Autore Topic: Kosovo: task force Ue,prove crimini guerra di ex vertici Uck  (Letto 6360 volte)

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Offline Er Matador

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Re:Kosovo: task force Ue,prove crimini guerra di ex vertici Uck
« Risposta #20 : Martedì 23 Settembre 2014, 06:22:09 »
E' un sistema che ti permette di leggere qualsiasi giornale, di professare qualsiasi religione e che non discrimina su razza o sessualita'. Il tutto in cambio di un caldo invito al consumo frenetico di beni. Io penso che se la gente fosse culturalmente piu' elevata (leggere e studiare di piu') e fosse piu' consapevole di questo, si creerebbe un equilibrio ottimale. Io compro solo quando ho bisogno e ho possibilita' di scelta. E' chiaro che se al sistema gli metti i bastoni fra le ruote pesantemente, il risultato sono i bombardamenti.

Sicuramente e' una lettura semplicistica, ma secondo me ci sono i punti essenziali. Un sistema migliore e' possibile? Puo' darsi, ma per ora, come detto, me lo tengo stretto, visto il resto.
Confermo la mia prima impressione: secondo me sottovaluti i cambiamenti avvenuti nell'ultimo quarto di secolo.
E ho forti riserve anche sui criteri utilizzati - non solo da te, beninteso - per misurare il tasso di libertà reale.
Dittature e democrazie, infatti, differiscono nei metodi di controllo: le prime negano esplicitamente alcuni diritti; le seconde li concedono formalmente, ma adoperandosi per svuotarli di contenuto.

Prendiamo il caso, da te citato, dei giornali.
All'apparenza si può leggere di tutto, ma sarebbe un grave errore scambiare questo dato per una reale libertà di stampa.
Condizionamenti di ogni genere, dissimulati ma efficacissimi, fanno sì che escano centinaia di testate, ma tutte grossomodo con le stesse notizie e, soprattutto, gli stessi silenzi: come nel caso del fatti da cui è partito il topic.
Il risultato è lo stesso che si otterrebbe se uscisse un solo quotidiano, ovviamente di regime.
Anzi, peggio: chi vive sotto una dittatura ha perlomeno la consapevolezza di non essere libero e informato; i cittadini di una democrazia pensano di godere di diritti reali, il che ne anestetizza ulteriormente la capacità di reazione.

Anche la possibilità di scelta in materia di consumi non mi sembra molto differente rispetto a quella di cui si gode in cabina elettorale.
Lì ci si districa fra vari candidati, ma tutti decisi dai partiti e, quando si arriva al dunque, con differenze assai più urlate che sostanziali fra le rispettive posizioni.
Presso la grande distribuzione - che già è un'imposizione, ottenuta rendendo forzatamente non competitive altre tipologie di vendita al pubblico - si sceglie fra i prodotti che il "mercato" ha deciso di spingere, non in base ai propri gusti personali.
Se si preferisce un bene di consumo che non rientra in quei canoni, auguri.
Ti cito solo un esempio personale: sul mio portatile datato 2007 e ancora in piena efficienza, si è guastato il masterizzatore interno.
Problema facilmente risolvibile, se non per il fatto che la scheda madre mette a disposizione un connettore IDE anziché un più moderno SATA.
I masterizzatori IDE-compatibili avrebbero ancora un ampio mercato come pezzi di ricambio per esigenze, non certo infrequenti, come la mia in questa situazione.
Peccato che le case produttrici abbiano cessato la produzione per questo tipo di dispositivi, restringendo il campo a due opzioni.
O si acquista un masterizzatore esterno - quindi un articolo che in questo momento si ha interesse a vendere -, riducendo però la portabilità fisica del PC.
O si è indotti a considerare obsoleta una macchina che potrebbe fare il proprio dovere ancora per parecchio tempo, e ci si orienta verso un nuovo acquisto.
Lasciando momentaneamente da parte tutti i corollari negativi - non ultimo quello ambientale - di uno spreco evitabile, a cosa si riduce la mia libertà di scelta?
Certo, nessuno viene a intimidirmi per impormi l'acquisto di un prodotto in luogo di un altro: ma, all'atto pratico, l'effetto è lo stesso.

E questo è ancora uno dei casi in cui si incentivano i consumi, sia pure in maniera sempre più sleale e invasiva.
Per il resto, il trend in materia è drasticamente cambiato: con la finanziarizzazione dell'economia, non serve più una base con forte potere d'acquisto per assorbire la (sovra)produzione di merci.
Servono costo del lavoro ridotto al minimo, massima ricattabilità di lavoratori e cittadini, reimmissione forzosa in circolo di patrimoni privati.
L'indicatore più evidente di questo andazzo è costituito dalla spesa pubblica e sociale, passata da fondamentale sostegno all'economia a orpello ottocentesco di cui liberarsi.

