Autore Topic: De Il Laziale  (Letto 1191 volte)

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Offline Clazia

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De Il Laziale
« : Mercoledì 16 Aprile 2014, 03:25:46 »
Prendo spunto dall'interessantissimo topic intitolato “La stagione più deludente dell’era Lotito”, perché me ne sono venuti in mente, appunto, degli spunti e delle considerazioni.

Sul Laziale.  Nel senso di persona che tifa ed ama la Lazio.

E, più in particolare, sul Laziale che bazzica i forum.

Anzi – mi auto-circoscrivo – questo forum.

Che, poi, questa cosa di “auto-circoscrivere” mi ricorda quando, lustri e lustri orsono, mi presentai dal Prof. Franceschelli, titolare della cattedra di diritto commerciale alla Sapienza, con la mia ipotesi di tesi di laurea sul Trasferimento dell’azienda…e più lui parlava e più io cercavo di, appunto, circoscrivere argomenti ed aspetti da approfondire ed esporre… alla fine la mia tesi venne di circa 300 pagine, forse più - restandone esclusa, grazie ad una mia notevole e fino a quel momento insospettata capacità diplomatica, tutta una ulteriore montagna di materiale e materie connesse, tipo successioni, divisioni, separazioni, e fallimenti… avessi dato retta a lui,  mi sarebbe venuta una roba da oltre 1000 pagine.
Roba che manco Umberto Eco o Faletti. Con l’aggravante che manco mi sarei potuta inventare un assassino, frate o no, per discolparmi da un sacrosanto attacco di sonno dell'ipotetico malcapitato lettore.

Dicevo. Il Laziale. E’ strano.

La bellezza (vabbè, parolona) di ... quante sono? 15, 16? pagine di topic, del topic di cui facevo parola...

Che, giuro, mi sono lette tutte, qualche post più frettolosamente, lo confesso, qualcuno con più attenzione, qualcuno con più ansia, e qualcun altro con un abbozzo di sorriso sulle labbra, ed ancora, qualcuno con una specie di mumble-mumble, cercando (inutilmente per mia fortuna) sul mio mento la barbetta lunga candida e setosa di Pai Mei.

Dicevo, il Laziale è strano. Ma "indagare" sul Laziale è cosa interessante comunque.

Intendo, constatare quanto ci riesca a noi Laziali di essere iper-intelligenti, ed in quanto tali inevitabilmente anche iper-critici, epperò pure, sempre in quanto tali, iper-scassacazzi.

Logorroici, che chi ci legge, perfino se d'accordo, se condivide, è tentato di autosopprimersi pur di riposarsi - un po' come quel personaggio dell'aereo più pazzo del mondo che si approntava a darsi fuoco pur di non sentire per l'ennesima volta il racconto dello sventurato simil-protagonista -.

Simil Taciturni. E però anche talvolta fin troppo, ovvero “presupponenti” (non ci giurerei sul fatto che esista ritualmente sto vocabolo, ma se non esiste famo che va bene, del resto, l’Italiano è una lingua viva) ossia con la pretesa di manifestare copiaincollando un banale reactiongif  la propria, appunto, reazione, ossia una replica, cosa sicuramente "ad effetto" lì per lì, ma al tempo stesso talvolta indisponente, laddove ti aspetteresti qualche parola in più, anzi, semplicemente, qualche parola. Purchè non gratuitamente aggressiva.

Tecnici, o tecnico-tattici, e Storici. Che Dio li benedica, più precisi di una sofisticatissima moviola nel ricostruire un’azione, un fuorigioco, perfino la correttezza o meno di una rimessa laterale.
Li amo, giuro, perché io che non capisco granchè, tecnicamente, di calcio, a leggerli mi diverto ed imparo.
Fantastici. Roba che ad averle dellà certe belle teste, certe intelligenze e certe memorie, orgasmavano fino alla fine del mondo.
Noi no, da sti pizzi nostri, orgasmiamo (esiste sta parola? No? Vabbè, famo che esiste, anzi, tanto l’Italiano è una lingua viva) solo se Lulic segna.
Guarda caso ha segnato di recente. In particolare il 26 maggiodello scorso anno, cioè 2013.
‘Na cosetta.
‘Na cosetta che ha provocato, a propria volta, una cosa che perfino il mio pizzicagnolo preferito, nel mio mercato rionale, persona amabile nonostante la sua insana fede, ha confessato “è una robba indelebbile.. nun se potrà cancellà mai…nun me passerrà mai…” … e giuro che mentre mi affetta il prosciutto non lo perdo mai d’occhio, non mi sputa mai sugli alimenti che mi confeziona ed incarta. Oserei dire, anzi oso, che è persona perbene. Nonostante che.

