Autore Topic: Il PCI - l'immagine di sé  (Letto 17470 volte)

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Re:Il PCI - l'immagine di sé
« Risposta #40 : Mercoledì 17 Settembre 2014, 15:16:54 »
Più leggo gli interventi di questa discussione, più mi convinco di aver scelto la parola giusta, immagine.

Senza intenzione, Frusta ripropone un'immagine errata della situazione.
Non fu il PCI a far passare lo Statuto, che invece fu opera principalmente del PSI, il quale fu anche all'origine di altre riforme del periodo.

Che sia stato "principalmente" opera del PSI non esclude il fatto che il PCI si sia impegnato con tutto il proprio peso in tal senso.
Ma non era tanto di quello in particolare che volevo parlare quanto dell'efficacia con cui il PCI seppe arrivare alle persone (fu un merito, bisogna riconoscerlo, anche se l'intenzione era quella di Cicero pro domo sua) ed il fatto stesso che ogni allusione ai (pur innumerevoli ed evidenti) suoi errori provochi, a più di vent'anni dal suo funerale, risposte più o meno stizzite e/o risentite significa che seppe riuscirci eccome.
Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.

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Re:Il PCI - l'immagine di sé
« Risposta #41 : Giovedì 18 Settembre 2014, 22:22:37 »
Ad esempio. il PCI (insieme al PSI pre-craxiano) fece passare lo statuto dei lavoratori, le modifiche al diritto familiare (la fine del delitto d'onore,

Caro Frusta, continuo a fare pulizia nei tuoi interventi.
Così come è sbagliato dire che il PCI (insieme al PSI pre-craxiano) fece passare lo statuto dei lavoratori, è sbagliato dire che fece passare ..... le modifiche al diritto familiare (la fine del delitto d'onore....

Da http://it.wikipedia.org/wiki/Delitto_d'onore

Quanto all'ordinamento penale italiano, la prima innovazione venne dalla Corte Costituzionale, la quale aveva sancito l'incostituzionalità dell'art. 559 c.p., che prevedeva la punizione del solo adulterio della moglie e non anche del marito e del concubinato del marito (sentenze n.126 del 19 dicembre 1968 e n.147 del 3 dicembre 1969, ma in precedenza, nel 1961 si era già espressa in senso opposto). La prima sentenza era seguita, almeno temporalmente, ad un disegno di legge (n.4849, presentato alla Camera dei deputati il 6 febbraio 1968) dell'on. Oronzo Reale, ministro Guardasigilli, che proponeva l'abrogazione delle speciali previsioni sulle lesioni e sull'omicidio "a causa d'onore", proposte riprese pochi mesi dopo da un progetto di revisione dell'ordinamento penale affidato a Giuliano Vassalli. Le proposte erano restate senza effetto, sia per problemi di insufficiente durata delle legislature, sia per una certa posizione di "non sgradimento" da parte dell'opinione pubblica (stigmatizzata, con una certa eco, dal Nuvolone, il quale sottolineò come non si potesse non tenerne conto).

Dopo il referendum sul divorzio (1974), dopo la riforma del diritto di famiglia (legge 151/1975), e dopo il referendum sull'aborto, dunque davvero molto tempo dopo le dette sentenze, le disposizioni sul delitto d'onore sono state abrogate con la legge n. 442 del 5 agosto 1981.


Ovvero, dal parlamento durante il governo Spadolini.
Sicuro sia stato il PCI?
e ffforza lazzzio

Ai nostri giorni si può scegliere la propria religione, Hadouch, ma non la propria tribù. D. Pennac, La Prosivendola.

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Re:Il PCI - l'immagine di sé
« Risposta #42 : Giovedì 18 Settembre 2014, 23:35:14 »
Caro Frusta, continuo a fare pulizia nei tuoi interventi.
Così come è sbagliato dire che il PCI (insieme al PSI pre-craxiano) fece passare lo statuto dei lavoratori, è sbagliato dire che fece passare ..... le modifiche al diritto familiare (la fine del delitto d'onore....

