Autore Topic: Io so...perché sono un intellettuale  (Letto 28544 volte)

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Giglic

Io so...perché sono un intellettuale
« Risposta #40 : Martedì 5 Agosto 2014, 08:55:40 »
Hehehe... Passi al personale. Mission accomplished, come dicono quelli bravi. Ora però torna in topic e cerca di rispondere alle idee. So che se ti impegni c'è la puoi fare :D

Offline benvolio

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Re:Io so...perché sono un intellettuale
« Risposta #41 : Martedì 5 Agosto 2014, 12:09:57 »
Mi dispiace aver dato motivo di polemica.  Quando dicevo, rispetto a Pasolini e Gramsci, "se" intendevo davvero "se", nel senso che fermandosi ad un'appartenenza politica, confessionale, professionale, culturale di un individuo, non si coglie il respiro ampio della sua opera o del suo pensiero. Come poi comunque e' venuto fuori, intellettuale e' chi anticipa, prevede problemi, soluzioni, sviluppi, scenari ecc...
Se Pasolini da' fastidio lo si sostituisca, che so, con Karl Schmitt dei diari di Norimberga dove viene messa sul tavolo la questione della legge e della giustizia dei vincitori.
Insomma gli intellettuali possono ben essere, per me, di sinistra, di destra, credenti, atei o o scettici ed e' ovvio che quel loro essere influenza la loro opera, ma la sostanza che li rende intellettuali non discende essenzialmente da cio'. Questo era il punto che tentavo di approfondire.

Giglic

Re:Io so...perché sono un intellettuale
« Risposta #42 : Martedì 5 Agosto 2014, 12:20:23 »

Insomma gli intellettuali possono ben essere, per me, di sinistra, di destra, credenti, atei o o scettici ed e' ovvio che quel loro essere influenza la loro opera, ma la sostanza che li rende intellettuali non discende essenzialmente da cio'.

Infatti. Perché - ed è questo il messaggio che nel mio piccolo tentavo di dire - la loro "posizione", il loro essere "di parte" (che è sempre presente in un intellettuale, e meno male, l'unica maniera di mettere d'accordo tutti è infatti quella di dire cose banali) è legato ai tempi in cui tali persone hanno vissuto. Socrate, San Francesco o Dante, erano politicamente "di parte" tanto quanto Pasolini, Croce o Gentile. Ma quello che è importante, in loro, non è la parte, ma il pensiero.

Aggiungo - e lo ripeto - che intellettuale è anche chi pone domande, non solo chi da delle risposte. Anzi (ma qui parla la mia formazione scolastica) molto spesso il progresso si fa riuscendo a porsi le domande giuste...

CP 4.0

Re:Io so...perché sono un intellettuale
« Risposta #43 : Martedì 5 Agosto 2014, 12:29:48 »
credo che la polemica si sterilizzi perche' si cercano sempre facili fiumi che identifichino gli opposti argini su cui stare in perenne contrapposizione, quando la domanda dovrebbe essere chi consideraimo intellettuale e perche', non chi lo e'.

perche' se stupido e' chi stupido fa, non e 'che forse intellettuale e' chi intellettuale fa? almeno 'agli occhi di chi lo ascolta'?

l'intellettualita' di un Pasolini non e' forse racchiusa anche nel suo identificare il partito comunista come un paese pulito in una nazione sporca?

e quindi l'intellettualita' che altri identificano nella figura di Grillo, che alla fine dice le stesse cose, e' davvero cosi diversa?

e forse non e' che entrambe affondino le stesse radici in chi vedeva in Hitler un intellettuale ed il Mein Kampf una visione dei problemi e delle risposte che alle masse sfuggivano due anni dopo che il pane passo dal costare 250 marchi a gennaio a 399 miliardi a dicembre dello stesso anno?

insomma non e' che il problema della parola intellettuale sia fondamentalmente quello dell'aggettivo che l'accompagna, da sinistra a destra, passando per il qualunquismo di centro democrociato con scappelamento della zazzera sulla cionca a mollo dell'alternativa conservatrice di opposta forza trasversale unitaria ma sempre teeesa alla valore dell'individuo che fa parte della massa consumista?

perche' magari non solo e' bello solo cio' che piace, ma e' anche intelligente solo cio' che si condivide.

