i loro complici hanno aggredito nel 2001 l'Afghanistan (allora governato da quei talibani che gli statunitensi stessi avevano introdotto in Afghanistan dall'Arabia saudita e dallo Yemen ai tempi della guerra contro l'occupazione sovietica), e da quando nel 2003 hanno aggredito l'Iraq di Saddam Hussein sventolando la balla delle “armi segrete di distruzione di massa”, che ora stanno di nuovo montando contro la Siria. Siamo in guerra da quando nel 2011 francesi e britannici hanno sostenuto, finanziato e armato gli oppositori di Gheddafi in Libia e di Assad in Siria pur sapendo bene che tra loro c'erano gruppi fondamentalisti (e ora Hollande ha la faccia di bronzo di sventolare il “pericolo fondamentalista”, che egli ha contribuito ad accrescere). Siamo in guerra da quando le lobbies multinazionali in combutta con i governi occidentali e le classi dirigenti corrotte locali hanno cominciato a spogliare l'Africa di tutte le sue ricchezze provocando la disperata reazione di persone che hanno finito per accedere ai ranghi di organizzazioni fanatiche come il Boko Haram. Solo che, in tutti questi fatti, mi sfugge qualcosa che la domanda ha affermato: quale sarebbe la “patetica idea di dialogo” che l'Occidente starebbe portando avanti? Quella delle aggressioni militari o quella delle spoliazioni messe in atto dalle multinazionali?

6. Consentire a milioni di immigrati di entrare sul nostro territorio vuol dire far passare di fronte ai nostri occhi il cavallo di Troia del fanatismo islamico: la nostra cultura democratica e cristiana ci impedisce di chiudere le frontiere di fronte ai perseguitati politici e agli affamati; ma dovremmo ridurre drasticamente il numero di chi viene accolto e controllare ogni persona che arriva da un paese islamico accertandoci del suo atteggiamento verso le nostre società.

Temo che, nel consigliarci l’accoglienza, la nostra cultura democratica e cristiana c'entri poco. C'entra, invece, il fatto che finché servono come manodopera a buon mercato, magari al nero, quegli immigranti sono ben accetti. E c'entra quello che il sistema di spoliazione sistematica delle risorse soprattutto del continente africano, messo in atto dalle nostre lobbies con l'appoggio dei governi sia nostri sia locali (questi ultimi da esse del resto messi in piedi, appoggiati e foraggiati), ha da tempo ridotto il continente africano alla miseria e alla disperazione, come ben sanno i nostri missionari e i nostri operatori umanitari. Stiamo proseguendo sulla via dello “scambio asimmetrico”, già inaugurato del nascente colonialismo nel XVI secolo: non importiamo da loro manodopera e materie prime al prezzo che stabiliamo noi, esportiamo alla loro volta prodotti finiti e “valori immateriali”, come la Libertà e i Diritti Umani, sempre al prezzo che stabiliamo noi. E, con questa premessa, poi ci meravigliamo della “guerra asimmetrica”? Ma siamo sicuri di lasciar davvero loro altra scelta, se non l'alternativa tra affogare nel Canale di Sicilia o prendere le armi?.

7. A chi obietta che molti terroristi sono cittadini europei perché figli di immigrati nati in Europa la risposta sta in una forte stretta sulla sicurezza: sappiamo dove i ragazzi islamici si incontrano, che siano moschee o quartieri interi, e dove nascono i centri di indottrinamento alla violenza. Dobbiamo rafforzare i controlli di polizia e la presenza militare in quei territori. I buoni musulmani non avranno nulla da temere.

Bene: ammettiamo pure di conoscere davvero i centri di reclutamento dei terroristi e di addestramento alla violenza: allora il gioco è fatto. Basta chiuderli ed arrestarne i responsabili. Ma se abbiamo solo indizi e sospetti, allora la “stretta di sicurezza” è necessaria, ma insufficiente. Da sola, la “stretta di sicurezza”, a parte i costi e le difficoltà organizzative e pratiche (siamo davvero sicuri di conoscerli, i centri ‘dove nascono i centri di indottrinamento e di violenza’? siamo certi che le moschee siano tutte e sempre tali? Ne abbiamo le prove? Se fossimo nei loro panni, accetteremmo pacificamente di venir sorvegliati durante le nostre attività religiose e culturali sulla base di un pregiudizio, salvi i casi di illegalità comprovate?) contribuirebbe a creare nuove ostilità e si risolverebbe in un potente aiuto alla propaganda terroristica, vale a dire che conseguirebbe esattamente gli effetti contrari rispetto a quelli che vogliamo. Per evitare ciò, bisogna accompagnare la “stretta di sicurezza” a un’organica e capillare politica dell’accoglienza: e qui in primo piano entrano le scuole, i sodalizi culturali e assistenziali a tutti i livelli, le iniziative che creino occasioni d’incontro e di scambio. C’è un modo sicuro per odiare la cultura dell’Altro: ignorarla e ritenerla quindi pregiudizialmente inferiore o pericolosa. E c’è un modo sicuro per amarla e ammirarla: imparare a conoscerla. Io non sono né un arabista né un islamista, ma ho qualche esperienza orientalista sul piano storico-antropologico: in quanto cattolico, non ho mai amato tanto la tradizione cattolica come ho fatto da quando ho imparato ad apprezzare quello che ad esempio la teologia musulmana dice, scrive e pensa sulla Vergine Maria.

