Autore Topic: La grande storia dei mondiali: Inghilterra 1966  (Letto 1028 volte)

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Giglic

La grande storia dei mondiali: Inghilterra 1966
« : Martedì 25 Marzo 2014, 09:29:04 »
“La Coppa del Mondo di calcio è stata rubata mentre era in mostra alla Central Hall di Westminster, a Londra. Il trofeo di oro massiccio, del valore di 30.000 sterline è scomparso mentre una cerimonia religiosa si stava tenendo in un’altra parte del palazzo”.

Con questo scarno comunicato, il 21 marzo del 1966, la BBC annunciava il furto della Coppa Rimet solo 100 giorni prima dell’inizio dell’ottava edizione della fase finale dei Campionati del mondo di calcio, che si sarebbero tenuti in Inghilterra. I Beatles erano famosi in tutto il mondo, e l’atmosfera della “Swingin’ London” era il faro culturale ed ideologico di quell’epoca molto più spensierata di adesso, ma per una volta l’Inghilterra era sotto gli occhi di tutti in chiave negativa. La BBC, senza forse neanche saperlo, commise due errori in una così piccola notizia: il trofeo non era d’oro massiccio, ed il valore commerciale della medesima era di “sole” 3.000 sterline (30.000 sterline era il valore per il quale era stata assicurata).

Il Brasile aveva riportato la coppa di cui era detentore alla FIFA nel gennaio del ’66, in occasione dei sorteggi dei gruppi, e questa era rimasta custodita sotto chiave fino a che non era stata data l’autorizzazione ad esporla per una mostra di… francobolli. Faceva bella mostra di se nella sala dedicata a “francobolli e sport”, ma era, dal punto di vista economico, di gran lunga il pezzo meno interessante (e più rischioso, vista la notorietà di quella statuetta) da rubare: i francobolli esposti valevano infatti almeno mille volte tanto.
Comunque, la società – privata – che doveva assicurare la vigilanza del posto non si accorse di nulla: i ladri ebbero il tempo di scassinare la porta sul retro, aprire la teca ed andarsene via indisturbati con la coppa. Uno smacco per il presidente della Footbal Association, Joe Mears e per il presidente della FIFA, Stanley Rous, entrambi inglesi. La notizia venne resa pubblica il giorno dopo, e l’immagine della casa madre del calcio fu compromessa. I brasiliani si indignarono, affermando che neanche da loro, dove anche i ladri consideravano quella coppa come la cosa più preziosa della nazione, la coppa sarebbe mai stata rubata.

Poche le testimonianze, e tutte contrastanti tra di loro. Per dirla con una frase fatta la Polizia (Scotland Yard, in particolar modo la squadra mobile) brancolava nel buio. Il giorno 21 marzo Mears ricevette una telefonata anonima da un tal “Jackson” che lo informava che il giorno dopo nella sede del Chelsea sarebbe arrivata una missiva per lui. La missiva gli fu effettivamente recapitata il giorno dopo. Conteneva la copertura superiore della coppa ed una richiesta di riscatto di 15.000 sterline in banconote da 1 e da 5. Se accettava, avrebbe dovuto rispondere con un annuncio a pagamento sul quotidiano “Evening News”. Accettando il pagamento, la coppa sarebbe stata restituita il venerdì successivo, 25 marzo 1966. Ovviamente, alla cosa non andava fatta pubblicità, né bisognava avvertire la polizia, altrimenti la coppa sarebbe stata fusa. Ad ulteriore conferma, Jackson richiamò Mears cambiando il taglio delle banconote: le voleva da 5 e da 10.

Da questo punto in poi, la faccenda assume toni da romanzo poliziesco, e neanche dei migliori. Sospendiamo quindi il racconto e partiamo dall’inizio.

La sede della fase finale dell’ottava coppa del mondo fu decisa nel 1960 durante le olimpiadi di Roma. I candidati erano tre : Spagna (che rinunciò subito), Germania Ovest ed Inghilterra. Troppo forti le pressioni del presidente inglese della FIFA Dewrey, e di Rous, alle epoca segretario, perché l’Inghilterra non vincesse. Il football, come scrissero i giornali inglesi, “era tornato a casa”.

