Autore Topic: Due anni fa, l'inizio della leggenda: Giorgio Chinaglia  (Letto 633 volte)

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Due anni fa, l'inizio della leggenda: Giorgio Chinaglia
« : Martedì 1 Aprile 2014, 11:29:00 »
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Il canticchiante sorriso beffardo, lo sguardo brillante di spavalderia, la chioma irrequieta come il suo spirito. Un dribbling come un dito puntato, ogni suo gesto era un guanto bianco di sfida. L'ha sempre afferrata per gli artigli la vita, Giorgio Chinaglia da Pontecimato. Fin da quando raggiunse la famiglia in Galles, ed era piccolo che anche due chilometri fuori di casa fanno paura. Non per lui. Si dice che un giorno la paura lo abbia incontrato per strada, e stringendogli la mano sia sia presentata: "Piacere, sono la paura!". E che lui gli abbia risposto: "E io sono Giorgio Chinaglia!". La paura, impaurita, girò i tacchi e se la diede a gambe levate. Eppure forse la paura l'ha provata anche lui. Quando solcava nervoso la corsia d'ospedale, in cui Tommaso stava lottando per non darla vinta al male. Separarsi dalla sua valvola di saggezza, dire addio all'acquasantiera dei suoi capricci: la morte di Maestrelli lo ha segnato per sempre, lo ha lasciato senza quella voce guida che tramutava la sua indole ribelle in potenza creatrice. Da quel momento, decisioni impulsive, scelte di cuore e di pancia, gioie intense ed errori pagati a caro prezzo hanno riempito d'inchiostro indelebile le pagine della sua vita. Che il 1° aprile di due anni fa ha esaurito la sua corsa. Il suo cuore - quel cuore così protagonista della sua esistenza - ha chiesto di riposarsi. Andando via, Chinaglia ha lasciato in eredità l'eco della sua leggenda. Ha raggiunto il Maestro, stavolta senza rischio di venirne di nuovo separato. E oggi, secondo anniversario della sua morte, il popolo laziale ricorda il suo condottiero. Colui che per primo aprì gli occhi alla Lazio e le urlò in faccia: "Vuoi capirlo una volta per tutte che sei grande e che meriti la vittoria?!". Sorriso beffardo, sguardo brillante, chioma irrequieta. Romantica follia di vivere sopra l'equilibrio. Giorgio Chinaglia.

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