Autore Topic: La fine di un mondo  (Letto 7275 volte)

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Giglic

La fine di un mondo
« : Sabato 28 Giugno 2014, 07:05:37 »
Come dice Hobsbawn, il XX secolo comincia il 28 giugno 1914, con i colpi di pistola di Gavrilo Princip all'erede austroungarico Francesco Ferdinando. Si chiude un'epoca, quella della supremazia Europea sul mondo, e comincia un trentennio (perché la seconda guerra mondiale non è altro che il replay - più cruento - della prima) di distruzione. Inizia un periodo che vede il Marxismo protagonista, sia con il suo tentativo  - talvolta cruento - di diventare forza politica egemone, sia con il tentativo - spesso cruento più del Marxismo stesso - di opporsi ad esso.
La storia dell'umanità, che già aveva subito un'accelerazione a cominciare dal 1789, va veloce come mai prima. In quattro generazioni, da quegli spari di Sarajevo non è cambiato un mondo: ne sono cambiati due.

Offline Skorpius

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La fine di un mondo
« Risposta #1 : Sabato 28 Giugno 2014, 07:16:24 »
"Talvolta cruento" e' carino
La gente dice che sono cattivo, ma in verità ho il cuore di un bambino: lo tengo in un barattolo, sul comodino.

Giglic

Re:La fine di un mondo
« Risposta #2 : Sabato 28 Giugno 2014, 07:35:53 »
"Talvolta cruento" e' carino

Se vuoi fare una battaglia politica accomodati. Qui si parla di storia.

CP 4.0

Re:La fine di un mondo
« Risposta #3 : Sabato 28 Giugno 2014, 09:23:29 »
I fattori che 'accellerano' i cambiamenti sono diversi, dall'invenzione di un metodo di stampa piu' veloce ed economico, quindi scritti piu' agevolmente disponibili per i meno abbienti, ed una comunicazione, e quindi scambio di informazioni, sempre piu' rapida, all'uso di risorse energetiche sempre piu' efficiente, sia come risorsa che come macchinari, che permette un drastico calo di costo della produzione, rendendo cosi tanti prodotti piu' agevolmente disponibili per i meno abbienti, e la possibilita' di spostarsi sempre piu' facilmente e rapidamente.

il resto appunto e' la storia. il risultato dei cambiamenti.

Che non e' la storia a cambiare il mondo, ma il mondo a crearla.

Offline Skorpius

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Re:La fine di un mondo
« Risposta #4 : Sabato 28 Giugno 2014, 09:49:29 »
Se vuoi fare una battaglia politica accomodati. Qui si parla di storia.

Il tuo modo di “fare storia” trasuda di giudizio politico ma pretende di essere preso come cronaca imparziale.. che noia
La gente dice che sono cattivo, ma in verità ho il cuore di un bambino: lo tengo in un barattolo, sul comodino.

ThomasDoll

Re:La fine di un mondo
« Risposta #5 : Sabato 28 Giugno 2014, 10:43:40 »
Però calma, non facciamo diventare comunista pure Giglic.
E' stato un secolo importante, ancorché breve. L'altro giorno pensavo (vabbè, sì, ogni tanto faccio sti pensieri assurdi) al fatto che alla seconda guerra mondiale sia seguita una fase di pace autoimposta che sembra aver mandato a dormire i conflitti nel vecchio continente, dove non si sono fatte più guerre tra i Paesi fondatori dell'odierna unione europea. Qualche cosa di buono nell'Europa ci sarà. Oggi gli inglesi ne vogliono uscire, speriamo bene...

Giglic

La fine di un mondo
« Risposta #6 : Sabato 28 Giugno 2014, 10:59:16 »

Il tuo modo di “fare storia” trasuda di giudizio politico ma pretende di essere preso come cronaca imparziale.. che noia

Il tuo giudizio, ti sembrerà strano, non è nè l'unico possibile nè il più importante. Combatti pure contro il marxismo o i cartaginesi. Poi, quando hai tempo, fai un'analisi storica, se ti va e ce la fai.

