Fase a gironi - Girone F

[MCM]

Bravo Matador, bravo Giglic.
Spero per loro che sappiano gestire bene le cose.
In fondo una nazione come il Giappone ci è quasi riuscito a conciliare estrema crescita economica (che però va detto che ha poco a che vedere con il benessere di un popolo) con tradizione.

[cuchillo]

(Oh comunque ti stai intrippando eh! Dicevi che i mondiali non ti scaldano, ma poi ti sei sparato pure Nigeria-Iran  )

Vero, quest'anno sto vedendo un botto di partite. Ma perché ho cominciato con una e sono andato avanti, trovandole quasi tutte piacevoli. Finora credo di averne viste praticamente la metà (per intero) più qualche altro spezzone.

Io ricordo certi Mondiali con delle partite di girone a dir poco inqualificabili per noia e squallore.
Fino a Nigeria-Iran, tutte quelle viste le ho trovate decisamente gradevoli (quale più, quale meno).

[AlenBoksic]

Io ricordo certi Mondiali con delle partite di girone a dir poco inqualificabili per noia e squallore.
Fino a Nigeria-Iran, tutte quelle viste le ho trovate decisamente gradevoli (quale più, quale meno).

Le meglio edizioni che ricordassi erano quelle del 1982 e del 1998: la regola dei 16 anni per ora trova conferma
 

[cuchillo]

Beh, anche il mondiale messicano fu abbastanza divertente.
Quello del 1998, a parte le partite della Francia (vivevo lì e le vedevo in gruppo), penso sia il mondiale dove ho visto meno partite in assoluto. Credo una quindicina in tutto. Mi ricordo pochissimo.
Ma tantissimi, come te, dicono che fu un bel mondiale, mediamente superiore.

1990 e 1994 me li ricordo come degli incubi. Tre partite su quattro da farsi ricche penniche...

[AlenBoksic]

Confermo.
Tra le edizioni da dimenticare, complice anche l'orario impossibile, aggiungo il 2002

[ML]

Ieri c'ho fatto caso.
Hai ragione.
Quando la palla è a una sensibile altezza da terra, l'immagine va a scatti. Palesemente.

Inizio a sospettare che sia un effetto ottico dovuto alla rotazione di Brazuca.

[Er Matador]

Due ore buttate ar cesso.
Solo l'Honduras è peggio della Nigeria.

Come non essere d'accordo...

E Onazi ha fatto l'Onazi. Giocatore che definire in fieri è un atto di enorme fiducia. Mi spiace per TD ma un altro anno con Onazi titolare o para-titolare non so se lo reggo...Se svejasse in fretta.
Oggi solo tiri sbilenchi e verticalizzazioni per gli avversari. Ed è stato pure tra i migliori.

Rimango dell'idea che, inserito in una squadra organizzata, possa diventarne un collante fondamentale: magari mi illudo, s'intende.
Nella Nigeria di ieri era dura per chiunque combinare qualcosa: a maggior ragione per chi, come Eddy, non è in grado di dare punti di riferimento e necessita invece di averne dagli altri.

Un plauso alla Persia, che senza alcuna fatica ha portato via un comodissimo punto.
Osando di più avrebbe pure vinto, secondo me.

Qui la mia valutazione è diversa: se non cerchi di vincere contro l'avversaria più abbordabile, per giunta apparsa molto al di sotto delle aspettative, quando pensi di rischiare qualcosa?
La prestazione dell'Iran mi ha ricordato quella del Portogallo contro la Spagna negli ottavi del Mondiale sudafricano: una partita mai cominciata, per il fatto di non averci neppure provato.
Forse il paragone dipende da un dato in comune: l'allenatore, Carlos Queiroz.
Secondo alcuni, un grande teorico con qualche limite caratteriale.
Secondo me, un maestro nel trasmettere alla squadra la propria pavidità.

[cuchillo]

ErMatador, ma tu ce l'hai il sospetto che le squadre africane non vedano l'ora di tornassene a casa?
Non so, sto registrando una svogliatezza, una timidezza, una sostanziale indifferenza che nelle altre edizioni non c'era (o c'era di meno)...
Che idea ti sei fatto?

[Er Matador]

ErMatador, ma tu ce l'hai il sospetto che le squadre africane non vedano l'ora di tornassene a casa?
Non so, sto registrando una svogliatezza, una timidezza, una sostanziale indifferenza che nelle altre edizioni non c'era (o c'era di meno)...
Che idea ti sei fatto?

Bella domanda.
Di sicuro l'Algeria, più simile a un gruppo di turisti infastiditi dall'impegno che a una squadra, coincide col tuo identikit.
E anche la Nigeria, ripensando a quei mefitici novanta minuti contro l'Iran, non ha fatto molto per discostarsene.
Il Ghana è forse quella che l'ha presa più seriamente, mentre la Costa d'Avorio ha virato verso un "vorrei ma non posso" e il Camerun verso un'atmosfera da disarmo.
L'insieme, però, suggerisce in effetti una certa mancanza di garra: nonostante il clima caldo-umido offra, assai più di quello sudafricano, un'occasione quasi unica per ribaltare gerarchie tecniche consolidate.
Per quel che so del calcio nel Continente Nero, quando tira un'aria del genere tutto ruota intorno a una parola: premi.
Per questa motivazione, sia pure non banale, i giocatori del Togo minacciarono nel 2006 di far saltare la prima e storica partecipazione del loro Paese alla rassegna iridata: cos'è, al confronto, trotterellare senza dannarsi troppo in attesa del fischio finale?

