Candreva ha rotto

[Pomata]

lo chiamavano? Adesso non lo chiamano più oppure è morto oppure sono morti gli amici? Non devi esse uno de borgata, altrimenti sapresti che i soprannomi, possono avere significati diversi dall'etimologia della parola e nati per una circostanza non tanto per il modo di essere.


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Immagino che lo chiamavano così perchè spesso andava in puzza.

[Jim Bowie]

Immagino che lo chiamavano così perchè spesso andava in puzza.

L'immaginazione e' una dota indispensabile per scrivere romanzi non per affermare verita'

[Frusta]

penso che conte gli abbia detto o giochi così o non ti faccio giocare. tant'è che più di una volta è subentrato e probabilmente in quei casi ha subito anche la minaccia di un mancata convocazione.

In pratica un irresponsabile che si comporta come dovrebbe solo se viene costretto a farlo.
Cioè quel che pensa di lui qualsiasi persona sana di mente quando lo vede avvicinarsi ai calci da fermo.

[Wasicu]

In pratica un irresponsabile che si comporta come dovrebbe solo se viene costretto a farlo.
Cioè quel che pensa di lui qualsiasi persona sana di mente quando lo vede avvicinarsi ai calci da fermo.

Ci sono degli atleti che quando fanno le cose "perdono la misura" quindi vanno
diretti e "limitati" come si fa per gli atleti piu' piccoli di età.  Li' entra la funzione
del trainer che dovrebbe capire e gestire il problema.     

[Ataru]

In pratica un irresponsabile che si comporta come dovrebbe solo se viene costretto a farlo.
Cioè quel che pensa di lui qualsiasi persona sana di mente quando lo vede avvicinarsi ai calci da fermo.

non so se sia così, certo dà abbastanza l'idea di esserlo

[Pomata]

L'immaginazione e' una dota indispensabile per scrivere romanzi non per affermare verita'

Immagino che sei romano come me, no?

Se è così fai finta di non capire, comunque Candreva è lì.

[Jim Bowie]

Immagino che sei romano come me, no?

Se è così fai finta di non capire, comunque Candreva è lì.

Romano Si, come te non lo so', pero' se lo dici ci credo.
Che vordi' Candreva sta li? je devo chiede se l'amici so morti o la chiamano er puzza?

[Matita]

Il figlio suda agli ordini di Petkovic, lui lo ammira da bordo campo. A Fiuggi sono tanti i fan di Antonio Candreva, ma il primo non può che essere papà Marcello. Dal Tor de' Cenci alla Lazio, fino al boom internazionale nell'ultima Confederations Cup. Di strada la frecca romana ne ha macinata tanta, chi lo ha cresciuto a pane e pallone non può che essere entusiasta. Proprio Marcello Candreva ha raccontato il rapporto con suo figlio ai microfoni di Lazio Style Channel.

Quanta soddisfazione c'è per suo figlio, ormai laziale al 100%?
Siamo orgogliosi di lui. E' legatissimo a questa squadra, gli è entrata nel cuore. Lo vedo contento, è una soddisfazione immensa per un genitore.

Antonio è sempre molto legato al suo quartiere Tor de' Cenci…
Nel Tor de' Cenci ha calciato i suoi primi palloni. Si parte così, non si pensa a quello che si potrebbe diventare. Antonio si è sempre impegnato, ha fatto tanti sacrifici, noi lo abbiamo sempre seguito. Ci ha sempre creduto e alla fine ce l'ha fatta.

L'avete seguito con costanza anche quando ha giocato fuori da Roma?
Sì, l'abbiamo sempre seguito a Udine come a Torino, a Livorno come a Parma e Cesena. Siamo orgogliosi che stia facendo felice il popolo laziale. Quindi andiamo avanti così e forza Lazio!

Come avete vissuto il periodo difficile di Antonio quando è arrivato alla Lazio?
C'è stato quel momento non tanto felice quando è tornato a Roma. Lo abbiamo vissuto con dispiacere, siamo stati vicini ad Antonio. Lui è stato sempre determinato, ha tirato fuori tutto ciò che aveva dentro.

Già da bambino correva così tanto?
Era un bambino vivace, era attirato dal pallone. Ha sempre avuto la caratteristiche della corsa, che ora si è consacrata in questo ruolo sulla fascia. Io l'ho visto crescere dietro le punte, era molto contento quando mandava in gol i compagni. Ora l'ho riscoperto in questo ruolo di esterno, lo fa abbastanza bene.

