Autore Topic: Marino, il sindaco marziano  (Letto 4458 volte)

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Offline disabitato

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R: Marino, il sindaco marziano
« Risposta #20 : Martedì 18 Novembre 2014, 19:34:43 »
Che cazzo de fenomeno 'sto Marino.. Stupidi noi a non rendercene conto.

Premesso che:
- nel centro storico, dove arriva una metro, io pedonalizzerei tutto (monti, piazza di Spagna, colosseo, ecc);
- doterei ogni quartiere di una stazione metro (pianificazione ventennale, roba sconosciuta ai governanti nostrani);
- costruirei un anello di metro (anche di superficie, che costa meno) interno al raccordo per collegare tutta Roma con il centro;
- terminerei la metro C almeno fino a Farnesina;
- collegherei decentemente Roma con aeroporto di Ciampino;

Poi dopo, e solo dopo, lotta senza quartiere ad auto moto (ed UFO, visti i tempi italici) e via libera a frociate radical chic come biciclette e via discorrendo.

Se al bagdadi, invece di farneticare, volesse conquistare Roma per fare quanto sopra, lo sosterrei con tutto me stesso.

Auspico un dittatore illuminato per Roma, quantomeno per quanto riguarda infrastrutture e mobilità.

Sai per quanti decenni ci sarebbe da lavorare a Roma?
DISCLAIMER: durante la scrittura di questo post non è stata offesa, ferita o maltrattata nessuna categoria di utenti o nessun utente in particolare. Ogni giudizio su persone, cose o utenti rimane nella mente dello scrivente e per questo non perseguibile.

Offline Fabio70rm

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Re:Marino, il sindaco marziano
« Risposta #21 : Mercoledì 19 Novembre 2014, 09:35:48 »
Il problema grosso di Roma, anzi i problemi grossi sono due: Parlamento (incluso Quirinale) e Città del Vaticano.

Da soli generano tanto di quel traffico e di casini che basta e avanza.
Polisportiva SS LAZIO, l'unica squadra a Roma che vince invece di chiacchierare!!

mrmoto

Re:Marino, il sindaco marziano
« Risposta #22 : Mercoledì 19 Novembre 2014, 10:54:21 »
Le unioni omosessuali NON sono una priorità mai TD.
Non esiste nessuna lobby cattolica omofoba.
Semmai il contrario.
Mettetevelo in testa.
Andate a parlare con gli omosessuali veri e non di militanza a chiedere se sentono la mancanza di un istituto per regolare le loro unioni. Lo avete fatto? io sì.
Dove hanno fatto i registri, li hanno subito tolti per mancanza di iscrizioni.

MCM l'esperto in diritti, doveri e usanze omosessuali? Ma fammi veramente il piacere di non parlare di cose di cui veramente non sai nulla.

Offline MCM

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Re:Marino, il sindaco marziano
« Risposta #23 : Mercoledì 19 Novembre 2014, 11:23:47 »
Puoi spiegarmi dove sbaglio per esempio, anziché lanciare anatemi.

mrmoto

Re:Marino, il sindaco marziano
« Risposta #24 : Mercoledì 19 Novembre 2014, 12:01:34 »
C'è un detto che viene sbandierato qui spesso. "Se conosci un romanista… se conosci un laziale… bla bla bla". Ecco lo stesso si potrebbe dire degli omosessuali. Pensa ho difficoltà persino a scriverlo, quanto mi sembra assurdo riferire a 'loro' come una categoria, assurdo quanto dire 'i possessori di un divano rosso.' Ci sono possessori di divano rosso che, pensa, persino odiano i possessori di divano rosso. E magari questi sono quelli a cui tu, notorio frequentatore di possessore di divani rossi, hai conosciuto. Dai è assurdo.

Io, invece, che per anni ho fatto il DJ house (musica inventata dai gay) a Dublino, capitale di un piccolo paese ultracattolico, e quindi unica città cosmopolita abbastanza da ospitare i gay, ne conosco tanti. Direi che il 40% dei miei amici sono gay. E nella mia esperienza, l'unica cosa che gli accomuna è una mancanza di diritti. Un esempio:

Peter è fidanzato da 20 anni con John che è malato e sta morendo in ospedale. Peter non può stargli vicino perché il suo status non è riconosciuto, e la famiglia di John, che non ha mai accettato la sessualità di John, non lo vuole lì. Inoltre, la casa dove abitano è di John,  e benché lui l'abbia lasciata a Peter in eredità, a causa della bolla delle valore delle case, Peter dovrà venderla per pagare la capital gain's tax del 7%. Tutto questo perché non è sposato a John.