Sui bombardamenti: in cosa Iraq e Libia - per limitarsi a un paio di esempi - avrebbero messo i bastoni fra le ruote al sistema?
Eppure sono andati incontro a un destino non dissimile da quello della Polonia invasa dai nazisti, con la differenza che neppure questi ultimi ne hanno saccheggiato le risorse in maniera così selvaggia.

In sostanza: il ritratto che hai sommariamente delineato si adatta al periodo della Prima Guerra Fredda.
Durante il quale il sistema, pur con effetti collaterali non trascurabili - in primis l'imposizione di modelli non sostenibili, un'autentica ipoteca sulle future generazioni -, ha indubbiamente migliorato le condizioni di vita individuali.
Ma ora non ha più niente di positivo da dare, e sta anzi trattando il boom dei decenni passati come un prestito con tanto di restituzione forzata in corso.
Non ha più un Impero del Male cui opporsi, complessivamente in meglio: lo è diventato, con una traiettoria che porta dritta all'annientamento dei popoli e dei cittadini.
Un po', per riprendere un'immagine cara a Massimo Fini, come un treno lanciato a folle velocità verso un deragliamento pianificato e inevitabile.
A quel punto il male minore, sia pure con tutte le incognite del caso, consiste nel saltare giù.

Offline MCM

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Offline giamma

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Re:Kosovo: task force Ue,prove crimini guerra di ex vertici Uck
« Risposta #22 : Martedì 7 Ottobre 2014, 09:47:43 »
Vabbe' mo' non esageriamo. La morte e la distruzione in tempi moderni l'hanno portata nazismo e comunismo. L'America ha un approccio imperialista. Lo stesso del fu impero romano che comunque ha portato civilta', tecnologia e ordine sociale. Ogni sistema non puo' essere perfetto e secondo me questo e' certamente il meno peggio degli ultimi 100 anni. Almeno ti garantisce una certa liberta' di pensiero e di costumi.
Pienamente d'accordo.
Una bugia fa in tempo a viaggiare per mezzo mondo mentre la verità si sta ancora mettendo le scarpe. (C. H. Spurgeon)

Offline BobLovati

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Re:Kosovo: task force Ue,prove crimini guerra di ex vertici Uck
« Risposta #23 : Martedì 7 Ottobre 2014, 15:07:02 »
ogni azione può avere una reazione; se giustificata, eccessiva o scarsa.
Laziale, Ducatista e fiumarolo

Siamo noi fortunati ad essere della Lazio, non la Lazio ad avere noi

“LA MOGLIE DI CESARE DEVE NON SOLO ESSERE ONESTA, MA ANCHE SEMBRARE ONESTA.”

Offline AlenBoksic

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Re:Kosovo: task force Ue,prove crimini guerra di ex vertici Uck
« Risposta #24 : Mercoledì 22 Ottobre 2014, 11:15:23 »
Nel villaggio Klina in Kosovo centrale ieri sera e’ stata data valle fiamme una casa nella quale vivevano i profughi serbi, ha confermato il capo del distretto di Pec Vinka Radosavljevic all’agenzia Tanjug. Nella casa del defunto Mladen Dabizljevic, che e’ stata distrutta completamente, viveva sua moglie. Lei per fortuna non si trovava in casa quando essa e’ stata data alle fiamme.
Nel villaggio Drsnik vive una ventina di famiglie serbe, le quali sono molto preoccupate dopo gli ultimi incidenti.
Alcuni giorni fa a Gnjilane e’ stato dato alle fiamme un automobile il cui proprietario e’ di nazionalita’ serba, a Kosovska Mitrovica sono stati gettati sassi e molotov sull’edificio dell’assemblea comunale e a Klina una casa serba e’ stata colpita con molti sassi.
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Offline MCM

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Re:Kosovo: task force Ue,prove crimini guerra di ex vertici Uck
« Risposta #25 : Giovedì 23 Ottobre 2014, 16:45:22 »
"I Serbi sanno meglio di chiunque altro cosa siano realmente gli Stati Uniti d’America: l’hanno sperimentato sulla loro pelle nel 1999, e non può esservi ideologia o retorica in grado di ingannarli. Hanno subito il vigliacco bombardamento del 1999 ad opera della NATO, tramite l’usuale ipocrisia del bombardamento etico, dell’interventismo umanitario e dell’embargo terapeutico. A ciò si aggiunge l’usuale riduzione a nuovo Hitler del governante di turno (Miloševic): se si inventa il nuovo Hitler, diventa possibile la nuova Hiroshima, il “bombardamento necessario”."
(Diego Fusaro, di ritorno da un recente viaggio a Belgrado)

Offline AlenBoksic

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Re:Kosovo: task force Ue,prove crimini guerra di ex vertici Uck
« Risposta #26 : Venerdì 24 Ottobre 2014, 09:20:26 »
 l’usuale ipocrisia del bombardamento etico