Offline benvolio

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Re:Io so...perché sono un intellettuale
« Risposta #44 : Martedì 5 Agosto 2014, 12:44:49 »
Mi sembrano giuste le due osservazioni di Giglic e CP... Non e' scandaloso citare, per paradosso, l'opera teorica di Hitler. Avevo citato prima K. Schmitt. E' indicativo che sia il libro di Hitler che gli interrogatori di Schmitt siano stati tenuti segreti per decenni. Giglic ha citato Socrate, idem. Cio' che c'e' di intellettuale in un pensiero non e', peraltro, immediatamente individuabile e condivisibile.
Semmai, l'apartenenza connota una lato dell'intellettuale, ma non e' detto che essere di opposta appartenenza o sponda ci vieti qualcosa. Le tecniche di costruzione del consenso, il marketing della politica, sono sviscerate nell'opera di Hitler che ovviamente ha poi un sostrato ideologico non condivisibile o addirittura detestabile.
Gentile mica lo cestiniamo perche' era parte del governo fascista, e cosi' via con decine di esempi.

CP 4.0

Re:Io so...perché sono un intellettuale
« Risposta #45 : Martedì 5 Agosto 2014, 13:05:03 »
le rivalutazioni anche di 'intellettuali' passati avviene comunque sulla base delle proprie condivisioni con le loro idee, magari anche facendo una rivalutazione di parte, ma mai 'assoluta'.


PS: siccome l'universo e' curvo e gli estremi si toccano sempre, in realta' io e Gligic stiamo dicendo due cose opposte anche se sembriamo dire la stessa cosa ;).

Giglic

Re:Io so...perché sono un intellettuale
« Risposta #46 : Martedì 5 Agosto 2014, 13:20:55 »
le rivalutazioni anche di 'intellettuali' passati avviene comunque sulla base delle proprie condivisioni con le loro idee, magari anche facendo una rivalutazione di parte, ma mai 'assoluta'.


PS: siccome l'universo e' curvo e gli estremi si toccano sempre, in realta' io e Gligic stiamo dicendo due cose opposte anche se sembriamo dire la stessa cosa ;).

Ne sei sicuro? A me non sembra (e so che la cosa ti dispiace  ;D ). Stai semplicemente dicendo - portando giustamente a paradossi ma mica poi tanto - il fatto che l'essere intellettuale non si identifica solo con la "parte" intellettuale che la persona stessa sviscera o propugna. Hai citato Hitler, ma se è per questo  ti faccio un esempio ancora più estremo: Pol Pot, che diffidando degli intellettuali (oddio, diffidare è un eufemismo...) si faceva intellettuale esso stesso. E' ovvio che l'essere intellettuale è caratterizzato anche dalle idee. Ma è lo sviluppo dell'idea che conta. Non l'idea che in se può essere anche vecchia o semplicemente figlia dei tempi in cui è nata e vissuta. Ecco perché insisto tanto sulle DOMANDE, più che sulle RISPOSTE.

E poi, basta con considerare intellettuali solo chi fa filosofia politica o ontologia. Gli scienziati, non sono intellettuali? E la parte politica di Feynman, Heisemberg, Schroedinger, Einstein, Bohr (Bohr! Che con l'interpretazione di Copenhagen ha  sistematizzato profondamente il disagio mentale davanti alla meccanica quantistica, opera secondo me molto più meritoria di tanti dotti saggi su etica ed estetica), M.me Curie, Emmy Noether, al di la dell'influenza che ha avuto su queste menti meravigliose, importa a qualcuno? Il fatto che Rutherford abbia teorizzato il modello atomica attuale, seppur in embrione, perde di valore perché era un intellettuale socialista? O il principio di indeterminazione di Heisemberg è una "boiata pazzesca" perché era un collaborazionista dei nazisti?

Grillo, se sarà un intellettuale, lo dirà solo il tempo. Personalmente ho dei dubbi (chi ha provato a teorizzare il buon senso generalmente ha fallito - vedi Giannini nel '46), ma, è ovvio, potrei sbagliarmi.

CP 4.0

Re:Io so...perché sono un intellettuale
« Risposta #47 : Martedì 5 Agosto 2014, 13:34:25 »
perche' come ho detto prima, intellettuale e' chi intellettuale fa agli 'occhi di chi lo ascolta'.

cioe' l'intellettuale non esiste come elemento assoluto per se, ma lo diventa nel momento in cui altri lo considerano intellettuale.

del resto, anche tu come altri prima, stai gia' allargando l'orizzonte di chi possa essere considerato intellettuale, segno che la definizione e' soggettiva di chi la usa e non oggettiva di chi ne e' 'definito'.

e lo stesso allargare l'orizzonte sarebbe considerato da tutti un segno di intellettualita'.

il mio esempio di Hitler ma anche di Grillo contrapposto a Pasolini, sulla deriva di un altro intervento, non era dovuto al mio considerarlo intellettuale, o che potesse essere ritenuto tale, ma piuttosto per dimostrare come tale parola e' appunto soggettiva alle proprie idee.

cosi come delle proprie conoscenze.