Quindi, sentirti parlare di lobby gay, di registri dove la gente non si iscrive, tu che hai parlato con i gay. Onestamente? Mi fa venire la nausea.

Per chi fosse interessato, questo è il celebre discorso che una drag irlandese fece l'anno scorso all'Abbey Theatre, storico teatro irlandese, in difesa di se stesso quando l'Establishment cattolico irlandese (e qui si che si parla di lobby) si era scagliato contro di lui dopo che in un Talk show della Rai irlandese si era permesso di dare dell'omofobo a un giornalista e ad una lobby che si stavano facendo campagna contro la parità di diritti per i gay.

Se andate sull'icona delle impostazioni in basso a sinistra potete attivare i sottotitoli in italiano.

mrmoto

Re:Marino, il sindaco marziano
« Risposta #25 : Mercoledì 19 Novembre 2014, 12:36:00 »


Se andate sull'icona delle impostazioni in basso a sinistra potete attivare i sottotitoli in italiano.


Scusate, in basso a destra.

Offline franz_kappa

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Re:R: Marino, il sindaco marziano
« Risposta #26 : Giovedì 20 Novembre 2014, 16:31:59 »
Che cazzo de fenomeno 'sto Marino.. Stupidi noi a non rendercene conto.

Premesso che:
- nel centro storico, dove arriva una metro, io pedonalizzerei tutto (monti, piazza di Spagna, colosseo, ecc);
- doterei ogni quartiere di una stazione metro (pianificazione ventennale, roba sconosciuta ai governanti nostrani);
- costruirei un anello di metro (anche di superficie, che costa meno) interno al raccordo per collegare tutta Roma con il centro;
[...]
Premessa: ogni progetto che sia decorrelato dagli ineludibili vincoli di bilancio è, anche quando formalmente ineccepibile, inficiato ab origine.
Non ha purtroppo senso, infatti, ragionare di come riformare una città complessa come è la Capitale d'Italia se i fondi a disposizione, attualmente e in potenza, non consentono opere di elevato impatto.

Conclusa la pars destruens, voglio invece recuperare una parte del tuo intervento aggiungendo il mio contributo. Poco tempo fa ho appreso dell'ingegnoso sistema adottato a Bogotà, Capitale della Colombia: per sottrarre in parte la città alla morsa del traffico è stata creata una rete di cosiddetti (mia definizione, non ricordo quella ufficiale) metro-bus.
Di cosa si tratta? Dalle poche informazioni che mi sono state fornite altro non è che una linea a/r di autobus a elevata frequenza che circolano su corsie dedicate, MAI promiscue e senza intersezioni con altri assi viari e altri flussi di traffico.
I costi rispetto a realizzare qualcosa del genere sottoterra (o anche in superficie ma su rotaie) sono incommensurabili, con ogni evidenza.

Attenzione: non si tratta di semplici preferenziali, le quali prima o poi intersecherebbero altri assi viari, incrociando così flussi di traffico e influenzando reciprocamente la circolazione. Nel caso di specie, a quanto ho capito, si tratta di corsie dedicate e, per certi versi, 'chiuse'.

Mi pare molto molto interessante. E tutto sommato fattibile a costi contenuti per amministrazione e collettività.
Buon viaggio, caro Piero.

Offline fish_mark

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Re:Marino, il sindaco marziano
« Risposta #27 : Giovedì 20 Novembre 2014, 16:50:55 »
su quanto segnala Franz si legga il bel libro di Walter Tocci "Avanti c'è posto".
Si parla del trasporto pubblico urbano di Roma.


Kyoto è come Roma, ma il Marino giapponese è molto più paraculo

Dal foglio.it
di Mario Sechi.

Milano. Se la città si blocca per un acquazzone è colpa del sindaco. Se si costruisce troppo è colpa del sindaco, se si costruisce troppo poco è colpa del sindaco. Se le strade non sono sicure, se le case popolari non sono assegnate con giusti criteri, se le tasse sono alte, è colpa del sindaco. Eppure una cosa è certa: il fallimento di un comune è il fallimento di una comunità intera. Una volta compreso questo piccolo assioma, il risultato arriva facilmente: i cittadini smettono di lamentarsi. Impossibile, direte. A spiegare al Foglio gli esiti a dir poco miracolosi di un esperimento iniziato quindici anni fa nella città di Kyoto, in Giappone, è il professor Yoshifumi Muneta, classe 1956, una delle menti del progetto nato dall’altra parte del mondo per “zittire” i cittadini, facendoli partecipare. Nessuna lezione da impartire, anche perché i risultati non sono sempre soddisfacenti. E attenzione, perché non c’è nulla dei proclami alla Beppe Grillo e delle democrazie del web nel sistema introdotto nel regolamento comunale di Kyoto nel 2000. Anzi, c’è tutto il pragmatismo quasi machiavellico dei nipponici.