Da http://it.wikipedia.org/wiki/Delitto_d'onore

Quanto all'ordinamento penale italiano, la prima innovazione venne dalla Corte Costituzionale, la quale aveva sancito l'incostituzionalità dell'art. 559 c.p., che prevedeva la punizione del solo adulterio della moglie e non anche del marito e del concubinato del marito (sentenze n.126 del 19 dicembre 1968 e n.147 del 3 dicembre 1969, ma in precedenza, nel 1961 si era già espressa in senso opposto). La prima sentenza era seguita, almeno temporalmente, ad un disegno di legge (n.4849, presentato alla Camera dei deputati il 6 febbraio 1968) dell'on. Oronzo Reale, ministro Guardasigilli, che proponeva l'abrogazione delle speciali previsioni sulle lesioni e sull'omicidio "a causa d'onore", proposte riprese pochi mesi dopo da un progetto di revisione dell'ordinamento penale affidato a Giuliano Vassalli. Le proposte erano restate senza effetto, sia per problemi di insufficiente durata delle legislature, sia per una certa posizione di "non sgradimento" da parte dell'opinione pubblica (stigmatizzata, con una certa eco, dal Nuvolone, il quale sottolineò come non si potesse non tenerne conto).

Dopo il referendum sul divorzio (1974), dopo la riforma del diritto di famiglia (legge 151/1975), e dopo il referendum sull'aborto, dunque davvero molto tempo dopo le dette sentenze, le disposizioni sul delitto d'onore sono state abrogate con la legge n. 442 del 5 agosto 1981.


Ovvero, dal parlamento durante il governo Spadolini.
Sicuro sia stato il PCI?


Non ho mai amato il dovermi ripetere ma sembra sia diventato questo (almeno qui su bc.org, se vado a rileggere i miei interventi,  ;) il mio destino)

Il mio discorso era riferito all'evoluzione culturale che senza il PCI non avremmo mai avuto.
Nessuna forza politica è mai riuscita adagire con altrettanta efficacia SULLE PERSONE perché nessuna forza politica è mai riuscita a coinvolgere in questo campo tanti intellettuali quanti ne coinvolse il PCI.

... lo fece agendo SULLE PERSONE, con le campagne culturali.
Non importava che non avessero i numeri in parlamento: quando vai alle persone, ti capitano persone che si chiamano Franca Viola, e ti demoliscono cinquecento anni di cultura del delitto di onore, DA SOLE.
A quel punto, volente o nolente, il parlamento italiano dovette abolire quella legge.

Certo, poi ci sono le leggi, le date esatte e c' è wikipedia che ce le ricorda,

"...Passeranno ancora sedici anni prima dell'abrogazione della norma inutilmente invocata a propria discolpa dall'aggressore: l'articolo 544 del codice penale sarà abrogato dall'articolo 1 della legge 442, emanata il 5 agosto 1981, che abolisce la facoltà di cancellare una violenza sessuale tramite un successivo matrimonio.
E si deve aspettare il 1996 perché lo stupro sia legalmente riconosciuto in Italia non più come un semplice reato "contro la morale", bensì "contro la persona"..."


Ma senza le Franca Viola e senza chi era riuscito ad operare una evoluzione culturale nelle loro menti chissà se e quando sarebbero arrivate.
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Re:Il PCI - l'immagine di sé
« Risposta #43 : Venerdì 19 Settembre 2014, 01:53:25 »

Eppure   :P  ciò che implicitamente ti contestavo era proprio l'attribuzione al PCI di un'evoluzione della mentalità italiana che secondo me in gran parte non è da attribuirsi al PCI.
A cui qualcuno  - non tu - attribuisce spesso meriti esagerati, dimenticando disinvoltamente tanti demeriti.

Io penso, per aver vissuto in Italia nel periodo a cui ci riferiamo, che gli attori principali dell'evoluzione del costume e della mentalità fossero al di fuori del PCI e della DC. I quali, in questo campo, erano piuttosto conservatori.

Il '68 ha avuto molto più peso dei due partitoni, nel cambiare la mentalità degli italiani.
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Re:Il PCI - l'immagine di sé
« Risposta #44 : Venerdì 19 Settembre 2014, 20:28:07 »
Eppure   :P  ciò che implicitamente ti contestavo era proprio l'attribuzione al PCI di un'evoluzione della mentalità italiana che secondo me in gran parte non è da attribuirsi al PCI.
A cui qualcuno  - non tu - attribuisce spesso meriti esagerati, dimenticando disinvoltamente tanti demeriti.

Io penso, per aver vissuto in Italia nel periodo a cui ci riferiamo, che gli attori principali dell'evoluzione del costume e della mentalità fossero al di fuori del PCI e della DC. I quali, in questo campo, erano piuttosto conservatori.

Il '68 ha avuto molto più peso dei due partitoni, nel cambiare la mentalità degli italiani.