8. Oltre alle misure di sicurezza dobbiamo rilanciare con forza la nostra identità europea, fondata sulle nostre tradizioni, sulla nostra civiltà greco-romana, sulle radici cristiane della nostra libertà. Solo attraverso una rinnovata fiducia in noi stessi potremo farci rispettare anche dagli altri.

Certo: ma bisogna agire con la ferma consapevolezza che non v’è identità che non sia imperfetta e dotata di una sua dinamica interna, che non v’è tradizione che non debba qualcosa nella sua genesi alle tradizioni altrui. Le nostre radici sono ellenistico-romane (le definirei così piuttosto che propriamente greco-romane, poiché la cultura ellenica entrata in Roma fra IV e II sec. a. C. era già fortemente passata attraverso la sintesi ellenistica da essa attingendo a molteplici valori culturali “orientali” (cioè soprattutto egizi, caldei, siromesopotamici, persiani). Poi, con il cristianesimo, giunsero gli influssi ebraici, neoplatonici, gnostici. Poi ecco il contributo dei popoli “barbari”: gli illirici, i celti, i galli, i germani, gli arabo-musulmani. La coscienza della relatività delle differenze e dell’abbondanza delle analogie e delle somiglianze tra la nostra cultura e quelle altrui non potrà che accrescere il senso di vicinanza e facilitare dialogo e convivenza.


http://www.francocardini.net/

Facevo prima a mettere direttamente il link,
ma insomma così è più fruibile per chi magari voglia leggerlo
Voglio 11 Scaloni

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Re:Strage a Parigi: 10 morti nella sede di Charles Hebdo
« Risposta #305 : Venerdì 23 Gennaio 2015, 12:26:29 »
Vabbè, Cardini sta aggiustando il tiro.
Qui dice cose per quel che mi riguarda abbastanza condivisibili ma cozzano un pochino con certe sue posizioni di non moltissimo fa.
Vero è che esiste il diritto sacrosanto di riconsiderare le proprie opinioni, ma è vero pure che certe situazioni non stanno nascendo adesso, e quel che vede mò lo poteva vedé pure prima.
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Re:Strage a Parigi: 10 morti nella sede di Charles Hebdo
« Risposta #306 : Venerdì 23 Gennaio 2015, 12:45:23 »
Lucia Annunziata che sembra Oriana Fallaci
http://www.huffingtonpost.it/lucia-annunziata/siamo-ancora-in-guerra-parigi-e-un-capitolo-dell11-settembre_b_6444624.html

Ezio Mauro Che sembra Lucia Annunziata che immita la Fallaci
http://video.repubblica.it/rubriche/fischia-il-vento/ezio-mauro-hanno-dichiarato-guerra-all-occidente/188894/187812
E che comunque mette le mai avanti, 'nsesamai
http://video.repubblica.it/dossier/fischia-il-vento/ezio-mauro-un-giornale-laico-rispetta-il-credo-di-tutti/188903/187821

Il Corrierone che da voce ad  Ayaan Hirsi Ali
http://www.corriere.it/esteri/15_gennaio_09/vogliono-uccidere-nostra-anima-7e36261e-97ca-11e4-bb9d-b2ffcea2bbd2.shtml


Vero pure è che il tiro lo stanno aggiustando un po' tutti, ma ormai arrivare secondi per il radicalchiccume è diventata una costante.
Magari fra qualche anno ci arriverà pure Augias.
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CP 4.0

Re:Strage a Parigi: 10 morti nella sede di Charles Hebdo
« Risposta #307 : Venerdì 23 Gennaio 2015, 13:22:49 »
Lucia Annunziata che sembra Oriana Fallaci
http://www.huffingtonpost.it/lucia-annunziata/siamo-ancora-in-guerra-parigi-e-un-capitolo-dell11-settembre_b_6444624.html