Giglic

Re:Io so...perché sono un intellettuale
« Risposta #48 : Martedì 5 Agosto 2014, 13:46:42 »
perche' come ho detto prima, intellettuale e' chi intellettuale fa agli 'occhi di chi lo ascolta'.

cioe' l'intellettuale non esiste come elemento assoluto per se, ma lo diventa nel momento in cui altri lo considerano intellettuale.

del resto, anche tu come altri prima, stai gia' allargando l'orizzonte di chi possa essere considerato intellettuale, segno che la definizione e' soggettiva di chi la usa e non oggettiva di chi ne e' 'definito'.

e lo stesso allargare l'orizzonte sarebbe considerato da tutti un segno di intellettualita'.

il mio esempio di Hitler ma anche di Grillo contrapposto a Pasolini, sulla deriva di un altro intervento, non era dovuto al mio considerarlo intellettuale, o che potesse essere ritenuto tale, ma piuttosto per dimostrare come tale parola e' appunto soggettiva alle proprie idee.

cosi come delle proprie conoscenze.

Mah. Secondo me no. Esistono delle oggettività, che però - ed è qui il nocciolo della questione - non dipendono dalle idee, ma dalla diversa o nuova luce in cui le cose sono poste da chi "è" intellettuale. Il mio dubbio su Grillo non è un dubbio legato alle cose che dice in politica, ma alla novità di quel pensiero, che però magari in questo momento io non riesco a cogliere. Fosse come dici tu, diventerebbe intellettuale anche Costantino di Uomini e Donne, visto che tanta gente lo considera "saggio" e che dice cose "giuste". Ed invece, ovviamente, non è così. Non basta dire ciò che si pensa per essere intellettuale. Non basta neanche sistematizzare per bene il pensiero esistente per esserlo. Quello è il ruolo della didattica, non dell'intellettualismo. Occorre pensare cose nuove. Esistono poi idee "giuste" o "sbagliate" (e questo è sicuramente soggettivo) ma la novità dell'idea stessa non lo può essere.

CP 4.0

Re:Io so...perché sono un intellettuale
« Risposta #49 : Martedì 5 Agosto 2014, 14:03:48 »
e allora lo vedi che la cosa non e' reciproca :)

perche' comunque anche per poter dire che un'idea e' nuova possiamo solo basarci su cio' che sappiamo, o che riusciamo a capire.

ed allora o ci riteniamo capaci di sapere e capire tutto, oppure incapaci di 'cogliere' l'intellettualita'.

siccome dio non sembra esistere, non ci rimane che la seconda che ho detto. (e Guzzanti 'ndo me lo metti? eh? :) )

ma se non siamo capaci di 'cogliere' l'essenza di una parola che abbiamo inventato, che significato puo' avere tale parola o come possiamo dire che ne esiste un esempio reale?

Offline cartesio

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Re:Io so...perché sono un intellettuale
« Risposta #50 : Martedì 5 Agosto 2014, 14:40:56 »
I comunisti erano gente seria, di cui aver paura proprio perché seria, diceva Montanelli, e non ci vedo questa grande differenza rispetto a Pasolini.

Questa frase mi è rimasta in testa, mi ricordava qualcosa, ma non esattamente negli stessi termini. Non sono riuscito a trovare quello che cercavo, solo qualcosa che gli va vicino, ma non riguarda il PCI. Da http://it.wikiquote.org/wiki/Indro_Montanelli :

Dirò di più: i più seri, e forse gli unici seri, furono quelli che poi diventarono dei terroristi e che quindi rischiarono la loro vita, almeno. Gli altri erano quello che diceva Pasolini, dei figli di papà. (da Il Sessantotto e la politica di Berlinguer)

Avendo frequentato molti PCI-comunisti ai tempi dell'università mi sono fatto un'idea diversa da quella di Giglic e Montanelli. L'immagine che mi è rimasta non è di gente seria, ma di gente che si prendeva (molto) sul serio. Un po' troppo, in relazione a ciò che dicevano ed alla distanza tra questo e la realtà storica. Ed in relazione alla distanza tra ciò che dicevano di essere e ciò che facevano realmente.