Ormai la FIFA contava più di 150 nazioni affiliate, e ben 71 si iscrissero alla competizione. I 16 posti (la formula sarebbe rimasta la stessa di quattro anni prima), assegnati d’ufficio quello alla nazione ospitante ed alla nazionale campione uscente, sarebbero stati assegnati 9 all’UEFA, 3 alla CONMEBOL, 1 alla CONCACAF ed 1 solo alle federazioni di Africa (CAF), Asia ed Oceania(AFC). Le nazioni africane si ribellarono: prima chiesero, ed ottennero, l’estromissione del Sudafrica dalla FIFA per la sua politica razzista di apartheid, e poi ancora la garanzia di almeno un posto senza passare per lo spareggio con la parte asiatica. In realtà, il gironcino di spareggio era organizzato in modo tale da avere tre africane ed una sola asiatica, ma la pretesa della CAF di avere il posto “garantito” venne rigettata dalla FIFA. Le 15 nazionali africane si ritirarono quindi dalla competizione, lasciando quindi alle sole nazionali di Corea del Nord ed Australia la possibilità di partecipare alla fase finale della coppa. In due match giocati in Cambogia nel novembre del 1965, i nord coreani maltrattarono l’Australia per 6-1 (con un gol in apertura di tal Pak Doo Ik, che rincontreremo – purtroppo – più avanti) e 3-1. Corea del Nord in Inghilterra.

Le 9 nazionali della CONCACAF (Nord e Centro America) furono divise in tre gironi da tre. Le vincenti si sarebbero scontrate in un girone finale che avrebbe sancito la qualificata per i mondiali. In questo girone, il Messico la ebbe vinta facilmente su Costa Rica e Giamaica.
Per il Sud America (la CONMEBOL), essendo i posti da assegnare tre si crearono per le 9 candidate tre gironi che videro prevalere l’Uruguay, il Cile e l’Argentina.

L’UEFA doveva assegnare nove posti. Furono creati 9 gironi, 5 con quattro squadre e quattro con tre, che avrebbero selezionato le qualificate per i mondiali. Ce la fecero la Bulgaria, dopo spareggio a Firenze col Belgio, la Germania Ovest, la Francia sulla Jugoslavia quarta quattro anni prima, il Portogallo sulla Cecoslovacchia finalista nel ’62 (come in Cile, le nazionali seconde non si qualificarono), la Svizzera, l’Ungheria (che a parte il portiere era tornata fortissima), l’URSS, l’Italia e la Spagna. Nessuna delle altre tre nazionali britanniche avrebbe giocato il mondiale “di casa”.

Il sorteggio si tenne nel gennaio del ’66 a Londra, e fu il primo trasmesso in televisione. Come quattro anni prima, si crearono fasce geografiche (Sud America, Europa “latina” con Italia, Francia, Spagna e Portogallo, Resto dell’Europa e squadre “materasso”, dove come in Cile sarebbero finite Svizzera e Bulgaria, oltre che al Messico ed alla Corea del Nord). Le teste di serie, trasversali alle fasce, sarebbero state Inghilterra, Brasile, Germania Ovest ed Italia. Solita formula discutibile, che di base limitava di molto il sorteggio. Per favorire oltremodo Inghilterra e Brasile, queste furono inserite d’ufficio nei gruppi 1 e 3 , così da potersi incontrate eventualmente solo in finale. Ecco gli abbinamenti:
Gruppo 1 Inghilterra, Uruguay, Francia, Messico
Gruppo 2 Germania Ovest, Argentina, Spagna, Svizzera
Gruppo 3 Brasile, Ungheria, Portogallo, Bulgaria
Gruppo 4 Italia, URSS, Cile, Corea del Nord.

Giglic

Re:La grande storia dei mondiali: Inghilterra 1966
« Risposta #1 : Martedì 25 Marzo 2014, 09:30:34 »
Come pallone fu scelto, dopo un test alla cieca, lo Slazenger Challenge, che con i suoi 25 pannelli di cuoio rappresentava una decisa evoluzione rispetto a quelli del mondiale cileno. Fu l’ultimo pallone non Adidas della storia dei mondiali fino adesso.
Per la prima volta, il mondiale aveva anche la sua mascotte (era la prima volta per un evento sportivo in genere): era “World Cup Willie”, un leoncino con una maglietta della Union Jack.

