Autore Topic: Patria, XXI secolo  (Letto 3653 volte)

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ThomasDoll

Patria, XXI secolo
« : Giovedì 4 Settembre 2014, 12:28:28 »
Apriamolo, sto fronte spinoso, per la gioia dei moderatori.

Che cos'è la patria nel terzo millennio? Per noi, l'Italia, cos'è? Qualcosa che (come insieme di cittadini) denigriamo sistematicamente, che mettiamo a rischio ogni giorno, mettendo in discussione tutto l'impianto dell'unità nazionale, a partire dai presupposti teorici per continuare picconando la storia del regno prima e della Repubblica poi.
Io sono del 1962, mi hanno insegnato il rispetto per le istituzioni e ritengo che Costituzione, Parlamento, Senato e poteri dello Stato siano sacri e inviolabili. Non mi ritrovo nel vilipendio continuo che se ne fa ma è qualcosa che viene da lontano e che segue lo scempio di tangentopoli, che alzò il velo sulla corruttela di un sistema che, prima, godeva quantomeno di un rispetto di fondo, che significava, tra l'altro, che gli eletti sentissero la responsabilità di rappresentare e servire la nazione.

Le palate di fango sulla struttura del Paese le hanno tirate tutti, pochissimi a fin di bene, ma sappiamo anche che (almeno) i primi tre decenni della Repubblica sono stati caratterizzati da una cessione di sovranità palese, giustificata (nel senso: motivata) dalla guerra fredda, ma espressione di una subalternità che opacizza il concetto di Patria di cui si discute.

Dunque, chi ha cacciato il fascio ha definitivamente privato la patria della sua libertà, collocandola nella sfera d'influenza atlantica senza lasciarle possibilità di autodeterminazione? Può essere una lettura, come attuale sembra il ragionamento, spesso poco lucido, quando non pesantemente influenzato da interessi sempre opachi, sulla natura dell'Unione europea e sulla posizione dell'Italia nella stessa.

E quindi, di che Patria parliamo? Del Paese del sole che ospita la gran parte del patrimonio culturale mondiale, o del Paese che abbiamo lasciato in mano agli interessi della politica collusa con la criminalità organizzata, in un abbraccio che ci priva delle risorse materiali e della speranza in un domani migliore?

E, posto che si sia d'accordo sulla deriva del Paese, anche se non lo siamo sulle cause per probabili variegati posizionamenti ideologici o da tifoseria politica, che cazzo possiamo fare, oggi, per la nostra patria? A parte il velleitarismo e oltre a cliccare insulse pagine sui social network che ci fanno sentire tanto civici e socialmente attivi, intendo. Che cosa possiamo fare?

Ammiro molto quelli che girano per Roma ripulendo le cose, secondo me dobbiamo ridare dignità alle cose, questo fa patria. Fare attenzione ai comportamenti, questo va bene. Ma può bastare se tutti i giorni ci arrivano addosso notizie raccapriccianti sui comportamenti di politici, giudici, poliziotti eccetera? Da dove dobbiamo trarre lo stimolo, non noi, ma i ragazzi e i bambini, per sentire come valore la Patria, impegnarsi per il bene del Paese, per la sua crescita, per la sua modernizzazione?

Io non so cosa pensare, leggo molto di storia ultimamente e mi rendo conto che la forza devastante dei flussi migratori ha attraversato questo Paese in tutta la sua storia, secolo dopo secolo, e basta girare per notarne i sedimenti profondi.

Dunque il problema non riguarda la Patria violata dal piede straniero e nemmeno la messa in discussione dei riferimenti culturali locali, che in un contesto globale come quello attuale non hanno più senso, ma possono riacquistare forza nel meticciato, che è alla base della nostra vitalità, come Paese, da sempre.

Basta guardarli, gli italiani, per capire che sono la risultante di secoli di storia. Non è forse per questo che proprio qua si sgretola un concetto di Patria che in passato, dal 1860 a oggi, non ha mai preso realmente quota? Non è proprio questo nostro vivere sulle tracce vive della gloria della civiltà occidentale che ci spinge a superare quel confine e a meglio comprendere che c'è altro che i tempi impongono, oltre al senso d'appartenenza?
(e mi scuso per la pesanza del tema, ma)

Offline aquilafelyx

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Re:Patria, XXI secolo
« Risposta #1 : Giovedì 4 Settembre 2014, 14:33:50 »
"Patria" non può essere un concetto astratto, è terra, bagnata da sangue e lacrime.