Per chi voglia documentarsi sulla presunta serietà dei PCI-comunisti, propongo un paragrafo di questa pagina:

http://www.valtervannelli.it/home_pubblicazioni/Calamandrei_1947/Calamandrei_1947.html

Il volta faccia dei comunisti

     Ricordare in qual modo si svolse dinanzi all'assemblea costituente la discussione nelle sedute tra il 5 e il 25 marzo, sarebbe qui superfluo; attraverso la stampa quotidiana il pubblico ha potuto seguirle fino alla seduta conclusiva, nella quale, coll'intervento di quattrocentonovantanove votanti, l'art. 7 è stato approvato con trecentocinquanta voti favorevoli (democristiani, comunisti, qualunquisti, monarchici, gran parte dei liberali, tra essi Orlando, Nitti e Bonomi) contro centoquarantanove contrari (socialisti, repubblicani, azionisti, demolaburisti e alcuni liberali).
L'episodio saliente e sorprendente di quella votazione, il vero e proprio colpo di scena della giornata, è stato l'improvviso voltafaccia dei comunisti: i quali, intervenuti anche nella discussione dinanzi all'assemblea con un loro oratore, l'on. Paietta, per confermare la loro recisa opposizione alla formula cattolica, hanno dichiarato all'ultim'ora, per bocca di Togliatti, di votare a favore di essa; e in questo modo, col peso di un centinaio di voti, ne hanno assicurata la approvazione a grande maggioranza. Se i comunisti avessero votato contro, è assai dubbio se l'articolo sarebbe stato approvato; tutt'al più sarebbe passato con una maggioranza computabile sui diti di una mano; ma non si può escludere che, se tutte le sinistre si fossero trovate compatte nel votar contro, avrebbero potuto trascinar con sé qualche voto incerto e riuscire a mettere i democristiani in minoranza.


Si tratta di uno degli articoli fondamentali della Costituzione, non di una leggina minore.
e ffforza lazzzio

Ai nostri giorni si può scegliere la propria religione, Hadouch, ma non la propria tribù. D. Pennac, La Prosivendola.

Giglic

Re:Io so...perché sono un intellettuale
« Risposta #51 : Martedì 5 Agosto 2014, 15:23:05 »
Questa frase mi è rimasta in testa, mi ricordava qualcosa, ma non esattamente negli stessi termini. Non sono riuscito a trovare quello che cercavo, solo qualcosa che gli va vicino, ma non riguarda il PCI. Da http://it.wikiquote.org/wiki/Indro_Montanelli :

Dirò di più: i più seri, e forse gli unici seri, furono quelli che poi diventarono dei terroristi e che quindi rischiarono la loro vita, almeno. Gli altri erano quello che diceva Pasolini, dei figli di papà. (da Il Sessantotto e la politica di Berlinguer)

Avendo frequentato molti PCI-comunisti ai tempi dell'università mi sono fatto un'idea diversa da quella di Giglic e Montanelli. L'immagine che mi è rimasta non è di gente seria, ma di gente che si prendeva (molto) sul serio. Un po' troppo, in relazione a ciò che dicevano ed alla distanza tra questo e la realtà storica. Ed in relazione alla distanza tra ciò che dicevano di essere e ciò che facevano realmente.

Per chi voglia documentarsi sulla presunta serietà dei PCI-comunisti, propongo un paragrafo di questa pagina:

http://www.valtervannelli.it/home_pubblicazioni/Calamandrei_1947/Calamandrei_1947.html