Non vorrei che stessimo facendo due discorsi diversi

Eppure il PCI qualcosa di buono l'ha fatto.
(...)
Ed il PCI fece questo non "con il territorio", ma CON LE PERSONE.
Per tutti gli anni 70 e ottanta, l' INTERA classe dirigente italiana si diceva di sinistra, partendo dagli intellettuali, dai grandi professionisti, dalle persone CHE CONTAVANO: la classe dirigente.
Ed il PCI arrivò alla classe dirigente non con "il territorio", ma con la "la scuola".
Attraverso gli intellettuali, gli artisti, i musicisti, i cantanti: tutti erano in qualche modo progressisti, di sinistra.

La maggior parte degli scrittori e dei poeti del dopoguerra da Calvino a Moravia da Pasolini alla Ginzburg, da Gatto a Quasimodo, da Rodari a Saba e potrei continuare per dieci pagine erano comunisti, così come lo erano i registi (e qui non faccio elenchi, mi basta dire "tutti") o gli artisti di altro genere, da Guttuso a Purificato eccetera...
Il PCI lottizzando (letteralmente) la cultura arrivò nella mente delle persone.
Al contrario il 68 fu l'inizio del declino e l'inizio dell'erosione anche di quello che NON doveva essere didtrutto. Checché ne dica una apologia ormai consolidata il sessantotto (immediatamente egemonizzato dal PCI) fu un ridicolo bluff che non solo non portò mai nessuna "fantasia al potere" come era nella sue farlocchissime premesse, ma sfociò in tragedia quando produsse come risultato principale il terrorismo di sinistra ed il brigatismo rosso. E come risultato secondario il crollo della cultura. A meno che per cultura non si intenda quella egemonizzata dai vari Moretti, Vattimo, Cacciari, Diliberto eccetera, perché in quel caso staremmo parlando di un'altra cosa.
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Re:Il PCI - l'immagine di sé
« Risposta #45 : Martedì 30 Settembre 2014, 23:02:00 »

La maggior parte degli scrittori e dei poeti del dopoguerra da Calvino a Moravia da Pasolini alla Ginzburg, da Gatto a Quasimodo, da Rodari a Saba e potrei continuare per dieci pagine erano comunisti, così come lo erano i registi (e qui non faccio elenchi, mi basta dire "tutti") o gli artisti di altro genere, da Guttuso a Purificato eccetera...
Il PCI lottizzando (letteralmente) la cultura arrivò nella mente delle persone.
Al contrario il 68 fu l'inizio del declino e l'inizio dell'erosione anche di quello che NON doveva essere didtrutto. Checché ne dica una apologia ormai consolidata il sessantotto (immediatamente egemonizzato dal PCI) fu un ridicolo bluff che non solo non portò mai nessuna "fantasia al potere" come era nella sue farlocchissime premesse, ma sfociò in tragedia quando produsse come risultato principale il terrorismo di sinistra ed il brigatismo rosso. E come risultato secondario il crollo della cultura. A meno che per cultura non si intenda quella egemonizzata dai vari Moretti, Vattimo, Cacciari, Diliberto eccetera, perché in quel caso staremmo parlando di un'altra cosa.

Non ci siamo.
A parte che se veramente gli unici intellettuali fossero stati nel PCI ci sarebbe stato da preoccuparsi. Gli intellettuali nascono ovunque ed hanno orientamenti vari, determinati soprattutto dalla storia personale.
Se veramente apparivano solo quelli del PCI (ma non lo credo) ci doveva essere qualcosa di molto sbagliato nelle dinamiche che li portavano ad emergere. Non escludo che in alcune parti d'Italia fosse realmente così, ma non ovunque.

Prima di continuare, un'osservazione importante. Io sto parlando del PCI, non dei comunisti in generale, molti dei quali erano fuori del PCI.

Per fare qualche nome di intellettuale non comunista, Sciascia non era nel PCI, Montale neanche, Norberto Bobbio neppure, e credo che basterebbero questi tre nomi a chiudere il discorso, alla faccia delle decine di pagine di cui sopra. A proposito di alcuni dei quali si potrebbe dire qualcosa di più. Pasolini era stato espulso dal PCI prima di diventare una personalità di rilievo.   L'ex fascista Moravia si avvicinò al PCI, e chissà se ci fu una dose di opportunismo in questo.
Cosa pensate di quello che segue? Da http://caffenero.ilcannocchiale.it/post/2033083.html :

Moravia viene oggi considerato uno dei grandi romanzieri  del '900 italiano, sebbene i due grandi scrittori italiani che in termini di vendite e di interesse del pubblico , specie internazionale, sarebbero da considerare al vertice della narrativa  italiana ,  dovrebbero essere  Curzio Malaparte e  Giuseppe Tomasi di Lampedusa , che però ebbero il grave limite di non  essere organici al PCI , che decideva quali romanzi andavano pubblicati e quali no, e quali andavano promozionati e quali no.