Provocatori, che tu leggi e dici a te stesso, a poi lo scrivi pure, "non c'è dubbio, è un troll".
Che, poi, perchè uno sceglie di essere un troll? non sarebbe meglio un hobbit? che, almeno, stando a quel poco che so di quella mitologia, perlopiù ricollegabile a filmografia che ho visto, gli hobbit almeno qualcosa di buono la ottengono, così come i sette nani, e perfino quei buffi ma carini personaggi che vivono sottoterra in un paio di films francesi che però mo’ non mi ricordo.

Fidelisti del primo tipo - ma corre l'obbligo di specificare subito che in questo caso primo o secondo non è cosa ricollegabile ad una graduatoria -, o Credenti (mi si perdonerà la locuzione al limite della blasfemia). In che? Nelle sconfinate possibilità di successo dell’Oggetto di fede (ossia la Lazio).
Tosti, questi sono soggetti tosti da gestire, e perfino da capire, anche se sicuramente meritevoli di grande solidale affettuosità. Non c’è dubbio (ed in fatti perlavo di “fede”).
Per questi soggetti la Lazio viene sempre e comunque prima di tutto e tutti. Fanculo il rischio di una promozione sul lavoro non ottenuta. Fanculo una pausa pranzo saltata perché intanto si sta elaborando l’ennesimo foglio excel con bilanci, numeri di qualsiasi genere e tipologie, dati, date, classifiche, euri, sesterzi, fiorini, dollari, pesos, e così via…
Fanculo pure, ahinoi, anzi ahiloro, il saltare una sana scopata con la compagna/il compagno che ben potrebbe invece, a mio sommesso avviso, alleggerire l’afflusso di sangue in testa e ricondurlo in zone che, ormonalmente parlando, andrebbero quantomeno periodicamente e correttamente irrorate.

Fidelisti del secondo tipo (leggi quanto detto sopra, ossia che primo o secondo non è cosa ricollegabile ad una graduatoria, men che meno di merito).
Soggetti “credenti” sic et simpliciter nell’Oggetto di fede, ossia: la Lazio c’è, dal 1900, sta lì, anzi è qui, come negarlo?
C’era quando ero piccola. E poi adolescente. E poi grandicella, e poi adulta.
C’era la domenica quando si mangiava prima perché Papà e mio fratello più grande dovevano andare allo stadio; e poi, a seguire anche mio fratello meno grande ed io.
C’era, la domenica, quando Mamma accendeva la radio – niente a che vedere, anzi sentire, con le radio di oggi – in cucina nel mentre che “spicciava” dopo il pranzo domenicale per sentire tutto il calcio minuto per minuto.
E c’era anche quando, in mezzo alla settimana, mio fratello più grande mi portava con sé al Flaminio a vedere le partite del Campionato De Martino. Che mi dovevo spicciare a fare i compiti per il giorno dopo, o quantomeno calcolare cosa studiare, in tempo, e semmai lasciare da studiare al ritorno.

La Lazio c’è.

Per fortuna c’è. Ancora.
Ogni domenica, compatibilmente con le esigenze di sky e mediaset, ed anche con orari e date dettati da partecipazione a coppe europee (che mica fa male ricordarcelo, eh, dato che la Lazio, al contrario di “altri”, fino a qualche settimana fa aveva da pensare anche a sta cosa) c’è da vedere la Lazio.
Che incontra, meglio, si scontra, in Campionato con un’altra squadra.
Quale che sia quest’altra.
Che ci faccia spavento perché troppo forte.
Che ci stia antipatica a pelle o storicamente.
Che abbia colori cromaticamente indigesti, roba che manco il malox.

