Autore Topic: Applicazioni tecniche ed Economia domestica, ovvero De La Pizza di Pasqua  (Letto 1274 volte)

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Offline Clazia

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Una mattina Clazia trovò un animalino piccino picciò che camminava sul piano della sua cucina.

Mo’ che ci penso non era mattina, ma primo pomeriggio.

Ed era pure pochi giorni fa, per cui usare il passato remoto, manco fosse chissà quanto lontana nel tempo sta cosa, non è del tutto corretto. Però mi viene meglio così.

Insomma, questo animalino piccino picciò era di quelli davvero piccolissimi, di quelli che escono fuori da una bustina di camomilla o da farina dimenticate nella credenza, e però che allarmano, perché in realtà quando ne trovi uno che gira per la cucina c’è il rischio che ce ne siano altre decine pronti ad invadere tutto l’invadibile.

E così Clazia si mise a sistemare e ripulire la credenza e scoprì che c’era, appunto dimenticata, una busta con un residuo di farina, con dentro tanti altri animalini piccini picciò tutti già armati e pronti a sortire fuori ed invadere l’invadibile di cui sopra. Ma era arrivata in tempo, così scongiurando l’invasione.

Nella credenza, tra le tante varie cose, Clazia trovò di prossima “scadenza” un bel po’ di bustine di lievito per i dolci Pane degli Angeli, cosa peraltro strana perché Clazia non è grande amante dei dolci e men che meno gran cuoca dei medesimi; però c’era stato un tempo in cui le era presa la fissa di fare ciambelloni e così aveva comprato un quantitativo rivelatosi sicuramente eccessivo di detto Pandegliangeli.

E così Clazia si disse “E’ Pasqua, o quasi, vediamo se possiamo fare una pizza di Pasqua con questo lievito, così non lo sprechiamo… “

Telefonò, o meglio, tentò di telefonare a cognate ed amiche e cugine molto più avvezze di lei ad usare il lievito. Niente da fare, non ne beccò nessuna. Non nei tempi che avrebbe voluto.

Cercò ispirazione su internet, siti vari di cucina, compresa la cortesissima Sonia di Giallo Zafferano, e scoprì sconsolata che il lievito di cui era munita andava bene solo per i dolci e non per le pizze salate marchigiane o umbre che aveva in mente, per le quali, invece, serviva il lievito di birra o il lievito da pane.

Ormai, però, l’idea di una cosa pasquale le si era fissata in testa, e così si mise a cercare perfino la ricetta dei fiadoni, quelli che si facevano in Abruzzo, appunto a Pasqua, a casa di Nonna. Ma scoprì che per fare i fiadoni servivano un’ira d’iddio di uova - e lei ne aveva in casa solo 5 -  e, soprattutto, non serviva manco una bustina di lievito da dolci. Meglio, manco una bustina di lievito di alcun genere.

Sempre ormai, però, la fissa della pizza di Pasqua c’era e non le riusciva di accantonarla.

E così al mattino appresso comprò quantitativi industriali di pecorino, parmigiano, uova, latte e, soprattutto, lievito di birra.

E tentò l’impasto in questione, pesò gli ingredienti, li aggiunse con cura, e maneggiare quella roba le diede piacere, si sentì degna discendente delle sue antenate donne di casa mentre impastava, raccogliendo la farina, alternando il gioco dei suoi polsi sulla “cosa” che, sempre più bella, prendeva la giusta consistenza.

Giusta un accidente.

Perché dopo un’ora e mezzo la “cosa”, benchè messa a riposare come da istruzioni (riposare de chè, poi, chi s'era stancata semmai era Clazia, mica lei) con tanto di strofinaccio pulito a proteggerla (da che, poi, mica che a casa di Clazia si subiscono agressioni di sorta) non era lievitata mancodi un millimetro. E manco dopo due ore, ma manco due e mezzo, e nemmeno tre.

Sconsolata, Clazia decise di buttarla comunque nel forno, non prima di averla accomodata in uno stampo da ciambellone (ahò, quello c’aveva).

Ne venne fuori un orribile ciambellone ammassato. Destinato ad essere buttato inesorabilmente nel secchio della spazzatura, perché in un qualsiasi stomaco disponibile ad accoglierlo avrebbe comportato più e più notti insonni e l’esigenza di litrate di alka seltzer. Per non parlare degli effetti tragici nel tratto finale dell'apparato digerente.