Gli intellettuali lavoravano anche nei giornali. Bocca, Montanelli, Pansa, Scalfari hanno lasciato qualche traccia nella vita culturale italiana. Gli intellettuali del Mondo forse ancora di più, quelli del Club di Roma forse un po' di meno. E il socialista Michele Pantaleone, se lo ricorda qualcuno?










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Re:Il PCI - l'immagine di sé
« Risposta #46 : Mercoledì 1 Ottobre 2014, 12:44:18 »
Non ci siamo.
A parte che se veramente gli unici intellettuali fossero stati nel PCI ci sarebbe stato da preoccuparsi. Gli intellettuali nascono ovunque ed hanno orientamenti vari, determinati soprattutto dalla storia personale.
Se veramente apparivano solo quelli del PCI (ma non lo credo) ci doveva essere qualcosa di molto sbagliato nelle dinamiche che li portavano ad emergere. Non escludo che in alcune parti d'Italia fosse realmente così, ma non ovunque.

Prima di continuare, un'osservazione importante. Io sto parlando del PCI, non dei comunisti in generale, molti dei quali erano fuori del PCI.

Per fare qualche nome di intellettuale non comunista, Sciascia non era nel PCI, Montale neanche, Norberto Bobbio neppure, e credo che basterebbero questi tre nomi a chiudere il discorso, alla faccia delle decine di pagine di cui sopra. A proposito di alcuni dei quali si potrebbe dire qualcosa di più. Pasolini era stato espulso dal PCI prima di diventare una personalità di rilievo.   L'ex fascista Moravia si avvicinò al PCI, e chissà se ci fu una dose di opportunismo in questo.
Cosa pensate di quello che segue? Da http://caffenero.ilcannocchiale.it/post/2033083.html :

Moravia viene oggi considerato uno dei grandi romanzieri  del '900 italiano, sebbene i due grandi scrittori italiani che in termini di vendite e di interesse del pubblico , specie internazionale, sarebbero da considerare al vertice della narrativa  italiana ,  dovrebbero essere  Curzio Malaparte e  Giuseppe Tomasi di Lampedusa , che però ebbero il grave limite di non  essere organici al PCI , che decideva quali romanzi andavano pubblicati e quali no, e quali andavano promozionati e quali no.

Gli intellettuali lavoravano anche nei giornali. Bocca, Montanelli, Pansa, Scalfari hanno lasciato qualche traccia nella vita culturale italiana. Gli intellettuali del Mondo forse ancora di più, quelli del Club di Roma forse un po' di meno. E il socialista Michele Pantaleone, se lo ricorda qualcuno?
E quindi?
Onestamente non capisco il tuo "non ci siamo". Su cosa?
La mia tesi era che il PCI era arrivato alle persone e ci era arrivato al punto che ancora adesso c'è chi ne rimpiange il senso e lo spirito di appartenenza, malgrado la storia e la cronaca abbiano evidenziato gli errori, gli orrori, le ipocrisie e le connivenze poco chiare di quel partito.
Non ci siamo su questo?
O non ci siamo sul fatto che ci sia riuscito monopolizzando lobbisticamente, direi quasi mafiosamente (recentemente Virna Lisi ha rilasciato un'intervista molto interessante in merito) la cultura in grado di intervenire in questo senso?
No, perché se ha usato altri sistemi dimmelo che sono davvero curioso di conoscerli.

P.s.
Pannunzio ed il Mondo sicuramente hanno lasciato una traccia nel mondo intellettuale, ma io sto parlando di come il PCI sia entrato "nella gente", e cioè nel cuore dei suoi sostenitori, cosa che non è riuscita a nessun altro partito in Italia.
Né prima né dopo.
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Re:Il PCI - l'immagine di sé
« Risposta #47 : Giovedì 2 Ottobre 2014, 12:36:04 »
E quindi?
Onestamente non capisco il tuo "non ci siamo". Su cosa?

Sul fatto che

La maggior parte degli scrittori e dei poeti del dopoguerra da Calvino a Moravia da Pasolini alla Ginzburg, da Gatto a Quasimodo, da Rodari a Saba e potrei continuare per dieci pagine erano comunisti, così come lo erano i registi (e qui non faccio elenchi, mi basta dire "tutti") o gli artisti di altro genere, da Guttuso a Purificato eccetera...