Torniamo però al nostro “giallo”: Mears decise – nonostante il rischio – di chiamare la polizia. L’ispettore Buggy era il responsabile del caso. Consigliò Mears di pubblicare l’annuncio sull’Evening News il giovedì 24 marzo. Il 25, come previsto, Jackson si rifece vivo, ma a rispondere fu Buggy, che si presentò come un collaboratore di Mears, impossibilitato a rispondere per un attacco d’asma. “Jackson” accettò di portare Buggy con se a prendere la coppa. Il riscatto fu preparato in un valigetta dove i mazzetti erano composti solo da banconote all’inizio ed alla fine, con carta straccia in mezzo, Ma Jackson non se ne accorse. Si accorse però, quando era in macchina con Buggy per andare a prendere la coppa, di essere seguito da altre auto. Usci fuorì dalla macchina in movimento e provò a scappare, ma venne arrestato dallo stesso Buggy.

“Jackson” fu identificato: era Ted Betchley, un comune ladruncolo che era anche stato veterano di guerra in Italia ed in Egitto. Accusato di furto con scasso, proclamò subito la sua innocenza. Disse che qualcuno noto solo col nome di “Il Palo” gli aveva offerto 500 sterline per fungere da intermediario. Lui, se avesse avuto garanzia di essere rilasciato su cauzione, avrebbe portato la polizia sul luogo dove si trovava la coppa. Ma l’offerta venne rigettata. Era venerdì 25 marzo, e la coppa era ancora svanita nel nulla.

Qui comincia il mistero. Betchley, in galera con accuse pesanti (furto con scasso) continuò ad affermare di sapere dove fosse la coppa, e disse che seguendo un’amica che l’era andato a trovare in prigione sarebbero giunti alla Coppa. Tutto questo avveniva poco prima che, una domenica sera, un certo David Corbett portava il suo cane bastardino Pickles a fare la consueta passeggiata liberatoria. Pickles odorò qualcosa vicino alle ruote di una macchina: un pacco avvolto in carta da giornale. Corbett aprì l’involucro e… era la coppa! Venne subito interrogato fino alle tre del mattino come sospettato, ma aveva un alibi di ferro, ed alla fine venne rilasciato. Il giorno dopo la notizia venne resa pubblica, e Pickles, più del suo padrone  - cosa comprensibile considerando la venerazione dei britannici per gli animali – ebbe la ribalta per parecchio tempo, fino a comparire anche in alcuni film. Lo stesso Corbett, che ebbe 6.000 sterline di ricompensa, disse che il cane gli aveva fruttato oltre 60 sterline al giorno.

Insomma, il finale è aperto: Betchley chi era veramente? Alla fine fu condannato a due anni, ma solo per la storia della richiesta di riscatto, “Il Palo” non fu mai identificato, e sembra che la donna seguita portasse la polizia verso un vagone della metropolitana. La verità non si saprà mai. L’unica cosa positiva della storia fu che per evitare una coppa del mondo senza la Coppa, venne fatta fare, in fretta e furia, una copia che ancora oggi fa bella mostra di se in un museo di Londra. Anzi, durante la premiazione venne messa in giro la voce che sarebbe stata la coppa finta ad essere consegnata, quando invece quella vera era in un cassaforte (mentre era vero il contrario).

