Autore Topic: Beppe Signori si racconta  (Letto 2324 volte)

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Offline Brunogiordano

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Re:Beppe Signori si racconta
« Risposta #20 : Martedì 18 Novembre 2014, 16:59:43 »
Vabbé. Perdonato.  ;)
"E' più difficile descriverla che sentirla la Lazialità: è signorilità non di carattere esteriore, è cosa che si sente dentro, della quale ci si sente orgogliosi. E' un messaggio che tocca i cuori, la mente, la sensibilità e ci innalza verso il cielo, è un messaggio di costume di vita"
RENZO NOSTINI

Offline DinoRaggio

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Re:Beppe Signori si racconta
« Risposta #21 : Martedì 18 Novembre 2014, 18:56:13 »
Fortissimo, peccato non abbia voluto partecipare ai trionfi dell'era Eriksson.
Grande rimpianto. Da Signoriano, però, devo dire che l'umiliazione di Vienna non fu mai più perdonata da Beppe ad Eriksson, che alla Lazio stava costruendo un clan doriano, e purtroppo per Signori il suo concorrente era un certo Roberto Mancini, altro giocatore da me molto ammirato. Insomma, una bella lotta.
E ra gisumin all'ùart!

La serie A è un torneo di limpidezza cristallina, gli arbitri non hanno alcunché contro la Lazio e si distingueranno per l'assoluta imparzialità, non ci saranno trattamenti di favore o a sfavore nei confronti di alcuno. Sarà un torneo di una regolarità esemplare. (19-8-2016)

Offline AlonZo

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Re:Beppe Signori si racconta
« Risposta #22 : Martedì 18 Novembre 2014, 19:57:52 »
Il più forte di tutti, un'ira di dio.

Non servono altre parole.

E segna sempre lui... il RE

Offline Fabio70rm

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Re:Beppe Signori si racconta
« Risposta #23 : Mercoledì 19 Novembre 2014, 09:23:14 »
Era un'iradiddio, sarà un caso che con lui abbiamo visto la Lazio più divertente sotto porta?

Certo però finì veramente male con lui, e quanto ci avrebbe fatto comodo nel 1998-99...
Polisportiva SS LAZIO, l'unica squadra a Roma che vince invece di chiacchierare!!

Offline Er Matador

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Re:Beppe Signori si racconta
« Risposta #24 : Mercoledì 19 Novembre 2014, 09:58:30 »
La sua dote che più mi è rimasta impressa è anche quella più rara, condivisa con Mancini e pochi altri: la capacità di tirare in corsa, e con la massima precisione, senza rallentare il passo.
Era quello, più ancora delle sue proverbiali sgroppate, a renderlo immarcabile.
Per il resto:

1) in un Paese normale, un Ct che si trova un tre volte capocannoniere, e lo relega a "interpretare in maniera creativa il ruolo di Evani", viene esonerato seduta stante e piantonato in un manicomio criminale.
Per questo non riesco a non capire umanamente chi passa per un'umiliazione e un delirio del genere, fermi restando due concetti.
Primo: cos'avrebbe aggiunto Signori in quell'orrenda finale? Nulla perché tutto il suo contributo si era limitato alla corsa, con la quale aveva compensato l'inferiorità numerica contro la Norvegia.
Del progetto tattico, ammesso che ne esistesse uno in quel marasma, non aveva mai fatto parte.
Secondo: la vera tragedia di quell'osceno Mondiale consiste non nell'aver perso la finale, ma nell'averla raggiunta.
Fossimo disastrosamente usciti contro la Nigeria, o ancora prima, il sacchismo sarebbe stato eradicato a furor di popolo dal nostro calcio, a partire dai settori giovanili.
E oggi avremmo ancora difensori che sanno difendere, ali, mezzali e così via: che invece vengono metodicamente eliminati strada facendo, perché mancano di intensité e non hanno come primo requisito il préssing, Sandro

