Autore Topic: Il PCI - l'immagine di sé  (Letto 17413 volte)

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Zapruder

Re:Il PCI - l'immagine di sé
« Risposta #60 : Lunedì 6 Ottobre 2014, 19:25:17 »
L'onestà di Berlinguer era un articolo di fede, impossibile parlarne, se non per condividere l'idea.

Sì, come no. Gli fecero le pulci in tutti i modi, non trovarono mai nulla. Alla fine, gli rinfacciarono la proprietà di una lingua di sabbia (Stintino) che rendeva qualche spiccio alla sua famiglia come pascolo: un affronto al concetto che i communisti dovessero essere tutti poveri e rigorosamente operai.

Capisco l'avversione (e capisco pure, leggendo te e Frusta, come mai la DC abbia avuto il potere per mezzo secolo), ma qui si superano i limiti della credibilità...

Offline Frusta

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Re:Il PCI - l'immagine di sé
« Risposta #61 : Lunedì 6 Ottobre 2014, 22:09:38 »
La DC al potere per mezzo secolo c'è stata perché non aveva alternativa

Penso che se al posto del PCI avessimo avuto un vero partito riformista, diciamo un partito laburista, che avesse liquidato immediatamente le illusioni rivoluzionarie ed i propri legami con una delle più feroci dittature della storia, in Italia avremmo avuto da subito un'alternanza democratica che avrebbe reso molto migliore il nostro paese.

Mettiamoci pure che il  PCI non aveva in realtà nessuna voglia di andare a governare perché (ripeto un mio vecchio concetto) non vincendo ma comunque facendo dei bei numeri metteva su questa o quell'altra cadrega un bel numero di glutei, entrava nelle commissioni come se fosse al governo, raccomandava un bel po' di nipoti e di commari e comparielli, entrava nei consigli di amministrazione, nella rai, nelle asl, governava banche, piazzava gente in questo o quell'altro posto chiave, trattava attraverso il sindacato sia col pubblico che col privato...
E, a differenza con chi stava al governo, gonfiandosi l'ego dicendo di essere migliore di chi governava.
Una bella strategia win-win: vantaggi tanti responsabilità zero.

P.s.
Io non so se attaccarsi al una lingua di sabbia ed alla retorica del comunista povero ed operaio significa davvero fare le pulci a qualcuno, a meno che indagando in questo senso non si voglia in realtà fargli un favore.
Se vogliamo parlare dell'onestà di Berlinguer dobbiamo giudicarla alla luce delle mazzette che arrivavano al PCI, e non parlo solo dei finanziamenti sovietici (cioè dello stato- guida del blocco "nemico" dell'occidente di cui facevamo parte, e non voglio qui parlare della connivenza con le azioni di spionaggio a nostro danno) Valerio Riva, nel suo libro Oro da Mosca, ha calcolato che tra il 1950 e il 1987 il Pci abbia ricevuto circa 6000 miliardi di lire, ma di quelle che tanto facevano scandalizzare i compagni quando a beneficiarne erano gli altri partiti. 
Durante gli interrogatori di tangentopoli, tanto per fare un esempio, Cefis confessò al procuratore Dell'Osso un versamento enorme da parte dell'ENI (parliamo di 12 milioni di dollari del  69, quindi con Berlinguer segretario) come conditio sine qua non per la fortitura del gas sovietico. Per l'esattezza si trattò di un milione e duecentomila dollari alla firma dell'accordo, il resto in versamenti trimestrali.
Dormiva da piedi l' onesto Berlinguer? 
Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.

Giglic

Re:Il PCI - l'immagine di sé
« Risposta #62 : Martedì 7 Ottobre 2014, 07:13:04 »

Durante gli interrogatori di tangentopoli, tanto per fare un esempio, Cefis confessò al procuratore Dell'Osso un versamento enorme da parte dell'ENI (parliamo di 12 milioni di dollari del  69, quindi con Berlinguer segretario) come conditio sine qua non per la fortitura del gas sovietico. Per l'esattezza si trattò di un milione e duecentomila dollari alla firma dell'accordo, il resto in versamenti trimestrali.
Dormiva da piedi l' onesto Berlinguer?