Non avevo nominato Zeffirelli, ma visto che parli di registi è pertinente.
Ho l'impressione che quando pensi alla cultura ti riferisca alla cultura di sinistra, e quindi ti venga naturale affermare che quasi tutti, o tutti, in un certo settore, erano PCI.

La cultura non era solo di sinistra.

La mia tesi era che il PCI era arrivato alle persone e ci era arrivato al punto che ancora adesso c'è chi ne rimpiange il senso e lo spirito di appartenenza, malgrado la storia e la cronaca abbiano evidenziato gli errori, gli orrori, le ipocrisie e le connivenze poco chiare di quel partito.
Non ci siamo su questo?

Su questo siamo d'accordo. Che ci sia un sacco di gente che lo rimpianga è pacifico. A volte, parlando con loro, sembrava avessero una sorta di doppia cittadinanza, italiani e comunisti. Non solo loro, e varrebbe la pena di aprirci un topic.

O non ci siamo sul fatto che ci sia riuscito monopolizzando lobbisticamente, direi quasi mafiosamente (recentemente Virna Lisi ha rilasciato un'intervista molto interessante in merito) la cultura in grado di intervenire in questo senso?
No, perché se ha usato altri sistemi dimmelo che sono davvero curioso di conoscerli.

Siamo d'accordo anche su questo.


Pannunzio ed il Mondo sicuramente hanno lasciato una traccia nel mondo intellettuale, ma io sto parlando di come il PCI sia entrato "nella gente", e cioè nel cuore dei suoi sostenitori, cosa che non è riuscita a nessun altro partito in Italia.

Non lo so. Forse il Manifesto, forse il Partito radicale, forse il MSI. Bisognerebbe saperne di più. 
e ffforza lazzzio

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Re:Il PCI - l'immagine di sé
« Risposta #48 : Giovedì 2 Ottobre 2014, 14:10:43 »
Non lo so. Forse il Manifesto, forse il Partito radicale, forse il MSI. Bisognerebbe saperne di più.
Per il manifesto non so che dirti, se non che rappresenta l'esatto contrario di tutto quello che personalmente definisco con l'aggettivo sensato.
Il Partito Radicale per un certo periodo è stato il mio partito di riferimento, ha smesso di esserlo quando ha cominciato a rappresentare la rampa di lancio per gente come Taradash, Rutelli, Capezzone eccetera che andava a spendere altrove i crediti incassati con quel partito. E soprattutto quando è stato monopolizzato dal duo Pannella/Bonino trasformandosi, di fatto, nella comoda nicchia in cui svernare la loro vecchiaia.
Non credo che i miei coetanei ne sentano più di tanto la nostalgia al contrario dei miei coetanei attivisti del PCI.
Per i  missini il discorso è diverso. Mentre per tutti gli anni 50 e buona parte del decennio successivo furono sostanzialmente lasciati in pace e considerati come un curioso, nostalgico e tutt'al più fastidioso relitto dei tempi che furono, nel ventennio successivo (fino allo sdoganamento di Berlusconi) furono letteralmente perseguitati da tutto il resto della nazione: tutto il male di quel periodo (parlo soprattutto delle stragi DI STATO) definito genericamente "fascista" fu più o meno direttamente attribuito a loro. Non ricordo esattamente il numero, ma credo che il record di ragazzi ammazzati solo per appartenenza sia di qual partito. Il solo trovare vergognosa quella situazione bastava ed avanzava per farsi definire "fascista" dal terrorismo seminato dall'egemonia mediatica di quel periodo. Chi ha un minimo di onestà intellettuale non può guardarsi indietro senza dire che Il MSI negli anni 70/80 sia stato, in sostanza, il capro espiatorio perfetto di una intera classe politica di cui una intera nazione di lì a qualche anno si sarebbe vergognata.
Certo, nei perseguitati il senso di appartenenza è fortissimo nel momento in cui lo sono, ma penso che ancora più forte (al contrario degli ex iscritti al pci) sia adesso negli ex missini il rimpianto di aver sprecato la loro gioventù nel constatare che i loro coetanei ammazzati siano serviti per mandare i fighetti che li mandavano allo sbaraglio a governare insieme a Berlusconi.
P.s.
Credo che Fini (cioè uno che nella vita non ha sposato una donna che non fosse moglie di un amico e camerata, che ha fatto lingua in bocca con berlusconi per anni, e poi ha fondato un partito mentre era presidente della camera, al preciso scopo di far cadere il governo) rappresenti il massimo esempio possibile del rifiuto degli ex missini del loro passato.


Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.