Quando le riuscì, finalmente, di parlare con le persone più avvezze all’uso del lievito, di cui sopra, giunse con loro a formulare varie ipotesi, latte troppo caldo, uova troppo fredde, ed altro.

Insomma sto lievito si era rivelato un emerito permalosissimo stronzo. Di quelli che oltretutto manco si fanno capire prima, no, sei tu che devi cercare di andargli incontro, aiutarli ad aprirsi con te, a collaborare.
Come se una non avesse già dato co' soggetti del genere. Sto mbecille.

Ecco. Tutto qua.

C’è una morale in questo racconto?

Sì, c’è: se per salvare dallo spreco una bustina da 16 grammi di Pane degli Angeli avete sprecato 4 etti di farina, 3 uova, mezzo bicchiere di olio, quasi un bicchiere di latte, 1 etto e mezzo di parmigiano, mezzo etto di pecorino, un panetto da 25 grammi di lievito di birra… beh… avete fatto una gran cazzata.

Ecco.
Tutto qua.

Ah, dimenticavo: a Clazia la Pizza di Pasqua manco piace un granchè.
 
Se volevo sentimme tranquilla mica che nascevo Laziale.

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Offline Drenai

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Re:Applicazioni tecniche ed Economia domestica, ovvero De La Pizza di Pasqua
« Risposta #1 : Martedì 22 Aprile 2014, 23:50:04 »
giusto per informazione, in umbria la pizza di pasqua si può fare sia salata, quella con il formaggio che hai provato a fare tu, sia dolce. tra l'altro quella dolce, secondo me sta benissimo mangiata con cose salate (salame, uova).
vabè, non c'entra niente, tra l'altro io le mangio solo... non ho la minima idea di come si preparino.
volevo solo dire che se facevi quella dolce probabilmente potevi risparmiare sugli ingredienti che poi hai sprecato, però non so se serve comunque il lievito di birra oppure magari potevi farti bastare quello per i dolci.
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baol

Re:Applicazioni tecniche ed Economia domestica, ovvero De La Pizza di Pasqua
« Risposta #2 : Mercoledì 23 Aprile 2014, 08:32:17 »
Lascia fare a me...  ;)


Offline LoveLazy0

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Re:Applicazioni tecniche ed Economia domestica, ovvero De La Pizza di Pasqua
« Risposta #3 : Mercoledì 23 Aprile 2014, 09:20:12 »
fatta sabato scorso seguendo le istruzioni di pora nonna nata e morta a montefalco.
bisogna prima fare la biga (acqua, lievito, un po' di farina, bicarbonato e una puntina di zucchero), e farla lievitare per almeno mezza giornata.
solo forza lazio

Offline DinoRaggio

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Re:Applicazioni tecniche ed Economia domestica, ovvero De La Pizza di Pasqua
« Risposta #4 : Mercoledì 23 Aprile 2014, 09:45:31 »
Ma la pizza di Pasqua è questa?

E ra gisumin all'ùart!

La serie A è un torneo di limpidezza cristallina, gli arbitri non hanno alcunché contro la Lazio e si distingueranno per l'assoluta imparzialità, non ci saranno trattamenti di favore o a sfavore nei confronti di alcuno. Sarà un torneo di una regolarità esemplare. (19-8-2016)

Offline Drenai

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Re:Applicazioni tecniche ed Economia domestica, ovvero De La Pizza di Pasqua
« Risposta #5 : Mercoledì 23 Aprile 2014, 12:35:24 »
è questa (tra l'altro nella foto ci hanno associato uova e salame esattamente come avevo suggerito io):


ma quella che dice clazia si fa unendo del formaggio all'impasto. da fuori sono uguali, dentro viene così:
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Offline DinoRaggio

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Re:Applicazioni tecniche ed Economia domestica, ovvero De La Pizza di Pasqua
« Risposta #6 : Mercoledì 23 Aprile 2014, 12:54:00 »
Pare un panettone :)

Qui, invece, si usa questa:
E ra gisumin all'ùart!

La serie A è un torneo di limpidezza cristallina, gli arbitri non hanno alcunché contro la Lazio e si distingueranno per l'assoluta imparzialità, non ci saranno trattamenti di favore o a sfavore nei confronti di alcuno. Sarà un torneo di una regolarità esemplare. (19-8-2016)

Offline Clazia

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Re:Applicazioni tecniche ed Economia domestica, ovvero De La Pizza di Pasqua
« Risposta #7 : Mercoledì 23 Aprile 2014, 21:47:30 »
Eccomi, scusate se replico in ritardo, ma ogni tanto tocca (provare a) lavorare (a vuoto, leggi senza compenso di alcun genere).