[AlenBoksic]

Comunque attenzione perché squadre tipo Iran e Corea storicamente sono costruite proprio per non farti giocare.
Darei quindi il beneficio del dubbio alla Nigeria, anche se inserita in un gironaccio.
Delle africane mi aspettavo di più dal Ghana: forse sono arrivati a fine ciclo.
Come nomi (e come girone) quella che dovrebbe/potrebbe far più strada è sicuramente la Costa d'Avorio.

[AlenBoksic]

Pape Susic nasce 59 anni fa a Zavidovici, in mezzo alla Bosnia. Per tutti gli anni ’70 milita nel Sarajevo, dove fa faville. Nel 1982 si trasferisce al Paris Saint Germain, la squadra di quell’Ibrahimovic che non ha mai potuto allenare. Qui trascorre nove anni e realizza gol a grappoli: per France Football è il più grande nella storia dei parigini davanti a gente come Weah e Ronaldinho.

Con la nazionale jugoslava gioca 54 partite e segna 21 gol. A Italia ‘90 è ancora in campo con i ragazzi di Belgrado, tre anni dopo, ormai quasi quarantenne, festeggia il primo storico match della nazionale bosniaca. In questi giorni si parla di lui soprattutto per aver convocato il nipote Tino Sven e per la richiesta ai suoi atleti di evitare il sesso in Brasile e piuttosto dedicarsi alla masturbazione. Forse i media farebbero bene a prestare maggiore attenzione ad altre dichiarazioni del ct: “La Bosnia è lacerata da anni di guerra e dalle difficoltà economiche – ha detto in un’intervista a World Sport – Noi vogliamo unire il popolo: è straordinario vedere gente che proviene da etnie diverse assieme a tifare per i nostri colori. Andiamo in Brasile e facciamo bene per il nostro paese

[cuchillo]

L'insieme, però, suggerisce in effetti una certa mancanza di garra: nonostante il clima caldo-umido offra, assai più di quello sudafricano, un'occasione quasi unica per ribaltare gerarchie tecniche consolidate.
Per quel che so del calcio nel Continente Nero, quando tira un'aria del genere tutto ruota intorno a una parola: premi.

Questa è anche la mia impressione. Per il Camerun, poi, esistono dei fatti abbastanza noti. Anche loro, se non ho capito male tutta la vicenda, erano lì lì per non partire neppure.

La foga, l'abnegazione e la cazzimma viste, per dire, da un Camerun 1982, da un Marocco 1986, da un Egitto 1990, aldilà dei risultati conseguiti, in questo mondiale non le ho ancora viste, perlomeno in quella misura. Ma è anche vero che non le ho visto tutte per intero.

[Zapruder]

Ricordo benissimo Germania-Algeria 1-2 del 1982, il clamore che sollevò quel risultato, il successivo impiccio in Germania-Austria per far fuori gli algerini - che avrebbero strameritato la fase successiva, al posto dell'anonima Austria di quel torneo - e tutte le analisi sull'inevitabile e prossimo decollo del calcio africano, la superiorità atletica del quale avrebbe consentito di sopravanzare presto il declinante calcio europeo.

Sono passati 32 anni, cioè un terzo di storia del calcio "moderno", un'era geologica dal punto di vista tattico, regolamentare ecc. ecc. E non mi sembra che, oltre a sfiorare una semifinale nel '90 e nel 2010, sia cambiato alcunché nell'importanza del movimento calcistico africano.

Che cosa non ha funzionato? Eppure, a quanto ne so, la base è ampia e il gioco è popolare e diffuso.

[AlenBoksic]

Credo, ma non sono affatto un conoscitore delle vicende calcistiche del continente, che ci siano troppi problemi a livello politico e governativo calcistico che vanno a mandare in tilt le compagini che via via vengono allestite, con presidenti che fanno e disfanno convocazioni, allenatori e pure formazioni.
Poi magari alcune nazionali, tipo Nigeria, possono pure pagare dazio alle tensioni etniche e religiose interne mentre altre, tipo Egitto, possono subire i contraccolpi della situazione del paese.

[Er Matador]

Ricordo benissimo Germania-Algeria 1-2 del 1982, il clamore che sollevò quel risultato, il successivo impiccio in Germania-Austria per far fuori gli algerini - che avrebbero strameritato la fase successiva, al posto dell'anonima Austria di quel torneo - e tutte le analisi sull'inevitabile e prossimo decollo del calcio africano, la superiorità atletica del quale avrebbe consentito di sopravanzare presto il declinante calcio europeo.