Da bambino il suo soprannome era il "Puzza", perché non ci stava mai a perdere...
In campo non lasciava mai nulla, voleva sempre far vincere la propria squadra. Il "Puzza" va bene dai (ride ndr).

[Pomata]

Il figlio suda agli ordini di Petkovic, lui lo ammira da bordo campo. A Fiuggi sono tanti i fan di Antonio Candreva, ma il primo non può che essere papà Marcello. Dal Tor de' Cenci alla Lazio, fino al boom internazionale nell'ultima Confederations Cup. Di strada la frecca romana ne ha macinata tanta, chi lo ha cresciuto a pane e pallone non può che essere entusiasta. Proprio Marcello Candreva ha raccontato il rapporto con suo figlio ai microfoni di Lazio Style Channel.

Quanta soddisfazione c'è per suo figlio, ormai laziale al 100%?
Siamo orgogliosi di lui. E' legatissimo a questa squadra, gli è entrata nel cuore. Lo vedo contento, è una soddisfazione immensa per un genitore.

Antonio è sempre molto legato al suo quartiere Tor de' Cenci…
Nel Tor de' Cenci ha calciato i suoi primi palloni. Si parte così, non si pensa a quello che si potrebbe diventare. Antonio si è sempre impegnato, ha fatto tanti sacrifici, noi lo abbiamo sempre seguito. Ci ha sempre creduto e alla fine ce l'ha fatta.

L'avete seguito con costanza anche quando ha giocato fuori da Roma?
Sì, l'abbiamo sempre seguito a Udine come a Torino, a Livorno come a Parma e Cesena. Siamo orgogliosi che stia facendo felice il popolo laziale. Quindi andiamo avanti così e forza Lazio!

Come avete vissuto il periodo difficile di Antonio quando è arrivato alla Lazio?
C'è stato quel momento non tanto felice quando è tornato a Roma. Lo abbiamo vissuto con dispiacere, siamo stati vicini ad Antonio. Lui è stato sempre determinato, ha tirato fuori tutto ciò che aveva dentro.

Già da bambino correva così tanto?
Era un bambino vivace, era attirato dal pallone. Ha sempre avuto la caratteristiche della corsa, che ora si è consacrata in questo ruolo sulla fascia. Io l'ho visto crescere dietro le punte, era molto contento quando mandava in gol i compagni. Ora l'ho riscoperto in questo ruolo di esterno, lo fa abbastanza bene.

Da bambino il suo soprannome era il "Puzza", perché non ci stava mai a perdere...
In campo non lasciava mai nulla, voleva sempre far vincere la propria squadra. Il "Puzza" va bene dai (ride ndr).

È romano pure er padre de Antonio, romano e con immaginazione.

[Jim Bowie]

È romano pure er padre de Antonio, romano e con immaginazione.

hai capito quello che ha detto il padre? Il puzza poteva tranquillamente tradursi con pia d'aceto , perché non gli piace perdere, quindi è' un aspetto positivo del carattere di una persona, il puzza come lo hai dipinto tu e' colui che evita tutti uno snob insomma che gli altri evitano perché', appunto, c'ha la puzza sotto ar naso.
Ritenta sarai più fortunato.

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[CP 4.0]

e tu sei sicuro che un padre direbbe la verita' qualora questa non fosse particolarmente piacevole, e non gli fosse possibile far dimenticare il soprannome?

mai capitato?

[Jim Bowie]

e tu sei sicuro che un padre direbbe la verita' qualora questa non fosse particolarmente piacevole, e non gli fosse possibile far dimenticare il soprannome?

mai capitato?

sicuro no. ma avrebbe evitato di menzionarlo se fosse stata una caratteristica negativa, non trovi?

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[CP 4.0]

bisognerebbe avere l'originale dell'intervista dove ogni spazio e' per far posto ad una domanda.

tranne l'ultimo sembrerebbe.

[Jim Bowie]

bisognerebbe avere l'originale dell'intervista dove ogni spazio e' per far posto ad una domanda.

tranne l'ultimo sembrerebbe.

Forse Pomata l'ha, dato che e' lui che l'ha postata. Io non ero neanche a conoscenza di questa intervista.

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[CP 4.0]

... Pomata... l'ha postata ...

Ahem

[Pomata]

Infatti io intendevo che andava in puzza nello stesso senso che hai descritto tu, non gli hanno dato la fascia, ha rosicato e ha rotto lo spogliatoglio.

Spogliatoglio della Lazio eh? Non quello che diceva Totô