[ Link a YouTube non valido ]
M'illumino di Lulic

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ThomasDoll

Re:Patria, XXI secolo
« Risposta #2 : Giovedì 4 Settembre 2014, 14:59:11 »
Mio nonno non se n'è persa una, ferito a Caporetto, decorato, Cavaliere di Vittorio Veneto, richiamato a 40 anni nella seconda e per fortuna tornato a casa quasi subito.
Ma il titolo parla di XXI secolo, la Grande Guerra cominciava un secolo fa, la Patria aveva 50 anni o poco più, dunque i genitori, i nonni, gli insegnanti, i governanti di quei ragazzi avevano vissuto un tempo vicino in cui non c'era l'Italia, come i nostri ne hanno vissuto uno in cui non c'era la libertà. Oggi un Gino Minucci non potrebbe esistere.

ThomasDoll

Re:Patria, XXI secolo
« Risposta #3 : Giovedì 4 Settembre 2014, 15:52:08 »
L'ultimo vero gesto patriottico che ricordo è stato il sacrificio di Nicola Calipari.

Offline aquilafelyx

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Re:Patria, XXI secolo
« Risposta #4 : Giovedì 4 Settembre 2014, 16:09:54 »
Speriamo che non debba esistere, quando e come si presentasse l'esigenza di mostrare 'amor di Patria' non possiamo oggi dire che nessuno sentirà più il bisogno ed il dovere di farlo.

Quello che vedo oggi è lo scollamento con lo "stato" non con la patria, per il primo la causa è nelle cronache degli ultimi decenni,
per la dimenticanza della seconda pesa, ed ha pesato, la politica che ha contrapposto retoriche inopportune ad ogni occasione.
Oggi nel XXI secolo il pericolo non è nella globalizzazione intesa come incontro di culture differenti ma la cancellazione delle differenze culturali, ostinarsi a considerare l'Italia la terra dei 'padri' e dei 'nonni' è difendere quelle differenze, senza questa difesa avremmo dal Brennero a Lampedusa dei paesaggi diversi ma una lunga sequela di insegne tutte uguali.

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ThomasDoll

Re:Patria, XXI secolo
« Risposta #5 : Giovedì 4 Settembre 2014, 16:20:17 »
Oggi nel XXI secolo il pericolo non è nella globalizzazione intesa come incontro di culture differenti ma la cancellazione delle differenze culturali, ostinarsi a considerare l'Italia la terra dei 'padri' e dei 'nonni' è difendere quelle differenze, senza questa difesa avremmo dal Brennero a Lampedusa dei paesaggi diversi ma una lunga sequela di insegne tutte uguali.

Ottimo. Ma dobbiamo capire l'importanza delle nostre radici culturali, che sono fondamentali su scala planetaria: tutti i paesi del mondo hanno imparato e hanno da imparare da noi. Siamo noi che troppo spesso ce ne dimentichiamo. Anche l'assurda mania di autoconsiderarci dei paria in Europa fa parte del pacchetto: noi non siamo inferiori, anche se ci sono in Europa paesi più grandi del nostro. Noi abbiamo le nostre peculiarità, ce le riconoscono e ce le invidiano tutti, siamo il Paese più amato del mondo. E' che quelli che lo amano di meno siamo noi. Così rinunciamo a farne un posto accogliente, organizzato, pulito, moderno. Pronto ad accogliere gli altri e ad arricchirsi facendo fruttare un patrimonio senza eguali.

CP 4.0

Re:Patria, XXI secolo
« Risposta #6 : Giovedì 4 Settembre 2014, 16:50:20 »
la domanda prima sarebbe da chiedersi se si e' contenti di essere Italiani di questa Italia.

e poi chiedersi se il problema e' perche' il patriottismo puo' essere ormai riposto nel cassetto, o magari deve, o se invece e' questa Italia in fondo ci fa schifo con i suoi nai e ballerine, e chi li ha lasciati moltiplicare.

e non vedo perche' non sia la seconda che ho detto.