Ma torniamo alle partite e vediamo l’andamento dei gironi:
Il gruppo 1 vedeva i padroni di casa favoriti. Terminata l’era Winterbottom, l’Inghilterra si era affidata dal 1963 ad Alf Ramsey, coach dell’Ipswich Town, che fece due cose, per la tradizionalista FA, rivoluzionarie: innanzitutto pretese di diramare lui stesso le convocazioni, anziché affidarle ad una scelta dirigenziale dell’Associazione stessa (e che, essendo questa formata da gente che di tecnica e tattica ne capiva poco o punto erano in genere deleterie) e soprattutto abbandonò il WM, modulo che dopo trent’anni appariva ormai sorpassato. Rendendosi conto che con la difesa del 4-2-4 il WM regalava in pratica le ali agli avversari (i terzini marcatori, spingendo molto, relegavano gli attaccanti esterni a difensori aggiunti) decise di implementare anche lui una difesa a 4. Attenzione: stiamo parlando di una difesa che marcava a uomo, dove quindi non esistevano, come adesso i difensori centrali e laterali, ma dove ognuno aveva un attaccante avversario da marcare, Il centrocampo, dopo alcuni tentativi di tenerlo con tre mediani in linea (e che sterilizzava molto il gioco d’attacco, in quanto non c’erano giocatori in grado di rilanciare l’azione, ma solo buoni alla fase di interdizione), passò a 4 anche questo, con quindi due soli attaccanti di ruolo. Era il primo 4-4-2, anche se con schemi e metodi di gioco lontanissimi da quelli che poi verranno applicati al modulo con lo stesso nome tra gli anni ’80 e ’90. Perno di tutto il gioco, molto più dei vari Moore e dei fratelli Charlton era Norbert “Nobby” Stiles, un classico centromediano metodista proveniente dal Manchester United, che annullava completamente il gioco che più talentuosi avversari.  In attacco, Hunt dal Liverpool e quella che era considerata la “stella” della squadra: Jimmy Greaves, esploso con il Chelsea e dopo qualche burrascoso mese al Milan, tornato in patria al Tottenham dove stava facendo sfracelli.

Nella partita d’esordio con l’Uruguay, non si andò oltre lo 0-0 (e Ramsey decise di rinunciare per sempre al 4-3-3 da allora), mentre la Francia (priva ormai degli assi che la portarono al terzo posto nel 1958) pareggiava 1-1 con il Messico. La seconda giornata fu quella che decise le gerarchie: gli inglesi vinsero 2-0 contro il Messico, con un gol per tempo, e l’Uruguay ebbe ragione 2-1 della Francia. La terza giornata vide Messico ed Uruguay pareggiare a reti inviolate, e di nuovo l’Inghilterra vincere 2-0, con un gol per tempo (risultato classico “all’inglese”), contro la Francia. In questo girone si erano segnate 9 reti in sei partite. Come disse il commentatore della BBC, “lo scopo del gioco non è più vincere, ma non perdere”.
Il secondo girone vide Germania ed Argentina primeggiare largamente su Spagna e Svizzera. Pareggiarono per 0-0 lo scontro diretto nella seconda giornata, e vinsero le restanti partite.  Nella prima partita tra Germania e Svizzera, finita 5-0 e che determinerà per il quoziente reti il primo posto della Germania Ovest, emerse un nuovo asso: il ventunenne bavarese Franz Beckembauer, un centrocampista arretrato che riusciva non solo a distruggere le azioni avversarie, ma anche a riportare su la squadra tramite esaltanti discese al centro del campo, ed infine dotato anche di buona capacità realizzativa: contro gli elvetici segnò addirittura una doppietta. Dal Bayern veniva anche il terzo portiere della Germania Ovest: Sepp Maier. I primi due quarti sarebbero quindi stati Inghilterra Argentina e Germania Ovest Uruguay. Lo spettacolo (nel senso del “bel gioco”, qualsiasi cosa esso fosse) latitava, di sicuro comunque le squadre più forti stavano venendo fuori.

Giglic

Re:La grande storia dei mondiali: Inghilterra 1966
« Risposta #2 : Martedì 25 Marzo 2014, 09:32:07 »
Il terzo girone era quello del Brasile: Pelè arrivò in Inghilterra venerato come un dio del calcio 8quale in effetti era ed è sempre stato), ma il Brasile cominciava a soffrire il fatto che l’atletismo faceva premio sulla tecnica pura. Nella partita d’esordio con la Bulgaria se ne accorsero: anche se i verdeoro vinsero due a zero con gol di Pelè e Garrincha, entrambi su punizione (e furono i primi a segnare in tre diverse edizioni dei campionati Mondiali) uscirono dal match con Pelè infortunato per l’enorme numero di falli subiti.

