Autore Topic: Dalla parte del torto: APOLOGIA DI CRAXI.  (Letto 26722 volte)

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Zapruder

Re:Dalla parte del torto: APOLOGIA DI CRAXI.
« Risposta #120 : Giovedì 16 Ottobre 2014, 19:57:34 »
il mio Fascismo "finisce" col delitto Matteotti, quando si apre la stagione del cesarismo mussoliniano.

Vediamo se sai chi diede al puzzone un appoggio propagandistico che alcuni storici giudicano determinante, nel sopravvivere alla crisi che seguì al delitto...

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Re:Dalla parte del torto: APOLOGIA DI CRAXI.
« Risposta #121 : Giovedì 16 Ottobre 2014, 21:46:51 »
Vediamo se sai chi diede al puzzone un appoggio propagandistico che alcuni storici giudicano determinante, nel sopravvivere alla crisi che seguì al delitto...

silvestri?

Offline WombyZoof

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Re:Dalla parte del torto: APOLOGIA DI CRAXI.
« Risposta #122 : Venerdì 17 Ottobre 2014, 09:18:18 »
c'è infatti un sottile filo che lega Andreatta, De Mita, Prodi, Ciampi, Monti ed infine Letta.

più che sottile filo, il liberal capitalista de benedetti e il socialista scalfari.
«Per un centimetro Beppe, per un centimetro»

ThomasDoll

Re:Dalla parte del torto: APOLOGIA DI CRAXI.
« Risposta #123 : Venerdì 17 Ottobre 2014, 09:30:43 »
Certo, certo.
Mi piacerebbe però che qualcuno conciliasse l'opinione di Aquilafelyx con quella di Frusta: se Andreatta e Ciampi si mettono insieme e senza sentire nessuno si portano via la Banca d'Italia per bloccare l'inflazione, al soldo di De Benedetti e aprendo il solco dove pascolerà Mario Monti, com'è che l'inflazione in Italia secondo Frusta l'ha sconfitta Craxi, che da De Benedetti e compari è sarebbe stato defenestrato per mano giudiziaria?

ThomasDoll

Re:Dalla parte del torto: APOLOGIA DI CRAXI.
« Risposta #124 : Venerdì 17 Ottobre 2014, 09:42:26 »
Dal Sole 24 ore

Il divorzio tra Tesoro e Bankitalia e la lite delle comari: uno scritto per il Sole del 26 luglio 1991
di Nino Andreatta
   

In questo testo, pubblicato il 26 luglio 1991dal Sole-24 Ore, Beniamino Andreatta analizzava, a distanza di dieci anni, la storica "separazione dei beni" tra Banca d'Italia e ministero del Tesoro avvenuta nel luglio del 1981. Nel finale dell'articolo, Andreatta rievocava anche la vicenda delle "comari", lo scontro con il ministro delle Finanze socialista Rino Formica che nel 1982 portò alla crisi del Governo Spadolini.

Con l' asta dei BoT del luglio 1981 iniziava, dieci anni fa, un nuovo regime di politica monetaria. Si inaugurava, infatti, il cosidetto "divorzio" fra Tesoro e Banca d' Italia: una "separazione dei beni" che esimeva la seconda dal garantire in asta il collocamento
integrale dei titoli offerti dal primo. Oggi la "separatezza" fra i poteri esecutivo, legislativo e monetario e' chiamata a test ancora piu' impegnativi, con gli impegni prossimi venturi in tema di unione monetaria e di vincoli al finanziamento e alla misura stessa del deficit di bilancio. Il Sole-24 Ore ha voluto ricordare, con gli scritti dei protagonisti e dei testimoni privilegiati del "divorzio" del 1981, uno spartiacque della politica economica degli anni 80. Con l' augurio che questo decennio veda
ulteriori progressi nella chiarezza dei ruoli e delle responsabilita'.