Su quello che dice il piduista Cefis, uomo notoriamente più a destra di Gengis Khan, c'è sempre da fare la tara, e non solo quando parla di PCI. Ma nel caso specifico non dici nulla di nuovo né di sconvolgente. Se tu mi avessi fatto l'onore di leggere quello che ho scritto sullo scoppio dell'inchiesta "mani pulite" (anche tu usi tangentopoli erroneamente, vedo: se leggi wikipedia in effetti potrebbe però sembrare giusto  ;D ) scopriresti che ciò che dici era assodato, e non da Cefis, ma dal 1948: i due blocchi erano finanziati entrambi, diciamo così, dall'esterno. Lo scoppio di "mani pulite" c'è stato per un motivo molto semplice: con il cadere delle ragioni della contrapposizione, quei soldi non sono più serviti per attività politiche, ma per illeciti tornaconti personali.
Qual'è la differenza, allora? C'è, ed è enorme, caro il mio wikipediano amico: che il PCI non ha mai usato una lira per arricchimenti personali. E soprattutto, non ha mai "rubato" denaro pubblico (anche se ciò che Cefis racconta fosse vero, mi dici quale sarebbe il denaro pubblico? Quello dell'ENI? Ma allora non sarebbe dovuta nascere proprio, l'ENI, visto come si comportava Mattei...)
Noto quindi che tu affermi che Berlinguer era disonesto perché Cefis ha detto che pagava il PCI nel 1969 quando era segretario (era Luigi Longo, ma fa lo stesso). Bene, quindi chiunque usi denaro, diciamo così, di non chiara estrazione, per fini che ritiene giusti dal suo punto di vista ideologico è disonesto.
Se ciò è vero (e se permetti visto il personaggio non ci metterei la mano sul fuoco), sono disonesto anche io: presto la mia opera in un lavoro che non condivido al 100% (prendo ordini anche io, purtroppo), prendendo i soldi da un'azienda che non mi spiega la provenienza dei medesimi, il tutto per fini per giustissimi dal mio punto di vista ideologico: dare un futuro ai miei figli.
Troverai sicuramente un atto d'accusa nei confronti della sinistra (oddio, il PDS...) durante "Mani Pulite", con prove sostanziali: ma che non poteva portare a condanne perché i processi penali si fanno alle persone, e non ai partiti. Ossia, la stecca di Gardini al PDS fu provata, ma non si seppe mai il nome di chi materialmente la prese (il PM parlò di "porta che si apriva e chiudeva" senza però essere riuscito a sapere chi ci fosse dietro: come dicono molti, li la magistratura debordò in politica, visto che ha lanciato un'accusa pesante e generica senza poter però fare un processo).

Il tutto, chiaramente, senza neanche pensare per un attimo che tu possa usare, scritti in perifrasi come Sermonti con la Divina Commedia, i luoghi comuni più frusti del tipo "fa il comunista e cià li sordi", anche perché, come hai scritto giustamente, molto spesso i comunisti erano perseguitati dalla diceria popolare e dai preti, che comandavano, comandano e comanderanno sempre di più, in Italia, di una qualsiasi cellula comunista.

Insomma: si può discutere di tutto, anche di quanto fosse bello ed onesto il segretario di redazione de "La difesa della razza" e quanto fosse disonesto Berlinguer. Peccato che, come al solito quando si parla dei "communisti", i fatti poi scompaiano.

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Re:Il PCI - l'immagine di sé
« Risposta #63 : Mercoledì 8 Ottobre 2014, 08:05:44 »

Hai tirato fuori almeno 3 argomenti, l'ultimo dei quali non ci azzecca proprio.