 

Muneta, professore di Urbanistica della Kyoto Prefectural University, ha studiato a lungo in Italia e in Europa ed è oggi il numero due del comune di Kyoto per la pianificazione urbana. L’antica capitale giapponese ha molte cose in comune con l’attuale capitale d’Italia, prima fra tutte un centro antico da preservare e valorizzare, e dei cittadini da far maturare. “I giapponesi sono molto simili ai romani, che oggi hanno perso il senso della comunità”, spiega al Foglio Muneta – in Italia per una serie di incontri organizzati dall’ambasciata giapponese in Italia. “E’ un luogo comune quello che vede i cittadini giapponesi uniti contro le avversità. Il nostro è un paese con una tradizione feudale, per cui i residenti sono preparati a vivere insieme ma lo fanno per consuetudine e per necessità. Inoltre non sono abituati a vivere democraticamente”. Una differenza fondamentale, per esempio, con le più antiche democrazie europee. Princìpi come quelli di libertà e uguaglianza sono difficili da comprendere nel Sol levante, ancora di più il significato di fraternità, che è un valore chiaro in un contesto cattolico, un po’ meno nella tradizione scintoista e buddista.

 

ARTICOLI CORRELATI Kim, latex e frustino Troppe bugie e poche scuse. Il capo della Rep. giapponese fa le valigie Quattordici anni fa Muneta faceva parte della commissione che ha introdotto per la prima volta in Giappone la partecipazione cittadina nella vita decisionale del comune di Kyoto. “Ci sono tre modi con cui il cittadino può partecipare alle attività: attraverso il voto, ovvero eleggendo i propri candidati al consiglio comunale; attraverso l’associazionismo” – che in Giappone dopo il terremoto dell’11 marzo 2011 si è iniziato a sviluppare, ma ancora poco sistematicamente – “e infine attraverso una forma di partecipazione diretta del cittadino, che poi è colui che paga le tasse”. Ma questo non significa che abbia sempre ragione. Il comune di Kyoto nel 2000 ha chiesto ai cittadini, sempre più piagnucolosi e insoddisfatti, di iniziare a partecipare alle decisioni dell’amministrazione. La prima modalità usata è stata quella del confronto con tutti: pensate se il sindaco della vostra città vi scrivesse per chiedervi un’opinione su una modifica della viabilità, sulla destinazione di un’area verde, su un appalto o su un’altra qualunque decisione debba prendere. Risultato? A Kyoto nessuno rispondeva. I pochi a farlo erano generalmente anziani, con molto tempo per studiarsi la questione e farsi un’idea (e attenzione agli anziani, spiega Muneta, “perché una città con molti cittadini oltre i sessantacinque anni” – come quasi tutte le città del Giappone – “rischia di bloccare il suo progresso”, perché le richieste degli anziani non coincideranno mai con quelle dei giovani). Ipotesi di partecipazione scartata. Il secondo esperimento è stato prendere quaranta cittadini, fargli studiare per quattro settimane una delle questioni su cui decidere, farli discutere, fargli prendere una decisione.

 

Ma chi avrà mai tutto questo tempo da dedicare? “I cittadini hanno preso coscienza dei propri limiti, delle proprie capacità. Hanno capito perché, a volte, è difficile decidere da che parte mettere i soldi pubblici”, spiega Muneta. L’unica modalità di discreto successo, alla fine, sembra essere stata quella del workshop à la giapponese. La si è usata, per esempio, per il progetto del parco Umekoji di Kyoto, e Muneta ci mostra le fotografie dei bambini che hanno partecipato. Un’area di Kyoto inutilizzata e ricostruita come parco seguendo i consigli dei bambini (significa delle mamme, significa consenso dei cittadini). Poi c’è stata la lunga epopea del bagno pubblico del quartiere Arashiyama di Kyoto: Muneta racconta di come i cittadini inizialmente fossero scocciati per essere stati coinvolti nella ristrutturazione di un piccolo e fatiscente edificio destinato alla pipì dei turisti. Lentamente, attraverso qualche concessione, il comune è riuscito a consegnare la responsabilità del gabinetto pubblico ai cittadini, dopo averlo ristrutturato secondo le loro richieste. Ma se non è facile responsabilizzare i cittadini, come si può risolvere uno dei problemi principali delle città italiane, vale a dire la presenza consistente di immigrati nelle grandi metropoli? “Ho studiato a lungo il problema, conosco la situazione del quartiere Esquilino di Roma, per esempio, e non saprei davvero cosa consigliare a un sindaco. Non c’è soluzione al problema”, dice Muneta. Dal punto di vista delle politiche sull’immigrazione il Giappone si comporta all’opposto dell’Italia. Ultimamente il premier Shinzo Abe sta cominciando ad aprire all’immigrazione soprattutto per via della mancanza di forza lavoro. Gli immigrati vengono fatti entrare e formati dalle autorità giapponesi a seconda del lavoro per cui sono richiesti. La maggior parte dei – pochi – immigrati in Giappone sono coreani, ma in nessuna città giapponese si creano le comunità metropolitane come le nostre china-town. E l’esempio della città di Toyota è eloquente. A metà degli anni Novanta il governo di Tokyo fece entrare in Giappone 800 mila persone, discendenti dei cittadini giapponesi emigrati in America latina all’inizio del Novecento. L’accoglienza nel quartier generale della grande casa automobilistica non fu delle migliori, tanto che il sindaco vietò ai latini – accusati di essere chiassosi e sfaccendati – di aprire ristoranti brasiliani nel centro della città.
un uomo di una certà mi offriva sempre olio canforato, spero che ritorni presto l'era del cinghiale biancoazzurro
STURM UND DRANG
Ganhar ou perder, mas sempre com democracia