Sono passati 32 anni, cioè un terzo di storia del calcio "moderno", un'era geologica dal punto di vista tattico, regolamentare ecc. ecc. E non mi sembra che, oltre a sfiorare una semifinale nel '90 e nel 2010, sia cambiato alcunché nell'importanza del movimento calcistico africano.

Che cosa non ha funzionato? Eppure, a quanto ne so, la base è ampia e il gioco è popolare e diffuso.

Credo che, anche in questo caso, tutto sia riassumibile in una parola: organizzazione.
Qualche esempio:

1) la concreta impossibilità di lavorare sul gruppo, almeno a sentire chi ha esperienze da quelle parti.
Giocatori che arrivano alla spicciolata, anziché rispondere alla convocazione con un minimo di compattezza, rappresentano la norma.
Le alzate di spalle dei dirigenti, se il Ct cerca di farlo notare, anche

2) La scelta dei tecnici, troppo spesso bolliti o scartati dal campionato francese: dove una vera e propria mafia interna assegna le panchine della Ligue 1, destinando gli altri a una Françafrique tuttora gestita con criteri coloniali.
Difficile ricavare granché da svernatori con motivazioni in mutande e ciabatte: a maggior ragione se i contratti sono praticamente a gettone, poiché il meccanismo di cui sopra impone un continuo ricambio per meglio distribuire le fette della torta.
Conseguenza inevitabile: anche quando si azzecca il tecnico giusto, come Patrick Neveu alla guida della Guinea, lo si lascia partire alla prima offerta utile - nel suo caso con destinazione Cina - per mancanza di programmazione sul medio periodo.
Sarà un caso, ma quando un allenatore ha potuto lavorare con un minimo di continuità, magari mettendoci di suo stimoli all'altezza e una certa empatia con l'ambiente, i risultati non hanno tardato a venire: si pensi al povero Bruno Metsu, protagonista sulla panchina del Senegal nel pur sciagurato Mondiale nippo-coreano

3) L'influenza di componenti extra-tecniche nella scelta dei giocatori e lo strapotere di quelli intoccabili, che si ripercuote anche sulla possibilità di imporre la più elementare disciplina al gruppo.
Ricordo solo il principe - nel senso che discendeva davvero da una famiglia dell'aristocrazia locale - Rufai, portiere titolare e capitano della Nigeria a Usa '94 nonostante ci fosse a disposizione di meglio in entrambi i ruoli.
Non che da noi manchino principi - di Frattocchie, però - e raccomandati: ma laggiù si esagera davvero

4) Il modello di sviluppo: mentre in Estremo Oriente si è puntato a rafforzare i campionati e le Nazionali, permettendo alle seconde di attingere sempre più frequentemente ai primi, in Africa tutto si è concentrato sulla valorizzazione dei talenti individuali.
Per venderli quanto prima e realizzare subito un incasso, senza alcun ragionamento in prospettiva.
Questo malaffare si è esteso alle gerarchie interne del calcio nel Continente Nero.
La Tunisia, ad esempio, ha preso a trascurare i vivai preferendo rimpolpare gli organici dei club con una vorticosa compravendita di giovani stranieri, quasi tutti provenienti dall'area sub-sahariana.
Si spiegano così il difficile ricambio e l'eclissi, anche in ambito internazionale, dopo la generazione-Scoglio

5) Corollario del punto precedente, la marginalità delle Nazionali nella vita professionale dei singoli.
I talenti non mancano, ma per loro la selezione del Paese d'origine è quasi un peso: e quando la tengono in considerazione, come nel caso di Eto'o, lo fanno più per avere (potere interno, propaganda in loco, magari nell'ottica di una futura carriera politica) che per dare (un contributo tecnico determinante).
Per un giocatore, il core-business si limita così a un ingaggio nella Liga o in Premier: difficile ipotizzare che lo metta in pericolo rischiando le caviglie contro un terzinaccio del Malawi

6) Altro sviluppo nella stessa direzione: la spaccatura fra i giocatori rimasti nei tornei locali, che spesso conquistano da soli l'accesso alle fasi finali, e gli "stranieri" impegnati in Europa e altrove, che sovente arrivano solo a qualificazione conquistata.
Una situazione abbastanza comune vede questi ultimi ostentare la lingua del Paese d'adozione, sbattendola in faccia alla stregua di uno status-symbol: non il modo migliore per fare gruppo e conquistarsi una leadership che non sia solo strapotere.
Storie di emigrazione, più che di calcio.
E storie di politica locale: dove le classi alte, anziché assumere la guida del Paese come vorrebbe qualche illuso, puntano sopratutto a smarcarsi dalla sua realtà

[DinoRaggio]

Argentina - Iran fra poco.

[Drenai]

higuain titolare. bene, bene.

[DinoRaggio]

Però al centro gioca Agüero.

[DinoRaggio]

l'Iran si difende bene fino ad ora, il tutto a scapito del gioco d'attacco. Al centro c'è Higüaín.

[DinoRaggio]

L'arbitro ferma fisicamente un raro contropiede iraniano.

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