1) Che il PCI venisse finanziato, in varissime forme e da sempre, dalla madrepatria oltrecortina è una cosa che qui ho ripetuto più volte, non l'ho scoperta stamattina insieme all'acqua calda sfogliando wikipedia, e Cefis è solo un esempio per ribadire il mio parallelo chiesa-PCI: mentre la dama di san Vincenzo soccorre gratis i bisognosi l'attivista lavora gratis per la sezione e si alza presto la domenica per distribuire l'unità il Vaticano PCI fa affari con pidusisti/Gengiskan/esatanainpersona.
Ma il mio disprezzo verso il PCI (onesto Berlinguer compreso, a prescindere dalla data della sua incoronazione, la prossima volta ti faccio felice e vado a compulsare wiki)
 Peccato che, come al solito quando si parla dei "communisti", i fatti poi scompaiano.
non è dovuto al fatto che si finanziasse, ma al fatto che ricevesse, in un clima di guerra fredda, ma se si fosse trattato di guerra calda le cose sarebbero state le stesse, i soldi dallo schieramento avverso a quello del paese di cui faceva parte ed in cui, mi cito, "metteva su questa o quell'altra cadrega un bel numero di glutei, entrava nelle commissioni come se fosse al governo, raccomandava un bel po' di nipoti e di commari e comparielli, entrava nei consigli di amministrazione, nella rai, nelle asl, governava banche, piazzava gente in questo o quell'altro posto chiave, trattava attraverso il sindacato sia col pubblico che col privato...", sorvolando sul discorso botteghe oscure/spionaggio oltrecortina.

2) Ho letto il tuo pensiero su tangentopoli mani pulite, e, anche se tu sei troppo giovane per essere stato un iscritto del PCI, mi di spiace per te ma non si differenzia di una virgola dal pensiero di tanti miei coetanei ex iscritti al PCI. Per me, semplicemente, sul PCI (e soprattutto su alcuni personaggi della sinistra democristiana) non si è indagato. Come è successo con scommessopoli ai tempi di Trinca&Cruciani o con moggiopoli nel 2006.

3) il tuo discorso sul PCI-URSS Giglic-dittapercuilavori mi pare un paragone un pò forzato. Ti si potrebbe considerare correo se tu fossi l'amministratore delegato o il maggior azionista della tua ditta, ma tu sei un dipendente, quindi ti trovi nella condizione del tipografo dell'unità (padre di un nostro carissimo amico orger) che, magari, non condivideva una virgola di quello che inseriva nella linotype, ma che era scrupolosissimo nel suoi lavoro perché aveva una famiglia da mantenere.
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Re:Il PCI - l'immagine di sé
« Risposta #64 : Mercoledì 8 Ottobre 2014, 14:58:07 »
il PCI non ha mai usato una lira per arricchimenti personali. E soprattutto, non ha mai "rubato" denaro pubblico (anche se ciò che Cefis racconta fosse vero, mi dici quale sarebbe il denaro pubblico? Quello dell'ENI? Ma allora non sarebbe dovuta nascere proprio, l'ENI, visto come si comportava Mattei...)

Che non ci siano stati arricchimenti personali è difficile da dimostrare.

Molto più facile verificare l'effetto che ha avuto l'appartenenza al PCI sulla vita professionale di privati cittadini. In tanti ambienti essere nel PCI ha aiutato tanto, grazie alle procedure mafioso-lottizzatorie in cui il PCI era perfettamente inserito.
Anche questa è disonestà, forse peggiore che rubare contante, si rubano prospettive e opportunità a chi è fuori dal giro, e può anche diventare arricchimento personale, nel senso più pratico del termine.


Spero di non ricevere risposte del tipo ma lo facevano anche i DC. Chi legge quanto scrivo spero ricordi che oltre ai vari iscritti a DC, PCI, PSI, ecc. c'erano decine di milioni di italiani ingiustamente penalizzati in tanti momenti della propria vita.
Ricordo di aver fatto un calcolo, qualche decennio fa, dopo aver letto un articolo che riportava le cifre degli iscritti ai partiti dell'arco costituzionale. Conclusi che circa un decimo degli italiani era iscritto.
Per convinzione o per convenienza?
Risposta ricevuta anni fa da un militante PCI: gli altri per convenienza, noi per convinzione.

Con questo spero di aver risposto a Giglic, che insiste a dire che scrivo quel che scrivo per dimostrare che quelli del PCI erano brutti, sporchi e cattivi.
Non è per questo, ma per dimostrare a loro, a quelli che seguono questa discussione,  che non erano migliori. Non che erano peggiori.

e ffforza lazzzio

Ai nostri giorni si può scegliere la propria religione, Hadouch, ma non la propria tribù. D. Pennac, La Prosivendola.