Boks XV

Re:Il PCI - l'immagine di sé
« Risposta #49 : Giovedì 2 Ottobre 2014, 15:00:25 »

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Re:Il PCI - l'immagine di sé
« Risposta #50 : Giovedì 2 Ottobre 2014, 15:26:11 »
Pannunzio ed il Mondo sicuramente hanno lasciato una traccia nel mondo intellettuale, ma io sto parlando di come il PCI sia entrato "nella gente", e cioè nel cuore dei suoi sostenitori, cosa che non è riuscita a nessun altro partito in Italia.
Né prima né dopo.

Su questo siamo d'accordo. Che ci sia un sacco di gente che lo rimpianga è pacifico. A volte,parlando con loro, sembrava avessero una sorta di doppia cittadinanza, italiani e comunisti.

Sono valide entrambe le affermazioni.
Non so se sia solo un "portato dei tempi" oppure se dipenda anche dal fatto che mancasse l'alternanza,
ma credo che un ruolo nella mancata identificazione in un partito, in un'idea, nella comunità che rappresentava, sia dovuta anche all'abbandono del sistema proporzionale, che permetteva a chiunque di votarsi il proprio e avere rappresentanti in Parlamento anche con l'1,5%, se non meno.
Siamo passati da un sistema in cui si credeva in un partito e in ciò che rappresentava a quello in cui si crede ad una persona e ad una sola: nel cambio c'abbiamo rimesso (credo)
Voglio 11 Scaloni

Giglic

Re:Il PCI - l'immagine di sé
« Risposta #51 : Venerdì 3 Ottobre 2014, 06:42:32 »
Siamo passati da un sistema in cui si credeva in un partito e in ciò che rappresentava a quello in cui si crede ad una persona e ad una sola: nel cambio c'abbiamo rimesso (credo)

Perfetto.

A proposito della "doppia cittadinanza": è come dire che i DC avevano la doppia cittadinanza italiana e cattolica (così tanto che chi votava PCI veniva scomunicato). Ovvio che queste sono considerazioni dettate da un pregiudizio di base. Rispettabilissime, ma da non far passare come fatti.
I Comunisti erano comunisti ITALIANI, e comunisti proprio perché italiani. Probabilmente, in altre realtà, non lo sarebbero stati. Nel film "La cosa", un militante che si trova a discutere del cambio di nome in una sezione (lui era per il si) affermava che quello che contava era l'atteggiamento di continua tensione verso il miglioramento della società e la critica a quella attuale, e concludeva "Noi in URSS saremmo stati comunque dissidenti, perché noi cachiamo il cazzo, cachiamo il cazzo a prescindere". Ed è stata questa "cacatura di cazzo" allo statu quo che ha portato ad un anticomunismo feroce. Chi lo critica per le idee fa benissimo, ma non è né sarà mai, secondo me, anticomunista "a prescindere", proprio perché riconosce il ruolo del PCI nella storia del XX secolo in Italia. Chi invece critica il fatto che l'opposizione di sinistra non è stata come la voleva lui, beh, mi dispiace, ma in genere gli avversari non si scelgono. Odiarli perché sono avversari non mi sembra una buona dialettica.

Zapruder

Re:Il PCI - l'immagine di sé
« Risposta #52 : Venerdì 3 Ottobre 2014, 07:40:17 »
affermava che quello che contava era l'atteggiamento di continua tensione verso il miglioramento della società e la critica a quella attuale,

Vero. Ma solo finché c'è stato il PCI. E il PCI è morto (anche se l'agonia era in atto dal '73, almeno) assieme all'URSS. Dopo l'89, la tensione verso il miglioramento della società ha cessato di esistere, semplicemente, nessuno si azzarda più a spenderla in alcun modo. E gli effetti sono ben visibili. Quel militante aveva torto: il cambio di nome fu ben più di un cambio di nome.

Il comunismo in Italia non avuto nulla a che vedere col socialismo reale. Ma quella realtà era un riferimento irrinunciabile. Finita una, finì anche l'altro.

 

Offline cartesio

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Re:Il PCI - l'immagine di sé
« Risposta #53 : Sabato 4 Ottobre 2014, 22:04:12 »
I Comunisti erano comunisti ITALIANI, e comunisti proprio perché italiani.

Comunisti perché italiani fa sorridere. Fa meno sorridere la tua perdita di razionalità quando parli del PCI.
Probabilmente sei ancora molto coinvolto emotivamente, e ti disturba che l'immagine che altri abbiano del periodo sia così diversa dalla tua.
I comunisti non erano benefattori né difensori sempre e comunque di democrazia, giustizia e legalità, ormai neanche nella testa di molti ex militanti.