Tornando in topic, senza Marx il secolo breve non si può spiegare, secondo me. Non per le frescacce sui communisti, ma perché i vari fascismi sono nati come reazione al marxismo. Reazione aberrante, che quando è stata intrisa di nazionalismo (non patriottismo, nazionalismo) e peggio ancora, razzismo ha prodotto delle tragedie.
Volendo sintetizzare il tutto con una frase, il XX secolo è stato un susseguirsi di risposte errate ad una domanda sbagliata. Ciononostante, il mondo, fortunatamente per lui, va avanti lo stesso.
@TD: la pace dell'Europa, purtroppo, mi ricorda molto quella cimiteriale. Ricorda la frase di De Villiers, uno svizzero: in Italia si sono avuti secoli di guerre sangue e orrori che hanno prodotto Leonardo, Michelangelo e guicciardini. In svizzera si sono avuti secolo di pace che hanno prodotto orologi a cucù.


Chi è romanista avvelena anche te: digli di smettere.

Offline AlenBoksic

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Re:La fine di un mondo
« Risposta #7 : Sabato 28 Giugno 2014, 11:59:33 »
La riflessione attuale degli spari di Sarajevo e di ciò che ne seguì è che in quella tragica estate ovunque si pensava che la guerra sarebbe durata poco, pochissimo.
Una follia che ancora ci accompagna come ben sanno gli sventurati cui siano toccati in sorte gli angeli misericordiosi, le guerre preventive e i bombardamenti umanitari.
La Pace è il bene più prezioso che ci sia: è bene ricordarcelo, visto che abituati come siamo a goderne rischiamo di dimenticarcene.
Voglio 11 Scaloni

ThomasDoll

Re:La fine di un mondo
« Risposta #8 : Sabato 28 Giugno 2014, 13:11:07 »
Forse gli svizzeri avrebbero prodotto orologi a cucù anche senza essere neutrali, in fin dei conti sono pochini, stanno lì in mezzo a quei laghi e a quelle montagnone a contare soldi e produrre emmenthal... da noi la pace ha prodotto i Beatles, ma sarebbe giusto ricordare che la generazione che ha prodotto i meravigliofi anni feffanta è quella che ha giocato, da bambina, sulle rovine della guerra. Una cosa formativa, di sicuro. Quanto alla guerra "vissuta", alla dittatura eccetera: un milione di volte mi sono chiesto cosa sarei stato capace di fare in un Paese senza libertà, dove si cresce a pane e propaganda, un milione di volte mi sono chiesto, l'anno scorso anche andando a vedere le trincee, come fecero mio nonno e gli altri milioni di ragazzi di tutti i paesi in guerra a resistere per quattro anni in quella fogna ghiacciata, infetta e puzzolente, inermi di fronte all'inverno e alla disperazione dei dirimpettai. Oltre che alla propria. E' vero che discendiamo da quella generazione e abbiamo tutti un nonno che ci ha raccontato la fame, la guerra, i bombardamenti, i nazisti, le prepotenze eccetera. Ma trovarsi costretti a viverli, quei tempi... ci voleva coraggio. E il coraggio uno non se lo può dare.