Offline zorba

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Re:Marino, il sindaco marziano
« Risposta #28 : Giovedì 20 Novembre 2014, 20:51:26 »
Questa sera impegnato in un "uno contro tutti" ad Announo su La7, ospite della Innocenzi.
Là dove torneranno ad osare le aquile (e dal 26.05.2013, ci siamo andati un pò più vicino!!!!)

Offline MCM

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Re:Marino, il sindaco marziano
« Risposta #29 : Giovedì 20 Novembre 2014, 22:12:47 »
La Innocenzi è una vergogna.

Offline Il lodolaio

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Re:Marino, il sindaco marziano
« Risposta #30 : Giovedì 20 Novembre 2014, 23:49:55 »
D'accordo con MCM per la prima volta, fa la De Filippi dei talk show.
"A noi la qualità cià rotto il cazzo.
VIVA LA MERDA!"

CP 4.0

Re:R: Marino, il sindaco marziano
« Risposta #31 : Venerdì 21 Novembre 2014, 05:45:23 »
Premessa: ogni progetto che sia decorrelato dagli ineludibili vincoli di bilancio è, anche quando formalmente ineccepibile, inficiato ab origine.
Non ha purtroppo senso, infatti, ragionare di come riformare una città complessa come è la Capitale d'Italia se i fondi a disposizione, attualmente e in potenza, non consentono opere di elevato impatto.

Conclusa la pars destruens, voglio invece recuperare una parte del tuo intervento aggiungendo il mio contributo. Poco tempo fa ho appreso dell'ingegnoso sistema adottato a Bogotà, Capitale della Colombia: per sottrarre in parte la città alla morsa del traffico è stata creata una rete di cosiddetti (mia definizione, non ricordo quella ufficiale) metro-bus.
Di cosa si tratta? Dalle poche informazioni che mi sono state fornite altro non è che una linea a/r di autobus a elevata frequenza che circolano su corsie dedicate, MAI promiscue e senza intersezioni con altri assi viari e altri flussi di traffico.
I costi rispetto a realizzare qualcosa del genere sottoterra (o anche in superficie ma su rotaie) sono incommensurabili, con ogni evidenza.

Attenzione: non si tratta di semplici preferenziali, le quali prima o poi intersecherebbero altri assi viari, incrociando così flussi di traffico e influenzando reciprocamente la circolazione. Nel caso di specie, a quanto ho capito, si tratta di corsie dedicate e, per certi versi, 'chiuse'.

Mi pare molto molto interessante. E tutto sommato fattibile a costi contenuti per amministrazione e collettività.

Si puo' chiedere ai palermitani

http://www.rosalio.it/2009/06/29/il-transmilenio-di-palermo/

Offline Skorpius

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Re:Marino, il sindaco marziano
« Risposta #32 : Venerdì 21 Novembre 2014, 12:29:14 »
Quindi, sentirti parlare di lobby gay, di registri dove la gente non si iscrive, tu che hai parlato con i gay. Onestamente? Mi fa venire la nausea.


MCM ha espresso (oltre alla sua opinione) un dato (il registro delle unioni omosessuali è disertato dagli stessi omosessuali).. dall'incipit della tua risposta mi aspettavo che confutassi quel dato invece preferisci insultarlo..
La gente dice che sono cattivo, ma in verità ho il cuore di un bambino: lo tengo in un barattolo, sul comodino.