Però, per fortuna c’è. Ancora.

E ci sarà. Ancora.
Se volevo sentimme tranquilla mica che nascevo Laziale.

Take a sad song and make it better.

Pomata

Re:De Il Laziale
« Risposta #1 : Mercoledì 16 Aprile 2014, 09:10:25 »
Riconfortante sapere che oltre che c'è la Lazio, ci siano ancora tifosi sani.


CP 4.0

Re:De Il Laziale
« Risposta #2 : Mercoledì 16 Aprile 2014, 10:03:06 »
clazie', ognuno ama essere un personaggio, che sia mitologico, si usa troll proprio perche' i troll so rompicoglioni http://it.wikipedia.org/wiki/Troll_(mitologia) ;).

problema e' quando di quel personaggio si diventa prigionieri. specialmente quando si ha intenzione di non farne.

Offline Cliath

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Re:De Il Laziale
« Risposta #3 : Mercoledì 16 Aprile 2014, 13:24:07 »
La Lazio c'è e ci sarà sempre.
E ci sarà anche la nostra Clazia, per fortuna.  :-*



P.S. ma stanotte non riuscivi a dormire?  :aho:

ThomasDoll

Re:De Il Laziale
« Risposta #4 : Mercoledì 16 Aprile 2014, 14:05:18 »
Il laziale da parecchi anni a tutto pensa meno che al pallone.
La gran parte, dico.
Questo è il risultato...

Offline giamma

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Re:De Il Laziale
« Risposta #5 : Mercoledì 16 Aprile 2014, 16:24:43 »
Il laziale da parecchi anni a tutto pensa meno che al pallone.
La gran parte, dico.
Questo è il risultato...
Vero !
Una bugia fa in tempo a viaggiare per mezzo mondo mentre la verità si sta ancora mettendo le scarpe. (C. H. Spurgeon)

ThomasDoll

Re:De Il Laziale
« Risposta #6 : Venerdì 18 Aprile 2014, 14:19:06 »
Sono un paio di giorni che mi rifrulla per la capoccia questo topic.

A me sembra che il laziale non ci sia più.
E' giusto non generalizzare, ma quello che si vede da un punto di vista periferico e, forse, troppo legato al filtro del web, è una tifoseria che non è più tale. Nel senso, non si fa il tifo per una squadra di calcio, non ci si entusiasma per un giocatore, per un risultato, per la partita prossima ventura o per quella di là da venire.

Prevale un istinto calcolatore, sempre e comunque, per cui si ragiona se ci conviene di più questo o quello. Ottimo esempio il 26 maggio, in cui pesavano la paura di perdere e la mancanza di sicurezza nei propri mezzi.
Nel calcio una delle poche certezze è che non si può dare mai niente per scontato. Invece il laziale medio, tra le aradio e il webbe, dà quasi tutto per scontato, a seconda del partito preso.

Che Lotito sia un mariolo o un'anima santa, intanto. E' un tema unico, che viene al primo, al secondo, al terzo posto nei pensieri di quasi tutti. Il corollario è l'azzeramento della riflessione critica. Un allenatore sarà bravo o meno a seconda del lato della trincea che ci scegliamo, idem dicasi con i giocatori. Se sono buoni non lo si può dire, perché si loda il gestore, se sono cattivi non si può dirlo, sennò si fa il gioco di chi insulta il patron.
E via snocciolando pareri che tutto sono meno che il pane quotidiano del tifoso: Lulic fai schifo, Lulic sei un campione e poi rifai di nuovo schifo. Com'è giusto che sia, perché essere tifosi è questo. Non fare ragionamenti tattici su quello che conviene dire o pensare per sostenere questo o quell'altro partito.