ThomasDoll

Re:Patria, XXI secolo
« Risposta #7 : Giovedì 4 Settembre 2014, 17:49:07 »
purtroppo siamo tutti sulla stessa scialuppa e navighiamo in un mare di domande senza risposte in tasca.
Per dire, questo Paese di nani e ballerine non sarà diventato così per colpa nostra? Perché poi gli italiani siamo noi, va bene distinguere e dire io no, ma chi ci guida è espressione nostra.

Offline BobLovati

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Re:Patria, XXI secolo
« Risposta #8 : Giovedì 4 Settembre 2014, 18:29:51 »
essere nati in un paese non è modificabile, cliccando su "MI PIACE", fortunatamente; siamo seri !

Poi questa Italia, è quella che NOI abbiamo fatto diventare; è troppo facile dare la colpa a politica e politici; tutti, più o meno, abbiamo cercato ed a volte ottenuto, la spintarella, l´aiutino, la lettera di raccomandazione.
Magari molti anni fa chi ti raccomandava lo faceva solo se era sicuro che nessuno avrebbe potuto in seguito chiedergli "macchiccazzodipersonahaisegnalato ? "; quando in questo filone si è gettata la politica da due soldi (e la Chiesa, specialmente a Roma) nessuno ha più responsabilizzato nessuno: di nulla.

Per cui, tirando le somme, sarebbe meglio chiederci se l´Italia è contenta della gente che la abita, piuttosto :(
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CP 4.0

Re:Patria, XXI secolo
« Risposta #9 : Giovedì 4 Settembre 2014, 19:12:25 »
... questo Paese di nani e ballerine non sarà diventato così per colpa nostra? ...

...
Poi questa Italia, è quella che NOI abbiamo fatto diventare;...

non mi sfondate la porta. E' aperta, ma che dico aperta, de ppiu' ;)

discorso che vale per qualsiesi paese comunque, non solo l'Italia.

Offline disabitato

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Re:Patria, XXI secolo
« Risposta #10 : Giovedì 4 Settembre 2014, 19:13:43 »
Se aveste la possibilità di emigrare, oggi, che paese scegliereste?
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Offline BobLovati

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Re:Patria, XXI secolo
« Risposta #11 : Giovedì 4 Settembre 2014, 19:36:46 »
non mi sfondate la porta. E' aperta, ma che dico aperta, de ppiu' ;)

discorso che vale per qualsiesi paese comunque, non solo l'Italia.

senza dubbio; non ce l´avevo con le vostre argomentazioni, ma sono stufo di sentire che la generazione più coccolata, istruita, sportivamente attiva, continui a far finta che la colpa è del ..... bayón; un po´ come la frase Lazialissima che recita: " non chiederti quello che la Lazio può fare per te, ma quello che tu puoi fare per la Lazio "   
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Pomata

Re:Patria, XXI secolo
« Risposta #12 : Giovedì 4 Settembre 2014, 22:12:15 »
Se aveste la possibilità di emigrare, oggi, che paese scegliereste?

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Offline Frusta

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Re:Patria, XXI secolo
« Risposta #13 : Giovedì 4 Settembre 2014, 22:13:00 »
Non ho tempo per scrivere qualcosa di mio, sto lontano da casa ed ho pochi minuti, ma c'è qui da copiaeincollare un articolo molto istruttivo di Massimo Fini.
E' roba di 17 anni fa, ma lo trovo utilissimo per chi sembra aver dimenticato la nostra storia più recente.
L'articolo è un pò lunghetto ma vale la pena leggerlo tutto, poi chi non è d'accordo può sempre controbatterlo. Coi fatti sarebbe l'ideale.


La Patria? Attenti a chi ci ha sputato sopra
(M. F., Archivio storico 1997)