"Noi in URSS saremmo stati comunque dissidenti, perché noi cachiamo il cazzo, cachiamo il cazzo a prescindere".

Io penso che molti di loro in URSS, o in Italia se si fosse affermato un regime comunista, si sarebbero perfettamente adattati alla situazione, e non avrebbero rotto il cazzo a nessuno tranne ai disadattati. Altri avrebbero fatto ciò che diceva il tizio di cui sopra.   
Così come tanti cattolici iniziano rispettando i dieci comandamenti, e qualche anno dopo sono coinvolti fino al collo nelle pratiche mafioso-lottizzatorie che permeano la vita pubblica italiana.


Vero. Ma solo finché c'è stato il PCI. E il PCI è morto (anche se l'agonia era in atto dal '73, almeno) assieme all'URSS. Dopo l'89, la tensione verso il miglioramento della società ha cessato di esistere, semplicemente, nessuno si azzarda più a spenderla in alcun modo.

Nessuno di loro, forse.
Invece tra coloro che nel PCI non c'erano mai entrati c'è un sacco di gente che ha continuato ad essere fedele ai propri principi.
Perché voi sapete, vero, che non c'è bisogno di essere iscritti ad un partito per fare politica, magari correndo più rischi di quelli che si corrono stando in un partito straricco, con centinaia di migliaia di militanti, migliaia di amministratori, centinaia di magistrati eccetera.
e ffforza lazzzio

Ai nostri giorni si può scegliere la propria religione, Hadouch, ma non la propria tribù. D. Pennac, La Prosivendola.

Giglic

Re:Il PCI - l'immagine di sé
« Risposta #54 : Domenica 5 Ottobre 2014, 07:40:17 »

I comunisti non erano benefattori né difensori sempre e comunque di democrazia, giustizia e legalità, ormai neanche nella testa di molti ex militanti.


Ecco come un'opinione diventa un fatto. Basta inventare un "sempre e comunque" e parlare di "testa di molti ex militanti" (certo: Bondi sicuramente la pensa come te). Ma ti stimo troppo per risponderti, cartesio. Se tu pensi che il PCI si all'origine di tutti i mali, e che i comunisti fossero tutti cattive persone (è inutile che ci giri intorno, la pensi così anche se cerchi di mascherare la cosa, e la fatica di farlo si vede) è inutile anche aprire un topic di dibattito.

Oltretutto, conoscendomi dire che sono "ancora molto coinvolto emotivamente" su una cosa che è successa quando avevo 21 anni, e che è quindi frutto che mie curiosità personali, e non di certo di mie partecipazioni politiche, dimostra probabilmente che, essendo tu coinvolto emotivamente, veda negli altri la stessa cosa.

I miei, quando avevo qualche idea o prendevo qualche iniziativa che non trovava loro d'accordo, dicevano "ma chi in mette in testa certa roba?", escludendo a prescindere il fatto che una persona possa pensare o agire in autonomia (fu divertente quella volta che feci mezzanotte per l'esperimento legato all'esame di Laboratorio di Fisica 2, e venni accusato di "essere andato di nascosto a teatro": già il PCI non esisteva più, a proposito). E non è un non sequitur, né un'accusa a te.

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Re:Il PCI - l'immagine di sé
« Risposta #55 : Lunedì 6 Ottobre 2014, 13:30:17 »
Se tu pensi che il PCI si all'origine di tutti i mali, e che i comunisti fossero tutti cattive persone (è inutile che ci giri intorno, la pensi così anche se cerchi di mascherare la cosa, e la fatica di farlo si vede) è inutile anche aprire un topic di dibattito.

E dalle.
Non è affatto vero che penso che "i comunisti ecc.".
Ciò che penso, e mi ha portato ad aprire questa discussione, è che in molti vivano ancora sotto l'effetto della propaganda PCI, che ha abilmente costruito una falsa immagine del partito. Immagine che ha rappresentato uno degli strumenti più efficaci per le affermazioni elettorali del PCI.
Così come la costruzione di immagini negative degli avversari politici.
Per fare un'analogia, è come l'immagine di decisionista che Craxi si era costruita addosso. Non era realistica, tante volte da primo ministro è stato bloccato dagli stessi meccanismi politici che avevano fermato dei predecessori, ma in una certa misura ha funzionato. Tuttora c'è gente convinta che con Craxi le decisioni venissero prese senza i palleggiamenti tipici del mondo democristiano. Ed elettoralmente ha pagato.