2) L'addio di Signori, quindi di un idolo al limite dell'identificazione, fu un trauma per me e, immagino, per molti altri: anche per la finezza psicologica e comunicativa, purtroppo consuete nell'era Cragnotti, con cui venne gestita.
Un po' di razionalità ex post impone, però, un paio di interrogativi.
Primo: quale contributo avrebbe potuto fornire in quel gruppo?
Nella prima Lazio di Eriksson, la presenza di Mancini escludeva a priori il ruolo in cui aveva fatto faville.
In più avrebbe subito la concorrenza di Nedvěd, i cui inserimenti al tiro da sinistra occupavano altri corridoi frequentati dal bomber di Alzano Lombardo.
Peggio ancora l'anno successivo: senza Vieri, la coppia Mancini-Salas si basava su due identikit tattici estranei alle sue caratteristiche.
Con Vieri, nonostante l'arretramento dello jesino a metacampo liberasse un posto davanti, non ricordo un gioco adatto alle sue caratteristiche.
A meno che si adattasse a qualche spezzone finale nel quale sfruttare il contropiede: cosa non facile, innanzitutto mentalmente, per chi era abituato a un progetto tattico designed around you.
Secondo: durante la gestione ZZ, il buon Beppe Bergamasco - come Biava: ottima combinazione, si direbbe - si era misurato con l'alta classifica, ma mai con la pressione del risultato da raggiungere e del trofeo da mettere in bacheca.
Come avrebbe retto sollecitazioni di quel tipo?
È questo l'unico punto interrogativo su una carriera per il resto enorme

3) Sul dopo, meglio stendere un velo pietoso.
Forse solo nel caso dell'allora modenese Marasco - non a caso punito con tre anni di squalifica e successivamente prosciolto - ricordo una difesa così goffa e controproducente, tanto da far apparire l'imputato più colpevole di quanto fosse.
Fra parentesi: non vorrei entrare troppo in profondità nella sua vita privata, ma la foto in testa all'articolo ritrae uno - almeno all'apparenza - abbastanza pieno e neppure di quello buono.
Gli auguro di rimettersi in carreggiata sotto tutti i profili perché, temo, ne ha bisogno

Zapruder

Re:Beppe Signori si racconta
« Risposta #25 : Mercoledì 19 Novembre 2014, 13:58:21 »
Fossimo disastrosamente usciti contro la Nigeria, o ancora prima, il sacchismo sarebbe stato eradicato a furor di popolo dal nostro calcio, a partire dai settori giovanili.
E oggi avremmo ancora difensori che sanno difendere, ali, mezzali e così via: che invece vengono metodicamente eliminati strada facendo, perché mancano di intensité e non hanno come primo requisito il préssing, Sandro

Per quanto vedo io nelle scuole calcio, si lavora proporzionalmente all'utilità di alcuni parametri.

1) Tecnica individuale: migliorabile con l'allenamento, ma non più di tanto. Chi intruppa sul pallone a 8 anni non sarà un raffinato giocoliere a 14, non ci sono santi. E, in effetti, ci si lavora quanto basta (secondo me, comunque troppo poco);

2) Tecnica di corsa. Fondamentale. Molto poco migliorabile con l'allenamento. Anche su questa, infatti, non si lavora più di tanto. Il problema sta nel fatto che, compressi come sono i bambini fino ai 12 anni in campi di gioco a mio avviso sottodimensionati, l'importanza di questo elemento emerge troppo tardi. Ci sono elementi validi penalizzati dal dover giocare ammucchiati in 9 in un campo da calciotto, cosa che trasforma la partita in una specie di frullatore insensato, e piccoli fulmini (che infatti non vengono presi in considerazione da chi già a questa età fa selezione) abilissimi nel gioco in un francobollo, ma pessimi corridori quando si tratta di coprire di corsa più di venti metri.

3) Intelligenza calcistica, "cattiveria" e motivazione. Molto poco allenabili. I "gatti morti", magari bravissimi coi piedi, che si trasformano in Rino Gattuso, si contano sulle dita di una mano.

4) Tattica e modo di muoversi in campo. Fondamentali, com'è ovvio, ed enormemente allenabili. Ed è per questo che ci si lavora così tanto.

A mio avviso, tutta la fase preparatoria (9-12 anni) al debutto sul campo a 11 è troppo lunga e macchinosa, e spesso ingannevole circa la validità complessiva dei singoli. Tanto è vero che chi "alleva" calciatori con la reale prospettiva di farne futuri campioni, cerca di anticipare i tempi, sotto ogni aspetto. Mettendo insieme da subito gli elementi dotati NATURALMENTE delle prime tre caratteristiche, in un insieme armonioso, e lavorando coi tecnici migliori (e la differenza si vede eccome!) sull'ultimo punto.

Secondo me, un Rivera di 9 anni sarebbe  tenuto anche oggi nella massima considerazione. E a 13 sarebbe certamente ancora Rivera. E' proprio in questa fascia di età, 9-13, che un simile talento rischierebbe di essere inghiottito dal calcio-frullatore, in cui il piede buono e intelligente viene frustrato dall'affollamento in campo. Purtroppo, le scuole calcio sono al 95% macchine da soldi, e ho anche l'impressione che l'idea di far giocare i piccoli sul campo a 5 e poi a 8 serva ad agevolare i tanti che possiedono campi del genere.