Non c'è niente di più ridicolo, di più grottesco, di più ipocrita; di più strumentale delle manifestazioni contro la secessione organizzate nei giorni scorsi dai sindacati e dalle sinistre, con gran codazzo di cantanti e di attori del regime, di Lelle Costa e di Roberti Vecchioni. Se c' è una forza politica che in questo dopoguerra ha sputato sull'idea di Nazione e di Patria questa è la sinistra, in particolare nella sua versione comunista e anche pidiessina prima che la Lega cominciasse ad apparire una minaccia concreta. Il disprezzo, o quantomeno la totale indifferenza per l'idea di Patria e di Nazione aveva fino a pochi anni fa, presso il popolo della sinistra, due motivazioni che venivano considerate, allora, eccellenti. Patria e Nazione erano i sentimenti su cui aveva battuto il Fascismo e per le sinistre tanto bastava a screditare sia l'una che l'altra. È bene ricordare a quelli di corta memoria che fino a non più tardi di ieri chi osava fare discorsi di tipo patriottico era bollato come «fascista». E di «fascismo» e di «anticomunismo viscerale» furono marchiati quei ragazzi che nei primi anni Cinquanta scesero in piazza per battersi in nome dell'Italianità di Trieste. La seconda motivazione che portava le sinistre a svalutare l'idea di Patria e di Nazione era meno emotiva, meno becera e più ideologica: e si chiama internazionalismo proletario. Secondo il marxismo ortodosso la lotta di classe e i legami fra i movimenti operai dei vari Paesi sono più importanti dell'appartenenza nazionale e dell'idea di Patria. E fino a ieri i comunisti erano marxisti ortodossi e non si vergognavano minimamente di ricevere finanziamenti da uno Stato straniero, l'Unione Sovietica. Non si sentivano dei traditori della Patria per la semplice ragione che non riconoscevano altra Patria che la loro Ideologia. Fra Roma e Mosca, allora, sceglievano Mosca. Ed è in nome dell'internazionalismo proletario e della lotta antifascista, oltre che della sua innata e personale vigliaccheria, che Palmiro Togliatti non mosse un dito per salvare i laceri e scheletriti soldati italiani prigionieri nei campi sovietici. E per anni i comunisti, i cui epigoni accusano oggi Bossi e i leghisti di «eversione», han tenuto nascosti depositi di armi, pronti a dissotterrarle e a usarle contro altri italiani sol che da Mosca fosse venuto l'ordine. Se non l'han fatto è perché l'ordine non venne: a Yalta Usa e Urss, infischiandosene l'una dell'internazionalismo proletario l' altra della difesa dei valori di libertà dell'Occidente, si erano spartiti il mondo e desideravano digerirselo in santa pace. Questi sentimenti e queste ragioni antinazionali e antipatriottiche sono state diffuse nelle sinistre almeno fino ai primi anni Novanta. Che ora costoro riscoprano l'Italianità, solo perché il secessionismo leghista gli sta bruciando il culo, è semplicemente penoso. Ma c'è anche un'altra forza che ha sempre giocato contro l 'italianità. Ed è la Chiesa cattolica. Quando il Papa e il reverendissimo ed eminentissimo Cardinal Ruini affermano che la Chiesa ha sempre amato l'Italia dicono una doppia falsità: storica e ideologica. Sul piano storico dimenticano semplicemente la breccia di Porta Pia che pur a Roma fa ancora bella mostra di sè. L'unità d'Italia si è fatta a dispetto della Chiesa e contro la Chiesa che tentò in tutti i modi di impedirla e di boicottarla anche quando si era già realizzata. Ci furono tempi in cui i cattolici italiani venivano scomunicati se andavano a votare per il Parlamento italiano (e adesso, con la stessa violenza, li si vuol scomunicare, o quasi, se vanno a votare per il Parlamento padano ). Sul piano ideologico la Chiesa di Roma è sempre stata avversa a ogni passione nazionale in quanto in contrasto con l'ecumenismo e l'universalismo cattolico. Che oggi le due forze, che più si sono battute contro l'idea di Patria e che hanno maggiormente, contribuito a impedire che nel nostro Paese si formasse un autentico sentimento nazionale, vengano a impartirci lezioni di italianità, solo perché la secessione minaccia il loro potere, i loro interessi, le loro tresche, è intollerabile. E in ogni caso, Chiesa e sinistre non sono credibili, non hanno, in materia, alcuna autorità morale. E, da ultimo, questa sospetta resipiscenza è comunque tardiva. Riscoprire oggi i fino a ieri sputacchiati martiri di Redipuglia o gli altrettanto svillaneggiati eroi del Carso o i profughi istriani non serve. Perche nel frattempo gli italiani si sono trasformati in un impresentabile accozzaglia di individualisti che hanno perso qualsiasi valore condiviso che non sia il Dio Quattrino, possibilmente guadagnato illecitamente. Sul tricolore sventolano la Truffa, la Malversazione, la Tangente, i Racket, il Furto, la Corruzione sistematica che, non è solo della cosiddetta classe dirigente ma anche, bisogna pensare, della maggioranza degli italiani visto che continuano tranquillamente a votare i ladroni di sempre tutti impegnati a salvare i loro compari di ieri. Non son morti per un'Italia del genere i martiri di Redipuglia, che non Bossi insulta ma chi ha ridotto il nostro Paese a un letamaio.