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Re:Il PCI - l'immagine di sé
« Risposta #65 : Mercoledì 8 Ottobre 2014, 15:12:22 »
Troverai sicuramente un atto d'accusa nei confronti della sinistra (oddio, il PDS...) durante "Mani Pulite", con prove sostanziali: ma che non poteva portare a condanne perché i processi penali si fanno alle persone, e non ai partiti. Ossia, la stecca di Gardini al PDS fu provata, ma non si seppe mai il nome di chi materialmente la prese (il PM parlò di "porta che si apriva e chiudeva" senza però essere riuscito a sapere chi ci fosse dietro: come dicono molti, li la magistratura debordò in politica, visto che ha lanciato un'accusa pesante e generica senza poter però fare un processo).

Che importanza ha chi materialmente la prese?
Ti pare che Gardini andava a Botteghe Oscure per dare soldi a un iscritto?
Non è che Gardini finanziava un oscuro militante, lui finanziava il partito per averne dei vantaggi in sede parlamentare.
E questo è molto più grave che dare dei soldi a una singola persona.

Vale la pena ricordare che il giorno prima di andare a testimoniare da un magistrato sull'argomento Gardini morì.
Suicida.
Sembra.
Augias fece un'interessante servizio TV in cui metteva in risalto varie incongruenze della ricostruzione ufficiale.

Tre giorni prima era morto suicida Gabriele Cagliari, ex presidente dell'ENI. Anche qui ci furono forti dubbi sulle circostanze del suicidio.

Queste cose succedevano ai mafiosi, o ai testimoni delle stragi.
Peccato che Gardini non abbia atteso di testimoniare, prima di uccidersi.
Magari avrebbe anche detto a chi aveva consegnato la famosa valigetta.

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Re:Il PCI - l'immagine di sé
« Risposta #66 : Mercoledì 8 Ottobre 2014, 19:49:56 »
francamente a me sembra che, se a parlare del PCI e del comunismo in genere sia chi vota a destra, o comunque per la conservazione dello status quo, è come se un pedofilo facesse catechismo ai bambini delle elementari.

Non sono mai stato comunista ma credo che molte delle cose scritte in questo topic siano, giustamente, TOPICI
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Re:Il PCI - l'immagine di sé
« Risposta #67 : Venerdì 10 Ottobre 2014, 08:40:35 »
Il paragone mi sembra un po' pesante.
A parte questo, non vedo perché una persona di destra non possa parlare del PCI.
Una persona di sinistra può parlare del MSI e una di destra non può parlare del PCI?
Non conosco le dinamiche che portano una persona a diventare di destra. Penso che per ognuno di noi siano storia ed esperienze personali a determinare, spesso in modo inconsapevole, i valori principali, e da questi le scelte politiche.
Poi c'è l'opportunismo, che non ha bandiere.

A proposito della destra e della conservazione dello status quo, ti faccio due esempi.

Falcone e Borsellino erano di destra, ma hanno fatto la guerra alla mafia. In Sicilia, il massimo della lotta allo status quo.

Lo stato sociale è in corso di ridimensionamento, se non di smantellamento. Io sono contrario, ovvero sono per la conservazione dello status quo (con qualche correzione) e mi considero di sinistra.
e ffforza lazzzio

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Re:Il PCI - l'immagine di sé
« Risposta #68 : Venerdì 10 Ottobre 2014, 09:46:18 »
?
 ;D
No, 'nsepò. 
Sennò vordì che hai votato p' abberluscone.
Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.

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Re:Il PCI - l'immagine di sé
« Risposta #69 : Lunedì 13 Ottobre 2014, 11:22:45 »
Il paragone mi sembra un po' pesante.
A parte questo, non vedo perché una persona di destra non possa parlare del PCI.
Una persona di sinistra può parlare del MSI e una di destra non può parlare del PCI?
Non conosco le dinamiche che portano una persona a diventare di destra. Penso che per ognuno di noi siano storia ed esperienze personali a determinare, spesso in modo inconsapevole, i valori principali, e da questi le scelte politiche.
Poi c'è l'opportunismo, che non ha bandiere.

