www.lalaziosiamonoi.itCondannato a segnare. Non è bastato il quindicesimo gol per eguagliare Ronaldo, il Fenomeno. No, Miro vuole di più, mira al gradino più alto, al trono dei numeri uno. Non fa per lui un record in coabitazione, ha già scalzato Gerd Müller, ora tocca al brasiliano. "Il titolo con la squadra è molto più importante del successo personale”, continua a ripetere l'avanti capitolino ai microfoni di kicker.de. Ma è ovvio che nei suoi pensieri ci sia la sedicesima perla. "La mia preparazione in vista di una gara è maniacale, sia dal punto di vista atletico che mentale – prosegue. - Sono onesto, la panchina contro il Portogallo mi brucia ancora, sono venuto al Mondiale per giocare". Ma l'arrendevolezza non scorre nelle sue vene: “Non sono arrabbiato, so che posso aiutare la squadra in qualsiasi momento, contro il Ghana si è visto. Sono consapevole che non posso più dare un mano ai miei compagni come una volta, ma adesso ho altre qualità e voglio vivere fino in fondo questo sogno". Poi scava nel passato, torna alla gestione Klinsmann: "Il mio livello è aumentato enormemente sotto la gestione di Jürgen Klinsmann. Così sono stato in grado di gestirmi meglio e acquisito le caratteristiche di un attaccante moderno, curando sia la fase offensiva sia quella difensiva. Klinsmann si era concentrato in particolare sull’accelerazione degli attaccanti: sprint, riposo, sprint, riposo. Al giorno d’oggi le punte fanno molto più movimento – dichiara Klose ai microfoni di sportbild -, non stanno ferme d’avanti. Di conseguenza, è necessario recuperare le energie nel minor tempo possibile". Infine volge lo sguardo al futuro, a Roma, ormai la sua città. Onorerà la casacca biancoceleste per una stagione ancora, poi si dedicherà a lavagnette e tatticismi. Non prima di vedere le sue giovani aquile all'opera: “Non vedo l'ora di andare allo stadio per vedere e sostenere dal vivo i miei figli Luan e Noah. Spero che vincano un torneo dopo l'altro con la Lazio". Di padre in figlio.
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