Autore Topic: Dai papà andiamo, stavolta ti porto io...  (Letto 11054 volte)

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Offline LazioPolis

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Dai papà andiamo, stavolta ti porto io...
« : Domenica 11 Maggio 2014, 13:52:12 »
http://www.laziopolis.it/dai-pap%C3%A0-andiamo-stavolta-ti-porto-io.aspx

Dai papà, andiamo.
Lo so che lo stadio non ti piace più ma stavolta è un’occasione speciale.
Non c’è il derby, so che ti agita troppo quindi non te lo avrei neanche proposto. E non giochiamo alcuna finale, alcuna partita che valga tre punti, l’Europa o un titolo. C’è solo una bella festa. E non è neanche di domenica, e di lunedì sera.
I biglietti li ho già presi io e ti prometto che staremo vicini, non come altre volte quando il software dei punti vendita ha autonomamente deciso di sbatterci su file differenti. E sembra non serva neanche la tessera del tifoso, forse non sanno quanto puoi essere pericoloso a 74 anni.
Già 74, proprio questo numero andiamo a festeggiare.
Quel giorno io di anni ne avevo solo tre, di quel 12 maggio di quaranta anni fa ricordo poco, solo un mare di colori biancocelesti sventolarmi intorno, ma ricordo perfettamente la tua gioia.
E da quel giorno ho cominciato a sognare di provarla anche io quella tua gioia. Avevo imparato anche a memoria la canzone che mettevi sempre nel giradischi: “Forza Lazio biancazzurra tu nun devi avè paura perché adesso noi piagnemo solo de felicità…”
Mi hai portato per la prima volta allo stadio nel 1977, erano anni pericolosi, di botte e di spari, ma ad un figlio che ti assilla per vivere la partita all’Olimpico non si può dire di no in eterno. Lazio-Napoli quel giorno finì 1-1 e al gol di Garlaschelli mi misi a piangere perché per il boato e l’esultanza dei tifosi non ti trovavo più.
E pochi anni dopo a piangere eri tu, per la rabbia, quando per il calcioscommesse ci hanno mandato in B: era una cosa che non capivo, e forse tu non me la volevi spiegare per non disilludere tuo figlio.
Non riesco a contare tutte le altre volte che mi hai portato allo stadio. Era sempre un viaggio. Da San Pietro a Piazzale Clodio con il 31 e poi da lì a piedi fino alla curva. Con la pioggia, con il sole, in tutte le stagioni, o si pranzava a casa molto presto perché i posti non erano numerati o ci si portava un panino. All’intervallo poi mentre tu ti prendevi un Borghetti a me compravi sempre quelle bibite che vendevano dentro le buste di alluminio. Stavolta sarà più comodo, ti passo a prendere io con lo scooter, non dobbiamo fare nessuna lunga camminata e i posti sono numerati.
Ti ricordi quel Lazio-Ascoli del 1980? Perdemmo 1-0 ma tutto lo stadio applaudiva Pulici che giocava con l’Ascoli. Pensa, lunedì sera ci sarà anche lui. E con lui tutti gli eroi di quel primo memorabile scudetto. Purtroppo alcuni non ci sono più: Maestrelli, Frustalupi, Re Cecconi, Chinaglia. Ma ci saranno i loro figli, la festa si chiama infatti “Di padre in figlio”.
E non ci saranno solo loro. Per l’occasione torneranno a Roma in tantissimi, dai ragazzi del meno nove a quelli dello scudetto del 2000. Che meraviglia quel 14 maggio del 2000: tutti a centrocampo sotto un sole cocente ad aspettare il fischio finale da una Perugia inondata di acqua santa.
Anche quella volta al boato finale ti avevo perso. Dal centrocampo eri finito sotto la Tevere per ritagliarti un pezzetto di prato da portare a casa.
Luca Spaghetti

Offline Jim Bowie

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Dai papà andiamo, stavolta ti porto io...
« Risposta #1 : Domenica 11 Maggio 2014, 16:24:35 »
Bellissimo articolo che non farà' proseliti, visto che i duri e puri pensano che quest'evento sia la fiera dei traditori.