A proposito della destra e della conservazione dello status quo, ti faccio due esempi.

Falcone e Borsellino erano di destra, ma hanno fatto la guerra alla mafia. In Sicilia, il massimo della lotta allo status quo.

Lo stato sociale è in corso di ridimensionamento, se non di smantellamento. Io sono contrario, ovvero sono per la conservazione dello status quo (con qualche correzione) e mi considero di sinistra.


non facciamo finta di non aver capito; non si tratta di non parlarne ma, come state dimostrando da 4pagine4, decidere chi-come-cosa-quando abbia fatto di bene o di male il PCI ed i suoi zar ( secondo voi ).
Certo che ognuno di noi ha il santo diritto di parlare degli altri; quello su cui non sono d´accordo è di Sparlare solo e non evidenziare nessuno dei POCHI meriti che quel sistema ha avuto.

Credo che essere di una parte ( quella che sia ) e parlare SOLO ed ESCLUSIVAMENTE male dell´altra, sia troppo facile per essere credibili. 
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Zapruder

Re:Il PCI - l'immagine di sé
« Risposta #70 : Lunedì 13 Ottobre 2014, 13:22:54 »
quello su cui non sono d´accordo è di Sparlare solo e non evidenziare nessuno dei POCHI meriti che quel sistema ha avuto.

Credo che essere di una parte ( quella che sia ) e parlare SOLO ed ESCLUSIVAMENTE male dell´altra, sia troppo facile per essere credibili.

Ognuno la pensa come vuole.

Quello su cui concordo, invece, è che in questo topic è mancata la critica nel senso più letterale del termine. Si poteva riflettere sulle vicende italiane del dopoguerra, invece mi pare di assistere a una messa del marzo '48.

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Re:Il PCI - l'immagine di sé
« Risposta #71 : Lunedì 13 Ottobre 2014, 13:33:07 »
Eppure sarebbe così facile capire qual è l'oggetto del topic: Il PCI - l'immagine di sé.

Quello su cui concordo, invece, è che in questo topic è mancata la critica nel senso più letterale del termine. Si poteva riflettere sulle vicende italiane del dopoguerra, invece mi pare di assistere a una messa del marzo '48.

Ma come, è mancata la critica. Stiamo ragionando sull'immagine del PCI fin dall'inizio. Per lo meno, quelli che han voglia di farlo.

Se qualcuno vuole aprire un topic sulle vicende del dopoguerra, perché no? E perché venire qui a criticare l'assenza di quel tema, se il tema è un altro?
Sarebbe più comprensibile criticare il fatto che non si parli dell'immagine della DCo del PSI (perché solo noi?).
Sarebbe una critica più pertinente, visto l'immagine del PCI non è costruita sul dopoguerra.
Ma il tema è un altro,  e nasce  da un'altra discussione, su invito altrui.

A proposito, avete qualche contributo da dare al tema della discussione?
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Re:Il PCI - l'immagine di sé
« Risposta #72 : Lunedì 13 Ottobre 2014, 13:48:20 »
A proposito, avete qualche contributo da dare al tema della discussione?
Mi hai dato un'idea, (me l'ha data involontariamente anche Bob accennando ai meriti ignorati di chi viene posto sul tavolo degli imputati) ma, non volendomi riferire al PCI (che di difensori ne ha fin troppi) devo per forza aprirci un altro topic.
Dammi giusto il tempo necessario per scriverlo :)
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Re:Il PCI - l'immagine di sé
« Risposta #73 : Lunedì 13 Ottobre 2014, 14:14:27 »
Eppure sarebbe così facile capire qual è l'oggetto del topic: Il PCI - l'immagine di sé.

Ma come, è mancata la critica. Stiamo ragionando sull'immagine del PCI fin dall'inizio. Per lo meno, quelli che han voglia di farlo.