Offline benvolio

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Re:La fine di un mondo
« Risposta #9 : Sabato 28 Giugno 2014, 13:55:29 »
Bel topic, complimenti a Giglic!
Bello anche il ventaglio delle posizioni che, a livello di metodo, denotano come oggi si costruisce il senso comune, la visione storica. CP mette enfasi sul fattore economico  unito allo sviluppo tecnologico, come fa spesso, e meriterebbe un giro di tavolo dedicato, ad averne tempo.
Nel senso che forse il marxismo, come ben giustamente dice Giglic, andrebbe visto prima da questa prospettiva e poi dal punto di vista politico. Il secolo breve è segnato dalle guerre, ma anche dall’utopia di Wilson e da quella dell’ONU, dal progresso scientifico ad libitum, ma anche da Hiroshima, dallo sviluppo delle grandi società del welfare europeo, ma anche dal collasso dell’idea di Stato, dalla guerra fredda, ma anche dalla pace fredda, come giustamente detto.
Ciò che bisogna comunque ricordare è che il passaggio dai grandi imperi all’epoca dell’imperialismo e del post colonialismo, non è una faccenda ulteriore e diversa, storicamente, dalle grandi questioni sociali ed economiche. Per tornare a CP, il capitalismo che è sopravvissuto al marxismo ed al comunismo, continua nel suo meccanismo intrinseco a lavorare con logica di esclusione/inclusione, non risolvendo le proprie contraddizioni; ciò che un tempo nel ‘900 determinò il movimento operaio oggi è ben dentro il fenomeno dei migranti; ciò che un tempo nel ‘900 determinò il fascismo oggi è ben dentro i fenomeni razzisti e nazionalisti. Cioè a dire che, la questione sociale, o economica, cova sotto la cenere di questo neo feudalesimo. Lo studio delle forze produttive e della riproduzione sociale fatto da Marx è ancora un potente scalpello con cui scardinare molti falsi miti contemporanei, a patto che si consideri il comunismo come consegnato alla storia e non ci si faccia prendere da stolte nostalgie.
Il ‘900 fu breve, ma questa è solo un’apparenza. In realtà fu intenso colmo di grandi punti di caduta di equilibri e contraddizioni varie, con la barbarie della guerra a declinarli in modo immane.
Io credo che vivere la guerra rimanga impossibile e quindi, a TD risponderei che forse più che il coraggio fu disperazione… che altro potevano e possono fare gli esseri umani al cospetto dell’impossibile?

Offline Frusta

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Re:La fine di un mondo
« Risposta #10 : Sabato 28 Giugno 2014, 18:48:43 »
Io più che un cambiamento (il termine è ovvio, che Storia sarebbe se non cambiasse?) ci vedo una vittoria definitiva: quella della pacificazione sociale.
Ed il dramma è che a questa idea che è la più fascista di tutte le idee fasciste possibili ci si è convertita anima e corpo TUTTA la sinistra, anche quella dura e pura che (beata essa!) ancora spera nel sol dell'avvenir.
It's so sad..!  :(
Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.

CP 4.0

Re:La fine di un mondo
« Risposta #11 : Domenica 29 Giugno 2014, 12:01:36 »
giusto per precisare alcuni punti da me posti, che possono essere fraintesi, il mio non era un discorso prettamente economico, ma puramente di disponibilita'.

La differenza puo' sembrare irrilevante ma non lo e', ed e' evidente se si e' piu' ricchi nell'avere 1000 euro da scialare a Roma o Parigi o Madrid, o altra citta' europea, per un fine settimana, ed averne un miliardo, ma in una isola deserta sapendo che ci resteremo per il resto della vita.

Le ideologie, per come la vedo, sono solo prodotti di tale disponibilita', indipendentemente dalla crescita economica o i numeri sulla busta paga.

Quanto al secolo, non diverso da altri, la fine del 1700 non era nulla simile alla fine del 1600, ne l'inizio dell'anno mille era simile all'inizio del 900.

Quello che rende il nostro tempo particolare non e' nemmeno la 'presunta' duratura pace, visto che ad esempio la pax romana duro' 200 anni circa, semmai e' il progresso tecnologico che ha spinto al massimo lo sfruttamento del patrimonio 'energetico' del pianeta, dimentichi che le cosidette energie rinnovabili furono tutte 'rimpiazzate' proprio dal carbone e dal petrolio.

anche la tecnologia dell'idrogeno e' precendente quella dell'automobile, e l'unica che e' susseguente e' la nucleare.

e la rilevanza di tutto cio' da un punto di vista della disponibilita', e quindi ricchezza, e' stato ampiamente evidente negli ultimi 6 anni.

che sia questo il mondo appena finito?

Offline Frusta

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Re:La fine di un mondo
« Risposta #12 : Domenica 29 Giugno 2014, 16:04:41 »
(...) che sia questo il mondo appena finito?
Non credo, anzi. se c'è un mondo che non accenna minimamente a finire è proprio quello a cui hai accennato.
Nel senso che è vero che le risorse sul pianeta sono limitate, ma quello che non è limitato è l’uso che possiamo farne. Insomma, per farti un esempio minimo, la quantità di terreno arabile è quantificabile, ma la quantità di cibo che può uscirne invece no, perché quella dipende dalla tecnologia.
E dalla tecnologia futura dipendono una infinità di risorse che la tecnologia attuale non comprende come tali: "prima" del nucleare, l’uranio era "solo" un metallo nero, tossico e di nessun uso pratico.
Se ci mettiamo a ravanare nella tabella di Mendelev, sai quanti elementi inutili (per ora) tipo palladio, americio, tantalio eccetera saltano fuori? Ma la tecnologia cammina, e niente ci impedisce di pensare che le risorse più che "terminate" siano semplicemente ancora da utilizzare.
Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.