Offline Aquila Maremmana

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Re:Marino, il sindaco marziano
« Risposta #33 : Venerdì 21 Novembre 2014, 17:45:58 »
Ho trovato interessante questo articolo


http://www.romafaschifo.com/2014/11/ma-quali-panda-voglion-far-saltare.html


Davvero voi siete tra quelli che pensano che il sindaco stia rischiando di saltare in aria per una questione di Fiat Panda rosse o di multe prese in automatico per una dimenticanza sul rinnovo del permesso? Mapperfavore! Marino è sulla graticola per un motivo molto diverso, ovvero perché con il suo modo di fare (manco si capisce se lo fa di proposito o se procede a casaccio) si è posto completamente al di fuori dei meccanismi criminali, mafiosi, consociativi e di corruttela che reggono Roma da decenni e ai quali ogni sindaco, nolente ma soprattutto volente, ha dovuto adeguarsi. Meccanismi che muovono un sacco di consenso e un sacco di denaro sottraendolo all'erario pubblico ed ai servizi per direzionarlo nelle tasche giuste. Il sindaco è al di fuori di queste logiche, non le conosce, magari non le combatte neppure, ma le ignora e questo è ancor più pericoloso per il sistema di potere che lo sostiene e che, assieme alla destra in una finta alternanza ed in una finta dialettica maggioranza-opposizione, ha spolpato la capitale del paese in un modo riprovevole e senza raffronti in altre città europee e occidentali. Ecco una decina di elementi che segnano una grande discontinuità tra Marino e i suoi predecessori. Si tratta dei veri motivi per cui il PD, con un'operazione di comunicazione anche piuttosto rozza (avete fatto caso come si parla dei problemi di Roma, gli stessi da decenni ma oggi presenti in tutte le trasmissioni tv? Avete fatto caso ai raffazzonati editoriali di Repubblica e Corriere?), sta mettendo all'angolo il sindaco per ricattarlo, per imporgli di smetterla, per intimargli di interrompere lo sbullonamento del sistema economico che garantisce in vita il demi monde che ha ucciso la città, per metterlo sotto tutela e per far sì che non continui a intralciare chi vuole continuare a fare affari illecitamente su quel che resta di una città.


DISCARICA DI MALAGROTTA
Il PD a Roma era abituato a andare col capo della CO.LA.RI., Manlio Cerroni, a mangiare la coda alla vaccinara, e non è un modo di dire. Ignazio Marino è arrivato e ha chiuso Malagrotta, la discarica più famigerata d'Europa. Poi, per carità, la raccolta rifiuti fa schifo, la città è zozza e la differenziata è caotica, dispendiosa e fuori dal mondo. Ma intanto è stata chiusa Malagrotta. Con qualsiasi altro sindaco oggi ci sarebbe ancora Malagrotta con tutti gli interessi che le giravano attorno. E a quanto pare, ma questo è gossip (gossip che a Roma troppo di sovente si trasforma in realtà), sembra che i cassonetti traboccanti rifiuti e lo schifo dovunque sia proprio una reazione da parte di chi, dentro AMA e fuori, campava sull'anomalo sistema-Malagrotta e che ora, trovandosi spiazzato, reagisce in questo modo: sabotando la città.

URTISTI, AMBULANTI E CAMION BAR
Direttive ministeriali ignorate, insabbiate, disattese. Ora si cambia. E pare che stiano partendo proprio le prime lettere di revoca dopo che il Comune ha finalmente pubblicato la lista dei camion-bar e degli urtisti che finalmente dovranno sloggiare a breve dai monumenti venendo ricollocati altrove. Non una svolta epocale, se mai sarà portata fino in fondo, ma comunque una notevole rivoluzione fino ad ora. Basti pensare cosa si sta facendo per Piazza Navona e il suo mercatino di Natale (ne abbiamo parlato ieri in un ampio post) sempre anche qui grazie ai consiglieri e al loro consociativismo orientato costantemente a tutelare gli interessi privati contro il bene comune. Il sindaco ha anche, altro mezzo miracolo, alzato i risibili prezzi dell'occupazione di suolo pubblico che le bancarelle e i camion-bar pagano. Un aumento deciso e sacrosanto che ovviamente, in aula, è stato stoppato e mitigato dai consiglieri (tra l'altro consiglieri PD, gli stessi che hanno cercato in tutti i modi di stoppare il PRIP, vedi capitolo dedicato) che lavorano non per il bene della città, ma per il bene dei bancarellari. Ora avete capito perché lo vogliono mandare via? Per continuare a mangiare, anzi ad abbuffarsi, su queste partite. E a farlo totalmente indisturbati.