Se qualcuno vuole aprire un topic sulle vicende del dopoguerra, perché no? E perché venire qui a criticare l'assenza di quel tema, se il tema è un altro?
Sarebbe più comprensibile criticare il fatto che non si parli dell'immagine della DCo del PSI (perché solo noi?).
Sarebbe una critica più pertinente, visto l'immagine del PCI non è costruita sul dopoguerra.
Ma il tema è un altro,  e nasce  da un'altra discussione, su invito altrui.

A proposito, avete qualche contributo da dare al tema della discussione?

Per me parlare dell'immagine del PCI è difficile, senza inquadrarla nel contesto storico.

Offline BobLovati

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Re:Il PCI - l'immagine di sé
« Risposta #74 : Lunedì 13 Ottobre 2014, 15:01:44 »

..............................
quello su cui non sono d´accordo è di Sparlare solo e non evidenziare nessuno dei POCHI meriti che quel sistema ha avuto.

Credo che essere di una parte ( quella che sia ) e parlare SOLO ed ESCLUSIVAMENTE male dell´altra, sia troppo facile per essere credibili. 


Ognuno la pensa come vuole.

Quello su cui concordo, invece, è che in questo topic è mancata la critica nel senso più letterale del termine. Si poteva riflettere sulle vicende italiane del dopoguerra, invece mi pare di assistere a una messa del marzo '48.

ed a quello, solo a quello, mi riferivo 

Per me parlare dell'immagine del PCI è difficile, senza inquadrarla nel contesto storico.


qualunque cosa non è valutabile al di fuori del contesto storico
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« Risposta #75 : Lunedì 13 Ottobre 2014, 17:05:25 »
Giusto.
Il contesto in cui ha agito il PCI è molto ampio, perché il PCI nasce nel primo dopoguerra, in un periodo in cui sembrava che fossero possibili cambiamenti epocali in tutta Europa, sulla scia della rivoluzione d'ottobre. E se nasce, è perché non si sente isolato, ma al contrario parte di un movimento rivoluzionario (e antidemocratico) internazionale, con centro nella nascente URSS. Alla faccia di chi sostiene che il PCI era diverso perché "italiano", in realtà  inizialmente era diverso perché meno "italiano" degli altri partiti.
Poi arrivano fascismo, la guerra civile spagnola e la seconda guerra mondiale.
Il dopoguerra segue tutto questo, e ne è influenzato in modo irrimediabile.
I comunisti che animavano la resistenza italiani erano in parte gli stessi che ammazzavano gli anarchici in Spagna, ed i loro compagni di lotta antifascista lo sapevano bene.
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Re:Il PCI - l'immagine di sé
« Risposta #76 : Lunedì 13 Ottobre 2014, 18:33:02 »
Il contesto in cui ha agito il PCI...

Spesso la richiesta di contestualizzare fa rima con quella di minimizzare.

Ecco, mò possiamo pure contestualizzà fino a domattina, ma bontà di una teoria la si vede dalla sua applicazione pratica: alzi la mano chi crede che la vita in un' Italia comunista sarebbe stata meno miserabile di quella che hanno dovuto subire i povericristi cui è toccato vivere in uno qualsiasi dei paesi in cui il comunismo si è realizzato.


I comunisti che animavano la resistenza italiani erano in parte gli stessi che ammazzavano gli anarchici in Spagna, ed i loro compagni di lotta antifascista lo sapevano bene.

Già, peccato che non lo sapessero altrettanto bene le brigate Osoppo.


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Re:Il PCI - l'immagine di sé
« Risposta #77 : Lunedì 13 Ottobre 2014, 20:05:27 »
Spesso la richiesta di contestualizzare fa rima con quella di minimizzare.

Da parte di chi ha appena esteso un'elegia del craxismo, de-contestualizzandolo dal contesto giudiziario - il che più o meno equivale a parlare del fascismo ma solo fino al '40 - suona un po' contraddittorio...

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« Risposta #78 : Lunedì 13 Ottobre 2014, 21:43:35 »
Da parte di chi ha appena esteso un'elegia del craxismo, de-contestualizzandolo dal contesto giudiziario - il che più o meno equivale a parlare del fascismo ma solo fino al '40 - suona un po' contraddittorio...
Ho riportato dei fatti (incontestabili, mi sembra) riferiti all'azione politica di Craxi ed ho espresso un giudizio politico su di lui; il craxismo (che è tutt' altro argomento) non l'ho nemmeno sfiorato.