Ipocrisia che raggiunse il culmine con il bombardamento di Pančevo vietato dalla Convenzione di Ginevra
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Offline AlenBoksic

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Re:Kosovo: task force Ue,prove crimini guerra di ex vertici Uck
« Risposta #27 : Martedì 28 Ottobre 2014, 11:23:00 »
Nel villaggio Ljug, nei pressi di Istok nel Kosovo occidentale, è stata incendiata la casa della famiglia serba Pantic, ha dichiarato il capo del distretto di Pec Vinka Radosavljevic. Lei ha detto che l’incidente è avvenuto due notti fa e che è stata distrutta gran parte della casa. Quando la casa è stata data alle fiamme in essa non si trovava nessuno. Due giorni fa nella stessa regione è stata incendita un’altra casa serba. A Istok vivono soltanto sei serbi.

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Re:Kosovo: task force Ue,prove crimini guerra di ex vertici Uck
« Risposta #28 : Mercoledì 29 Ottobre 2014, 10:31:38 »
In pieno centro a Djakovica, nel Kosovo sud-occidentale, durante la celebrazione della festa ortodossa della Santa Petka, gli albanesi hanno distrutto con le ruspe cinque case serbe, hanno riportato i media di Belgrado. Le case sono state distrutte dopo che le associazioni dei profughi serbi di Djakovica hanno scritto le lettere alla rappresentante degli Stati Uniti a Pristina Tracey Jacobson e alle ambasciate dei Paesi più potenti a Belgrado, nella quale hanno chiesto l’aiuto nella tutela degli elementari diritti umani della popolazione serba in Kosovo.
Il presidente dell’Associazione dei profughi serbi Djokica Stanojevic ha detto che lo scopo di quell’incidente e degli incidenti del genere è che sia cancellato il ricordo della presenza del popolo serbo in Kosovo. Chiediamo le Loro Eccellenze, i rappresentanti della comunità internazionale e i lieders reliogiosi se un futuro migliore potrà essere creato con le ruspe. Fino all’anno 1999 nella città di Djakovica vivevano 12.000 serbi. Dopo l’esodo del popolo serbo e gli ultimi incidenti a Djakovica sono rimaste soltanto quattro monache serbe, le quali vivono nel monastero dell’Ascensione della Madonna, sotto la protezione della polizia, hanno scritto le associazioni dei profughi serbi di Djakovica
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Re:Kosovo: task force Ue,prove crimini guerra di ex vertici Uck
« Risposta #29 : Venerdì 31 Ottobre 2014, 13:56:39 »
intervista che padre Sava Janjic, Igumeno del monastero di Visoki Decani, nel Kosovo occidentale, e figura importante della chiesa serbo ortodossa, ha rilasciato ad East.

 Come vivono i serbi rimasti in Kosovo?

Il numero di ortodossi serbi cristiani in Kosovo è di circa 130mila su una popolazione totale di due milioni di abitanti. Sono dispersi in diverse enclave, luoghi spesso privi delle più elementari forme di servizio pubblico o condizioni igienico sanitarie. Nel nord del Kosovo i serbi sono la maggioranza della popolazione, ma il numero più rilevante di serbi, vivono in aree a maggioranza albanese nel Kosovo centrale e orientale. La vita dei serbi del Kosovo è enormemente difficile: vivere ai margini della società kosovara, con un tasso di disoccupazione molto elevato, in uno stato di isolamento sociale e culturale è una quotidiana e terribile fatica. Vi sono poi comunità serbe che sono particolarmente prese di mira dai nazionalisti albanesi e le loro condizioni di vita sono ancora più difficili e umilianti.

Da quando la guerra del 1999 è finita sono stati distrutti diversi luoghi sacri…

Dal 1999, 150 chiese ortodosse serbe sono state distrutte dai nazionalisti albanesi. Tutti questi atti vandalici sono stati pienamente documentati. Durante i conflitti degli anni ’90 che hanno insanguinato la ex Jugoslavia, molti siti religiosi, appartenenti a qualsiasi confessione sono stati devastati. E nonostante la presenza delle forze internazionali di pace sul territorio la distruzione è proseguita ben oltre la guerra. Solo nelle sommosse del 2004, sono state bruciate in due giorni 35 chiese serbe, tra cui una appartenente al Patrimonio mondiale dell’umanità dell’Unesco. Al momento la situazione è un po’ più stabile, ma i siti cristiani ortodossi sono molto spesso bersaglio di provocazioni e minacce da parte di nazionalisti albanesi radicali. La comunità internazionale in Kosovo ha introdotto diverse leggi per la tutela dei siti cristiani, ma l’attuazione di queste leggi è molto difficile. Negli ultimi cinque mesi il Kosovo si trova in un blocco istituzionale totale visto che i grandi partiti non riescono a trovare un accordo su come condividere il potere e riformare la società. Iniziative politiche moderate sono state gravemente emarginate e lo scenario politico più probabile sarà quello di concentrare ancora una volta il potere reale nelle mani di ex capi militari dell'Uck, oggi riciclati nella forma di politici “democratici” del nuovo Kosovo.