PRIP
La guerra non è ancora vinta (dipenderà dalla Leonori, da Marino e soprattutto dai rispettivi staff e dalla voglia e dalla capacità di resistere alle pressioni fortissime delle lobby), ma molte battaglie sono state portate a casa e si è in dirittura d'arrivo per mettere la parola fine alla mafia romana dei cartelloni. Un coacervo di crimine organizzato che strozza la città da 40 anni sottraendo ogni anno milioni e milioni di euro in cambio di degrado e umiliazione e che può andare finalmente a farsi benedire a partire dall'approvazione del PRIP, il Piano Regolatore degli Impianti Pubblicitari, la scorsa estate. Lo si aspettava da vent'anni, Alemanno ha promesso di approvarlo ogni mese per cinque anni e ogni mese ha rimandato al mese successivo continuando a garantire ai cartellonari spazi e privilegi, Marino è arrivato e l'ha fatto approvare: non basta, perché senza implementazione concreta il PRIP rimane carta, ma intanto è una svolta e non da poco.
Non dimentichiamo che cartelloni significa campagna elettorale gratis per consiglieri di destra e di sinistra. Un sistema ben oleato nei decenni: tu mi regali spazi pubblicitari, io non ti rompo le scatole nel tuo business criminale che massacra l'economia della città. Tutto questo potrebbe finalmente finire nonostante la contrarietà di tanti consiglieri... del PD naturalmente.

STRISCE BLU E PIANO DEL TRAFFICO
Un enorme coraggio per una misura impopolare ma giustissima come quella di alzare il costo delle strisce blu e soprattutto di togliere gli abbonamenti giornalieri o mensili. Erano droga per la mobilità romana, droga somministrata da un irresponsabile Alemanno. Marino è stato odiato come viene odiato chi ti toglie una sostanza di cui sei dipendente, ma che ti sta uccidendo. Il Piano del Traffico punta a implementare la congestion charge dentro l'area dell'Anello Ferroviario sul modello di Milano e di Londra. I consiglieri del PD che voglion la testa di Marino blaterano che cose del genere si possono fare tutt'al più "a Oslo". Peccato che si facciano regolarmente in tutte le città del mondo.

MANOVRA D'AULA
Denunciata più volte da Umberto Croppi, la manovra d'aula ovvero quella norma che ogni anno consegnava nelle mani dei consiglieri comunali alcuni milioni di euro da gestire a piacimento nell'ambito del peggior clientelismo, è stata affondata grazie ad un emendamento di Riccardo Magi, consigliere radicale. Una rivoluzione anche questa che ha tolto ai consiglieri comunali il senso del loro ruolo di raccordo tra i palazzi del potere e le consorterie sul territorio. Magi è stato addirittura minacciato da fior di consiglieri (ovviamente del PD, come ti sbagli), poi però le querele promesse, chissà perché, non sono mai arrivate. Senza Marino, il sindaco marziano, cose del genere non sarebbero state neppure pensabili. E i consiglieri avrebbero ancora il loro obolo, come da decenni a questa parte, da spendere sul territorio, da consegnare a finte associazioni, da spalmare alle loro clientele per tenerle buone in vista delle prossime elezioni.

MUNICIPALIZZATE
Nomine di buon livello, qualche volta di eccellenza, al di fuori delle logiche spartitorie solite. Qualche volta spiazzanti. I manager scelti da Marino sono stati efficaci? Non si direbbe. I manager di Marino sono stati garanzia per le consorterie che hanno spolpato e ucciso la città? No davvero! Ecco il quadro in estrema sintesi, un quadro che vede ormai l'impossibilità per le società municipalizzate di assumere in reazione al sistema-parentopoli che andava di moda in precedenza, non solo ai tempi di Alemanno. Prendi ATAC, dove Broggi ha falciato il numero di dirigenti e asfaltato i permessi sindacali (a proposito di gente che chi li tocca muore). I consiglieri comunali che si servivano dei dirigenti per questo o quell'altro servizio clientelare sono felici di non aver più il loro dirigente Atac di riferimento? Eh no... E poi il Teatro dell'Opera, altro segnale di discontinuità, con il licenziamento sacrosanto di tutto il coro e tutta l'orchestra dell'Opera, un messaggio chiaro, lanciato anche qui grazie ad un bravo manager come Carlo Fuortes, ad una città che vive di ricatti e racket. Ora i ricatti a farli, semmai, è l'amministrazione in nome del bene comune e dell'efficienza amministrativa, non le consorterie. E infatti all'Opera poi ci si è messi d'accordo, ma alle condizioni del Comune, non alle condizioni di sindacati borbonici...