P.s.g. ( :) g sta per gorgiano)
E anche se fosse come tu dici, lo avrei fatto de-contestualizzandolo, cioè NON contestualizzandolo.
Quindi coerentemente con la mia precedente affermazione, cioè che contestualizzare fa rima con giustificare.

 

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Offline benvolio

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« Risposta #79 : Martedì 14 Ottobre 2014, 13:21:17 »
Questo topic è nato con un intento dichiaratamente revisionista. Si trattava nelle intenzioni  dichiarate da Cartesio di demistificare il meccanismo culturale, prima, e politico, poi, in base al quale il PCI ed i suoi militanti si autoproclamavano diversi e, si intuisce in qualche modo – superiori.
Cartesio e Frusta si sono dilungati nella dimostrazione che questa immagine del se era non solo sbagliata, ma anzi paradossalmente inversa. Nelle analisi il PCI appare infine come una delle prime cause, se non la causa originaria, dei mali della democrazia italiana (n.d.r.: più volte cartesio vagheggia una mancata svolta laburista che avrebbe reso moderna l’Italia, più volte Frusta rimarca il carattere spregevole del finanziamento sovietico accettato dal PCI, mentre si accomodava sulle cadreghe di potere di quello stato democratico che intimamente voleva  annientare).
Il metodo seguito dai due orger è a tratti storicistico ed a tratti comparativo. Ora il PCI viene visto nello specifico astratto delle sue scelte, ora collocato in quadro di riferimento organico e confrontato ad altri partiti, o a ciò che gli altri partiti/soggetti hanno fatto rispetto ad un determinato fatto o fenomeno storico.
A titolo personale, mi sembra che l’approccio professato da Cartesio sfocia molte volte nel formalismo storico, soprattutto laddove si limita ad enunciare come un processo storico trova la sua concretizzazione formale, senza minimamente considerare la vis motrix, o la causa efficiente che lo ha generato o addirittura provocato (un solo esempio: lo statuto dei lavoratori è una legge con tanto di promotori, ideatori, estensori, firmatari e promulgatori, ma considerarla senza il grande movimento di protesta dei lavoratori sfociato poi nell’autunno caldo ha senso?).
Quanto alle analisi fattuali di Frusta, esse, secondo me, hanno il limite di avere un certo respiro corto sul crinale della storia. Probabilmente, ne abbiamo parlato, il criterio funzionalista da lui proposto ed utilizzato per giudicare fatti, dottrine, scelte politiche avrà anche il pregio di essere chiaro, ma presuppone una visione dell’uomo un po’ troppo asfittica e riduce i rapporti umani ad una contabilità analitica. E la storia ha dimostrato di non procedere col bilancino del farmacista, anzi semmai di essere quanto di più antieconomico sussista…
Io no so se Cartesio e Frusta sono soddisfatti della discussione condotta e quindi mi limito a prendere atto dello sviluppo del topic.
Vorrei dire due cose però.
La prima è che molte delle critiche che si possono fare al PCI e sono giustissime, e addirittura, secondo me, sono anche troppo indulgenti. Il PCI in qualche modo tradì molti degli ideali della resistenza, non tanto per  la sua svolta istituzionale che mise in soffitta il rivoluzionarismo (qui Cartesio non approfondendo e mostra miopia politica: il PCI aveva il terrore sacro della rivoluzione e non sapeva come fare ad allontanarsene il più in fretta possibile…), quanto perché si accomodò nella applicazione sterile della teoria dell’egemonia gramsciana (qui Frusta ha ragione, culturalmente il PCI fu un partito di massa che riuscì ad essere una macchina dal funzionamento quasi perfetto… ma evidentemente oltre all’efficienza aveva qualche cosa da dire alle persone… ).
Inoltre il PCI non seppe assolutamente adeguare il proprio metodo di lettura dello sviluppo storico e sociale interpretando il periodo di ristrutturazione capitalistica con uno schema mentale tardo tutto legato alla fabbrica fordista proprio nel momento in cui la società dei consumi e l’accresciuto potere di acquisto dei ceti medi stavano generando un nuovo modo di concepire la vita personale e sociale e nuovi rapporti di produzione.
Così se da un lato il partito ebbe una grande lungimiranza politica nella gestione dell’esistente, dall’altro perse il suo carattere predittivo degli spostamenti sociali e finì dritto dritto nella trappola del compromesso storico che piuttosto che mostrarsi come una grande conclusione della strategia gramsciana segnò la morte della capacità di influenza sociale del PCI.
Provando a leggere con queste “lenti” come il PCI si mosse nel periodo dei grandi movimenti di contestazione potrà vedersi che
a)   non sopportava l’esistenza di posizioni teoriche e pratiche alla propria sinistra per paura di essere costretto a dare un impulso radicalmente progressista alla propria linea politica (la vulgata la chiamava la sindrome cilena…);
b)   aveva in realtà da tempo effettuato una scelta socialdemocratica (direi addirittura dalle scelte di Di Vittorio nelle vertenze Fiat del dopoguerra) che si concretizzò con la linea dell’EUR, in politica economica, e con le scelte di Rodano, Asor Rosa, Colletti in campo culturale;
c)   fu completamente spiazzato dall’avvento di Craxi che andò ad occupare lo spazio riformista filo capitalista bruciando sul tempo l’evoluzione/involuzione del pachiderma (in questo senso vanno forse riletti sia la battaglia ai cancelli della Fiat del 1980 sia  il referendum sulla scala mobile del 1984, nel senso che sembrava proprio l’ultima spiaggia…)
d)   dietro il dibattito della vecchia guardia (riassumibile in qualche modo nel dibattito fra il fronte del si e del no nel post Bolognina) si consumò nell’ombra delle segrete stanze l’ascesa di una classe di mediocri dirigenti politici che finalmente liberi di passare alla democrazia occidentale, imboccarono anema e core il piano inclinato del percorso liberaldemocratico che ha generato il PD.