Nonostante questa situazione la diplomazia e media parlano di un Kosovo che si sta normalizzando…

Il Kosovo è in fase di stabilizzazione, ma è un processo lungo che difficilmente porterà risultati più visibili nella nostra generazione. Guardando da fuori, la democrazia del Kosovo è simile a un palcoscenico dove si rappresenta un lavoro teatrale, ma guardando dietro le quinte, si può vedere un labirinto di clan condizionati dai gruppi della criminalità organizzata locale e dai peggiori traffici illegali, che muovono le file e gli interessi dei gruppi di potere. Attualmente in Kosovo, due sindaci, quelli di Prizren e di Skenderaj, esercitano il loro ruolo nonostante siano stati “condannati” a scontare delle pene carcerarie per crimini commessi e giudicati in tutti i gradi di giudizio. Il sindaco di Pristina, la capitale del Kosovo, è l’esponente di un partito ultra radicale che sostiene l’idea della Grande Albania e si prefigge di interrompere ogni tipo di dialogo diplomatico con Belgrado e la Serbia. Certi ambienti internazionali insistono nel presentare il modello Kosovo come una storia di successo poiché sarebbe oltremodo difficile spiegare come 15 anni di missione internazionale di pace, un volume enorme di aiuti economici e materiali, non abbiano prodotto alcun serio cambiamento nella società kosovara. Ciò nonostante risulta essenziale che l'Unione Europea insista non solo sul proprio ruolo nell’area e sulle dichiarazioni politicamente corrette della classe politica kosovara, ma che si faccia garante attraverso azioni concrete dell’osservanza e del rispetto della legge.

Che ruolo ha la Chiesa cattolica in Kosovo?

La Chiesa cattolica in Kosovo è formata in gran parte da comunità di lingua albanese e può contare su circa 60mila fedeli. Come cristiani sono più vicini ai loro fratelli ortodossi e condividono molte tradizioni e alleanze storiche del passato. Tuttavia, l’impatto del nazionalismo pan-albanese li rende politicamente molto più vicini agli albanesi del Kosovo musulmano. Abbiamo rapporti costruttivi con il vescovo cattolico e l’alto clero, ma a livello locale si è spesso rilevata una scarsa cooperazione e minore solidarietà, a causa del timore che la loro vicinanza alla comunità serba possa essere interpretata come forma offensiva per i nazionalisti. Credo fermamente che tutti noi, come fratelli cristiani, dobbiamo costruire una cooperazione più forte, distanziandoci da qualsiasi forma politica. Dobbiamo lavorare duramente per preservare le radici cristiane in Kosovo, che è l'unica speranza per mantenere questa parte dei Balcani nella sfera di civiltà e cultura europea.

http://www.eastonline.eu/it/opinioni/open-doors/in-kosovo-il-potere-e-in-mano-agli-ex-capi-militari-dell-uck-travestiti-da-politici-democratici-intervista-a-padre-sava-janjic-parte-seconda
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Re:Kosovo: task force Ue,prove crimini guerra di ex vertici Uck
« Risposta #30 : Venerdì 31 Ottobre 2014, 19:07:44 »
Praticamente ci siamo creati un'enclave pakistana - caccia ai cristiani compresa - sull'uscio di casa, e con essa un permanente focolaio di instabilità.
Grande impresa, davvero.
O forse lo scopo dei geni a stelle e strisce era esattamente questo?

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Re:Kosovo: task force Ue,prove crimini guerra di ex vertici Uck
« Risposta #31 : Venerdì 31 Ottobre 2014, 21:04:25 »
Considerando che siamo a metà strada tra questi e la Libia non era facile trovare uno più incompetente di Gentiloni,
infatti non ci son riusciti.
 ::)
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Re:Kosovo: task force Ue,prove crimini guerra di ex vertici Uck
« Risposta #32 : Venerdì 7 Novembre 2014, 08:59:53 »
Inchiesta sull'EULEX

L'Unione europea ha finalmente deciso di aprire lo scottante capitolo delle responsabilità di funzionari e giudici dell' EULEX (la missione europea in Kosovo) nella gestione di indagini contro criminali, spesso chiuse dietro il pagamento di tangenti. L'alta rappresentante Federica Mogherini ha annunciato in una conferenza stampa a Bruxelles che un esperto indipendente dovrà verificare le accuse di tangenti prese da un giudice EULEX per chiudere procedimenti contro persone accusate di gravi reati:"Ho preso la decisione di nominare un esperto un esperto legale indipendente incaricandolo di rivedere l'esecuzione del mandato della missione, ovviamente con particolare attenzione alla gestione delle accuse ", ha detto il capo della politica estera dell'Unione europea.