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Ex En_rui da Shanghai

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Antiromanista si nasce non ci si diventa, ed io modestamente lo nacqui!

darienzo

R: Dai papà andiamo, stavolta ti porto io...
« Risposta #2 : Domenica 11 Maggio 2014, 16:26:40 »
Ma è il "Sig.Spaghetti" di Mangia, prega, ama?

Offline cuchillo

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Re:R: Dai papà andiamo, stavolta ti porto io...
« Risposta #3 : Domenica 11 Maggio 2014, 16:58:45 »
Ma è il "Sig.Spaghetti" di Mangia, prega, ama?

Sì.
Invidio tanto Massaccesi. Ossia Jooooooe D'Amato.

darienzo

R: Re:R: Dai papà andiamo, stavolta ti porto io...
« Risposta #4 : Domenica 11 Maggio 2014, 17:02:57 »

ThomasDoll

Re:Dai papà andiamo, stavolta ti porto io...
« Risposta #5 : Domenica 11 Maggio 2014, 17:34:22 »
in che senso?

darienzo

R: Dai papà andiamo, stavolta ti porto io...
« Risposta #6 : Domenica 11 Maggio 2014, 17:43:34 »
Nel senso buono. Ha una faccia da simpatico guascone

ThomasDoll

Re:Dai papà andiamo, stavolta ti porto io...
« Risposta #7 : Lunedì 12 Maggio 2014, 00:17:25 »
Una fazione vuole tirare in faccia a Lotito uno stadio pieno di laziali che fanno festa, un'altra fazione dice che non è una festa ma un'offesa a qualcuno. Oggi si celebrano i 40 anni dal primo scudetto della Lazio. Io ero un marmocchio bassetto e capellone con una bandierina fatta di un pezzo di raso bianco e uno celeste cuciti insieme, a macchina, e la sventolai felice nel giorno di San Pancrazio. Portavo pure bene, quindi. Ventisei anni dopo mi torcevo le mani e l'anima all'Olimpico per il secondo. In mezzo me sò pianto pure l'occhi, come tutti, tra feste, morti, pistolettate, cellulari, buffi, millantatori, mafiosi, fasci e tutta la scia di eventi tragici, esaltanti e comici che si muove quando si muove la Lazio. Le tre ricorrenze scorrono su due settimane: oggi il primo, dopodomani il secondo, il 26 la coppa in faccia. E se vedo su un prato verde Nesta, Mancini, Nanni, Pulici e Keita con la maglia della Lazio faccio festa. Non ci sarò ma è come se ci fossi, il primo che insulterà Lotito dimostrerà la propria povertà d'animo, tratto che unisce i maniaci di questa guerra di trincea che ci ha crepato i coglioni. Chi tifa per o contro Lotito ne approfitti per buttarsi a fiume e lasci la Lazio a chi se la merita, a chi la vuole. Avete rotto er cà.

Offline robylele

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Re:Dai papà andiamo, stavolta ti porto io...
« Risposta #8 : Lunedì 12 Maggio 2014, 00:31:10 »
Bellissimo articolo che non farà' proseliti, visto che i duri e puri pensano che quest'evento sia la fiera dei traditori.

se i duri e i puri (come li chiami tu) si contano sulle dita di una mano é probabile invece che questo articolo farà invece molti proseliti.

anche se più di un articolo pare più un post scritto in fretta e furia.

'Vista da fuori questa nuova proprieta' Usa non mi intriga affatto. Troppe percentuali, troppi discorsi, troppi fogli'.
Luciano Spalletti
15 Aprile 2011

Offline Matita

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R: Dai papà andiamo, stavolta ti porto io...
« Risposta #9 : Lunedì 12 Maggio 2014, 06:37:45 »
C e una oiccola fazione che si sparirà sta milionata...
Si er papa te donasse tutta Roma
E te dicesse lassa anna’ chi t’ama
 je diresti:  Si sacra corona
Val piu’ l’opinione mia che tutta Roma

Vulgus veritatis pessimus interpres.
Lotito deve fa' come dico io (quito cit.)

Giglic

Re:Dai papà andiamo, stavolta ti porto io...
« Risposta #10 : Lunedì 12 Maggio 2014, 06:57:20 »
Chi tifa per o contro Lotito ne approfitti per buttarsi a fiume e lasci la Lazio a chi se la merita, a chi la vuole. Avete rotto er cà.

