Autore Topic: Mario Pennacchia  (Letto 2179 volte)

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geddy

Re:Mario Pennacchia
« Risposta #20 : Mercoledì 25 Agosto 2021, 16:46:17 »
Io credo che Mario abbia il merito di aver colto lo spirito dei fondatori della Lazio. Aldila' dello spirito Olimpico, comunque colto nel solo pensare di fondare una societa' sportiva per partecipare a una corsa, del pallone e la neve. Spigola do su Lazio Wiki si coglie la stessa atmosfera che animano le prime pagine della storia della Lazio di Pennacchia. E sarebbe ora di rigiocare una partita con la maglia a scacchi, aggiungo.

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Re:Mario Pennacchia
« Risposta #21 : Mercoledì 25 Agosto 2021, 18:42:47 »
La SS Lazio nelle persone di chi, Roberto?
Della storia non frega niente a nessuno, come dici tu, è di un'evidenza solare. E quello che "rimprovero" a Mario è proprio questo. Ha raccontato, con penna magistrale, una leggenda così bella che col tempo è divenuta una favola ancora più bella. Un racconto così scorrevole, rassicurante, facile, edificante, esclusivo, che tutti noi laziali lo conosciamo a memoria e guai a chi lo mette in dubbio. E' così e basta. Lo ha fatto anche la Lazio tanto che, come ricordi pure tu, l'ha reso, purtroppo, Bibbia. Ma la realtà storica documentata è altro. Se vogliamo non aver problemi, crediamo liberamente alla favola ma, attenzione, le cose non sono andate così. Qualcuno più sensibile ai temi relativi alla genesi e operante in Società ha accettato in toto le "revisioni" e qualcosa forse si sta muovendo in Lungotevere Flaminio, ma è stata dura. Come è stato duro per chi ha cercato e trovato documenti incontrovertibili accettare che i colori, ad esempio, non c'entrano niente con la Grecia: "Dovevamo fa' sta partita co la Virtus e nun sapevamo che colori sceje. Avemo comprato un po' de flanella, quella delle camicie che costava meno, 'na pezza bianca e una celeste. Mi madre e mi sorella so' state tutta la notte a cucì ste camicie, metà bianche e metà celesti a inquarti. E poi quei due colori ce piacevano, erano distinti.." E' Ancherani che lo scrive, mica LW.
Il nome? Bo? Ma certo non è possibile ignorare Fortunato Ballerini, di gran lunga  il più grande presidente che abbia avuto la Lazio, che nel discorso di commiato del 22 febbraio 1922 (documento originale in possesso di LW) afferma: "..il titolo Podistica Lazio preso forse come auspicio a conoscerne il territorio in tutta la sua ampiezza geografica, panoramica, storica come le glorie del passato richiedono.". Sia pure con quel "forse" iniziale mi sembra che il Cavaliere, presidente dal 1904 al 1922, possa aver fornito una buona motivazione al perché del nome, in considerazione anche della missione artistico-escursionistica di tutte le società del tempo. Le Olimpiadi e lo spirito olimpico della Lazio, che stupidaggine! I risultati delle Olimpiadi del 1900 non venivano riportati che in minima parte dai giornali e quando c'erano stavano sotto la voce "Feste e Giochi" delle pagine di cronaca. Non abbiamo MAI trovato, sfogliando una per una le pagine di tanti giornali dell'epoca, un solo riferimento che legasse la Lazio alle Olimpiadi. Oggi come oggi non si conosce nemmeno il numero degli atleti italiani che vi parteciparono. L'aquila? Non è esistita fino al 1905 (chi trova una foto o una notizia di un'aquila legata alla Lazio prima di tale data, avrà l'eterna riconoscenza mia e di tutta LW). E sapete che nuova c'è? Che abbiamo copiato e adottato lo stemma della Società Pedestre Genova che è del 1901 (da noi comprato di recente da un collezionista milanese per 100 euro, tacci sua) e l'abbiamo fatto nostro cambiando la scritta. E tornando ai colori, l'avevo omesso per distrazione, avete mai visto una foto di un atleta della Lazio prima del 1904 con una maglia a due colori? Noi no, e ce le siamo spizzate tutte. Direte che LW è costituita da infamoni filo romanisti che hanno piacere a smontare quel che di bello la storia di Mario ci ha insegnato. Ma proprio per niente. Solo l'amore per la verità storica. Per me la revisione è più bella della leggenda. Mi prende molto di più sapere che i colori furono scelti così perché a quei ragazzotti il bianco e celeste gli sembravano distinti, che fare retorica sui colori della Grecia. Mi piace di più pensare che, come fu, Golini o Pagliani o Zangrilli abbiano incontrato a Roma prima di una gara il grande podista genovese Lunghi che aveva quello stemma con l'aquila e gli sia piaciuto e l'abbiano proposto a Ballerini che, massone com'era, l'abbia subito adottato in quanto l'aquila è animale altamente simbolico per i "muratori", piuttosto che scrivere di aquile imperiali ad ali spiegate. Siamo nati semplici e fiumaroli e per primi abbiamo detto che lo sport è di tutti, dando lezioni di inclusività e democrazia. Per questo la Lazio è speciale e unica. Questo vale più di aquile, olimpiadi, colori e amenità varie. Mario ha sentito solo la campana di O. Bitetti, che dio lo abbia in gloria, e ha scritto sotto la suggestione di un dirigente che racconta cose avvenute 70 anni prima. La memoria tende a rendere leggendario quello che è normale, abbellisce, è esornativa, mitizza. E poi Bitetti un po' narciso lo era ed assumere il ruolo di cantore ufficiale di cose laziali e detentore della Verità, secondo me, lo gratificava molto. Eppure quando Mario scrive la Storia era ancora vivo il fondatore G. Massa, il quasi fondatore Masini, tanti pionieri che erano soci nel 1900. Perché non sentire anche loro? Mistero.
Mario è stato un gigante perché, per primo, ci ha reso consapevoli di avere una storia, ce l'ha regalata, l'ha scritta da Maestro, ci ha coinvolto e reso orgogliosi. Ma io che ho parlato con lui tante volte, l'ho sentito sempre ripetere che La Storia della Lazio non è un vero testo di storia. Ed è così. E' un romanzo storico. E' l'Iliade. Come dice l'amico Flavio, Omero o chi per lui ci ha raccontato le vicende di una guerra che ci hanno fatto capire gli usi, la religiosità, la natura umana, le passioni, gli eroi, l'arte di due popoli in fiero contrasto, ma finché il tedesco testardo non ha scoperto Troia e ha trasformato la leggenda in storia, di come fossero andate davvero le cose non si aveva alcuna percezione.
Grande, grandissimo Mario-Omero, ed è giusto che il suo libro sia in ogni libreria laziale, però le cose non andarono come ce le ha narrate.
P.S. Quanto ho scritto è riferito alle origini della Lazio (1900-1915). Il resto del libro di Mario, data la gran quantità di documentazione disponibile, è (quasi) perfetto.