Le accuse emerse la scorsa settimana sono partite dal pubblico ministero americano Maria Bamieh, che accusa un ex giudice della missione Francesco Florit, di aver intascato una tangente 300mila euro per cancellare un'accusa di omicidio, ed un'altra per risolvere un caso di corruzione nei confronti di un funzionario del governo del Kosovo. Florit é un magistrato friulano che imparato la lingua albanese ha coninciato ad osservare il digiuno del "ramadan" e insomma viene considerato particolarmente vicino ai kosovari: lui naturalmente nega ogni accusa ma la Bamieh, che è stata sospesa,afferma che inizialmente l'EULEX non è riuscita a indagare su Florit, mentre ad essere presa di mira per ritorsione é stata lei.

Elmar Brok, presidente della commissione affari esteri del Parlamento europeo, ha esortato l'Unione a indagare a fondo sulle accuse al fine di garantire che l'EULEX rimanga credibile: "Il ruolo della missione in Kosovo è di combattere contro la corruzione e dare l'esempio. Dobbiamo mostrare senza alcuna esitazione che nessuno è al di sopra della legge e la lotta contro la corruzione è la nostra priorità fondamentale, sia in Kosovo che all'interno delle nostre istituzioni e, "ha detto Brok. Bamieh ha anche accusato il capo della procura speciale Eulex, Jonathan Ratel, di ostacolare una delle sue indagini che coinvolgono il parlamentare kosovaro, Azem Syla, ed altre nove persone, sospettate di avere acquisito illegalmente terreni del valore di centinaia di milioni di euro. Il parlamentare ribatte affermando che le accuse erano false e dice di aver reso pubblico il suo patrimonio personale e familiare.

EULEX si occupa di casi di criminalità, corruzione e crimini di guerra che sono considerati troppo importanti o sensibili per l'essere trattari dalla magistratura del Kosovo. Un gruppo speciale costituito nell'ambito del dell'UE sullo stato della giustizia in Kosovo-Metohija (Kim), ha studiato per 14 mesi le accuse di corruzione riguardanti i vertici dell' EULEX, e molti di essi riguardano la vendita di proprietà serbe. Il procuratore americano ha lasciato la missione in segno di protesta, perché i giudici albanesi che hanno verificato documenti e sono stati coinvolti in casi di corruzione sono stati assolti da ogni responsabilità e colpa grazie al sostegno di EULEX. Finora la massima sanzione che sia stata erogata ad un giudice kosovaro é stata una sospensione dal lavoro per tre anni ed un caso ancora più drammatico è legato al cosiddetto "gruppo di Drenica" dell'Esercito di liberazione del Kosovo ( UCK) accusato di crimini contro i civili nel 1998 e 1999.

Il leader del gruppo Sami Ljustaku è stato visto il giorno prima del suo arresto, a metà del 2013, con alti funzionari Eulex che gli garantivano che le accuse nei suoi confronti erano "deboli" disse che sarebbe stato arrestato, ma che il caso contro di lui sarebbe "debole". Alcuni membri del gruppo, addirittura, sarebbero stati anche autorizzati a lasciare le strutture di detenzione durante le notti per divertirsi nei ristoranti di Pristina.

La task force speciale dell'UE anche osservato che i membri del gruppo frequentavano abitualmente il ministro della Giustizia,Hajredin Kuci, il ministro degli Esteri ,Enver Hodzaj ed il procuratore di Pristina, Ismet Kabasijer. Queste accuse vanno chiarite "con urgenza" , dice a sua volta la relatrice del Parlamento europeo per i Kosovo, Ulrike Lunacek . La parlamentare chiede un'indagine completa sulle affermazioni di corruzione, aggiungendo che le audizioni tenute finora non sono state soddisfacenti : "Qui non é solo in questione la credibilità di EULEX ma tutta la politica di allargamento dell'Unione nei Balcani occidentali, se non riconquistiamo la fiducia della popolazione del Kosovo e gli Stati membri dell'UE, le richieste di stabilire uno Stato di diritto e battere la corruzione battaglia diventeranno farsesche", conclude.

