Più passano i giorni più mi convinco di vivere su Marte, non sulla Terra: questa la conclusione suggeritami sia dai fatti sia dalle reazioni.
Andiamo con ordine:
1) l'UEFA: si può conoscere il nome del genio che ha inserito Serbia e Albania nello stesso girone?
Si potrà obiettare che Nazionali di altri Paesi coinvolti nel conflitto balcanico (Croazia, Bosnia ecc.) disputano regolarmente incontri fra di loro e con la rappresentativa di Belgrado.
Peccato che fra le Repubbliche dell'ex Federazione esista una comune volontà di mettersi alle spalle quei fatti, volontà oggettivamente mancante - lasciando momentaneamente perdere motivazioni e suddivisione delle responsabilità - nelle relazioni fra Serbia e Albania.
Se - sottilineo SE, cfr. punto 5 - un dato evidente a un osservatore superficiale è sfuggito a chi vanta responsabilità decisionali a certi livelli, c'è poco da stare allegri.
Neppure si possono liquidare come anacronismo i correttivi inseriti nel sorteggio per evitare incontri scomodi.
Tali limitazioni saranno anche cadute per greci e ciprioti nei confronti dei turchi, ma valgono ancora - a proposito di simbologie nazionali - fra le due Irlande: negli scontri diretti, è consentita l'esecuzione dell'inno solo per la squadra ospitante.
E rimangono in vigore, ad esempio, fra Spagna e Gibilterra.
Nonostante il contenzioso che oppone la rappresentativa della Rocca alla Federcalcio di Madrid - dopo l'ammissione della prima come nuovo membro UEFA, a dispetto della mancata accoglienza in ambito FIFA - appaia, con tutto il rispetto, un po' meno urgente
2) Cos'è accaduto in campo? Molto semplice: un attentato, perché sventolare quel vessillo in quel contesto non si spiega se non con logiche da strategia della tensione.
O si dimostra che il drone è stato manovrato da parte serba, come ha ipotizzato quel pover'uomo di De Biasi, o l'assegnazione delle responsabilità è già scritta
3) Il comportamento dei giocatori: cos'avrebbe fatto Mitrović per scatenare una reazione del genere?
a) In primo luogo, non è dimostrato alcun intento aggressivo nei confronti di quel simbolo.
Per dare un termine di confronto: in un Italia-Croazia Under 21 disputato una ventina d'anni fa a Caltanissetta, il nostro Paese diede una dimostrazione imbarazzante sul piano organizzativo.
Non contento di aver costretto gli Azzurri a giocare con le maglie rosse della squadra locale (la Nissa: fra l'altro cancellandone lo stemma con un pennarello, come se la situazione non fosse già pacchiana di suo) per un disguido nel concordare l'utilizzo delle divise di riserva, qualche scienziato si sbagliò nella scelta dei vessilli nazionali: a fare bella mostra di sé, erano la bandiera italiana e quella della Serbia.
Gli ospiti si offesero gravemente - e fin lì come non capirli, soprattutto in quel momento -, ma pretesero anche la consegna del vessillo "sbagliato": che ottennero contro ogni regolamento, per poi farlo gioiosamente a pezzi in privato.
Appare evidente la differenza di trattamento, oltretutto fra un simbolo nazionale a pieno titolo - anche se la Serbia non era all'epoca uno Stato indipendente - e uno dal significato storico assai meno definito.
Ma parliamo pur sempre degli stessi (i croati) che agli Europei di basket del 1995 scesero dal podio del terzo posto quando sul gradino più alto saliva la Jugoslavia vincitrice.
Un gesto tra i più infami e antisportivi nella storia di qualsiasi disciplina, ma che non venne in alcun modo sanzionato.
Evidentemente, per protettorati e Stati di cartone - nella fattispecie, a matrice tedesco-vaticana - vige una normativa a parte
b) Cos'avrebbero difeso i giocatori albanesi? Non la loro bandiera, diversa nei colori e nella foggia.
Casomai un vessillo inneggiante a un progetto, la Grande Albania, che si propone dichiaratamente di ledere il diritto internazionale e l'integrità di Stati legittimamente riconosciuti - a differenza del Kosovo - come Grecia e Rep. di Macedonia.
Delle due l'una: o Cana e compagni hanno inscenato una gazzarra ingiustificata, e quindi meritevole di un interessamento della giustizia sportiva; o hanno difeso una grave apologia di reato, divenendone complici, il che presuppone il coinvolgimento della giustizia ordinaria coi Paesi sopracitati come parti lese
4) Sanzioni? Se di 0-3 deve trattarsi, va punito chi ha reso impraticabile la regolare prosecuzione del match: quindi l'Albania.
In alternativa, si può pensare alla disputa di entrambi i match a porte chiuse o, meglio ancora, alla loro cancellazione dal calendario del girone: pensare a partite regolari dopo quanto accaduto richiede davvero parecchio ottimismo
5) Non è questa la prima provocazione a mezzo calcio nei confronti della Serbia.
Il 4 marzo 2014 ha ufficiosamente debuttato la Nazionale del Kosovo, nonostante il mancato riconoscimento internazionale del Paese, l'affiliazione non ancora completata agli organi calcistici internazionali e le perplessità giunte persino dall'interno ("gli albanesi hanno una sola Nazionale", ha commentato Cana rifiutando la convocazione per la selezione kosovara, pur essendo originario di quelle parti).
Il tutto coi simboli tenuti in disparte, ma col relativo battage giornalistico
http://www.repubblica.it/sport/calcio/esteri/2014/03/04/news/kosovo_prima_gara_amichevole-80216464/Dove si è disputato l'incontro, terminato 0-0 contro la rappresentativa di Haiti?
a) A Kosovska Mitrovica, come noto tuttora divisa fra serbi e albanesi
b) Nell'ex Trepča-Stadion, ora intitolato a tale Adem Jashari: un esponente dell'Uçk, quindi di una formazione responsabile sicuramente di crimini di guerra e probabilmente di crimini contro l'umanità
c) In uno stadio tuttora indicato per le gare interne dall'FK Partizan Kosovska Mitrovica, noto anche come FK Trepča.
Formazione cittadina nella quale, dopo il conflitto, sono rimasti solo giocatori di etnia serba.
Che - a differenza dell'ex Trepča-Stadion - ha sede nella parte nord della città, quella serba.
Che, quindi, non ha accesso all'impianto regolarmente assegnatole per disputare le partite in casa.
Designare per un'amichevole internazionale - sia pure non ufficiale - una struttura di fatto sub judice per il contenzioso di cui sopra rappresenta un altro capolavoro di diritto, sportivo e non solo
L'inserimento di Serbia e Albania nello stesso girone (cfr. punto 1) dipende dunque dalla più spudorata e poltrona ignoranza della situazione balcanica?
O è mosso, invece, dalla metodica ricerca del casus belli?
6) Nei giorni successivi all'incontro, Putin era annunciato in visita ufficiale nella capitale serba.
Una coincidenza, per carità
7) Capisco che il topic sia dedicato solo alla componente sportiva: ma quando il calcio - e in larga misura l'Albania, va detto - si riducono all'ultimo miglio di provocazioni e dinamiche enormemente più complesse, diventa praticamente impossibile parlare solo di pallone