Autore Topic: La storia di Negro: 'Quel Siena-Lazio è ancora un incubo'  (Letto 797 volte)

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La storia di Negro: 'Quel Siena-Lazio è ancora un incubo'
« : Mercoledì 7 Maggio 2014, 17:25:33 »
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Domani l'ex difensore Paolo Negro si presenterà in tribunale per l'ennesima udienza del processo di primo grado contro Marco Fardellotti, Valentino Aliberti e Andrea Caprinozzi, imputati di tentata estorsione nei suoi confronti. Tutto partì dal match del 27 maggio 2007, il cui il giocatore, allora al Siena, all'ultima giornata di campionato segnò il gol del 2-1 per i toscani (decisivo per la salvezza) contro i suoi ex compagni di squadra della Lazio. Anni dopo, un uomo si presentò nel salone di bellezza della moglie: 'Mi parlò di quella partita, dicendo che era venuto a conoscenza di una presunta combine - racconta Negro a Il Tempo -. Voleva dei soldi per restare in silenzio, per la precisione 250mila euro. Quella falsità mi fece ridere in un primo momento, stavo per andarmene ma lui mi fermò. Mi disse: Sappiamo che hai due figlie. Speravo di non aver capito bene, e invece aveva davvero minacciato le mie figlie. Lo salutai e andai subito a denunciarlo. Le indagini della polizia sono durate tre mesi, nei quali ho vissuto nel terrore. Mi spostavo tra Coverciano, dove stavo frequentando il corso da allenatore ed ero sempre attaccato al telefono, e Roma, o meglio l'asilo delle mie figlie, dove passavo ogni mattina per controllare che fosse tutto a posto. La polizia mi è sempre stata accanto, ma sono stati mesi molto duri. Speravo che con gli arresti dell'ottobre 2011 tutto si risolvesse, invece è cominciato un altro calvario. Sono finito sui media come se fossi un camorrista, coinvolto in fatti di calcioscommesse, mentre le minacce continuavano. Ho smesso di dormire e non ho più potuto pensare al calcio, cercare una squadra. Alcuni presidenti mi hanno scartato dicendo di non volersi mettere nei guai. Mi hanno rigato la macchina, manomesso la serratura del negozio. Poi hanno spedito lettere intimidatorie agli amici e all'asilo delle mie figlie. È incredibile: se avessi davvero preso dei soldi per vincere una partita e fare gol sarei un genio. Probabilmente queste persone avevano bisogno di soldi, non sapevano da chi andare e si sono inventati questa storia. Il problema è che queste persone abitano vicino casa mia e hanno provato ad avvicinarmi di nuovo. Per questo mi aspetto giustizia: ho dovuto chiudere il negozio, i clienti non venivano più da Negro il camorrista. Per me è ancora difficile andare in giro, ma soprattutto queste persone hanno minacciato le mie figlie. Non esiste. Ora voglio giustizia, queste persone devono essere condannate. Poi vorrei allenare. E il mio sogno è la Lazio'.

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