http://italintermedia.globalist.it/Detail_News_Display?ID=76230&typeb=0&Inchiesta-sull-EULEX
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Re:Kosovo: task force Ue,prove crimini guerra di ex vertici Uck
« Risposta #33 : Venerdì 14 Novembre 2014, 09:12:15 »
Il capo dell’Osce in Kosovo l’ambasciatore Jean-Claude Schlumberger ha dichiarato a Pristina che i profughi serbi non possono tornare perché le loro case e le tenute sono state usurpate dagli albanesi. L’appropriazione illecìta delle case che appartengono ai serbi e la richiesta che i serbi paghino le bollette e le tasse ostacolano il loro ritorno sostenibile. Quegli ostacoli devono essere rimossi, ha dichiarato Jean-Claude Schlumberger al forum che è stato deditato ai diritti alla proprietà.
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« Risposta #34 : Lunedì 12 Gennaio 2015, 11:55:22 »
La commissione consultiva sui diritti umani delle Nazioni Unite ha constatato nella sua ultima relazione che l’Unmik non ha svolto bene le indagini sul traffico di organi umani in Kosovo. Esprimendo la preoccupazione, la commissione ha stabilito che in alcuni casi della scomparsa dei serbi le indagini sono state condotte in modo superficiale. L’Unmik non ha dimostrato buona volontà e la determinazione durante le indagini, in primo luiogo quando esistevano indizii sui motivi politici delle violenze e il coinvolgimento dei membri dell’Uck nei delitti, ha stabilito la commissione L’articolo su questo argomento è stato scritto da Suzana Mitic.
 Nella relazione della commissione è stato menzionato il caso di Zlatko Antic, il quale è stato sequestrato a Prizren nel 1999. Le indagini sulla scomparsa di Antic sono state condotte male dall’inzio. A differenza di altri casi simili, in questo caso esisteva un testimone oculare. La polizia dell’Unmik non ha seguito le tracce, perché nel gennaio del 2004 i suoi esperti avevano valutato che mancassero le prove attendibili. Il nome di Zlatjko Antic è stato menzionato anche nel documento che è stato inoltrato al tribunale dell’Aja, nel quale si trovavano le informazioni sulla partecipazione dell’Unmik a quel delitto e al traffico di persone sequestrate tra il Kosovo e l’Albania. A quelle persone sono stati tolti gli organi o sono state costrette alla prostituzione. Antic si trovava tra i prigioneri che sono stati trasportati nelle prigioni illegali nel nord dell’Albania nel luglio o all’inizio dell’agosto del 1999. A quei prigionieri sono stati tolti gli organi, scrive nella realzione della commisione.
 È stato menzionato anche il caso della scomparsa del giornalista della redazione serba della Radio Televisione Kosovo Marjan Melonasi nel 2.000 in pieno centro a Pristina. È stato stabilito che nella documentazione dell’Unmik mancano indizi sull’esistenza di documenti nel quali fossero registrati i risultati delle idndagini della polizia su quel caso. La polizia dell’Unmik non ha dimostrato la volontà di indagare i crimini per i quali esistevano indizi sulla partecipazione dei membri dell’Uck. La commissione consultiva delle Nazioni Unite, a capo della quale si trovava l’ex ombutsman in Kosovo Marek Novicki, ha espresso 18 opinioni sui 31 casi negli ultimi tre mesi. Lei ha constatato che le indagini sono state condotte male e che esistono indizi che una delle persone sequestrate sia stata imprigionata nella più importante base militare degli Stati Uniti in Kosovo Bondsteel.
 I rappresentanti delle famiglie dei serbi scomparsi in Kosovo hanno detto di non essere stati sorpresi dai risultati delle indagini dell’Unmik. Loro hanno protestato subito, perchè non erano contenti del modo in cui le missioni internazionali trattavano quel problema. Le famiglie dei serbi scomparsi in Kosovo vedono nella relazione della commissione consultiva sui diritti umani delle Nazioni Unite forse l’ultima pissibilità che sia scoperta la verità sul destino tragico dei loro familiari. Da molti anni si nasconde anche la verità sul traffico di organi umani in Albania e che molti appartenenti della NATO, la Kfor e l’Umik hanno partecipato ai delitti contro la popolazione serba, ha comunicato l’Associazione delle famiglie dei serbi scomparsi in Kosovo.

http://voiceofserbia.org/it/content/indagini-dell%E2%80%99unmik-sul-traffico-di-organi-umani-kosovo-non-sono-state-condotte-bene
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Re:Kosovo: task force Ue,prove crimini guerra di ex vertici Uck
« Risposta #35 : Lunedì 12 Gennaio 2015, 15:15:40 »
Giusto per rimanere in tema terroristi creati ad arte dalla Nato.