PEDONALIZZAZIONI
Roba di cui si parlava da trent'anni. Arrivato Marino ha preso e l'ha fatta. I Fori Imperiali pedonali hanno salvato la stagione turistica della città, la pedonalizzazione del Tridente era stata rimandata dalle ultime tre o quattro giunte con motivazioni risibili, solo per non mettersi contro i commercianti. Ma il sindaco marziano se n'è fregato ed è andato avanti. Ovviamente facendosi dei nemici, evvivaddio! Certo le cose non sono sempre fatte bene, sono perfettibili, molto perfettibili, i Fori sono senza auto ma pieni di camion bar e di abusivi (e sono la scorciatoia delle auto blu), al Tridente non si può più entrare col motorino (una autentica rivoluzione che punta a cambiare la testa ai romani e dio sa quanto ce ne sia bisogno) ma i parcheggi dedicati mancano di un arredo urbano che impedisca che vengano invasi dalle auto. Ma sta di fatto che anche qui la rivoluzione c'è ed è evidente ogni giorno a decine di migliaia di cittadini. Chi tocca 'a maghina a Roma muore, chi tocca ooo sguderone muore e viene pure occultata la sala. Ma qui si è avuto il coraggio di provarci. Come ha detto il sindaco: "tra trent'anni neppure si ricorderanno chi ha pedonalizzato i Fori o il Tridente, ma sarà una cosa bellissima a cui non si penserà neppure lontanamente di rinunciare". Per tacere, poi, del caso di Via del Babuino. Anche qui decenni di chiacchiere ridicole. Fino ad arrivare all'epoca nefasta di Alemanno quando al posto del percorso pedonale si disegnarono gli stalli per la sosta delle auto. Una bestemmia. Si è deciso invece di prendere e di fare la nuova strada. E la si è fatta in tre mesi finendo anche prima del previsto. Tra l'altro spendendo cifre minime, corrette. Talmente meravigliosa è diventata Via del Babuino che nessuno ha protestato e quelli di Via di Ripetta, che qualche anno fa lottarono per avere ancora i posteggi e per non allargare i marciapiedi, rosicano ogni giorno!

FORNITURE, FORNITORI E SPRECHI
Non siamo ancora a regime, ma già decine di milioni risparmiati dalle forniture. Anche e soprattutto grazie ad assessori al bilancio fuori dai giri romani, gente con le uàllere quadrate come l'attuale Silvia Scozzese. Se scopri che dei computer che costano 500€ li stai pagando 4000€ significa che c'è qualcuno che ti sta rubando 3500€ per ogni computer, 3500€ di guadagno extra che andavano poi distribuiti, dovunque. E questo dovunque vuole sbarazzarsi del sindaco e continuare a spartirsi i soldi dei contribuenti. Questo, ovviamente, è solo un piccolo esempio. Ma in generale c'è da registrare che il rubinetto si è chiuso per chi lucrava alle spalle di una amministrazione distratta, permissiva, tollerante. E in questo capitolo mettiamoci anche i fitti passivi. Il Comune - speriamo che lo porti a termine - sta facendo un eccellente lavoro per ridurli. Ma questo dà enormemente fastidio ai tanti proprietari immobiliari abituati a lucrare sui vani affittati all'amministrazione. E dà fastidio ai politici che da questi imprenditori venivano foraggiati.

UNIONI CIVILI
Certo è stata una trovata pubblicitaria, di visibilità, simbolica. Ma c'è chi cerca visibilità manifestando a favore degli sguderoni, c'è chi cerca visibilità manifestando a favore della doppia fila e c'è chi cerca visibilità rappresentando un problema di civiltà come l'assenza di possibilità di trascrivere unioni civili nel nostro paese. Anche in questo il sindaco si è fatto qualche bel nemico, non solo Oltretevere. Ma anche in questo caso, consapevolmente o meno, ha operato nel bene della città dando una sferzata dove era necessario darla e, soprattutto, dove nessuno l'avrebbe mai data. Roma è così un po' più vicina all'Europa, ma questo dà enormemente fastidio perché se Roma diventa Europa bisogna smetterla di comportarsi come nel peggiore dei suk mediorientali, bisogna smetterla di mangiare a quattro ganasce nascosti nell'acqua limacciosa con solo gli occhietti di fuori come squallidi alligatori.