P.s.
Certo che il buon Massimo non la manda a dire eh?
Ma il primo che trova una sola parola che sia una che non risponda al vero alzi un dito.
E dimostri il contrario, se può.
Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.

Offline BobLovati

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Re:Patria, XXI secolo
« Risposta #14 : Venerdì 5 Settembre 2014, 01:06:15 »
Spagna, corrotta fino al midollo, ruba e lascia rubare.

meno male che l´hai detto tu; sennò mi toccava fare la solita figura dell´antiberico   ;)
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Giglic

Re:Patria, XXI secolo
« Risposta #15 : Venerdì 5 Settembre 2014, 07:02:19 »
Posso parlare della mia idea di Patria. E' un concetto del tutto particolare, che a mio modo di vedere non significa mai esattamente la stessa cosa passando da una persona ad un'altra.

La Patria è innanzitutto un qualcosa da difendere: riassume in se tutto quell'humus di paesaggi, sapori, odori, episodi, toni di voce finanche, su cui sei cresciuto. E che, indipendentemente da dove ci si trova poi spazialmente diventa il punto zero del tuo personalissimo sistema di assi cartesiani. Ti ci puoi allontanare quanto vuoi, ma ti ci allontani, appunto, non stai "andando verso". Proprio per questo è un luogo che diventa prezioso in maniera direttamente proporzionale alla lontananza. Oltretutto (si affrontò questo discorso anche in un altro topic), vedere la Patria cambiare sotto i propri occhi gradualmente e crescerci dentro è profondamente diverso che non allontanarsene per motivi del tutto personali (lavoro, costrizione,...) e poi tornare e trovarla cambiata tutta insieme. Sono però Patria tutte e due le cose: quella reale ed il concetto che si ha di lei, badando bene però, quando la si difende, a sapere che la si sta difendendo per come è (che include anche il come è stata)

La Patria non è invece qualcosa da imporre: fa parte del bagaglio di una comunità, che può accogliere (anzi, una comunità sana deve farlo, pena la stasi) ma non deve esportare se stessa. Tanto il patriottismo (sono orgoglioso delle mie radici e della mia comunità) è un tratto distintivo nel riconoscere comunità "sane" ed evolute, quanto il nazionalismo (la mia patria è migliore della tua, e quindi ti posso attaccare) o peggio ancora il razzismo (non sei degno di essere considerato comunità, non sei degno di avere una patria) sono segni di una comunità malata, che secondo me è destinata a scomparire.

L'Italia, come Patria, è poi - sempre secondo me - tutta particolare. Il Concetto di "confine del suolo" è stato così variabile nella storia (basti pensare che abbiamo l'Alto Adige e non l'Istria nella nazione: un assurdo storico) che non si capisce bene cosa dovremmo difendere. Soprattutto da chi, visto che molto spesso (ed anche questo per ragioni storiche) si tende ad identificare la Patria (comunità di riferimento secondo quanto ho definito sopra) più con il comune, o la parrocchia, o il paesello; insomma con un gruppo più piccolo della nazione, che anzi è spesso vista come nemica (basti pensare alle leghe, che dietro talvolta alcune giuste rivendicazioni mascherano un antipatriottismo neanche troppo pacifico). Eppure credo nessuno di noi vorrebbe rinunciare a questo pezzo di mondo: SAPPIAMO di essere nati e cresciuti in un posto che ha migliaia di anni di storia, che ha Venezia e Firenze, che ha le Cinque Terre e Sorrento, la bruma padana ed il sole siciliano e che nonostante tutto da 150 anni riesce a tenere insieme queste cose (io quando penso alla Patria penso sempre a quei libri di lettura e sussidiari delle elementari che mostravano tutti quei paesaggi ed avevo la sensazione che fossero miei).