Kosovo, il buco nero d’Europa rifugio dell’ISIS

Nello Stato fantoccio creato ad arte dagli americani nel 1999 come avamposto militare, un piccolo porto sicuro per l’estremismo dell’ISIS, sta sorgendo a pochi passi dal Mediterraneo e sotto una regione controllata ancora in gran parte dalle Nazioni Unite; il pericolo che si crei un corridoio tra Balcani e Turchia, che ormai a stento riesce a celare i suoi aiuti forniti ai miliziani, in cui circolino uomini, mezzi ed armi destinati all’Iraq ed alla Siria è concreto e reale.

di Mauro Indelicato - 22 ottobre 2014
 

Era il marzo del 1999; probabilmente è stata la prima guerra a cui ha assistito la generazione di ragazzi nati a cavallo tra gli anni 80 e 90. Dopo mesi di campagna denigrante contro la Serbia di Milosevic, la NATO in quei giorni iniziava a bombardare Belgrado e ciò che rimaneva della Jugoslavia. Era il via della guerra del Kosovo, regione di etnia albanese ma appartenente alla Serbia e considerata dagli stessi serbi come la culla della loro nazione e della loro storia, con tanti luoghi e monasteri che hanno contribuito a formare l’identità serba. Uno spicchio di penisola balcanica grande quanto l’Umbria, contesa tra serbi ed albanesi e divenuto poi snodo quasi fondamentale, per tanti interessi, dopo la fine della guerra fredda.

A metà anni 90, non erano bastati i milioni di morti e le innumerevoli razzie nei Balcani per portare a termine il piano di disgregazione della Jugoslavia, partito con l’estremizzazione dei nazionalismi delle varie etnie che abitavano dentro la federazione. Dopo Dayton e la nascita di Croazia e Bosnia, ecco che sul finire degli anni 90 sui media occidentali esplode la questione kosovara. In particolare, i serbi erano accusati di portare avanti una ‘pulizia etnica’ ed un genocidio contro gli albanesi kosovari; la tattica utilizzata dai paesi occidentali, è stata la stessa che purtroppo ben conosciamo: prima la creazione del ‘nemico di turno’ (in questo caso, Slobodan Milosevic), poi la minaccia dell’isolamento internazionale, quindi le sanzioni, infine il fantomatico ‘intervento umanitario’, che in realtà si è trasformato in un massiccio bombardamento che ha distrutto infrastrutture vitali per una metropoli come Belgrado e per tutta la nazione serba, oltre che provocare migliaia di morti.

Dopo la guerra della NATO, ecco arrivare il ‘piano di pace’, che in realtà ha portato alla creazione di un buco nero al centro della sempre più turbolenta penisola balcanica; se infatti Bosnia e Croazia hanno da subito avuto i loro governi, ancora oggi il Kosovo, nonostante la dichiarazione unilaterale di indipendenza, è una porzione di territorio amministrata dalle Nazioni Unite e rivendicata dai serbi, che può essere quindi usata secondo le esigenze della comunità internazionale. Nel 1999, i veri obiettivi erano quelli, oltre che di continuare la mortificazione di una nazione da sempre molto amica della Russia quale la Serbia, di continuare l’espansione verso est della NATO, con la costruzione di nuove basi militari, ma anche quello (certamente non meno importante) di creare un piccolo Stato vassallo degli USA e dell’occidente nel cuore della ex Jugoslavia, in modo da potere essere inglobato molto facilmente nel progetto dell’oleodotto AMBO (Albanian Macedonian Bulgarian Oil), ossia il canale principale di conduzione tra il greggio della ex repubbliche sovietiche ed il Mediterraneo, ma in modo anche da poter essere una sponda musulmana nei Balcani, utile soprattutto alla Turchia, il più grande paese musulmano della NATO.

Fatte queste premesse, appare oggi chiaro come mai il Kosovo è un vero buco nero dei Balcani: vi è uno Stato molto debole, dichiarato indipendente ma senza sovranità per via della presenza massiccia di soldati ed osservatori internazionali. A tutto questo, bisogna aggiungere una crisi sociale ed economica, non riscontrabile in altri paesi della regione come Bosnia, Croazia e la stessa Serbia, che pure hanno non poche difficoltà. Ecco quindi come il Kosovo appare un terreno fertile per quei terroristi islamici pronti a cercare un ponte con l’Europa. In Albania la convivenza tra cristiani e musulmani oggi è presa a modello, proprio di recente Papa Francesco si è recato a Tirana per riconoscerlo pubblicamente, in Kosovo invece sono forti le rivendicazioni etniche, ma dopo il 1999 e soprattutto con la diffusione dell’ideologia estremista, tali rivendicazioni stanno sempre più diventando religiose.

E così dalla fine dei bombardamenti NATO in poi, si contano centinaia di chiese e monasteri ortodossi distrutti e dati alle fiamme, molti cristiani costretti a riparare in Serbia e non pochi serbi assassinati e vittime dell’odio. Un clima, quello kosovaro, che ha creato la diffusione di una rete estremista a due passi dai porti dell’Adriatico; proprio di recente, le autorità locali hanno smantellato una rete che dava supporto all’ISIS e che nei mesi precedenti ha fatto arrivare tra Iraq e Siria qualcosa come 150 combattenti kosovari.