Nell’altra partita del girone, il Portogallo, forse a sorpresa visto il credito che vantava l’Ungheria, uscì vincitore per 3-1. Ma fu nella seconda giornata che il dramma del Brasile cominciò a prendere corpo. Mentre il Portogallo regolava la Bulgaria per 3-0, il Brasile, escluso Pelè per infortunio, fu battuto dall’Ungheria per 2-1. Fu questa l’unica volta che con Garrincha in campo il Brasile perse una partita dei mondiali, la prima dopo 12 anni, quando fu sconfitto ai quarti di finale del mondiale Svizzero proprio dall’Ungheria, in quella che abbiamo visto essere nominata la “battaglia di Berna”. La Classifica recitava a questo punto Portogallo 4, Brasile e Ungheria 2, Bulgaria 0. Il Brasile doveva vincere, per passare, contro il Portogallo, ma la nazionale lusitana aveva, oltre che a degli ottimi attaccanti quali Torres e Augusto, una stella vera:  il numero 13 Eusebio, attaccante del Benfica, nato in Mozambico, che alla fine sarà capocannoniere del torneo con 9 reti. Un atleta completo, dotato non solo di tecnica sopraffina, ma anche di notevoli doti atletiche: correva i 100 metri in 11 secondi netti.

Il Brasile, allenato di nuovo da Feola, il coach del 1958 e che lo riportò al 4-2-4 dal 4-3-3 del 1962, decise di schierare Pelè, anche se col ginocchio fasciato. Fu proprio li che i difensori portoghesi puntarono, fino a costringerlo a lasciare il campo alla fine del primo tempo. Tornò nella ripresa (ancora non c’erano le sostituzioni), ma zoppicava vistosamente per il campo, non potendo essere di sicuro utile alla causa. Ed il risultato fu lo specchio di tutto questo: Alla mezz’ora, il portogallo era già 2-0 con un gol di Simoes ed uno di Eusebio, ed il gol del brasiliani ad un quarto d’ora dalla fine fu vanificato dalla personale doppietta del n.13 portoghese. L’Ungheria batteva facilmente la Bulgaria 3-1 Campioni de mondo a casa.

Ma la sorpresa maggiore (e per noi italiani la più amara) venne dal quarto girone. Gli azzurri erano arrivati a questo mondiale carichi di buone aspettative: Un ottimo portiere come Albertosi, una difesa, fondata sul catenaccio, con elementi di levatura internazionale come Burnich e Faccetti, i terzini dell’Inter che vinceva tutto in quel periodo, ed un attacco fondato su due talenti come Mazzola e Rivera, oltre che Bulgarelli, la mezz’ala del Bologna già presente in Cile. La prima partita vide l’Italia battere 2-0 il Cile in quella che fu la rivincita della “battaglia di Santiago” di quattro anni prima, Mentre l’URSS regolava la Corea del Nord 3-0. Nella seconda giornata, Cile e Corea pareggiarono 1-1 con gli asiatici che raggiunsero i sudamericano solo su rigore a due minuti dalla fine, mentre gli italiani, convinti che i sovietici si accontentassero del pareggio come loro, pensarono solo a difendersi, per poi soccombere 1-0 grazie ad un gol nel secondo tempo.
Agli azzurri bastava comunque un pareggio contro la “squadra materasso” della Corea del Nord ed il tecnico, Edmondo Fabbri, pensò di avere la qualificazione già in tasca. Rischiò Bulgarelli, affaticato, e che infatti dovette abbandonare il campo quasi subito per infortunio costringendo l’Italia in 10, ed alla fine successe l’impensabile: al 42’ il caporale dell’esercito nordcoreano Pak Doo Ik (che chissà perché, la stampa italiana avrebbe poi fatto passare per dentista) raccogli un lancio di testa di un compagno e dalla sinistra fa partire un diagonale che non lascia scampo ad Albertosi. A rivedere le immagini si percepisce si una partita stregata (il centravanti Marino Perani si divora almeno due palle gol, ed il portiere coreano ha probabilmente fatto la partita della vita), ma è altrettanto vero che la dinamicità dei giocatori asiatici era stata clamorosamente sottovalutata. Vedremo poi come lo stesso errore lo fece anche il Portogallo nel quarto di finale. L’URSS, che aveva battuto il Cile 2-1, avrebbe incontrato nei quarti l’Ungheria, mentre il Portogallo di Eusebio, avrebbe, come detto, incontrato la Corea del Nord.