Il volta faccia dei comunisti

     Ricordare in qual modo si svolse dinanzi all'assemblea costituente la discussione nelle sedute tra il 5 e il 25 marzo, sarebbe qui superfluo; attraverso la stampa quotidiana il pubblico ha potuto seguirle fino alla seduta conclusiva, nella quale, coll'intervento di quattrocentonovantanove votanti, l'art. 7 è stato approvato con trecentocinquanta voti favorevoli (democristiani, comunisti, qualunquisti, monarchici, gran parte dei liberali, tra essi Orlando, Nitti e Bonomi) contro centoquarantanove contrari (socialisti, repubblicani, azionisti, demolaburisti e alcuni liberali).
L'episodio saliente e sorprendente di quella votazione, il vero e proprio colpo di scena della giornata, è stato l'improvviso voltafaccia dei comunisti: i quali, intervenuti anche nella discussione dinanzi all'assemblea con un loro oratore, l'on. Paietta, per confermare la loro recisa opposizione alla formula cattolica, hanno dichiarato all'ultim'ora, per bocca di Togliatti, di votare a favore di essa; e in questo modo, col peso di un centinaio di voti, ne hanno assicurata la approvazione a grande maggioranza. Se i comunisti avessero votato contro, è assai dubbio se l'articolo sarebbe stato approvato; tutt'al più sarebbe passato con una maggioranza computabile sui diti di una mano; ma non si può escludere che, se tutte le sinistre si fossero trovate compatte nel votar contro, avrebbero potuto trascinar con sé qualche voto incerto e riuscire a mettere i democristiani in minoranza.


Si tratta di uno degli articoli fondamentali della Costituzione, non di una leggina minore.

Qui c'è parecchio da dire, anche se si va un attimo off topic (grazie!  :) ).
Andiamo con ordine: la frase da te riportata non si riferiva ai comunisti, ma ai contestatori degli anni dal '68 in poi. Protesta che, partita da basi sacrosante, fu poi svuotata di contenuti innanzitutto dal sistema stesso, che gran parte di quei capibastone li ha poi cooptati facendo leva proprio sulla medesima estrazione borghese di provenienza, e poi dal PCI che, cinico come era cinico Togliatti, li "battezzò" come parti di se quando in realtà non c'era - né poteva esserci - vicinanza non solo intellettuale e politica, ma proprio culturale.Il mio amico benvolio - infinitamente più ferrato di me in materia, e non solo per questioni anagrafiche - confermerà quanto l'ortodossia del PCI, una volta che Berlinguer ebbe ottenuto anche sostanzialmente i pieni poteri, badò prima a distanziarsi, e poi ad esecrare, tale tipo di movimenti. Che non a caso vedevano i giovani comunisti (i "figgicciotti", con ovvio perculamento con la parola picciotti) come controparte. In questo senso, il buon Indro diceva di stimare di più il Curcio che preferiva la guerra alla contestazione radical chic del montante "sinistrismo" dell'erede Crespi del corriere della Sera. Posizione discutibile, ma non priva di fondamento, ovviamente.
I comunisti cui si faceva riferimento non erano questi, diventati comunisti "un po' per moda ed un po' per noia" (cit.), ma i comunisti del Fronte Popolare, quelli degli anni '40 e '50, che erano percepiti, e ci si sentivano loro soprattutto, "diversi". Nel mio piccolissimo (essendo del '68, parlo con esitazione di cose che ho vissuto solo dai racconti della mia famiglia), ricordo che i "comunisti" venivano additati soprattutto come tali, prima che come persone che facevano un mestiere ed avevano una famiglia. Ed il fatto che fossero gente seria è dimostrato proprio da questo racconto (senza scomodare altre fonti, Cartesio, vatti a leggere la novella di Guareschi in cui Don Camillo e Peppone parlano dell'articolo 7: è più illuminante di tanti saggi): il cinismo di Togliatti, già estrinsecatosi con la svolta di Salerno, fece capire subito che accettare "il papa", come si diceva allora, voleva dire non inimicarsi le masse. Ovvio che le persone provenienti da una sinistra non marxista, come Calamandrei, La Malfa, Valiani, etc. inorridissero di fronte a quello che sembrava un voltafaccia. Ma nell'ottica di chi sapeva benissimo dove l'Italia - e lui stesso - dovevano stare per gli equilibri internazionali e per la propria salvezza (Togliatti all'Hotel Lux vide di cosa Stalin era capace,) proprio per questo ha sempre preferito l'opposizione in occidente che il "potere" in oriente: poco morale, sicuramente, ma coerente e "serio" secondo la definizione di Montanelli. Tanto più che il PCI dall'opposizione ha potuto fare parecchie cose che nei paesi a sovranità limitata del patto di Varsavia sarebbero state impossibili.
Distinguiamo quindi il PCI "vecchio" di Togliatti, dalle sue, chiamiamole così, evoluzioni - molto spesso disconosciute anche quando erano solo intellettuali - vedi "Il manifesto" - negli anni '60 e '70.
Chiusa la parte storica, e scusandomi per l'OT (ci sarebbe da dire altro: ad esempio perché verso il PCI ci sia questa forte emotività, visto che in Italia ha governato solo per pochi anni, e strettamente controllato da Andreotti, per giunta, ma andremmo veramente fuori dal seminato) passo invece a questo:

e allora lo vedi che la cosa non e' reciproca :)

perche' comunque anche per poter dire che un'idea e' nuova possiamo solo basarci su cio' che sappiamo, o che riusciamo a capire.