E' un pensiero autoimbalsamato, in perfetto stile da Sindrome di Stoccolma autoindotta e incrostata sette o otto volte. Lo scazzo che mi separò dai miei soci e ex amici che avevo dentro la gestione di Lazionet si basava essenzialmente su questa divergenza di vedute: la libertà di dire apertamente che il presidente non capiva un cazzo di certe cose, senza pensare a chi poteva giovarsi di una simile linea. Da me sempre rivendicata, che sia un vantaggio per l'ultras o l'aradio me ne sbattevo e me ne sbatto le balle, anche se questo va contro qualche logica di parrocchia. Una cosa (molto laziale) che mi è costata affetti e amicizie care che forse non erano tutte sincere, ma quello che conta è capire la potenza del meccanismo che ci prende in ostaggio, all'atto pratico, espriopriandoci della nostra capacità di essere tifosi, con tutte le contraddizioni NECESSARIE a un tifoso.

Ci siamo costruiti un mondo tutto nostro, una specie di Lotitoland, dove tutto è o non è in rapporto al presidente e solo a quello: uno scudetto si ricorda o meno in base al pensiero che si ha su Lotito, è la quotidianità e, sia chiaro, non ne è esente nessuno, prova ne sia che l'organizzazione dell'evento per i 40 anni di uno scudetto non nasconde l'ostilità nei confronti dell'attuale società.

Se non fosse che si tratta della Lazio, club calcistico tra i più importanti in Italia e, di conseguenza, in Europa, si potrebbe relegare tutto a una non meglio precisata dinamica sociologica, ma si tratta del seguito che dovrebbe supportare una squadra di calcio che gioca, in genere, davanti a uno stadio vuoto dove la gran parte delle presenze e delle assenze non sono interessate più di tanto al fatto sportivo. Lo stesso si può dire dei mezzi di comunicazione, dove gli unici a stare sul pezzo, quanto alla cronaca bruta, sono i giornali, che come tutti poi si lasciano andare a elucubrazioni e pipponi sulla società e i suoi magnifici o pessimi destini.

Della Lazio calcio, scritta com'era sulle maglie verdi da allenamento anni 70, non sembra importare più niente a nessuno.
Addirittura, come succedeva ieri su alcune discussioni su questo forum, si addita l'eresia di immaginare un Cristiano Ronaldo in biancoceleste, manco non avessimo nella storia elementi arrivati al pallone d'oro nel recentissimo passato, anche se con un'altra maglia.

Quindi che cosa resta di noi? Editorialisti da cortile, ragionieri senza partita doppia che si disinteressano anche alla partita singola, esteti del calcio che non colgono la differenza tra lo scenario abbacinante dell'Europa e quello meschino e asfittico del campionatino nazionale, virtuosi del numero che espandono e contraggono a piacimento ogni resoconto calcistico o economico a vantaggio dell'una o dell'altra fazione, tifosi reumatici che si dolgono dal divano o dalla poltrona pensando al bel tempo che fu, quando si andava allo stadio senza periostiti o spondilosi anchilosanti, gente che anela al caviale magnificando la frittata e compagnia bruttarella.

Della causa comune, poco importa: quella resuscita magicamente nei novanta minuti di un 26 maggio.
E di quella passione, nel resto del tempo, non c'è più traccia, a conferma che la sovraesposizione cancella irrimediabilmente i contenuti. Si parla talmente tanto della Lazio in altre salse che per l'unica Lazio che conta, quella che gioca, non c'è che un misero spazio.
Qualche volta usato per negare i sogni residui di un tifoso che vorrebbe vedere Giggirriva con la propria maglia addosso.
Aridateme le figurine...

Pomata

Re:De Il Laziale
« Risposta #7 : Venerdì 18 Aprile 2014, 16:14:48 »
Sono un paio di giorni che mi rifrulla per la capoccia questo topic.

A me sembra che il laziale non ci sia più.
E' giusto non generalizzare, ma quello che si vede da un punto di vista periferico e, forse, troppo legato al filtro del web, è una tifoseria che non è più tale. Nel senso, non si fa il tifo per una squadra di calcio, non ci si entusiasma per un giocatore, per un risultato, per la partita prossima ventura o per quella di là da venire.