I quarti si giocarono tutti il 23 di luglio. Nel primo l’Inghilterra doveva vedersela con un’Argentina aggressiva ai limiti della cattiveria: già al primo minuto di gioco la squadra sudamericana, allenata da Juan Carlos Lorenzo, aveva tre ammoniti, ed al 35’ del primo tempo un espulso: proprio il capitano Rattin. La partita continua ad essere cattiva, e viene risolta solo a 12’ dalla fine grazie ad un gol del sostituito di Greaves (inforntunato): Geoffrey Hurst, un attaccante del West Ham che avrà la sua gloria proprio in questi mondiali. Greaves il campo di questo mondiale non lo toccherà mai più. La partita, comunque, fu così cattiva che Ramsey impedì addirittura ai suoi calciatori di scambiarsi le maglie con gli argentini definiti poi da qualcuno in conferenza stampa come “animali”. Uscita infelice, che avrebbe guastato per parecchio tempo i rapporti tra le due nazionali, e che, complice anche la politica, non si sarebbero riaggiustati se non in epoca recente.

Nell’altro quarto, la Corea si dimostra tutto tranne che squadra materasso: contro il Portogallo di Eusebio, grazie alla continua corsa dei suoi giocatori, è in vantaggio per 3-0 al 25’ del primo tempo: ma a questo punto sale in cattedra Eusebio: dal 27’ al 59’ segna 4 gol (due su rigore), e Augusto completa l’opera a dieci minuti dalla fine: 5-3. Portogallo in semifinale con i padroni di casa. La cosa curiosa da notare è che questa partita vedeva contro le due squadre esordienti al mondiale, e che quindi un’esordiente avrebbe raggiunto almeno uno dei primi quattro posti.

Negli altri due quarti, la Germania batte agevolmente 4-0 l’Uruguay, che comincia a praticare quel suo gioco aggressivo e falloso ai limiti della cattiveria per cui in seguito, negli anni ’80 e ’90 avrà una pessima nomina. Subisce addirittura due espulsioni sull’1-0 per la Germania Ovest e capitola nel finale prendendo tre gol in 13’ con Beckembauer, Seeler, e Haller (che giocava nel Bologna) che realizza così una doppietta. L’URSS, invece, ha ragione di un’Ungheria molto preparata tecnicamente, ma che aveva due grossi difetti che la porteranno alla sconfitta: poco atletismo in campo (ed i sovietici, correndo di più, arrivavano sempre primi sul pallone), e soprattutto un portiere non all’altezza, responsabile su entrambi i gol subiti. Inutile il gol di Bene al 57’ che dimezza solo lo svantaggio. Semifinali tutte europee, dunque: Inghilterra Portogallo e Germania Ovest URSS.

Le due semifinali ebbero lo stesso andamento. Ma se nella prima il centromediano della squadra vincente, Nobby Stiles, fu decisivo nel fermare Eusebio e consentire così all’Inghilterra di passare in vantaggio con la doppietta di Bobby Charlton, il centromediano tedesco, Beckembauer, fu invece decisivo in fase propositiva, tanto da segnare il gol del 2-0, dopo il gol dell’1-0 di Haller. Inutile la rete di Porkuyan per l’URSS e di Eusebio su rigore per il 2-1 definitivo di entrambe le partite. Eusebio esce in lacrime da Wembley, quasi sapesse (e forse lo sapeva) che la sua avventura al mondiale terminava quella sera. Certo, nella finalina il Portogallo vinse contro l’Unione Sovietica per 2-1 e conquistò il terzo posto, ma era comunque – come del resto tutte le partite per il terzo e quarto posto – un brodino.