Da scolpire e pubblicare nel foro.

Oggi sul FQ due pagine di Malcom Pagani su quello scudetto. Presentando il libro di Guy Chiappaventi, non dice nulla di particolarmente nuovo per noi laziali, ma è bello vedere due pagine dedicate solo alla Lazio su un quotidiano nazionale.
Unica nota stonata (ma non per Malcom) l'intervista a Pulici, che nel ricordare la squadra dello scudetto, non perde l'occasione per insultare Lotito (vedi post di ThomasDoll).

Oggi dovrebbe essere una festa Laziale, dove la parola Lotito non deve essere neanche pronunciata. Da lui, ma soprattutto dagli altri.

Offline zorba

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Re:Dai papà andiamo, stavolta ti porto io...
« Risposta #11 : Lunedì 12 Maggio 2014, 07:21:55 »
(Il Fatto Quotidiano 12.05.2014)

Giorgio, Pino e gli altri: la banda dello scudetto

(di Malcom Pagani)

Nel giorno in cui si dipinse il quadro della storia, “Carta velina” rimase fedele al soprannome. I tifosi impazziti, a correre nel prato dello stadio Olimpico con le bandiere al vento e Maestrelli quasi trasparente, ad aspettare i figli suoi, l’abbraccio dei gemelli, mentre il sole, a lame, illuminava il primo scudetto della Lazio. Sul pullman guidato da Alfredo c’era un silenzio strano. Non l’avevano immaginato così il 12 maggio 1974, i bravi ragazzi allenati da Tommaso. Gli allievi del “Maestro”, partiti come sempre dall’albergo fuori città, l’Hotel Americana di Roma, tredicesimo chilometro dell’Aurelia, qualche debito nominale con Alberto Sordi e arrivati recitando da marziani dall’altra parte della Luna. Con gli spogliatoi divisi, i clan rivali, la mania per il gesto d’annunziano e il piacere di sparare a un lampione in piena notte, la Lazio di quarant’anni fa rappresentò il manifesto collettivo di una banda in fuga. Undici inafferabili su cui fu inutile mettere una taglia. Undici eroi inattesi, in gran parte reclutati a costo zero nelle stanze fumose del calciomercato estivo al Gallia di Milano, capaci di sovvertire l’ordine celeste del pallone aggiungendo il bianco all’azzurro. La memoria al mito. La rete decisiva di Chinaglia in Lazio-Foggia. Quel tiro che alza polvere e gesso con la voce di Enrico Ameri, nel brulichio eccitato dello stadio in sottofondo, che annuncia da Tutto il calcio minuto per minuto l’esatta distanza tra desiderio e giorno perfetto: “Attenzione, attenzione, deve esserci un calcio di rigore, Scusa Ciotti se ti interrompo, ma c’è un calcio di rigore a favore della Lazio”.

Il rigore decisivo
Del risarcimento delle sofferenze passate e future, dopo il fischio dell’arbitro Panzino, giudice non pretesco nella domenica del divorzio, si incaricò Chinaglia dagli undici metri. La fotografia definitiva che impose i colori della Lazio a un un prisma che nell’Italia del ’74 amava tonalità accese – rosso e nero in dominante prevalenza – improntate alla cupezza e al lutto. Ebbe i propri anche l’Arca di Re Cecconi e Frustalupi, con i suoi Re semplici e i suoi santi maledetti, selvaggi e molto più sentimentali di quanto non raccontasse il resoconto di un’onda troppo alta, di una curva affrontata con eccessiva fretta. Li attraversò con il dolore non banale di una comunità nata per caso, con la stessa aderenza carnale, ebbra, eccessiva con cui aveva accolto i giorni lieti. L’incoscienza era quella dei predestinati. Il gioco, modernissimo, aveva come unica prudenza, come solo ancoraggio al passato, il libero dietro alla linea difensiva. Il resto era bellezza. Coraggio. Sovversione. Tensione interna. Partitelle accecate dai fari delle macchine private al campo di Tor di Quinto. Sfide in famiglia prolungate oltre il lecito. Duelli che nessuno voleva perdere e il calciatore con il nove sulle spalle che mandò a fare in culo Valcareggi in mondovisione, non sopportava di non vincere. Spirito. Voglia. Fame. Un vento che a dieci anni dall’ultima pubblicazione ancora soffia su uno dei libri più sinceri e riusciti della letteratura sportiva italiana. L’ha scritto un bravo giornalista di La7 cresciuto tra i palazzoni del Tuscolano. Nel 1974 aveva cinque anni. Per spolverare l’epica della Lazio che fu, ha indossato l’elmetto. Con il nome letterario di uno sfortunato tennista francese, il cognome esposto al più basso doppio senso e il talento anacronistico di chi non scrive se non vede, Guy Chiappaventi ha riannodato i fili. Abbracciato le illusioni. Osservato le amicizie diventare lettere transoceaniche dalla grafia incerta. Trasformato la leggenda in verità. In Pistole e Palloni, meritoriamente rimesso in circolazione da Castelvecchi (Ultra sport, 237 pagine, 16,50 euro), brillano senza moralismi i ritratti di undici uomini a contatto con il proprio tempo. Le esagerazioni di un gruppo di irregolari che rese sogno la semplice volontà e seppe guidare tra le nuvole come accadde solo al Cagliari di Riva, al Verona di Bagnoli o alla Sampdoria di Zio Vuja.