POLIZIA MUNICIPALE
La nomina di Raffaele Clemente è stata distruptive di per se. Non un romano, non un appartenente al corpo. Esattamente quello che chiedevamo a gran voce all'epoca. Clemente non si è risparmiato in elementi di innovazione: la Polizia Locale è sbarcata su Twitter, si è ricominciato a multare (sempre troppo poco, terribilmente poco), si sperimentano sistemi come lo street control in grado da solo di far saltare la pax di corruttela tra vigili urbani e commercianti in un quadro di concorrenza sleale clamorosa per la quale chi ha davanti spazio per la sosta abusiva e pericolosa delle vetture lavora rubando clienti a chi non ce l'ha. E poi il grande slam di Via Albalonga, altro sistema che si teneva in piedi alla grande su corruzione, tolleranza e sciatteria e che è stato soverchiato, dopo decenni, grazie ad un semplice intervento di arredo urbano. Quanti vigili ci si arrotondavano lo stipendio? Gli stessi che oggi combattono Clemente e parlano male di Marino. Robe, però, che vorremmo vedere non sperimentali, ma a tappeto in tutta la città, ma che comunque rappresentano una discontinuità pazzesca come discontinuità pazzesca è la nuova disciplina di rotazione dei vigili urbani sul territorio. Proprio una volta messo a punto questo sistema che su larga scala rende più complicata la corruzione e comunque mette sempre in movimento i vigili impedendogli radicamenti sul territorio, è uscito fuori il presunto scandalo delle multe. Strano, no?


Abbiamo isolato dieci punti ma ci sarebbe anche dell'altro. Pensiamo all'impostazione del sindaco sul mare e sul litorale, ancora, anche qui, interventi solo simbolici, ma diretti in modo chiaro contro quel che sta succedendo da 50 anni a questa parte a Ostia: un quartiere che da solo poteva fare la ricchezza di Roma e che per tutelare gli interessi della Camorra è stato lasciato trasformarsi in un bronx allucinante. Oppure pensiamo alle tante inchieste che sono partite in questi mesi, con una Procura che finalmente è retta da personaggi di qualità che non trovano filtri e ostacoli nell'amministrazione capitolina. O ancora pensiamo ai tavolini abusivi, l'amministrazione si è mossa in un modo che abbiamo anche criticato (al posto dei tavolini eliminati si vanno a posizionare auto e motorini, e allora cosa si è risolto?), ma la cosa sta avendo un impatto clamoroso sull'economia criminale che si è avvinta alla città e che usava questi ristoranti, in special modo i loro dehors, a mo' di lavatrice con sedi sociali (è il caso di ben 2500 esercizi come è emerso oggi stesso sulla stampa) in mense o associazioni benefiche. E si potrebbe andare avanti, anzi altri elementi di forte discontinuità diteceli voi.
Ora se il sindaco vuole davvero certezza al 100% di essere disarcionato dalla sera alla mattina faccia queste altre cose: obblighi i romani a pagare il biglietto sull'autobus, tolga il fiume di denaro che le associazioni gestiscono per amministrare i campi nomadi e liberi palazzi occupati e case popolari illegalmente abitate ri-assegnandole a chi ne ha necessità per davvero. A quel punto la fine della consiliatura sarà sicura, a quel punto il pestare i piedi a consorterie e potentati sarà completo e definitivamente intollerabile per la cupola di malapolitica che sovraintende questa città e la rende un posto terrificante da cui le persone per bene e di qualità stanno fuggendo tutte. Una cupola di malapolitica di cui il Partito Democratico (e con lui praticamente tutti gli altri partiti rappresentati in Aula Giulio Cesare, M5S compreso visto che sta facendo il gioco del tiro al piccione facendo felice il PD romano che vuole bloccare ogni cambiamento) è parte integrante. Questo blog da quasi un anno e mezzo viene considerato l'unica voce di reale e profondo dissenso verso l'amministrazione, viene sentito in maniera ufficiale e non ufficiale dai media per ottenere punti di vista, chiavi di lettura, analisi sulla realtà dei problemi. È considerato una delle spine del fianco del sindaco e della sua giunta. Ma se dobbiamo scegliere tra il sindaco e la feccia di farabutti che vuole disarcionarlo per continuare indisturbatamente a fare i propri affari non abbiamo alcun dubbio. Voi?


Che ne pensate?
Non conoscendo bene la situazione, mi interessa l'opinione di cittadini romani illuminati come voi.
Grazie.






Noi potevamo essere loro. Non abbiamo voluto.
Loro non avrebbero mai potuto essere noi.

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Re:Marino, il sindaco marziano
« Risposta #34 : Venerdì 21 Novembre 2014, 17:49:51 »
Marino = romani


















bboni, è solo un anagramma!
e ffforza lazzzio

Ai nostri giorni si può scegliere la propria religione, Hadouch, ma non la propria tribù. D. Pennac, La Prosivendola.