La seconda cosa che vorrei dire però è che la critica dell’immagine del PCI che il partito aveva o dava di se non potrà mai arrivare, come invece in questo topic si è arrivati anche a dire, che esso fu uno dei più grandi impedimenti , se non addirittura il più grande, allo sviluppo di una democrazia moderna.
Così facendo si ignora in quale Italia il PCI abbia operato e si sia mosso.
Si ignora il governo Tambroni,  il generale Di Lorenzo, Valerio Juno Borghese, Guido Giannettini, Gladio, Michele Sindona, Roberto Calvi, Licio Gelli, ecc… ecc… ecc… e Cossiga…e Andreotti ecc…  ecc… ecc…

E questa mancanza di contestualizzazione – mi perdonerà Frusta – porta dritti dritti come corollario ad una frettolosa commiserazione del MSI visto come vittima della storia e al martirologio delle sue vittime.

Il PCI con molte delle vittime del MSI non c’entrava niente, per dire. Ribadire qui oggi e subito una solidarietà per i fratelli Mattei, per i Ramelli, per i Giaquinto per i Cecchin, e per tutti gli altri ragazzi  di destra vigliaccamente uccisi non deve far dimenticare che ci fu un periodo ben documentabile storicamente e processualmente in cui dalle sedi del MSI entravano e uscivano camerati con armi da fuoco poi usate in vario modo e non certo  al poligono di tiro.

Il PCI, nella sua ansia di fare terra bruciata dei terroristi alla propria sinistra, fu pure troppo incline a non denunciare queste collusioni violente del MSI, così come del resto il Togliatti ministro di Giustizia aveva fatto un uso mirato dell’amnistia verso molti fascisti.

Ecco se insomma bisogna demistificare l’immagine del PCI, che almeno lo si faccia gratis e non ci si metta sopra come bonus lo sdoganamento dell’immagine del MSI…

Altrimenti il topic oltre che revisionista diventa, letteralmente, storicamente e forse anche politicamente reazionario.

E scusate la lunghezza.