www.iltempo.itParolo, Djordjevic e Lulic non capitalizzano il dominio iniziale Calo nella ripresa, espulso De Vrij, Pinilla fa godere Marassidi Luigi Salomone
Altro che Divino Amore, qui forse c’è bisogno di andare fino a Lourdes. La stagione della Lazio è già segnata: dal destino e dagli infortuni che saranno un fardello pesante da portare avanti nei prossimi mesi. Marassi genoana è ancora maledetta per il risultato (settimo ko di seguito contro i rossoblu), solita sconfitta ingiusta nel finale (gol di Pinilla in mischia) e per il lungo stop di Gentiletti che, fino a quando è rimasto in campo era stato uno dei migliori della difesa biancoceleste. Le fratture di Biglia e Basta sono solo il contorno all’amaro calice che Pioli deve bere fino all’ultimo goccio senza dimenticare l’espulsione di De Vrij che gli costerà la squalifica contro l’Udinese. Tant’è, una partita che la Lazio meritava di vincere diventa una Caporetto ricca di rimpianti.
Gli errori in attacco
Un elenco interminabile di azioni sciupate, di parate di Perin più una traversa di Djordjevic. Il primo tempo è un monologo, una squadra zemaniana, bellissima da vedere: la Lazio sfonda sulle fasce senza problemi con un Felipe Anderson finalmente al centro del gioco. Pioli sbuffa dalla panchina, la sua banda interpreta alla perfezione lo spartito spettacolare anche se un po’ utopistico. E il tecnico non sa nemmeno che cosa gli capiterà nella ripresa. Dominio totale laziale col grave torto di non segnare e nel calcio è una colpa decisiva. Il Genoa arretra, lotta, non si arrende in attesa di tempi migliori che arrivano puntualmente nella ripresa.
Troppi infortuni Non è aria, dopo le occasioni sciupate il primo campanello d’allarme arriva con lo stop di Biglia. Si ferma all’ultimo minuto del primo tempo, viene sostituito da Ledesma ed esce zoppicando con il sospetto di una piede fratturato. Poco prima pure Basta aveva alzato bandiera bianca (frattura alla mano). Gentiletti cade male e si rompe il crociato, tocca a Cana. Cambi obbligati e Lazio evaporata. Il bel gioco visto per 45 minuti non c’è più e qui vengono fuori tutte le magagne di un gruppo che non sa soffrire, va in apnea e si arrende alle prime avversità. Pinilla a una manciata di secondi dalla fine punisce una squadra ridotta in dieci. Sconfitta assurda, ko ingiusto, sfortuna cosmica.
Rivoluzione obbligata
Pioli deve riflettere perché al netto degli episodi sfortunati, le due sconfitte esterne devono portare a cambiamenti tattici. Sposare una linea d’attacco è affascinante ma se produce tre punti in tre partite contro avversari non trascendentali mica Juventus, Roma o Inter, meglio trovare correttivi. Tanto più che l’infortunio di Gentiletti, il miglior difensore della Lazio in questo strano inizio di stagione, complica i piani sulla tenuta di un reparto che rischia di essere troppo esposto alle ripartenze avversarie. A prescindere dagli uomini, bisogna evitare l’arrembaggio a cento all’ora per poi stare nel secondo tempo con la lingua di fuori, potrebbe essere solo una scelta autolesionistica. Esisterà pure una sintesi tra Reja e Pioli, un modo di attaccare meglio senza per forza di cose esporsi agli avversari che puntualmente ti puniscono. Già giovedì contro l’Udinese in formazione largamente rimaneggiata bisognerà proporre calcio senza uscire dal campo con tanti complimenti e zero punti in classifica. Con una beffa dietro l’altra non si va in Europa.
Luigi Salomone
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