Dunque, Drenai caro, ce lo so che la pizza, o crescia, sempre di Pasqua, anche in versione dolce con salamelle ed uova ci sta da dio, però m'è parso di capire che, inevitabilmente, il lievito per dolci de quo agitur, in quanto "vanigliato",  fosse comunque inutilizzabile. Nel caso di specie non serviva una specie di ciambellone e/o pan di spagna da abbinare a salame ed uova sode, no.

Clazia voleva provare a fare la Crescia o Pizza di Pasqua, salata, al formaggio, roba tipica marchigiana e/o umbra. Che in realtà, a dirla tutta, mio Padre era marchigiano di Urbino ma a questa tradizione della Crescia di Pasqua non teneva granchè. Mentre andava matto, come me e come tutti in famiglia, per la Crescia sfogliata, ma questa è tutta un'altra storia.

Che, peraltro, come già detto, Clazia, - o forse io... vabbè... lo so, sto diventando schizofrenica però, vi prego, continuate a fare finta di nulla - manco le ama granchè ste cose, nel senso che non ci va matta.
Però voleva divertirsi a farle, con la scusa di "risparmiare" il lievito del Pane degli Angeli.

A proposito, comunque, di dolci e pizze salate pasqualine, Clazia prima parlava dei fiadoni abruzzesi, che sarebbero questi:



A casa di mia Nonna Emilia a Chieti li facevano, appunto, da mangiarsi nei giorni della settimana Santa, e, se non ricordo male (ero piccoletta) ci si imbrizzicava sopra pure una fogliolina di ulivo, che, poi, era quella che si era riportata dalla cerimonia della Domenica delle Palme.
Lo strano abbinamento di dolce (il contenitore) e salato (il ripieno) a noi piccoli non piaceva granchè, sono cose che si imparano ad amare più da "grandi. Ed infatti da "grande" me ne sarei mangiati e me ne sono mangiati in quantità.

La foto di Dino  :-* con le uova sode in primo piano  mi fa venire in mente, invece, la Pupa o lu Cavalle abruzzesi:

 

roba dolce, biscottata, da cuocere in forno, con forme ovviamente richiamanti le relative denominazioni,  alla Pupa a volte al posto delle "sise" si schiaffano uova sode - ecco perchè mi sono tornate in mente ste cose, francamente orribili a vedersi, che uno, anzi una, cioè io, o Clazia, come vi pare,  dice "mica che è obbligatorio cimentarsi a cercare di fare una pupazza o un cavallo con la pasta tipo frolla che a cercare invece di farli in altro modo la plastilina o il pongo in confronto alla pasta frolla e o biscottosa sono una passeggiata di salute."

Insomma, ste Pupe e sti Cavalli (abruzzesi), oltre che brutti, erano, ma suppongo siano ancora, una delle cose più difficilmente digeribili esistenti, se non ti ci bevi un mezzo litrozzo di vino almeno ogni due morsi. Evitare l'acqua che invece rischia di creare l'effetto mappazza.
Se ti dice bene, chi li fa spennella sti cosi - che un critico acculturato definirebbe capolavori naif  - con un po' di cioccolato e così appaiono più edibili. Sempre occhio, però, alle perline o praline colorate insensabilmente aggiunte a mo' di decorazione , che qualche problema ai denti possono crearlo. Anzi, in genere lo creano.

Mo' che ci penso, però, e fermo restando che Pupe e Cavalli a Clazia non sono mai piaciuti...

Mmmh... sti fiadoni... la tentano.

Tenta l'idea di provarci.

Tanto, pare appurato, non serve lievito.  ;)


 
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Offline Cliath

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Re:Applicazioni tecniche ed Economia domestica, ovvero De La Pizza di Pasqua
« Risposta #8 : Domenica 27 Aprile 2014, 01:34:06 »
Questa storia del lievito e della pizza di Pasqua...mi sa che l'ho già sentita. :D

Comunque, se non hai ancora buttato il lievito per dolci 'prossimo alla scadenza', tienilo pure che poi ti spiego. :-* :violent4: :hello:

Offline DinoRaggio

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Re:Applicazioni tecniche ed Economia domestica, ovvero De La Pizza di Pasqua
« Risposta #9 : Mercoledì 30 Aprile 2014, 14:31:32 »


 :D
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