Ero al ministero del Tesoro da poco piu' di tre mesi, di cui due quasi integralmente occupati a rimettere in movimento il meccanismo delle nomine bancarie -nomine da ministro della Repubblica, senza condiscendenze alle pressioni dei partiti della maggioranza - quando dovetti valutare, con senso di urgenza, che la crisi del secondo
shock petrolifero imponeva di essere affrontata con decisioni politiche mai tentate prima di allora. La propensione al risparmio finanziario degli italiani si stava proprio in quei mesi abbassando paurosamente e il valore dei cespiti reali - case e azioni- aumentava a un tasso del cento per cento all' anno.
La soluzione classica sarebbe stata quella di una stretta del credito, accompagnata da una stretta fiscale, che, come nel 1975, avesse creato una recessione con una caduta di alcuni punti del prodotto interno lordo; ma l' esperienza stessa degli anni 70 indicava due ordini di difficolta' :
a) la Banca d' Italia aveva perduto il controllo dell' offerta di moneta, fino a quando essa non fosse stata liberata dall' obbligo di garantire il finanziamento del Tesoro;
b) il demenziale rafforzamento della scala mobile, prodotto dell' accordo tra Confindustria e sindacati confederali proprio nei primi mesi del 1975, aveva talmente irrigidito la struttura dei prezzi, che, in presenza di un raddoppio del prezzo dell' energia, anche una forte stretta da sola era impotente a impedire che un nuovo
equilibrio potesse essere raggiunto senza un' inflazione tale da riallineare prezzi e salari ai costi dell' energia.
L' imperativo era di cambiare il regime della politica economica e lo dovevo fare in una compagine ministeriale in cui non avevo alleati, ma colleghi ossessionati dall' ideologia della crescita a ogni costo, sostenuta da bassi tassi di interesse reali e da un cambio debole. La nostra stessa presenza nello Sme era allora messa in pericolo (c'è da ricordare che il partito socialista si era astenuto quando il Parlamento voto' nel 1978 sull' adesione all' accordo di cambio e che i ministri socialisti avevano di fatto un potere di veto sulla politica economica).
I miei consulenti legali mi diedero un parere favorevole sulla mia esclusiva competenza, come ministro del Tesoro, di ridefinire i termini delle disposizioni date alla Banca d' Italia circa le modalita' dei suoi interventi sul mercato e il 12 febbraio 1981 scrissi la lettera che avrebbe portato nel luglio dello stesso anno al "divorzio". Il termine intendeva sottolineare una discontinuita' , un mutamento appunto di regime della politica economica; un' analoga operazione che negli Stati Uniti pose termine nel 1951 alla politica di denaro facile, che aveva permesso il finanziamento della Seconda guerra mondiale, veniva ricordata come l' agreement tra Tesoro e Fed. Nei limiti stretti delle mie competenze era invece mia intenzione sottolineare la novita' , la rottura con il passato, quando poteva apparire "sedizioso" un comportamento della Banca che rifiutasse il finanziamento del fabbisogno pubblico per non creare base monetaria
in eccesso.
Il divorzio non ebbe allora il consenso politico, ne' lo avrebbe avuto negli anni seguenti; nato come "congiura aperta" tra il ministro e il governatore divenne, prima che la coalizione degli interessi contrari potesse organizzarsi, un fatto della vita che sarebbe stato troppo costoso - soprattutto sul mercato dei cambi - abolire per ritornare alle piu' confortevoli abitudini del passato.
Per rafforzare l' autonomia della Banca d' Italia altre due questioni
venivano affrontate in quella lettera:
1) costituzione di un consorzio di collocamento tra banche commerciali, nelle mie intenzioni destinato soprattutto per il debito pubblico a piu' lunga scadenza;
2) una nuova regolamentazione dello scoperto del conto corrente di Tesoreria.