E così è accaduto con l'onesto Berlinguer. Chiesi una volta ad un amico del PCI di spiegarmi come faceva a sapere che Berlinguer era onesto. Non rispose, ma s'incazzò: come ti permetti di pensare il contrario?
L'onestà di Berlinguer era un articolo di fede, impossibile parlarne, se non per condividere l'idea.

E a questo punto vi giro la domanda: se pensate che Berlinguer fosse onesto, come dimostrarlo?
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Giglic

Re:Il PCI - l'immagine di sé
« Risposta #56 : Lunedì 6 Ottobre 2014, 14:12:09 »
se pensate che Berlinguer fosse onesto, come dimostrarlo?

Perché? qualcuno ha accusato Berlinguer di non essere onesto?
E' una domanda che non ha senso, scusa, è come se io dicessi: "se voi pensate che Papa Roncalli fosse un sant'uomo, come dimostrarlo?"

Zapruder

Re:Il PCI - l'immagine di sé
« Risposta #57 : Lunedì 6 Ottobre 2014, 15:17:41 »
Nessuno di loro, forse.
Invece tra coloro che nel PCI non c'erano mai entrati c'è un sacco di gente che ha continuato ad essere fedele ai propri principi.
Perché voi sapete, vero, che non c'è bisogno di essere iscritti ad un partito per fare politica, magari correndo più rischi di quelli che si corrono stando in un partito straricco, con centinaia di migliaia di militanti, migliaia di amministratori, centinaia di magistrati eccetera.

Ah, se parli di quel verminaio che era la DC, o quella perfetta macchina a delinquere che era diventato il PSI, hai ragione, come no.

Offline cartesio

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Re:Il PCI - l'immagine di sé
« Risposta #58 : Lunedì 6 Ottobre 2014, 17:11:14 »
Ah, se parli di quel verminaio che era la DC, o quella perfetta macchina a delinquere che era diventato il PSI, hai ragione, come no.

Pro memoria.

Perché voi sapete, vero, che non c'è bisogno di essere iscritti ad un partito per fare politica, magari correndo più rischi di quelli che si corrono stando in un partito straricco, con centinaia di migliaia di militanti, migliaia di amministratori, centinaia di magistrati eccetera.
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Re:Il PCI - l'immagine di sé
« Risposta #59 : Lunedì 6 Ottobre 2014, 18:58:46 »
Non rispose, ma s'incazzò: come ti permetti di pensare il contrario?
L'onestà di Berlinguer* era un articolo di fede, impossibile parlarne, se non per condividere l'idea.

*se è per questo "l'onestà" è un articolo di fede che riguarda tutto quello che fu il PCI


P.s.
A questo punto non posso che ribadire il mio concetto: l' unico merito del PCI consiste nell'essere riuscito ad entrare nella mente dei suoi adepti come una religione. Il fatto che malgrado sia ufficialmente defunto resti nella loro mente ancora vivo** lo si può spiegare solo considerandolo come fenomeno dovuto alla mistica comunista.
I suoi sacerdoti intellettuali dispensavano "vangelo" e la retta via rappresentata del Partito era un dogma che si accettava acriticamente per fede.

**Scusami se rischio di annoiarti ma per spiegarmi meglio sono costretto a parlare un po' di me.
La famiglia di mia madre (mia madre stessa, ovviamente, mentre mio padre è stato un volontario della Xª MAS, e come si siano innamorati per me resta un mistero) era rigorosamente comunista (e romanista, ma questa è un'altra storia) mio nonno fu uno dei fondatori della sezione del PCI di Acilia, credo ne sia stato anche segretario, ed i miei ricordi da bambino di fine anni cinquanta mi riportano ad una atmosfera quasi ecclesiale di quel mondo.
Il ritenersi moralmente superiori, in loro, era qualcosa di antecedente alla famosa questione morale di Berlinguer: si sentivano superiori perché perseguitati.
Ed in un certo senso lo erano, ti faccio un esempio: ad uno dei miei zii fu negato perfino il colloquio al Banco di Santo Spirito a cui aveva fatto la domanda di assunzione per un posto da ragioniere perché per le referenze sulla sua moralità la banca si era rivolta al parroco.
Certo, poi la storia del PCI è stata tutt' altro, e, per quanto riguarda " l'onestà" cui credeva per fede il tuo amico, non ha niente da invidiare al verminaio democristiano o alla macchina a delinquere socialista di cui sopra. Ma questo è solo perché, come in tutte le chiese, un conto è chi crede in Cristo ed un altro è lo Ior.
Peccato però che le mani sul potere le avesse il secondo che ho detto.
Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.