I serbi e gli ortodossi che vivono in Kosovo, sono abituati oramai da quasi due decenni a vedere scritte inneggianti l’UCK e minacce dirette verso di loro; ma adesso, accanto agli stemmi con la doppia aquila, simbolo dell’Albania, crescono le scritte in arabo bianche su sfondo nero, segno che l’ISIS fa sempre più breccia. E segno soprattutto che la questione kosovara, potrebbe avere nell’immediato futuro una matrice più religiosa che etnica; in molti ipotizzano anche lo scenario peggiore, ovvero che il Kosovo diventi una piccola Cecenia nel ventre molle dei Balcani. Ma se in Cecenia erano presenti solo i russi, i quali poi a fatica hanno ripreso il controllo della regione, ciò che appare incredibile è come tutto ciò in Kosovo stia capitando con la presenza costante della coalizione internazionale che nel 1999, in nome della pace e della riconciliazione, ha bombardato Belgrado.

Un piccolo porto sicuro per l’estremismo dell’ISIS, sta sorgendo a pochi passi dal Mediterraneo e sotto una regione controllata ancora in gran parte dalle Nazioni Unite; il pericolo che si crei un corridoio tra Balcani e Turchia, che ormai a stento riesce a celare i suoi aiuti forniti ai miliziani, in cui circolino uomini, mezzi ed armi destinati all’Iraq ed alla Siria è concreto e reale. Il Kosovo, con non poche complicità occidentali e con responsabilità politiche ben evidenti da parte di chi ha scelto nel 1999 la via del conflitto contro Belgrado, sarà da qui a breve un punto di riferimento per jihadisti e miliziani che vorranno raggiungere le zone controllate dal califfato. Le autorità locali, come testimonia l’operazione di Polizia sopra accennata, tentano di dare un argine, anche perché la destabilizzazione per opera di simpatizzanti dell’ISIS delle già fragili istituzioni, rischierebbe di travolgere tutto; ma lo Stato, ammesso che di Stato si possa parlare e fermo restante che non tutti riconoscono l’indipendenza di Pristina, è troppo debole senza l’aiuto, per adesso quasi assente, della forza internazionale.

Il Kosovo non è la Bosnia, altro paese balcanico a maggioranza musulmana il quale, pur avendo tante difficoltà, riesce ad avere delle forze di sicurezza che controllano stabilmente il territorio; dunque, il rischio di un ISIS appoggiato nella piccola enclave albanese è concreto: e questo, oltre a provocare i timori sopra descritti, rischia di far scappare le tante migliaia di serbi ancora rimasti. E rischia di riattivare quel focolare mai spento, che farebbe ritornare la storia indietro di 20 anni nei Balcani.

Offline AlenBoksic

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Re:Kosovo: task force Ue,prove crimini guerra di ex vertici Uck
« Risposta #36 : Mercoledì 14 Gennaio 2015, 11:18:26 »
La bandiera della cosiddetta "Grande Albania", ovvero la nazione che gli skipetari vagheggiano da secoli allo scopo di riunire tutte le loro comunità dei Balcani fino a comprendere parti di Macedonia e Montenegro, evidentemente è qualcosa di più di un sogno. Dopo i noti disordini allo stadio di Belgradol vessillo è ricomparso a Tirana con una collocazione particolarmente significativa: adesso è sto visto sventolare sulla residenza del primo ministro, Edi Rama.

La notizia naturalmente non fa piacere a Belgrado, che inoltra a Tirana una nota di protesta ed il ministro degli Esteri, Ivica Dacic sceglie parole sferzanti: "Noi non abbiamo fatto nè faremo cose che possano compromettere le nostre relazioni con i vicini, ma qui non si tratta un simbolo della Grande Serbia che appare sulla residenza del nosto premier, ma di una bandiera della Grande Albania che sventola sulla casa del primo ministro di Tirana. Continueremo sempre a reagire a simili manifestazioni, ma questo non ci ha impedito di ricevere il primo ministro Rama come si conviene,di discutere con lui e cosa che è più importante di concordare varie forme di cooperazione. In altre parole rispettiamo gli altri ma vogliamo che gli altri ci rispettino".
http://italintermedia.globalist.it/Detail_News_Display?ID=78999&typeb=0&Riecco-la-Grande-Albania
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Offline MCM

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Re:Kosovo: task force Ue,prove crimini guerra di ex vertici Uck
« Risposta #37 : Martedì 3 Febbraio 2015, 15:03:57 »

Offline SAV

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Re:Kosovo: task force Ue,prove crimini guerra di ex vertici Uck
« Risposta #38 : Lunedì 9 Febbraio 2015, 04:06:10 »
Qual'è la fonte dell'articolo che hai postato il 12 gennaio, MCM?

Offline MCM

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