ed allora o ci riteniamo capaci di sapere e capire tutto, oppure incapaci di 'cogliere' l'intellettualita'.

siccome dio non sembra esistere, non ci rimane che la seconda che ho detto. (e Guzzanti 'ndo me lo metti? eh? :) )

ma se non siamo capaci di 'cogliere' l'essenza di una parola che abbiamo inventato, che significato puo' avere tale parola o come possiamo dire che ne esiste un esempio reale?

ti conosco forumisticamente da troppo tempo per non capire il giochetto, e ci sto  ;)

Mettiamola così: sei così sicuro di non essere un macellaio? Chi ti arroga il diritto di "non sentirti" qualche cosa?

E' ovvio che se andiamo ad analizzare semanticamente qualsiasi discorso non si finisce più: non possono esistere significanti che rappresentino ESATTAMENTE la stessa cosa in ogni testa. Quella che benvolio ha provato a dare ed a cercare è una definizione operativa. Ci si mette d'accordo su cosa voglia dire intellettuale basandosi su ciò che tale parola ci fa venire in mente e su quello che noi pensiamo che sia. Dire, come fai tu, che chiunque lo è (oppure che nessuno lo è) è uno scansare la discussione, a mio modo di vedere, che se non sapessi da chi proviene penserei essere una mera azione di disturbo.
Oppure, non ci si mette d'accordo (cosa più facile) ma si confrontano i propri pensieri in merito. E' arricchimento per tutti, alla fine. Se per te, però chiunque è un intellettuale - oppure nessuno lo è, poco cambia, la discussione muore prima di iniziare.

E comunque, la prossima volta intervengo io per secondo  ;D

Offline Frusta

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Re:Io so...perché sono un intellettuale
« Risposta #52 : Martedì 5 Agosto 2014, 16:12:40 »
...off topic...
O.T. al quadrato:
Gig, era Benvolio l'amico che stava seduto vicino a te e con cui abbiamo chiacchierato per un po' nel dopocena?
E se nn era lui, chi era che me lo sò scordato?
Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.

CP 4.0

Re:Io so...perché sono un intellettuale
« Risposta #53 : Martedì 5 Agosto 2014, 16:28:45 »
...
ti conosco forumisticamente da troppo tempo per non capire il giochetto, e ci sto  ;)

Mettiamola così: sei così sicuro di non essere un macellaio? Chi ti arroga il diritto di "non sentirti" qualche cosa?

...

figurati nessun giochino, tant'e' che se mi rileggi in altre occasioni troverai un filo logico che tu non 'condividi'.

semmai sei tu che non ti accorgi di giocare. :)

alcune parole nascono da realta' ben definite, tipo appunto macellaio, per le quali infatti non ci sara' mai bisogno di aprire un topic per chiedere ad altri.

io non sono macellaio perche' per professione non macello carni ne' ne faccio commercio.

ne tantomeno compio azioni che mi identificano come macellaio in senso lato ;)

e' l'atto pratico, e' la realta' del fatto che non compio certe azioni e non ho alcun legame con certi 'materiali'.

del resto sia un macellaio, che un falegname o un pescivendolo possono essere tutti e tre venditori, ma nessuno avra' dubbi se chi vende legno sia un pescivendolo o no.

ci sono poi parole 'trascendentali' che cioe' non hanno una cosi diretta corrispondenza con le cose materiali che ci circondano.

e sono le parole attorno alle quali si accendono sempre le maggiori discussioni, proprio perche' non hanno una 'concretezza' che permette una univoca definizione ed un chiaro significato.

sono parole di cui spesso si abusa proprio perche' permettono di dire tanto senza dire nulla, di passare per 'intelletuali' pur essendo macellai, con tutto il rispetto per i macellai (cit.).

se vogliamo sono quelle parole in cima ad una corrispondente piramide di Maslow, (che include non solo le due categorie sopra ma anche le innumerevoli gradazioni di 'grigio' in mezzo) dove in genere si trovano appunto parole che danno piu' 'tono' alla propria discussione rispetto al piu' terreno 'parla come magni' (o se vogliamo dove si metterebbe il 'factoring' invece 'del babbo morto' per citare una mia vecchia discussione con altri).

del resto la scuola e' sempre servita a far si che tutti diventassimo Azzeccagarbugli e non semplici Renzi.

e se fosse possibile mettere certe cose nero su bianco tanto facilmente, come lo dimostreremmo?