Prevale un istinto calcolatore, sempre e comunque, per cui si ragiona se ci conviene di più questo o quello. Ottimo esempio il 26 maggio, in cui pesavano la paura di perdere e la mancanza di sicurezza nei propri mezzi.
Nel calcio una delle poche certezze è che non si può dare mai niente per scontato. Invece il laziale medio, tra le aradio e il webbe, dà quasi tutto per scontato, a seconda del partito preso.

Che Lotito sia un mariolo o un'anima santa, intanto. E' un tema unico, che viene al primo, al secondo, al terzo posto nei pensieri di quasi tutti. Il corollario è l'azzeramento della riflessione critica. Un allenatore sarà bravo o meno a seconda del lato della trincea che ci scegliamo, idem dicasi con i giocatori. Se sono buoni non lo si può dire, perché si loda il gestore, se sono cattivi non si può dirlo, sennò si fa il gioco di chi insulta il patron.
E via snocciolando pareri che tutto sono meno che il pane quotidiano del tifoso: Lulic fai schifo, Lulic sei un campione e poi rifai di nuovo schifo. Com'è giusto che sia, perché essere tifosi è questo. Non fare ragionamenti tattici su quello che conviene dire o pensare per sostenere questo o quell'altro partito.

E' un pensiero autoimbalsamato, in perfetto stile da Sindrome di Stoccolma autoindotta e incrostata sette o otto volte. Lo scazzo che mi separò dai miei soci e ex amici che avevo dentro la gestione di Lazionet si basava essenzialmente su questa divergenza di vedute: la libertà di dire apertamente che il presidente non capiva un cazzo di certe cose, senza pensare a chi poteva giovarsi di una simile linea. Da me sempre rivendicata, che sia un vantaggio per l'ultras o l'aradio me ne sbattevo e me ne sbatto le balle, anche se questo va contro qualche logica di parrocchia. Una cosa (molto laziale) che mi è costata affetti e amicizie care che forse non erano tutte sincere, ma quello che conta è capire la potenza del meccanismo che ci prende in ostaggio, all'atto pratico, espriopriandoci della nostra capacità di essere tifosi, con tutte le contraddizioni NECESSARIE a un tifoso.

Ci siamo costruiti un mondo tutto nostro, una specie di Lotitoland, dove tutto è o non è in rapporto al presidente e solo a quello: uno scudetto si ricorda o meno in base al pensiero che si ha su Lotito, è la quotidianità e, sia chiaro, non ne è esente nessuno, prova ne sia che l'organizzazione dell'evento per i 40 anni di uno scudetto non nasconde l'ostilità nei confronti dell'attuale società.

Se non fosse che si tratta della Lazio, club calcistico tra i più importanti in Italia e, di conseguenza, in Europa, si potrebbe relegare tutto a una non meglio precisata dinamica sociologica, ma si tratta del seguito che dovrebbe supportare una squadra di calcio che gioca, in genere, davanti a uno stadio vuoto dove la gran parte delle presenze e delle assenze non sono interessate più di tanto al fatto sportivo. Lo stesso si può dire dei mezzi di comunicazione, dove gli unici a stare sul pezzo, quanto alla cronaca bruta, sono i giornali, che come tutti poi si lasciano andare a elucubrazioni e pipponi sulla società e i suoi magnifici o pessimi destini.

Della Lazio calcio, scritta com'era sulle maglie verdi da allenamento anni 70, non sembra importare più niente a nessuno.
Addirittura, come succedeva ieri su alcune discussioni su questo forum, si addita l'eresia di immaginare un Cristiano Ronaldo in biancoceleste, manco non avessimo nella storia elementi arrivati al pallone d'oro nel recentissimo passato, anche se con un'altra maglia.

