Tranne rare eccezioni sono tutti "svernatori". Mi piacerebbe sapere se ci sono altri casi meno noti equiparabili agli odierni Piovaccari in Romania e Sampirisi in Portogallo, o Pepito Rossi e lo stesso Fausto Rossi in Spagna
Il citato Lorenzo Amoruso diventò, se non ricordo male, il primo capitano di religione "papista" nella storia dei Rangers.
Bruno Cirillo e Stefano Sorrentino hanno vissuto un'esperienza in Grecia, per entrambi con tappa all'AEK Atene, come alternativa professionale pressoché equivalente a una sistemazione italiana e - soprattutto il portiere - a monte di qualsiasi declino.
Anche Criscito e Bocchetti hanno preso la via della Russia nel pieno della loro carriera.
Nel passato è più difficile reperire casi del genere, poiché i rapporti di forza tecnici ed economici a noi più favorevoli limitavano, appunto, agli "svernatori" l'opportunità di un'esperienza all'estero.
Una vicenda particolare è quella di Ivone De Franceschi, coetaneo e compagno di Del Piero nelle giovanili del Padova, dove veniva considerato persino più forte di lui.
Ala-seconda punta vecchio stampo, con poca propensione alla fase difensiva, incrociò un periodo assai sfavorevole per i giocatori con le sue caratteristiche - all'epoca si preferiva l'esterno "alla Evani" - e una struttura atletica assai fragile: anche prima del ritiro per problemi cardiaci, manifestò una certa predisposizione agli infortuni.
Un bel problema per chi, puntando quasi sempre l'uomo, le pedate se le andava praticamente a cercare.
In tutto questo mediocre girovagare fra biancoscudati, Venezia e poco altro, spicca come un corpo estraneo l'annata 1999/2000: trasferimento allo Sporting Lisbona e scudetto, che inaugurò un triennio da "zero tituli" per Porto e Benfica dopo quasi vent'anni di incontrastata alternanza.
Una rarità nel campionato lusitano, dove un evento del genere non si manifestava dagli anni '50 e dove i soli Boavista (2000/'01) e Belenenses (1945/'46, ma lì si era nell'immediato dopoguerra) hanno spezzato il "triopolio" Porto-Benfica-Sporting.
Questo per dire che non si trattò di uno scudetto alla Alessandro Orlando, capitato quasi per caso a rimorchio di realtà abituate a vincere: anche perché De Franceschi si impose non solo come titolare, ma come idolo della tifoseria.
Non saprei citare le ragioni del suo immediato rientro.
Ma, se di scelta si trattò, fu un errore determinante per la sua carriera: in quanto lo allontanò da un calcio e una realtà in cui era inserito assai più che in patria, dove infatti tornò rapidamente nell'anonimato.
Il periodo in cui l'ho seguito maggiormente è il girone di ritorno del torneo cadetto 1997/'98, dove il presidente Viganò - già salutato da 12 sconfitte consecutive al suo insediamento, coi biancoscudati in serie A - centrò un'altra retrocessione apparsa quantomeno sospetta.
A nulla valsero gli sforzi del tecnico Colautti, subentrato a Pillon, che si inventò il non più giovanissimo talento delle giovanili in coppia con un ragazzone appena arrivato dal Reggiolo, tale Vincenzo Iaquinta.
Nonostante i limiti tecnici di quest'ultimo, all'epoca davvero imbarazzanti, la coppia si integrò oltre ogni aspettativa dando vita - almeno finché il Padova giocò con un minimo di convinzione - a interessanti momenti di calcio.
Merito soprattutto di De Franceschi col suo modo particolarissimo di stare in campo: un ruolo indefinibile a metà fra ala, assist-man e seconda punta, tocchi e movimenti geniali a spezzare nella maniera più imprevedibile lunghe fasi avulse dal gioco, quantità e fisico insufficienti e persino trascurati, temperamento emerso solo in qualche comportamento sopra le righe.
Chiedo scusa per il paragone a chi ha qualche anno più di me, ma nella mia percezione - con tutte le proporzioni del caso, ci mancherebbe - aveva qualcosina di George Best.
E mi viene in mente che un altro monumento dal ruolo più o meno simile, vale a dire Ryan Giggs, superò con l'aiuto determinante di chi lo circondava - sir Alex in testa - un avvio di carriera non facile.
Chissà, fosse stato gestito diversamente, forse non staremmo parlando di una figurina sbiadita per "malati" di calcio...