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Re:La fine di un mondo
« Risposta #13 : Domenica 29 Giugno 2014, 16:53:15 »
...giusto per precisare alcuni punti da me posti, che possono essere fraintesi...
E' proprio considerando  quei punti, e sperando di non averli fraintesi, che mi rendo conto che a finire sia proprio quel particolare mondo dell' illusione comunemente definito "sinistra"
Guardalo dalla prospettiva più pratica: quella del mondo del lavoro.
Nel mondo "di sinistra", il sindacato era un ente in lotta con il preciso scopo finale di espropriare la proprietà ed il plusvalore delle aziende a favore dei lavoratori, proponeva una forma cooperativa di gestione e soprattutto non prevedeva nessuna figura di "padrone", che era nemico per definizione, e contro il quale la lotta e la mobilitazione dovevano essere permanenti.
Non prevedeva nemmeno l'idea di pace o di convergenza di obiettivi tra "padroni" e "lavoratori" perchè l'idea di base era che la stessa proprietà dei mezzi di produzione, e l'appropriazione del plusvalore delle aziende fossero un crimine contro i lavoratori, che invece meritavano tutto il vantaggio economico dell'azienda.
E dal al momento che il sindacato era "rivoluzionario" , ovvero parte di una rivoluzione, si comportava come un ente clandestino, non era particolarmente interessato al riconoscimento da parte dello Stato, dato che lo considerava un ente destinato a subire l'immancabile rivoluzione.

Parallelamente il fascimo proponeva una sua idea: come il comunismo riconosceva l'esistenza della classi sociali (solo per il capitalismo tutti hanno un'opportunità e non esistono classi ma solo merito), ma a differenza di capitalismo e comunismo proponeva una società pacificata.
Le corporazioni, tra cui quelle dei lavoratori, dovevano lavorare per migliorare le condizioni di tutti SENZA lottare tra loro né produrre tensioni sociali o lotte, tantomeno scontri.
Esse venivano riconosciute dallo stato con il quale dovevano cooperare alla pacificazione sociale e qualsiasi cosa ottenessero doveva essere frutto di un accordo corporativo con le corporazioni degli industriali, delle quali accettavano la legittimità costituzionale.
Col fascismo le parti sociali comparivano come forma tipica di istituzioni pubbliche: NON erano enti rivoluzionari, erano riconosciute dallo stato, svolgevano una funzione riconosciuta dallo stato, e lavoravano a spegnere le tensioni sociali anziché alla lotta e alla rivoluzione.
Praticamente erano quello che è diventato il sindacato di adesso.

Se Cgil, Cisl e Uil NON parlano di rivoluzione, sono riconosciuti da leggi e costituzioni, riconoscono la controparte dei "padroni" e dialogano al fine di spegnere le tensioni, qualcuno potrà parlare di concertazione ed altri di socialdemocrazia, ma ciò che si sta facendo è di riapplicare, tale e quale, l'idea fascista di sindacato, ovvero la camera del lavoro, o corporazione che dir si voglia.
Nella sostanza, se il sindacato originale "di sinistra" appare oggi vecchio, con una terminologia obsoleta e rivoluzionaria, estremista e violento, è per la semplice ragione che il sindacato moderno è suo naturale nemico, essendo essenzialmente un sindacato disegnato dal fascismo per pacificare la società.
L'idea di dare legittimità ad ogni parte sociale chiedendo alle parti stesse di abbandonare propositi di lotta, violenza o rivoluzione per una pacificazione sociale è, essenzialmente, l'ideologia fascista.

Con buona pace di chi ancora si chiede quale sia il mondo vivo e quale quello morto.
Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.