Gli undici: Da Oddi a D’Amico
Nel volume di Chiappaventi – l’educazione sentimentale di tutti i nostalgici delle galline al guinzaglio di Zigoni, dei presidenti del miracolo come il Sor Umberto Lenzini, così scaramantici da tirare un rigore fasullo nel ventre dell’arena prima dell’inizio, della tangibile umanità del calcio poi pervicacemente esiliata dal robotico Truman Show contemporaneo – scorrono le biografie del comandante Gigi Martini e dell’oroglioso borgataro che tutti chiamavano “Tufello”, Giancarlo Oddi. Di Vincenzo D’Amico e del terzino d’attacco Pedro “Pedrelli”, quello che appoggiava il fucile vicino alla tv, oggi vive a Lampedusa e all’epoca aveva iniziato involontariamente il resto della truppa al culto della pallottola. La polvere da sparo, vezzo puro e immaturo e non firma ideologica di un’ipotetica matrice fascista della squadra, era la Santabarbara per uccidere ormoni e noia di un’età e di una fortuna di difficile gestione. C’era Roma, con i suoi Night, la dolce vita che nel ricordo, all’ala Renzo Garlaschelli, dieci anni di lazialità felice: “Maestrelli in fondo non mi chiedeva molto, solo di correre e saltare l’uomo” fa giurare di “non aver cenato una sola volta a casa”. E c’era la violenza metropolitana. L’ossessione dell’assalto che rapinò l’esistenza a Re Cecconi, il “Cecconetzer” che volava a centrocampo, ricordava le statue in pantaloncini del Borussia, sembrava un tedesco e a cui senza senso, colpa né giustizia, la revolverata di un gioielliere aveva tolto le ali dietro una porta blindata del quartiere Fleming nel gennaio del ’77. Ma la politica era poco più di un acquerello e forse, ricorda oggi Felice Pulici: “Nel generale disinteresse per l’argomento, l’unico vagamente di sinistra, più per ascendenza geografica che per profonda convinzione, era Frustalupi”.

La fischio finale e la festa
Al resto, a tenere insieme la goliardia e la protervia di un Chinaglia che per dimostrare la frangibilità di un orologio a Polentes non trovava di meglio che distruggerlo tra gli sghignazzi dei compagni e il pentimento successivo di Giorgione e la sua generosa mano dentro al portafoglio volta a risarcire, pensava Maestrelli. La sera in cui non si è ancora spenta l’eco delle radioline: “Sono le 17 e 45 del 12 maggio, da tutti i settori del campo convergono i tifosi che hanno atteso in maniera spasmodica questo momento” e i suoi occupano militarmente fino all’alba il Jackie O’, Maestrelli torna a casa dalla moglie. Ha il volto felice di chi non può aspirare ad altro, la cangiante leggerezza delle persone serie che sanno quando cedere alla commozione. Tom Maestrelli, figlio di ferroviere tradotto da Pisa all’Adriatico pugliese, era arrivato a Roma per sostituire Juan Carlos Lorenzo nello scetticismo e a Roma invece rimase, fino alla morte e ben oltre l’addio, Papa beatificato dalla gratitudine e dal dispiacere per la sua scomparsa prematura. Chiappaventi lo accompagna in un raro lato pubblico in cui l’unico dogma è assumersi, nel bene e nel male, tutte le responsabilità a cominciare da quelle su cui non ha paternità alcuna. E in una sfera privata così delicata da far impressione. A Massimo e Maurizio, i figli che a scuola il lunedì proprio non vogliono andare, offre una predica per la sera: “Niente storie, domani vi sveglio alle otto” e un orizzonte diverso la mattina dopo: “Forza, vestitevi. Andiamo al campo”.