I tempi non erano maturi per affrontare questi aspetti e la Banca d' Italia preferi' procedere solo sul nuovo regolamento della sua presenza nelle aste. Facendo queste proposte era mia intenzione drammatizzare la separazione tra Banca e Tesoro per operare una disinflazione meno cruenta in termini di perdita di occupazione e di
produzione, sostenuta dalla maggiore credibilita' dell' istituto di emissione una volta che esso fosse liberato dalla funzione di banchiere del Tesoro. Accarezzai anche l' ipotesi di un rebasement della lira che avrebbe potuto essere sostituita da uno scudo
italiano, con parita' uno a uno con l' Ecu, e con l' impegno unilaterale di mantenere nel tempo questa parita' e approfondii l' argomento in numerose conversazioni con Ortoli, allora vicepresidente della Commissione di Bruxelles. Il filo conduttore era lo stesso che ispiro' il divorzio, quello, cioe' , di facilitare la politica di stabilizzazione favorendo il formarsi di aspettative favorevoli da parte degli operatori che avrebbero agevolato la trasmissione sui prezzi della politica monetaria, minimizzando gli effetti negativi
sui volumi.
Senza presunzioni eccessive, questa lettera ha segnato davvero una svolta e il divorzio, assieme all' adesione allo Sme (di cui era un' inevitabile conseguenza), ha dominato la vita economica degli anni 80, permettendo un processo di disinflazione relativamente indolore, senza che i problemi della ristrutturazione industriale venissero
ulteriormente complicati da una pesante recessione da stabilizzazione.
Naturalmente la riduzione del signoraggio monetario e i tassi di interesse positivi in termini reali si tradussero rapidamente in un nuovo grave problema per la politica economica, aumentando il fabbisogno del Tesoro e l' escalation della crescita del debito rispetto al prodotto nazionale.
Da quel momento in avanti la vita dei ministri del Tesoro si era fatta piu' difficile e a ogni asta il loro operato era sottoposto al giudizio del mercato. Il bilancio di competenza del 1982 e' la dimostrazione di questa nuova situazione: riuscii in pratica ad azzerare i fondi globali, cosa che non era successa prima ne' successe dopo. Il saldo netto da finanziare del bilancio preventivo e il fabbisogno del consuntivo furono del 10% inferiore agli analoghi aggregati dell' anno precedente, anche se poi la Tesoreria, caricata nel recente passato, provoco' un volume eccezionalmente elevato di indebitamento.
Bisognava continuare a stringere le spese di competenza e nella preparazione del bilancio ' 83 si chiese al Parlamento una delega amplissima per affrontare con decreti delegati i nodi che il Parlamento stesso si dimostrava riluttante a sciogliere. Queste
deleghe furono nell' autunno rifiutate e, nel mezzo del turbamento che ne segui' sui mercati finanziari, il collega Formica propose di rimborsare una quota soltanto del debito del Tesoro con una specie di concordato extragiudiziale. Risposi a rime baciate per sdrammatizzare il panico che ne sarebbe potuto seguire; e subito fu l'affare delle
comari. Pochi mesi piu' tardi, in analoghe circostanze, Jacques Delors riusci' a sbarcare cinque ministri che avevano sostenuto - privatamente - la convenienza per la Francia di uscire dallo Sme. La stampa e i politici di casa nostra sembravano invece ignorare il baratro che avevamo sfiorato e ipocritamente si scandalizzarono per
la forma delle mie risposte. Il divorzio aveva fatto la sua prima vittima ed era il suo autore; ma aveva dimostrato di funzionare. Negli anni successivi non divenne certo popolare nei palazzi della politica, ma continuo' ad assicurare legami fra la politica italiana e quella dell' Europa.

ThomasDoll

Re:Dalla parte del torto: APOLOGIA DI CRAXI.
« Risposta #125 : Venerdì 17 Ottobre 2014, 09:44:16 »
Capito Andreatta in carne, ossa e pipa?
Quindi sti socialisti remavano contro o a favore?

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Re:Dalla parte del torto: APOLOGIA DI CRAXI.
« Risposta #126 : Venerdì 17 Ottobre 2014, 09:56:05 »
Capito Andreatta in carne, ossa e pipa?
Quindi sti socialisti remavano contro o a favore?