Quindi che cosa resta di noi? Editorialisti da cortile, ragionieri senza partita doppia che si disinteressano anche alla partita singola, esteti del calcio che non colgono la differenza tra lo scenario abbacinante dell'Europa e quello meschino e asfittico del campionatino nazionale, virtuosi del numero che espandono e contraggono a piacimento ogni resoconto calcistico o economico a vantaggio dell'una o dell'altra fazione, tifosi reumatici che si dolgono dal divano o dalla poltrona pensando al bel tempo che fu, quando si andava allo stadio senza periostiti o spondilosi anchilosanti, gente che anela al caviale magnificando la frittata e compagnia bruttarella.

Della causa comune, poco importa: quella resuscita magicamente nei novanta minuti di un 26 maggio.
E di quella passione, nel resto del tempo, non c'è più traccia, a conferma che la sovraesposizione cancella irrimediabilmente i contenuti. Si parla talmente tanto della Lazio in altre salse che per l'unica Lazio che conta, quella che gioca, non c'è che un misero spazio.
Qualche volta usato per negare i sogni residui di un tifoso che vorrebbe vedere Giggirriva con la propria maglia addosso.
Aridateme le figurine...

Tutto giusto TD, basterebbe anteporre la Lazio come squadra e ideale davanti a tutto, solo partendo da lí ci potrá essere una nuova resurrezione.

Il tifoso da stadio ha abbandonato la Lazio mettendole Lotito davanti e scenificando lo scempio di olimpico che abbiamo ad oggi, ne te, ne io ne moltissimi di noi che viviamo fuori siamo colpevoli di questo scempio.

Questo accomunare colpe a chi tifa Lazio, QUALUNQUE ESSA SIA non è corretto, io metto la Lazio davanti a tutto, come fecero i tifosi dell'Atletico di Madrid schifati dalla famiglia Gil.


Offline BobLovati

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Re:De Il Laziale
« Risposta #8 : Venerdì 18 Aprile 2014, 17:17:21 »
il mio essere Laziale non è variato molto, nel corso della mia lunga militanza; sempre presente dai 7 ai 22-23 anni, poi a fasi alterne causa famiglia et figli. Poi più di rado a causa di andirivieni vitali e poi, dal 1987 al 2008, causa emigrazione.
Da allora non ho praticamente perso quasi nulla; alla Lazio non ho mai chiesto nulla, dando quello che potevo.
Secondo me l´errore peggiore che si possa fare, in questo caso, è credere che la passione per la Lazio sia una "partita doppia"; si fanno i conti e se ti do x mi devi dare y.

Non è questo il tifo né, tantomeno, la passione per la Lazio; ognuno, evidentemente, tifa come vuole ma credere che io mi faccio la mia squadra ideale al fantacalcio e se la Lazio non è così m´incazzo e comincio il boicottaggio, è un po´ vivere fuori dal mondo.
Mi spiace per chi la vede così, perché, purtroppo per lui, difficilmente avrà la squadra ideale che ha sognato

F O R Z A   L A Z I O      :band2: :band2: :band2: :band2: :band2:
Laziale, Ducatista e fiumarolo

Siamo noi fortunati ad essere della Lazio, non la Lazio ad avere noi

“LA MOGLIE DI CESARE DEVE NON SOLO ESSERE ONESTA, MA ANCHE SEMBRARE ONESTA.”

ThomasDoll

Re:De Il Laziale
« Risposta #9 : Venerdì 18 Aprile 2014, 17:36:07 »
I sogni, del resto, esistono nei sogni, se diventano realtà si sogna poi un'altra cosa.

darienzo

R: De Il Laziale
« Risposta #10 : Venerdì 18 Aprile 2014, 19:22:07 »
Tornarea fare i tifosi puri senza lambiccarci il cervello unica soluzione

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Offline LaLazioMia

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Re:De Il Laziale
« Risposta #11 : Domenica 20 Aprile 2014, 11:13:51 »
Quando dei rompicoglioni cronici vengono stimolati da pseudo tifosi e veri mercanti.....si delinea la figura del Laziale contemporaneo. ::)
Citazione"Qui se non si trova qualcuno che decide di portare in tribunale Lotito, accusandolo di "qualcosa", non si viene a capo di nulla. Purtroppo."
Chi lo ha scritto? Cairo? La gazzetta?
No, MM il moderatore.