Tentando di parlarne seriamente, e di rispondere alla domanda di WZ, la faccenda mi suggerisce due considerazioni.
La prima riguarda il verosimile ruolo degli stupefacenti, ormai una vera e propria pandemia moderna del mondo (ex) sviluppato.
La seconda riguarda la dissoluzione di ogni forma di controllo e relazione sociale, da non confondere con individualismo, privacy, riservatezza ecc.
Voglio dire: questo signore è impazzito di colpo, piazzando un fulmine nel ciel sereno di un'esistenza del tutto normotipica?
O avrà dato nel tempo segni sempre più marcati di squilibrio e disagio?
Se è vera quest'ultima ipotesi, come credo, eccoci al dunque: poteva essere fermato, e magari aiutato, prima che si mettesse nelle condizioni di compiere una strage.
Non mi riferisco a interventi coercitivi o comunque dall'alto, ma a quella ragnatela di interazione quotidiana fatta di gesti semplicissimi, a partire dai più elementari dialoghi.
Nella quale trovano spazio piccoli, ma salutari sfoghi: evitando che il sacco della rabbia, del malessere, della frustrazione - magari di per sé motivati -, ma anche quello della follia, si gonfi fino a esplodere in una tragedia.
In una società totalmente atomizzata, al contrario, il percorso dall'impulso iniziale al punto d'arrivo di un gesto sconsiderato avviene in linea retta e in maniera del tutto incontrastata.
Finché ci scappa il morto: con seguito di effimera indignazione collettiva, esaurita la quale si ricomincia tranquillamente il giro.