Prova a ricordare il decreto di san valentino, del 1984, il decreto-legge che congelò il riconoscimento di 4 scatti di scala mobile, avviando in questo modo il primo tentativo di politica dei redditi e la discesa quindi dell'inflazione che dal 1984 in poi scende verticalmente attestandosi verso il 5-6 % cifre mai raggiunte in precedenza, specie nei fine anni 70 inizio 80.

Il provvedimento provocò una vasta e feroce reazione del mondo della sinistra, dal PCI all'ala parlamentare più estrema, così come la divisione del mondo sindacale con la CISL e la UIL da una parte e la CGIL dall'altra, anzi con la stessa divisione all'interno della CGIL tra settori di ispirazione comunista (i maggioritari) e quelli di osservanza socialista (minoritari) che facevano capo al segretario aggiunto Del Turco (grande laziale).

La reazione si organizzò a tal punto da proporre un referendum per la cancellazione delle norme del decreto-legge che si svolse nel 1985 con la sconfitta dei promotori.
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ThomasDoll

Re:Dalla parte del torto: APOLOGIA DI CRAXI.
« Risposta #127 : Venerdì 17 Ottobre 2014, 10:04:49 »
Che significa politica dei redditi?
Ridurne il potere d'acquisto impedendo a chi stava peggio di tenere il passo con i prezzi?
E, soprattutto, chi l'ha attuata e con quali finalità? Perché Craxi non ha mai disposto di una maggioranza in parlamento. Chi lo sosteneva, quindi? Si può separare il buono dal cattivo, fare da potta e da qulo, come dicono a Livorno, in questo modo?
Vigiliamo contro le mire Andreattiansalottiere col piglio dei difensori del popolo o gli diamo di mannaia più realisti del re?
Che cos'era e dove stava andando il PSI, prima che lo scoprisse Sandra Milo?
Dal quadro che emerge dalle nostre pagine sembra una forza che, a seconda dei casi, era più a sinistra di chiunque, più liberista di chiunque, disonesta il giusto come chiunque, alleata della DC ma severamente disposta a contenerne le esondazioni populiste, fiera nemica dello scellerato bolscevico delle soffitte col mobilio buono.
Diamogli dei contorni un po' più netti, così è un po' fuzzy.

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Re:Dalla parte del torto: APOLOGIA DI CRAXI.
« Risposta #128 : Venerdì 17 Ottobre 2014, 10:09:13 »
Apprezzando il tono semiserio del post provo a rispondere alla parte seria che mi pare quella iniziale.
La politica dei redditi, nei primi anni 80 si era rivelata necessaria, come contenimento dei salari per ridurre anche per quella via una pressione inflattiva in quel periodo a livelli quasi sudamericani.
Non si tratta di giudizio di valore, ma del riconoscimento di fatti oggettivi: il decreto di san valentino è il primo significativo atto di politica dei redditi a cui ne seguiranno altri (gli accordi sindacali del 1993).


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Re:Dalla parte del torto: APOLOGIA DI CRAXI.
« Risposta #129 : Venerdì 17 Ottobre 2014, 10:10:52 »
Certo, certo.
Mi piacerebbe però che qualcuno conciliasse l'opinione di Aquilafelyx con quella di Frusta: se Andreatta e Ciampi si mettono insieme e senza sentire nessuno si portano via la Banca d'Italia per bloccare l'inflazione, al soldo di De Benedetti e aprendo il solco dove pascolerà Mario Monti, com'è che l'inflazione in Italia secondo Frusta l'ha sconfitta Craxi, che da De Benedetti e compari è sarebbe stato defenestrato per mano giudiziaria?