Offline cartesio

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Re:Io so...perché sono un intellettuale
« Risposta #54 : Martedì 5 Agosto 2014, 19:36:45 »
Andiamo con ordine: la frase da te riportata non si riferiva ai comunisti, ma ai contestatori degli anni dal '68 in poi.

Era chiaro. Ma la frase in questione aiuta a capire cosa intendesse Montanelli per serietà.

Per me serietà vuol dire tener fede agli impegni. Fare ciò che si dice di voler fare. Cosa che il PCI, nell'episodio della Costituente che ho riportato  non ha fatto. Come in tante altre situazioni.
Come tanti suoi militanti non hanno fatto nella vita quotidiana.

I comunisti cui si faceva riferimento ... erano ... i comunisti del Fronte Popolare, quelli degli anni '40 e '50, che erano percepiti, e ci si sentivano loro soprattutto, "diversi".
......
Ma nell'ottica di chi sapeva benissimo dove l'Italia - e lui stesso - dovevano stare per gli equilibri internazionali e per la propria salvezza (Togliatti all'Hotel Lux vide di cosa Stalin era capace,) proprio per questo ha sempre preferito l'opposizione in occidente che il "potere" in oriente

Anche perché non aveva altra scelta.
Parlando di serietà, sarebbe stato più serio riconoscere pubblicamente l'impossibilità di una rivoluzione in Italia, e trasformarsi in un partito laburista-socialista, senza sfruttare l'ambiguità ed i vantaggi derivante dai legami con l'URSS.
Ma la convenienza ha fatto premio sulla serietà, e ne paghiamo le conseguenze ancora adesso.
e ffforza lazzzio

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Offline BobLovati

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Re:Io so...perché sono un intellettuale
« Risposta #55 : Mercoledì 6 Agosto 2014, 00:04:07 »
Qui c'è parecchio da dire, anche se si va un attimo off topic (grazie!  :) ).
Andiamo con ordine: la frase da te riportata non si riferiva ai comunisti, ma ai contestatori degli anni dal '68 in poi. Protesta che, partita da basi sacrosante, fu poi svuotata di contenuti innanzitutto dal sistema stesso, che gran parte di quei capibastone li ha poi cooptati facendo leva proprio sulla medesima estrazione borghese di provenienza, e poi dal PCI che, cinico come era cinico Togliatti, li "battezzò" come parti di se quando in realtà non c'era - né poteva esserci - vicinanza non solo intellettuale e politica, ma proprio culturale.

essendo entrato all´università nel settembre ´65, ripeto qui, come detto già in altre occasioni, che a Roma i moti del ´68 erano cominciati ( non come moti ma come azione forte universitaria ) proprio nell´autunno ´65. Solo per precisione cronologica.
In caso di dubbi ho qualche altro dato ( poco ma di primissima mano: la mia ) da fornire
Laziale, Ducatista e fiumarolo

Siamo noi fortunati ad essere della Lazio, non la Lazio ad avere noi

“LA MOGLIE DI CESARE DEVE NON SOLO ESSERE ONESTA, MA ANCHE SEMBRARE ONESTA.”

Giglic

Re:Io so...perché sono un intellettuale
« Risposta #56 : Mercoledì 6 Agosto 2014, 07:41:57 »

Per me serietà vuol dire tener fede agli impegni.

Finisco di rispondere, ma siamo veramente OT.

Anche per me, e per chiunque abbia un minimo di rigore morale. Ma nel caso specifico, trattandosi di politica e non di vita di tutti i giorni (che non lo dico io, ma in tanti, avere delle regole diverse da quelle della persona) serietà vuol dire fedeltà all'idea, anche a costo di essere cinici ed amorali. Fedeltà all'idea che - era questo il succo del discorso di Montanelli (chiedo perdono, non sono a Roma e non posso ricercarti la fonte con esattezza, ma era una sua "stanza" sul Corriere della Sera) gli uomini degli altri partiti non avevano.