geddy

Re:Mario Pennacchia
« Risposta #22 : Mercoledì 25 Agosto 2021, 19:03:47 »
Giusto, non a scacchi. Inquarti rende meglio.

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Re:Mario Pennacchia
« Risposta #23 : Mercoledì 25 Agosto 2021, 21:18:45 »
Della storia non frega niente a nessuno...

L'Historia si può veramente deffinire una guerra illustre contro il Tempo, perché togliendoli di mano gl'anni suoi  prigionieri, anzi già fatti cadaueri, li richiama in vita, li  passa in rassegna, e li schiera di nuovo in battaglia. Ma gl'illustri Campioni che in tal Arringo fanno messe di Palme e d'Allori, rapiscono solo che le sole spoglie più sfarzose e brillanti, imbalsamando co' loro inchiostri ... :D "E m' hai detto cotica!" Deve aver pensato il Manzoni rivolgendosi all' anonimo secentista che stava fingendo di interpretare, cioé a se stesso. 
Perché, dai primi graffiti preistorici fino al comunicato ANSA di trenta secondi fa, la storia è quella che si racconta, anzi, è quello che diventa dopo essere stata raccontata.

Tu che da ragazzo della mia età non puoi non aver letto Calvino fino all' ultima virgola, ricorderai le storie che germogliavano dai tarocchi nel castello dei destini incrociati: tutte vere dalla prima all' ultima sillaba appunto perché rese tali non dalla testimonianza della parola detta, dato che tutti erano muti e nessuno poteva correggere o smentire, ma da quella inoppugnabile dettata da una mano di tarocchi.
Il vero di una storia è sempre funzionale, e quando assolve una funzione diventa vero pure se non lo è, perché il vero non funzionale alla storia raramente finisce col renderla come dovrebbe.