E' vero, come ha scritto zio Bob in primis, che siamo noi che facciamo la Patria e le scegliamo come è, ma lasciatemi dire che questo non è necessariamente un male. Non fermiamoci alle piccinerie politiche: è passato Mussolini, sta passando Berlusconi, passerà anche Renzi e la sua opposizione. Ma trovare un posto dove il Patriottismo è sentito come orgoglio, ed al tempo stesso è così "libero" da accettare molto più di altri il fatto che la comunità possa allargarsi fino a diventare "mondo". Siam stati tra i primi a "dover" lasciare la Patria che stava affamando i propri figli: sappiamo quanto il sentimento di nostalgia e dolore porti il dover migrare. Impariamo a capire quanto siamo diventati più forti noi e quanto abbiamo fatto più forte il posto dove siamo andati, ed il concetto di Patria diventerà ancora più bello. Transenniamo il suolo confondendo la Patria con i pezzi di terra da difendere, e lo stesso concetto diventa triste.

Offline ammiraglio

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Re:Patria, XXI secolo
« Risposta #16 : Venerdì 5 Settembre 2014, 09:10:40 »
(un gran piacere leggere un vecchio Fini e un sontuoso Giglic. E' un bel tema, magari mi piacerebbe scriverci due righe più avanti)
yeah, i heard that dwight wants me fired. it's just the way it is. you know what? i just don't care, i don't give a damn.
i'll go home and find something to do.

ThomasDoll

Re:Patria, XXI secolo
« Risposta #17 : Venerdì 5 Settembre 2014, 09:30:20 »
il discorso di Fini è un discorso di parte, se la sinistra avesse inciso profondamente sul concetto di patria come dice lui, il che si può accettare per buono per amor di ragionamento, dovrebbe spiegarci, lui e chi è d'accordo con lui, come mai in tutto il resto dello scibile la sinistra non ha spostato un cazzo di niente. E' un Paese che ama i soldi, la topa e le canzoncine oggi come ieri e come sempre, vestire alla moda, comprarsi la macchina bella, apparire più che essere. Mi pare che la sinistra, o quel che ne resta, si sia uniformata al resto in una brodaglia insipida, abbattendo differenze che quantomeno consentivano un orientamento preventivo in attesa del voto. Di questo resta l'anticomunismo dei Frusta, l'antifascismo di qualcun altro, ma sono cartoline in bianco e nero. Come il datatissimo pezzo di Fini...

CP 4.0

Re:Patria, XXI secolo
« Risposta #18 : Venerdì 5 Settembre 2014, 10:11:40 »
L'essere umano per sua natura ha bisogno di un forte elemento aggregante, perche' se da un lato come primate e' un animale comunitario, dall'altra ha sviluppato un forte individualismo non riscontranbile in nessun altra specie, motivo ad esempio per cui abbiamo sviluppato un sistema di comunicazione sonoro talmente sofisticato da dovergli dare un suo nome specifico. Parola.

con esse poi abbiamo sviluppato la scrittura ed altri sistemi grafici che nessun altro essere sul pianeta usa, proprio per permettere una maggiore cementificazione dei rapporti e del collante che fa gruppo.

nei millenni si sono ulteriormente sviluppati altri concetti ed ideali, tra cui la Patria, che hanno piu' o meno attecchito e piu' o meno resistito il passar del tempo.

il discorso in particolare sulla patria non puo' essere isolato dai tempi in cui si e' sviluppato, come lo conosciamo negli ultimi 300 anni circa.

l'individualismo umano intrinseco in ognuno di noi, il cambiamento dello 'sfondo socio-culturale', specialmente europeo dell'ultimo secolo, e 50 anni in particolare, rende la materia alquanto complicata.

del resto come fa Giglic, ma anche Fini, il concetto di patria bisogna prima definirlo, ed ognuno lo fa secondo i propri gusti.

negli ultimi tempi l'espansione e la crescita del calcio come sport mondiale, ad esempio, a portato a quello che abbiamo visto agli ultimi mondiali, quelli dove mai come prima il senso di nazione e' stato incarnato dalle proprie squadre, con il canto dell'inno diventato ormai elemento di primaria importanza. tanto da 'continuare' ben oltre la 'banda'.

ma solo perche' appunto come elemento aggregante e quindi, piu' importante, di appartenenza, non certo come concetto 'in se' '.

ed ecco che non condividendo le scelte del CT, molti non sentono l'appartenenza alla 'nazionale', o non avendo particolare stima per i propri politici, alla nazione.

ThomasDoll

Re:Patria, XXI secolo
« Risposta #19 : Venerdì 5 Settembre 2014, 10:17:20 »
grande CP! Il relativismo della Patria, ehehe