Sulla trasformazione in partito laburista socialista: il vero fallimento di questo aborto (perché il PCI era il PCI proprio perché non era laburista-socialista) fu il PSI, con Nenni - pasta d'uomo ma estremamente miope politicamente - a perdere la sua parte riformista in vista di un'alleanza che non aveva senso, quella del Fronte Popolare. Ha disarmato un partito storico, tanto da consegnarlo poi a quel guappo di cartone che l'ha ucciso definitivamente. Turati, Treves, Matteotti, Lazzari, la Kuliscioff, Andrea Costa (absit iniuria verbis  ;D ) ringraziano.

Torno poi a domandarmi: si accusano (tu lo fai con educazione, e portato discorsi circostanziati, ma in nuce la cosa è uguale a quella di altri) i comunisti di essere brutti sporchi e cattivi. Riporti frasi come "tanti suoi militanti non hanno fatto nella vita quotidiana". Ma che ne sai? quanti militanti conosci? nel '70 erano 8 milioni circa, sei sicuro che nella loro vita quotidiana (che NON comprende solo la politica) fossero tutti non seri?

"La convenienza ha fatto premio sulla serietà". Frase che si attanaglia perfettamente a quaranta anni di governi DC, ma che tu giri verso il PCI, quasi che il problema, in Italia fosse stato solo ed esclusivamente un partito di opposizione, e non altro.

Io non capisco (ripeto: essendo del '68 sarà questione di età) questo astio feroce verso un pezzo di storia italiana. Volessi usare lo stesso metro, posso dire che la DC ha prodotto uomini che si battevano il petto in chiesa e le mignotte fuori, che predicavano rigore ed intascavano mazzette, che magnificavano la libertà occidentale con basi USA sul territorio, che esaltano la democrazia consentendo strutture come Gladio e P2. Eppure, la DC non è stata solo questo, altrimenti avremmo avuto un quarantennio solo lievemente migliore del ventennio precedente (dove in galera c'erano i comunisti, però: ricordiamola tutta la storia). Insistere con discorsi come il tuo, 25 anni ormai (un'intera generazione) dopo il crollo del muro è per me francamente incomprensibile. Come se mi trovassi davanti persone che mi parlano male dei girondini, di Napoleone III o di Giolitti e dei giolittiani. Sono cose inattuali. E' il caso di cominciare ad inquadrare storicamente, secondo me, la cosa.

essendo entrato all´università nel settembre ´65, ripeto qui, come detto già in altre occasioni, che a Roma i moti del ´68 erano cominciati ( non come moti ma come azione forte universitaria ) proprio nell´autunno ´65. Solo per precisione cronologica.
In caso di dubbi ho qualche altro dato ( poco ma di primissima mano: la mia ) da fornire

Certo, Piè: ho usato il '68 come riferimento, non come anno in cui tutto ebbe inizio. Di certo, il fattore scatenante, se non erro, fu un articolo di un giornalino universitario "La Zanzara", che osava dire che i giovani scopavano beatamente, cosa che non si poteva dire, ma solo fare. Ed era il '67, ossia quando ormai la coscienza di poter essere "interlocutori sociali" era già entrata negli universitari. Ovvio che io sia interessato a quello che hai da dire.

Ri-perdonate l'OT. FOrse è il caso di apritici proprio un altro topic.

Offline Frusta

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Re:Io so...perché sono un intellettuale
« Risposta #57 : Mercoledì 6 Agosto 2014, 09:49:30 »
...
Vabbè, lo sappiamo che quel maleducatone di Frusta  :D con i compagni non usa nessuna educazione, ma almeno mi vuoi rispondere all' unica domanda che educatamente ti ho posta?

O.T. al quadrato:
Gig, era Benvolio l'amico che stava seduto vicino a te e con cui abbiamo chiacchierato per un po' nel dopocena?
E se nn era lui, chi era che me lo sò scordato?
Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.

Giglic

Io so...perché sono un intellettuale
« Risposta #58 : Mercoledì 6 Agosto 2014, 10:09:35 »
Non ce l'avevo con te. Non sei costantemente nei miei pensieri, anche se la cosa ti sconvolge :D

Sulla domanda: datti una risposta ;)

Offline Frusta

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Re:Io so...perché sono un intellettuale
« Risposta #59 : Mercoledì 6 Agosto 2014, 10:21:52 »
Ma che cazzo di risposta mi devo dare se non so nick di di una persona che ho conosciuto ed appunto per questo lo chiedo all' unica persona che puo saperlo?
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