Dei nostri due giorni a Villa Scorciosa ho raccontato della capacità di camminare senza toccare il pavimento di Gabriella e Simona della loro magia di farti apparire le portate dal nulla e dell' essere, in due, una persona sola, addirittura con gli stessi stessi occhi, la stessa faccia e gli stessi capelli azzurri da fate turchine, restando una e sdoppiandosi, identiche, una a destra ed una a sinistra del piatto.
Tu sai che che le cose sono andate esattamente così pure se "storicamente" non sono successe.

Mario Pennacchia era un aedo, era Omero e Jaufré Rudel, e tutto quello che ci ha narrato è vero al 100%,  :) pure quello che non è successo.



Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.

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Re:Mario Pennacchia
« Risposta #24 : Giovedì 26 Agosto 2021, 11:17:59 »
Appunto, Pa'. Proprio così.

Orazio Scala

Re:Mario Pennacchia
« Risposta #25 : Giovedì 26 Agosto 2021, 12:09:56 »
 Il lavoro di Pennacchia deve essere valutato nel contesto complessivo della storiografia calcistica (dico "calcistica" perché è quella che conosco un minimo, ma immagino che per la storiografia in generale non sia diverso): fatta di pionierismo, di semplici refusi duri da rimontare, di leggende appiccicate a posteriori, di racconti distorti. Oltre che di una mole immensa di dati e notizie.

Ancora oggi, nonostante la disponibilità di archivi e la potenza comunicativa del web, che permette agli storici un confronto fino a pochi anni fa impensabile, si leggono castronerie e inesattezze da far accapponare la pelle. Il CONI (!) ha salutato Boniperti, recentemente scomparso, attribuendogli ancora 444 partite in A: niente da fare, uno sbaglio della Gazzetta documentato da anni e ampiamente riconosciuto e condiviso non è ancora rimontato del tutto.

Figuriamoci quanto sia più complesso cancellare il racconto di un testimone come Bitetti, o metterlo in dubbio all'origine.

Continuo a pensare che il libro di Pennacchia, uscisse oggi, sarebbe ancora molto più preciso e attendibile di almeno tre quarti della produzione attuale sul calcio. Il nipote di Meazza, nella recente biografia del nonno, ha inserito il racconto (diretto) della faccenda dei pantaloncini rotti... Ho trovato articoli del 1968 che spiegano si trattasse di un ricordo distorto, c'è il film ufficiale dei Mondiali 1938 che toglie ogni dubbio. Eppure si va avanti con la leggenda.

Pennacchia sbaglia solo sulla questione colori e la presunta ispirazione dalla bandiera greca. Gliela raccontarono così. C'è voluto mezzo secolo per venirne a capo. A che pro, se poi la Polisportiva rende ufficiale la storiella della "aquila imperiale" (e non mi sembra che Pennacchia abbia mai scritto qualcosa del genere) appiccicata da qualcuno negli anni Novanta?

Peraltro, le versioni leggendarie su nome e colori abbondano, nel calcio nazionale. Un classico, insomma. È toccato anche a noi e, più che allo scrittore, la "colpa" spetta a chi infarcisce scelte, in generale di carattere estremamente pratico, di significati nobili o esoterici.

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Re:Mario Pennacchia
« Risposta #26 : Giovedì 26 Agosto 2021, 12:32:49 »
Bè, qualcosa di teosofico nelle origini della Lazio c'è. Ed è molto evidente. L'aquila Mario l'ha adottata. Non quella imperiale, ma insomma.. Anche l'olimpismo lo ha accettato.
Concordo con te sul resto. Su altre cose, essendo personali, ne parliamo in privato :)

geddy

Re:Mario Pennacchia
« Risposta #27 : Sabato 28 Agosto 2021, 21:50:30 »
Forse in football force one. La biografia di Giorgione, per chi non lo sapesse, straordinaria.  Romanzata magari, ma era bravo Mario a romanzare. " una squadra formidabile e i tifosi più chiassosi del mondo".il mister ha appena detto qualcosa di simile.