Ma non c'è dubbio su questo: tuttavia, la partita di ieri sera mi sembra la meno adatta per essere messa su un piano di confronto tra panchine: di fronte a Van Gaal non c'era mica Ballardini... E' evidente invece come la Spagna sia stata lontanissima parente di quella che siamo abituati a vedere. E l'Olanda una sorpresona, io pensavo che il girone lo passassero Spagna e Cile, pensa un po'.
Infatti l'ottica delle mie osservazioni non riguarda il confronto fra le panchine, che certo non basta a spiegare il risultato di ieri sera.
Il punto di partenza è un altro: contano le qualità intrinseche dei giocatori o il modo in cui vengono preparati, e dico preparati per indicare un lavoro più complesso rispetto alla semplice disposizione in campo?
Entrambi, ovviamente: rimango però convinto che nel calcio di un tempo contasse soprattutto la prima componente, nel calcio di oggi soprattutto - e in maniera ineludibile - la seconda.
Prendiamo il primo gol di Robben: nessun allenatore al mondo avrebbe concretizzato quell'azione senza passare per il mostruoso stop al volo dell'esterno del Bayern.
Ma è grazie a un bravissimo allenatore e al suo lavoro se tale prodezza è avvenuta nella posizione più adatta: e non, ad esempio, lontano dalla porta, dove avrebbe lasciato spazio a tentativi di recupero e al rischio che quella giocata rimanesse fine a sé stessa.
Come è anche grazie al lavoro del tecnico se Robben, dopo quella prodezza, ha puntato dritto la porta anziché ubriacarsi in ulteriori e controproducenti concessioni alla platea.
Quanto alla Spagna: la tua chiave di lettura
Se proprio vogliamo trovare una chiave tattica, a me sembra che l'affermazione "il tiki-taka è nella nostra natura" sia stata un po' azzardata: l'assenza di Guardiola ha tolto quel riferimento che poi veniva trapiantato quasi in blocco in nazionale: e la crisi di qualche pilastro del Barca ha contribuito di certo.
coglie certamente nel segno per quanto riguarda l'appannamento dei pilastri blaugrana, cui va aggiunto un evidente divario atletico rispetto agli
oranje: e nel calcio di oggi qualunque schema non sostenuto dalla corsa gira a tre cilindri.
Sono meno d'accordo sul resto perché, a mio avviso, l'errore di Del Bosque è consistito proprio nel derogare eccessivamente al tiki-taka di scuola barcelonista.
In particolare a un suo dogma tattico: l'allineamento in partenza del trio Busquets-Xavi-Iniesta, su cui si basavano in maniera quasi pitagorica tutte le geometrie di Guardiola, completamente sfasato avanzando di posizione gli ultimi due.
Iniesta ha visto depotenziati i suoi inserimenti, ai quali mancava la necessaria "rincorsa", e aumentato lo spazio da percorrere per i rientri in copertura.
Xavi è finito eccessivamente nel traffico, in un ruolo meno definito del suo e nel quale il più duttile Fabregas se la sarebbe forse cavata meglio.
Ma soprattutto ha tolto ogni riferimento a Busquets e Xabi Alonso, facendo saltare un parametro fondamentale come le distanze fra i reparti.
Lì si sono spalancate le praterie che hanno permesso a Robben e van Persie - anche lui concreto e incisivo come non mai - di fare sfracelli.
Eludendo tranquillamente il fuorigioco, poiché il pressing risultava troppo poco stringente per impedire ai centrocampisti arancioni di ragionare.
Attaccando in prima battuta la linea difensiva, uscita a pezzi sia negli uno contro uno sia nella lettura dei movimenti senza palla.
E questa è l'altra notizia di giornata: privati del filtro di centrocampo, persino i celebri Sergio Ramos e Piqué sono apparsi come due Cana e Ciani qualsiasi.
D'altronde, per cosa sono famosi? Contributo in costruzione, capacità di accompagnare l'azione, inserimenti offensivi.
Tutto tranne che difendere, insomma.
Forse è anche per questo malinteso culturale se dei grandi difensori di un tempo, capaci di tenere botta quando venivano attaccati in campo aperto, sembra essersi perso lo stampo.