L’ultimo saluto a Maestrelli
Era confessore e nocchiero, apriva la porta di casa agli amici a qualsiasi ora. Indossava uno scaramantico montone marrone, ospitava Chinaglia nelle notti tempestose e andava a cena con l’Avvocato Agnelli. Al mare, che aveva visto in gioventù, anche nel calvario del tumore e della chemioterapia, tornava. Erano semplici richieste alternate alle preghiere: “Lina, cucinami il pesce”. Quando il 28 novembre 1976, il Maestro entra in coma, l’accademia della commozione trasversale si toglie il velo. Per il funerale, a dicembre, si raduna a Ponte Milvio un popolo eterogeneo. A casa arrivano i telegrammi di Berlinguer: “Guarda che strano” dicono i figli: “Papà non è mai stato comunista”. In piazza ci sono giovani e vecchi, amici venuti dal sud e volti pasoliniani. Pino Wilson, informa Chiappaventi, ha una sua spiegazione: “Maestrelli andava oltre la Lazio. Stava più in alto. Ho visto alla camera ardente signore di settant’anni. Non credo siano venute perché amano il calcio”. Poi piange. C’è chi lo fa da quarant’anni e non ha ancora smesso.
Là dove torneranno ad osare le aquile (e dal 26.05.2013, ci siamo andati un pò più vicino!!!!)

Offline Holly

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Re:Dai papà andiamo, stavolta ti porto io...
« Risposta #12 : Lunedì 12 Maggio 2014, 09:13:26 »
Da scolpire e pubblicare nel foro.

...

Oggi dovrebbe essere una festa Laziale, dove la parola Lotito non deve essere neanche pronunciata. Da lui, ma soprattutto dagli altri.

quoto Giglic che quota TD

stasera sarà una festa, è così che me la voglio godere

a tutti quelli che si stanno chiedendo se io abbia fatto il salto della quaglia diventando improvvisamente un'antilotitiana perché ho il biglietto in tasca già da due mesi, dico che si sbagliano di grosso, davvero

per quale motivo mi dovrei perdere un'occasione del genere, rivedere Nesta, Veron e Almeyda che mi hanno fatto battere forte il cuore, Mancini e Boksic che mi hanno stregato col loro genio e sregolatezza, perché non dovrei andare a battere le mani a Cragnotti o Zoff, che mi hanno portato lassù e fatto gioire come poche altre volte a noi laziali è successo, perché non dovrei andare a dire "grazie malgrado tutto" a Ledesma, Keita e altri giocatori della Lazio di oggi?

io non mi faccio tirare per la giacchetta (che non possiedo, sia chiaro, almeno dall'ultimo anno delle superiori, essendo un capo che non va più di moda...) da nessuno, ma soprattutto non mi faccio dare della romanista da chicchessia, perché altrimenti sono romaniste anche mia mamma, che ignora bellamente quali siano gli oscuri disegni delle menti diaboliche che hanno concepito l'evento di stasera, sono romaniste altre mie amiche, frequentatrici come me dello stadio sempre e comunque, alle quali va bene Lotito ma andrebbe meglio qualcun altro, sono romaniste tante altre persone in buona fede, e ne conosco tante, che stasera parteciperanno con l'intenzione di godersi una festa, visto che siamo stati "impossibilitati", diciamo così, quest'anno a godere di altre gioie sportive (zerotitulati esclusi, naturalmente)