Sono momenti diversi, la scala mobile del 75 viene a riallineare salari e prezzi in seguito alla crisi petrolifera del 73/74, l'inflazione era importata e non più sostenibile senza un intervento immediato, nel 1981 la situazione era invece deteriorata a causa di un'inflazione endogena, aumento della spesa pubblica e maggiore massa monetaria circolante, la separazione tra Tesoro e Banca d'Italia mirava a mitigare questa automaticità, nei propositi c'era un consorzio bancario che avrebbe dovuto coprire il fabbisogno dello stato, tutto poteva funzionare con le banche di proprietà pubblica come erano all'epoca ed in presenza di interventi economici protesi allo sviluppo, cosa che riesce appunto al governo Craxi nel suo mandato.
Di per sè un debito pubblico alto non è pericoloso, lo diventa quando crolla la produzione ed il famigerato rapporto debito/pil non è più sotto controllo, quando Craxi chiede di eliminare la scala mobile lo fa per sterilizzare uno dei fattori che concorrono all'inflazione, come per la separazione tra Tesoro e BdI i propositi sono buoni e gli effetti immediati, l'inflazione cala e la produzione aumenta durante il governo Craxi.   
M'illumino di Lulic

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ThomasDoll

Re:Dalla parte del torto: APOLOGIA DI CRAXI.
« Risposta #130 : Venerdì 17 Ottobre 2014, 10:13:12 »
Va bene, mark, ma non parliamo di politica dei redditi, siamo chiari.
La scala mobile aiutava i salariati a contenere gli effetti dell'inflazione a doppia cifra.
Fermarla significava erodere il potere d'acquisto dei salari in corrispondenza all'inflazione, senza alcun correttivo.
E lo ha fatto per Decreto.
Lo facesse oggi Renzi m'immagino le lacrime.

ThomasDoll

Re:Dalla parte del torto: APOLOGIA DI CRAXI.
« Risposta #131 : Venerdì 17 Ottobre 2014, 10:20:07 »
Aspetta, Aquilafelyx, l'inflazione è stata sconfitta perché la Banca d'Italia si è rifiutata di battere moneta a piacimento del governo o perché è stata abolita la scala mobile? Perché mi sorge, nella mia ignoranza, un dubbio: che il taglio della scala mobile possa essere una conseguenza del disobbligo della Banca d'Italia ad aprire il forziere quando lo chiedeva Palazzo Chigi. Il moltiplicarsi per 8 nel periodo del debito pubblico potrebbe essere un indizio.
Quindi l'inflazione com'è stata sconfitta? Bloccando i salari e assorbendo i contraccolpi sociali indebitando lo stato? Potrebbe essere ancora un meccanismo virtuoso, una sorta di male necessario, ma chi è che ha usato, poi, gli interventi a sostegno di occupazione e deriva sociale per alimentare il voto di scambio? perché c'è anche questo. L'Italia era il Paese delle CIG speciali a pioggia. Insomma, quello tra DC e PSI è un viluppo mortale o un braccio di ferro? E' qui il nocciolo del topic, visto che abbiamo smesso finalmente di parlare dei fantasmi del Pci. Craxi e DC hanno cooperato o lottato per un'Italia diversa, ciascuno la sua?

Offline aquilafelyx

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« Risposta #132 : Venerdì 17 Ottobre 2014, 10:20:52 »
più che sottile filo, il liberal capitalista de benedetti e il socialista scalfari.

I convitati di pietra in tutte le vicende italiane dalla metà degli anni 70 in poi.
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Re:Dalla parte del torto: APOLOGIA DI CRAXI.
« Risposta #133 : Venerdì 17 Ottobre 2014, 10:24:55 »
Va bene, mark, ma non parliamo di politica dei redditi, siamo chiari.
La scala mobile aiutava i salariati a contenere gli effetti dell'inflazione a doppia cifra.
Fermarla significava erodere il potere d'acquisto dei salari in corrispondenza all'inflazione, senza alcun correttivo.
E lo ha fatto per Decreto.
Lo facesse oggi Renzi m'immagino le lacrime.

Beh, ma non fu salutato con grande entusiasmo, specie a sinistra. Non ricordi l'ostruzionismo del PCI, guidato da un attivissimo Berlinguer?
La scala mobile che aiutava i salariati a contenere gli effetti dell'inflazione a doppia cifra in realtà si era trasformata in un meccanismo che la produceva l'inflazione a doppia cifra, come peraltro ricordava Andreatta nell'articolo che hai riportato.
Si fece per decreto perché evidentemente l'accordo sindacale non si era raggiunto. Non è un caso che oggi qualcuno a sinistra (vedi manifesto) veda similitudini preoccupanti tra il renzi e il Craxi, proprio per l'approccio decisionista che salta il confronto con le parti sociali, procedure ritenuta vecchia e improduttiva.