Ezio Mauro Che sembra Lucia Annunziata che immita la Fallaci
http://video.repubblica.it/rubriche/fischia-il-vento/ezio-mauro-hanno-dichiarato-guerra-all-occidente/188894/187812
E che comunque mette le mai avanti, 'nsesamai
http://video.repubblica.it/dossier/fischia-il-vento/ezio-mauro-un-giornale-laico-rispetta-il-credo-di-tutti/188903/187821

Il Corrierone che da voce ad  Ayaan Hirsi Ali
http://www.corriere.it/esteri/15_gennaio_09/vogliono-uccidere-nostra-anima-7e36261e-97ca-11e4-bb9d-b2ffcea2bbd2.shtml


Vero pure è che il tiro lo stanno aggiustando un po' tutti, ma ormai arrivare secondi per il radicalchiccume è diventata una costante.
Magari fra qualche anno ci arriverà pure Augias.

Frusta che rimane...Frusta  :D

Sto assistendo ad un fenomeno curioso.

Lucia Annunziata che sembra Oriana Fallaci
http://www.huffingtonpost.it/lucia-annunziata/siamo-ancora-in-guerra-parigi-e-un-capitolo-dell11-settembre_b_6444624.html

Ezio Mauro Che sembra Lucia Annunziata che immita la Fallaci
http://video.repubblica.it/rubriche/fischia-il-vento/ezio-mauro-hanno-dichiarato-guerra-all-occidente/188894/187812
E che comunque mette le mai avanti, 'nsesamai
http://video.repubblica.it/dossier/fischia-il-vento/ezio-mauro-un-giornale-laico-rispetta-il-credo-di-tutti/188903/187821

Il Corrierone che da voce ad  Ayaan Hirsi Ali
http://www.corriere.it/esteri/15_gennaio_09/vogliono-uccidere-nostra-anima-7e36261e-97ca-11e4-bb9d-b2ffcea2bbd2.shtml

Se avete la pazienza di farvi un giretto sulla stampa della sinistra italiana i toni sono più o meno quelli.

 :D Ueilà, compagni, all''islamocomunismo da salotto che fine gli state facendo fare?

Io un'idea in merito a questo fenomenuccio ce l'avrei...  ;D

Offline AlenBoksic

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Re:Strage a Parigi: 10 morti nella sede di Charles Hebdo
« Risposta #308 : Venerdì 23 Gennaio 2015, 18:18:10 »
Vabbè, Cardini sta aggiustando il tiro.
Qui dice cose per quel che mi riguarda abbastanza condivisibili ma cozzano un pochino con certe sue posizioni di non moltissimo fa.
Vero è che esiste il diritto sacrosanto di riconsiderare le proprie opinioni, ma è vero pure che certe situazioni non stanno nascendo adesso, e quel che vede mò lo poteva vedé pure prima.

Ti consiglio Astrea e i Titani del 2003:
sembra scritto ieri
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Offline Frusta

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Re:Strage a Parigi: 10 morti nella sede di Charles Hebdo
« Risposta #309 : Venerdì 23 Gennaio 2015, 20:16:53 »
Ti consiglio Astrea e i Titani del 2003:
sembra scritto ieri
Un libro antiatlantista e filoislamico. Come è sempre stato il suo autore.
Non che ci sia qualcosa di male ad esserlo, solo che l' itervista che hai riportato mi stupisce parecchio.
Di questo passo non vorrei che fra un po' cominciasse ad esternare simpatie per gli ammerekani.  ;)
Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.

Offline Frusta

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Re:Strage a Parigi: 10 morti nella sede di Charles Hebdo
« Risposta #310 : Venerdì 23 Gennaio 2015, 20:19:38 »
Frusta che rimane...Frusta  :D
Infatti, Frusta non è mica Gardini :D
Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.

Offline aquilafelyx

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Offline MCM

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Re:Strage a Parigi: 10 morti nella sede di Charles Hebdo
« Risposta #312 : Venerdì 30 Gennaio 2015, 00:12:06 »
Nessuna delle due.
E' "capolinea dell'umanità" il concetto corretto.

Offline Frusta

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Re:Strage a Parigi: 10 morti nella sede di Charles Hebdo
« Risposta #313 : Venerdì 30 Gennaio 2015, 07:24:34 »
Esagerazione o isteria?

Né l'una né l'altra, o tutte e due insieme, fai fu.
Diciamo piuttosto che è la maniera più stupida per affrontare il problema dato che, semplicemente: i bambini ripetono le parole degli adulti.