tra qualche settimana, ma che dico, tra qualche giorno nessuno si ricorderà più della valenza cordatara-avanguardista-criptoromanista dell'evento, ne sono certa; si ricomincerà con la giostra del mercato estivo, dei rinnovi, delle amichevoli ad Auronzo, tutto verrà superato come è normale che sia, e a fine agosto saremo di nuovo avvelenati - io almeno lo sarò - al proprio posto allo stadio, smaniosi di vedere ancora quelle maglie, che, oltretutto, sembra che per la prossima stagione siano ancora più belle

rimarrà soltanto il bel ricordo di una festa alla quale avrei voluto partecipare rendendo omaggio al titolo "Di padre in figlio", cosa che non posso fare, purtroppo... e allora io dico "dai mamma andiamo, stavolta ti porto io, i biglietti già li ho presi, vedrai che qualcuno ci accompagna, e continuerà ad accompagnarci..."


Offline salasso

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Re:Dai papà andiamo, stavolta ti porto io...
« Risposta #13 : Lunedì 12 Maggio 2014, 09:37:03 »
anch'io andrò per godermi la festa
 :band1: :band1: :band1: :band1: :band1: :band1:
il lupo non potrà mai volare
all'altezza dell'aquila

Offline Skorpius

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Re:Dai papà andiamo, stavolta ti porto io...
« Risposta #14 : Lunedì 12 Maggio 2014, 09:54:31 »
Se mio padre (sempre attento conoscitore del mondo lazio e di tutto ciò che gli ruota intorno) fosse ancora vivo e gli avessi proposto di venire a questa "festa" mi avrebbe risposta "no grazie, vai tu se proprio ti va"
La gente dice che sono cattivo, ma in verità ho il cuore di un bambino: lo tengo in un barattolo, sul comodino.

Offline Baruch

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Re:Dai papà andiamo, stavolta ti porto io...
« Risposta #15 : Lunedì 12 Maggio 2014, 10:07:59 »
L'evento sarà trasmesso in diretta su RaiSport1 alle 20.45

ThomasDoll

Re:Dai papà andiamo, stavolta ti porto io...
« Risposta #16 : Lunedì 12 Maggio 2014, 10:22:21 »
Oh, bene, così potrò vedere i miei beniamini con la maglia della Lazio addosso.
Roberto gol lalalalalalalalala

Offline franz_kappa

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Re:Dai papà andiamo, stavolta ti porto io...
« Risposta #17 : Lunedì 12 Maggio 2014, 10:40:06 »
Oh, bene, così potrò vedere i miei beniamini con la maglia della Lazio addosso.
Roberto gol lalalalalalalalala
Lo ritieni proprio necessario?
Considera che anche l'estemporanea partecipazione a distanza all'evento (basterà la visione di almeno 31 secondi senza interruzioni delle immagini trasmesse dal canale di Rai Sport 1) comporterà - de iure - l'impressione a fuoco, sulla pelle nuda, del marchio d'infamia di "nemico mortale"® della Lazio.
Sei ancora in tempo per salvarti, ThomasDoll. Recupera lucidità e torna a essere lo schietto laziale che abbiamo avuto il piacere di conoscere in tanti anni di piacevole frequentazione virtuale.

P.s.= giusto per chiarire quali prudenze conto di adottare stasera considera che, risiedendo nello stesso comune nel quale si svolgerà l'incriminato evento, ho deciso di allontanarmi in auto da Roma attorno alle 18, percorrere almeno 400 km, dormire un'oretta in autogrill e tornare indietro entro l'alba di domani percorrendo a ritroso i 400 km. Solo così mi potrò considerare completamente estraneo a questa pericolossisima iniziativa.
Buon viaggio, caro Piero.

geddy

Re:Dai papà andiamo, stavolta ti porto io...
« Risposta #18 : Lunedì 12 Maggio 2014, 10:57:13 »
Comincia alle 18,45 però. Dovrebbe esserci la diretta su Rai Sport a partire da quell'ora. Pin gioca alle 20 e 45. Contro Facco, vabbè.  :band1:

Offline Baruch

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Re:Dai papà andiamo, stavolta ti porto io...
« Risposta #19 : Lunedì 12 Maggio 2014, 11:05:59 »
Nel palinsesto c'è scritto dalle 20.45
Per chi va allo stadio, c'è anche la replica all'una e un quarto di notte