Sul debito alto che rappresenterebbe un pesante macigno che frena anzi blocca le possiblità di crescita di un paese, come sottolinea l'Aquilafelix, va segnalato che esistono altri paesi che hanno lo stesso problema ma nel tempo hanno raggiunto ben altre perfomances delle nostre. Si pensi al Giappone che ha un debito ancora più alto del nostro e si pensi anche alle politiche espansive alla Abe, che sta tentando molti da queste parti.
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Re:Dalla parte del torto: APOLOGIA DI CRAXI.
« Risposta #134 : Venerdì 17 Ottobre 2014, 10:32:21 »
Non mi convince.
La scala mobile produsse un meccanismo rigido d'indicizzazione del costo del lavoro, non l'inflazione. La misura venne varata proprio perché c'era un'inflazione eccessiva, quindi al massimo può averne rallentato il riassorbimento.
L'opposizione del sindacato va letta bene, perché nella CGIL non c'era solo l'anima comunista, era ben presente anche quella socialista. E dalle complesse riforme che seguiranno al taglio della scala mobile scaturì un nuovo equilibrio che ha finito per cristallizzare lo scenario della concertazione, regalando al sindacato un potere "fisso" del quale oggi si misurano i danni.
Il PCI era contrario per forza, anch'io lo ero, ci fu una grande mobilitazione. Era una fase ad alto valore simbolico, terminava definitivamente una fase di crescita dei diritti, da lì in poi c'è stata solo discesa.

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Re:Dalla parte del torto: APOLOGIA DI CRAXI.
« Risposta #135 : Venerdì 17 Ottobre 2014, 10:34:00 »
I convitati di pietra in tutte le vicende italiane dalla metà degli anni 70 in poi.

beh, per la guerra a cefis e l'appoggio a nino rovelli, che addolcì il furore scalfariano inondando di pubblicità le pagine dell'espresso, anche qualche anno prima, ma comunque il periodo è quello.

altro torto rispetto all'allora establishment del compromesso storico, venne dalla trattativa moro, con lo smarcamento di craxi e dei radicali rispetto alla linea della fermezza democristiana e comunista. Lì si entra in un pozzo senza fondo, a partire dai rapporti del psi - mancini - con elementi di lotta continua, volendo altro topic, ma poi bisogna chiedere delle ferie. 
«Per un centimetro Beppe, per un centimetro»

ThomasDoll

Re:Dalla parte del torto: APOLOGIA DI CRAXI.
« Risposta #136 : Venerdì 17 Ottobre 2014, 10:35:22 »
Lì si entra in un pozzo senza fondo, a partire dai rapporti del psi - mancini - con elementi di lotta continua, volendo altro topic, ma poi bisogna chiedere delle ferie.

da quel pozzo sono usciti fuori tanti anni '90.
Acque torbide. Brrr

Offline aquilafelyx

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Re:Dalla parte del torto: APOLOGIA DI CRAXI.
« Risposta #137 : Venerdì 17 Ottobre 2014, 10:48:37 »
Aspetta, Aquilafelyx, l'inflazione è stata sconfitta perché la Banca d'Italia si è rifiutata di battere moneta a piacimento del governo o perché è stata abolita la scala mobile? Perché mi sorge, nella mia ignoranza, un dubbio: che il taglio della scala mobile possa essere una conseguenza del disobbligo della Banca d'Italia ad aprire il forziere quando lo chiedeva Palazzo Chigi. Il moltiplicarsi per 8 nel periodo del debito pubblico potrebbe essere un indizio.
Quindi l'inflazione com'è stata sconfitta? Bloccando i salari e assorbendo i contraccolpi sociali indebitando lo stato? Potrebbe essere ancora un meccanismo virtuoso, una sorta di male necessario, ma chi è che ha usato, poi, gli interventi a sostegno di occupazione e deriva sociale per alimentare il voto di scambio? perché c'è anche questo. L'Italia era il Paese delle CIG speciali a pioggia. Insomma, quello tra DC e PSI è un viluppo mortale o un braccio di ferro? E' qui il nocciolo del topic, visto che abbiamo smesso finalmente di parlare dei fantasmi del Pci. Craxi e DC hanno cooperato o lottato per un'Italia diversa, ciascuno la sua?