Il problema non è nella mancata integrazione, ma nell'impossibilità della medesima quando c'è l'islam di mezzo.
Situazione che per i musulmani di seconda generazione è drammatica: l'immigrato di prima generazione che non si sentisse integrato, volendo, potrebbe ritrovare il suo ambiente tornando da dove è venuto, ma suo figlio questa possibilità non ce l'ha perché, essendo nato altrove, il paese di suo padre gli risulterebbe estraneo.
Quindi non ha altre soluzioni che affidarsi alla "patria ideale" rappresentata dalla religione, cioè al motivo principale che gli impedisce di integrarsi.
L'odio delle banlieue sta tutto qua.


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Offline Skorpius

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Re:Strage a Parigi: 10 morti nella sede di Charles Hebdo
« Risposta #314 : Venerdì 30 Gennaio 2015, 08:31:39 »

Nessuna delle due.
E' "capolinea dell'umanità" il concetto corretto.

Qualificare il gesto del bambino come apologia e' la morte della liberta' di pensiero.
Il prossimo passo sara' l'invito ai bambini nelle scuole a segnalare i genitori dissenzienti
La gente dice che sono cattivo, ma in verità ho il cuore di un bambino: lo tengo in un barattolo, sul comodino.

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Re:Strage a Parigi: 10 morti nella sede di Charles Hebdo
« Risposta #315 : Venerdì 30 Gennaio 2015, 08:35:15 »
attenzione, stiamo parlando di un caso che ha fatto notizia, non di una ampia casistica.

altrimenti si potrebbe cadere nell'errore che tutti i Francesi, prima, e tutt gli europei dopo, prer finire con l'intera umanita', siano estremisti.  :)

Offline giamma

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Re:Strage a Parigi: 10 morti nella sede di Charles Hebdo
« Risposta #316 : Venerdì 30 Gennaio 2015, 08:49:48 »
Né l'una né l'altra, o tutte e due insieme, fai fu.
Diciamo piuttosto che è la maniera più stupida per affrontare il problema dato che, semplicemente: i bambini ripetono le parole degli adulti.

Il problema non è nella mancata integrazione, ma nell'impossibilità della medesima quando c'è l'islam di mezzo.
Situazione che per i musulmani di seconda generazione è drammatica: l'immigrato di prima generazione che non si sentisse integrato, volendo, potrebbe ritrovare il suo ambiente tornando da dove è venuto, ma suo figlio questa possibilità non ce l'ha perché, essendo nato altrove, il paese di suo padre gli risulterebbe estraneo.
Quindi non ha altre soluzioni che affidarsi alla "patria ideale" rappresentata dalla religione, cioè al motivo principale che gli impedisce di integrarsi.
L'odio delle banlieue sta tutto qua.
Perfetto.
Una bugia fa in tempo a viaggiare per mezzo mondo mentre la verità si sta ancora mettendo le scarpe. (C. H. Spurgeon)

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Re:Strage a Parigi: 10 morti nella sede di Charles Hebdo
« Risposta #317 : Venerdì 30 Gennaio 2015, 09:52:03 »
Né l'una né l'altra, o tutte e due insieme, fai fu.
Diciamo piuttosto che è la maniera più stupida per affrontare il problema dato che, semplicemente: i bambini ripetono le parole degli adulti.

Il problema non è nella mancata integrazione, ma nell'impossibilità della medesima quando c'è l'islam di mezzo.
Situazione che per i musulmani di seconda generazione è drammatica: l'immigrato di prima generazione che non si sentisse integrato, volendo, potrebbe ritrovare il suo ambiente tornando da dove è venuto, ma suo figlio questa possibilità non ce l'ha perché, essendo nato altrove, il paese di suo padre gli risulterebbe estraneo.
Quindi non ha altre soluzioni che affidarsi alla "patria ideale" rappresentata dalla religione, cioè al motivo principale che gli impedisce di integrarsi.
L'odio delle banlieue sta tutto qua.

tu sei proprio sicuro sicuro che l'estremismo, in questo caso vestito dei panni islamici, sia una causa e non un effetto, la cui causa e' l'incapacita' di integrazione, che guarda caso sembra produrre i peggiori problemi laddove c'e' la maggiore liberta' di prendere per il culo gli altri?

Offline Frusta

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Re:Strage a Parigi: 10 morti nella sede di Charles Hebdo
« Risposta #318 : Venerdì 30 Gennaio 2015, 09:55:13 »
E quindi? Bisogna stare zitti che sennò quelli si incazzano?
Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.

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Re:Strage a Parigi: 10 morti nella sede di Charles Hebdo
« Risposta #319 : Venerdì 30 Gennaio 2015, 10:13:02 »
basterebbe individuare le cause la dove sono, appunto la non integrazione, invece che demonizzare quelli che ci fanno comodo, l'islam che e' fatto solo di estremisti.

no?