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Re:La fine di un mondo
« Risposta #14 : Domenica 29 Giugno 2014, 17:28:27 »
Non credo, anzi. se c'è un mondo che non accenna minimamente a finire è proprio quello a cui hai accennato.
Nel senso che è vero che le risorse sul pianeta sono limitate, ma quello che non è limitato è l’uso che possiamo farne. Insomma, per farti un esempio minimo, la quantità di terreno arabile è quantificabile, ma la quantità di cibo che può uscirne invece no, perché quella dipende dalla tecnologia.
E dalla tecnologia futura dipendono una infinità di risorse che la tecnologia attuale non comprende come tali: "prima" del nucleare, l’uranio era "solo" un metallo nero, tossico e di nessun uso pratico.
Se ci mettiamo a ravanare nella tabella di Mendelev, sai quanti elementi inutili (per ora) tipo palladio, americio, tantalio eccetera saltano fuori? Ma la tecnologia cammina, e niente ci impedisce di pensare che le risorse più che "terminate" siano semplicemente ancora da utilizzare.

ad oggi rimane che l'energia nucleare no nse la vuole accollare nessuno dati i costi, l'idrogeno e' sparito dalla circolazione e il famoso teorema che quando il petrolio costera' troppo la gennte passera alle rinnovabili e stato dimostrato falso dai fatti che a fronte di una recessione 6 anni fa ha visto rallentare l'economia, piuttosto che cambiare fonte di energia primaria.

anzi, le guerre e gli scontri per il controllo di tale risorsa stanno aumentando e facendosi piu' cruenti. un po' strano per l'alternativa e' cosi dietro l'angolo, no?

cosi come aumentono i costi dei prodotti primari.

CP 4.0

Re:La fine di un mondo
« Risposta #15 : Domenica 29 Giugno 2014, 17:33:07 »
...

la sinistra e' stata sempre una fantastica utopia, ma l'uomo non e' di sinistra.

condivide quando non ha nulla, perche' e' il solo modo di avere di piu'.

ma piu' ha e meno e' disposto a condividere, specialmente quando dopo l'abboddanza arrivano i tempi magri.

PS: se il fascismo fosse stato davvero cosi giusto, l'ascesa di Mussolini non avrebbe avtuo bisogno di essere piena di sangua.

Offline Frusta

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Re:La fine di un mondo
« Risposta #16 : Domenica 29 Giugno 2014, 17:53:39 »
...se il fascismo fosse stato davvero cosi giusto, l'ascesa di Mussolini non avrebbe avtuo bisogno di essere piena di sangua.
E dove lo hai letto che il fascismo sia stato giusto? Io ho semplicemente detto che l'idea fascista di pacificazione sociale è stata (a spese del sindacalismo originario) para para sposata dal sindacalismo modermo.
Riguardo alla "giustizia" del quale è sufficiente chiedere lumi al primo lavoratore dipendente che passa...
Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.

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Re:La fine di un mondo
« Risposta #17 : Domenica 29 Giugno 2014, 18:23:18 »
e' quello che avevo capito dalla chiusura del tuo post.

ma immagino quindi che

...
L'idea di dare legittimità ad ogni parte sociale chiedendo alle parti stesse di abbandonare propositi di lotta, violenza o rivoluzione per una pacificazione sociale è, essenzialmente,...

... per te sbagliata

Citazione
Con buona pace di chi ancora si chiede quale sia il mondo vivo e quale quello morto.


Offline Frusta

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Re:La fine di un mondo
« Risposta #18 : Domenica 29 Giugno 2014, 18:29:39 »
e' quello che avevo capito dalla chiusura del tuo post.

ma immagino quindi che

... per te sbagliata
Non ho detto nemmeno questo, ho semplicemente constatato un fatto che del resto è sotto gli occhi di tutti.
E se questa non è la morte del mondo sognato dalla sinistra dimmi tu cos'è   :)
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La fine di un mondo
« Risposta #19 : Domenica 29 Giugno 2014, 18:33:04 »
Quando fu usata la bomba atomica si disse: questa bomba mettera' fine a tutte le guerre.. Dopo 60 anni e limitatamente alle guerre mondiali e ai conflitti tra le nazioni piu' importanti si puo' dire che la frase fosse vera?
La gente dice che sono cattivo, ma in verità ho il cuore di un bambino: lo tengo in un barattolo, sul comodino.