Quello che definisci un abbraccio era una vera e propria ammucchiata alla quale partecipavano tutti, compreso il Pci, nessun partito che governasse un solo ministero, ente locale, società partecipata e finanche un chiosco di gelati ne era escluso, la separazione del grano dal loglio l'ha fatta la magistratura ma troppe erbe cattive sono sfuggite alla cernita.   
La lotta non era propriamente tra Dc e Psi quanto piuttosto tra due visioni diverse del ruolo dello stato in economia, tra chi voleva un controllo diretto e chi lo voleva tramite intermediari, le cronache delle privatizzazioni sono lì a testimoniare il sacco che s'è perpretato sulla pelle degli italiani una volta crollato il Muro nell'89.
È in quel momento che vengono alla luce tutte le debolezze del "sistema Italia" , la commistione tra politica, finanza, stampa ed economia crea il caos in cui ancora oggi versiamo e la Costituzione del 48 mostra i difetti strutturali che l'impostazione cattocomunista gli aveva dato, quello che funzionava come sistema bloccato dal veto nordatlantico si sfascia insieme ai colpi di piccone a Berlino.
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ThomasDoll

Re:Dalla parte del torto: APOLOGIA DI CRAXI.
« Risposta #138 : Venerdì 17 Ottobre 2014, 10:49:33 »
A proposito di anni '90, qualche socialista (ce ne sono, mi par di capire, qui dentro :P) può raccontare, forse, il disagio di trovarsi intrappolati nei ranghi berlusconiani, partendo da valori di fondo opposti. Sarebbe un discorso parecchio più interessante, sapere se si ritiene che la scelta pentapartita fu virtuosa al punto di accettare come conseguenza finale un cambio di "campo" politico.
Perché Mani Pulite ottenne l'effetto sostanziale di uno spostamento dell'asse verso una destra un pochetto liberale, un pochetto sociale. Col socialismo non c'entrava niente. Quindi perché i socialisti si sono buttati a destra invece di confluire in quello che era allora il PD o comunque di rimanere nel loro campo "naturale", che è quello della sinistra?

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Re:Dalla parte del torto: APOLOGIA DI CRAXI.
« Risposta #139 : Venerdì 17 Ottobre 2014, 11:14:32 »
A proposito di anni '90, qualche socialista (ce ne sono, mi par di capire, qui dentro :P) può raccontare, forse, il disagio di trovarsi intrappolati nei ranghi berlusconiani, partendo da valori di fondo opposti. Sarebbe un discorso parecchio più interessante, sapere se si ritiene che la scelta pentapartita fu virtuosa al punto di accettare come conseguenza finale un cambio di "campo" politico.
Perché Mani Pulite ottenne l'effetto sostanziale di uno spostamento dell'asse verso una destra un pochetto liberale, un pochetto sociale. Col socialismo non c'entrava niente. Quindi perché i socialisti si sono buttati a destra invece di confluire in quello che era allora il PD o comunque di rimanere nel loro campo "naturale", che è quello della sinistra?

Vedo che hai una lettura un po' troppo disinvolta e sommaria delle vicende socialiste.
La c.d. diaspora ha prodotto l'uscita dei socialisti verso altri partiti ed esperienze politiche ma è assolutamente sbagliato dire che "si sono buttati a destra", perché moltissimi sono andati a sinistra (ne cito un paio su tutti: Spini e Del Turco), esattamente come la Democrazia cristiana.
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