Offline BobLovati

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Re:Beppe Signori si racconta
« Risposta #26 : Mercoledì 19 Novembre 2014, 16:03:24 »
purtroppo non l´ho praticamente mai visto dal campo; giocatore di assoluto valore mondiale, che ebbe la disgrazia della assurda notorietà assunta dal sig.Sacchi Arrigo che ancor oggi ci parla delle sue capacità tecnico-tattiche, dimenticando troppo facilmente che la peggiore pipparsugo che aveva nel suo Milan era " un certo Evani ".

I suoi gol in diagonale sul secondo palo ed in corsa sono fra le cose più belle che abbia visto su un campo di calcio negli ultimi 60 anni
Laziale, Ducatista e fiumarolo

Siamo noi fortunati ad essere della Lazio, non la Lazio ad avere noi

“LA MOGLIE DI CESARE DEVE NON SOLO ESSERE ONESTA, MA ANCHE SEMBRARE ONESTA.”

Offline Eagles71

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Re:Beppe Signori si racconta
« Risposta #27 : Mercoledì 19 Novembre 2014, 16:37:53 »
er mat ha scritto per me, ma io la finale mondiale la gioco anche in porta e lì Beppe s'è giocato molto, anche perchè probabilmente finiva zero a zero cose detto sopra, ma Baresi sul dischetto non ci va e ci va Beppe, palla da una parte , taffarel dal' altra...

Apro una parentesi su quello che ha scritto dopo Zap sulle scuole calcio: han fatto più danni che la grandine al movimento.
A calcio si gioca in 11 e in un campo di 100mt anche se hai 8 anni, ridurre le dimensioni e il numero dei giocatori è stata una cazzata.
Il movimento in crisi a livello italico potrebbe anche essere generato da lì.

tornando a Beppe, ho paura per lui ora.

" segna sempre lui, e segna sempre lui, si chiama Beppe Signori si chiama Beppe Signori"
il razzismo ci fa schifo, Forza Lazio è il nostro tifo!

Offline Breizh

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Re:Beppe Signori si racconta
« Risposta #28 : Mercoledì 19 Novembre 2014, 17:04:50 »
Apro una parentesi su quello che ha scritto dopo Zap sulle scuole calcio: han fatto più danni che la grandine al movimento.
A calcio si gioca in 11 e in un campo di 100mt anche se hai 8 anni, ridurre le dimensioni e il numero dei giocatori è stata una cazzata.
Il movimento in crisi a livello italico potrebbe anche essere generato da lì.
Non sono d'accordo. Facendo giocare i piccoli su terreni ridotti e con un numero inferiore di giocatori, si cerca di fargli apprendere il gioco agevolando un maggiore coinvolgimento e un contatto col pallone molto più frequente. Fino a sette-otto anni, i ragazzini non hanno ancora completato il loro sviluppo spazio-temporale, e in un campo regolare di 105*70m si perderebbero, senza contare che anche lo sviluppo psicomotorio è limitato ed è difficile vedere a quell'età bambini capaci di fare passaggi di dieci metri.
Insomma, il fatto di far giocare i bambini, qui in Francia almeno, su terreni di 20*30m e in cinque contro cinque fino agli otto anni, prima di passare a un sette contro sette, poi nove contro nove su metà terreno (50*70m) fino ai dodici anni, ha secondo me assolutamente un senso chiarissimo.
Chiaro che se poi si vede che c'è un bambino particolarmente dotato (e magari fisicamente precoce), si tenderà a farlo giocare con ragazzini di un anno o due più grandi, come del resto dice Zap.

Concordo anche con lui sui miglioramenti attesi. Ci sono cose che si possono insegnare alla scuola calcio (a proposito, da noi sono praticamente gratuite e io per allenare i ragazzini non ho mai preso un euro, anzi...) altre che sono già belle che definite (con margini di miglioramento molto limitati) quando il bambino arriva a cinque o sei anni.
In parte, forse, questione di DNA; in parte, certamente, questione di variabili ambientali e educative che influenzano enormemente la salute e lo sviluppo psicomotorio dei piccoli. In questo, le iperprotettive mamme italiane fanno dei danni terribili: correre e sudare non fa male, saltare non è un pericolo, camminare non è una iattura... Se fino ai cinque anni il bambino o la bambina non si sono mai mossi dal divano e sono appena scesi dal passeggino, sarà difficile farne degli atleti.