Giglic

Re:La grande storia dei mondiali: Inghilterra 1966
« Risposta #3 : Martedì 25 Marzo 2014, 09:33:50 »
E veniamo alla finale del 30 giugno: Wembley venne aperto alle 7.30 del mattino per preparare il campo: si notano le porta con i pali finalmente rotondi ed un campo perfetto. Tifosi inglesi e tedeschi si mescolano, a giudicare da come le bandiere sono posizionate. A differenza delle partite dove non c’è la squadra di casa, ascoltate in religioso silenzio neanche fosse Winbledon, con “ooooh” durante le azioni pericolose ed applausi alla fine di questi, sia che il portiere abbia parato o sia stato segnato un gol,  nel caso dell’Inghilterra il tifo è assordante. Il signore presidente della fantomatica “England Football Supporters Association” è sempre presente e guida i tifosi con l’inno “When the whites go marchin’ in” preso in prestito dal famoso spiritual con “whites” (dal colore delle maglie) al posto di “saints”. Peccato che quella domenica 30 luglio la sorte su chi debba indossare la prima maglia arrise alla germania Ovest, e quindi gli inglesi indossarono la casacca rossa. Poco male, il coro reggeva bene anche con “reds”.

Ecco le formazioni:
L’Inghilterra schiera Banks, Cohen, Wilson; Stiles, J. Charlton, Moore; Ball, B. Charlton, Hurst, Peters, Hunt.. Risponde la Germania Ovest con Tilkowski, Hoettges, Schnellinger; Beckembauer, Schulz, Weber; Haller, Seeler, Held, Emmerich, Overath. Precedenti tutti a favore degli inglesi: la Germania Ovest aveva rimediato solo un pareggio e tutte sconfitte negli scontri diretti.

I due mediani, attesi come non mai a questa prova, si annullano a vicenda. Tilkowski rischia di infortunarsi seriamente già all’inizio della partita, dove rimane sdraiato in stato di semi incoscienze per due buoni minuti dopo uno scontro aereo con Hunt, ma si riprende. L’applauso di Webley è tutto per lui. Sono ancora di la da venire i tempi degli hoolingans.

Ma al 12’ la Germania è in vantaggio: corta respinta inglese, pallone ad Haller che con un diagonale da destra appena dentro l’area di rigore fa secco Banks: 0-1! L’Inghilterra ovviamente non ci sta: prima Bobby Charlton constringe ad una parata in tuffo a terra Tilkowski, e poi da un cross dalla tre quarti, Hurst di testa insacca: 1-1! E’ il 18’, e la partita promette molte bene: entrambe le squadre vogliono vincere, finalmente. Come dice il commentatore inglese: “Finalmente il calcio difensivo è diventato spettacolare” (avesse visto l’Italia di Pozzo del 1934 e 1938 avrebbe capito che questo era vero già un trentennio prima).

Il primo tempo si conclude così. Nel secondo le parti si invertono: è l’Inghilterra ad attaccare di più e la Germania Ovest ad agire prevalentemente in contropiede. A 12’ minuti dalla fine, l’episodio che sembra essere quello decisivo: respinta così così di Schnellinger, palla presa al volo da Peters che, solo davanti a Tilkowski, insacca: 2-1!. Ormai gli inglesi sentono la coppa Rimet  roba loro. Lo pensa così anche la 39enne Elisabetta Seconda, che assiste alla partita con una partecipazione, talvolta, decisamente poco regale. Ma lo scherzo è dietro l’angolo: ad un minuto dalla fine, punizione (assai contestata) per la Germania Ovest dalla tre quarti: mischione in area dove Schnellinger era andato a fare il centravanti aggiunto, e Weber mette la zampata giusta: 2-2!

Neanche il tempo di ribattere da centro campo che l’arbitro, lo svizzero Dienst, fischia la fine dei 90’: saranno supplementari, per la seconda volta in una finale dei Mondiali dopo quelli di Roma di 32 anni prima.

Il gioco ricomincia ed è abbastanza equilibrato quando, all’ undicesimo del primo tempo supplementare, Hurst prende un pallone al limite dell’area, lo ferma e di sinistro lo indirizza verso la porta di Tilkowski: traversa interna, il pallone rimbalza nei pressi della riga e poi esce: gli inglesi esultano, i tedeschi protestano. L’arbitro chiede al guardialinee che indica deciso il centro del campo: 3-2! In realtà, si vede benissimo, anche senza l’aiuto di molti replay, che la palla non è entrata per nulla. Uno dei più grossi e famosi errori della storia del calcio.

La Germania, dopo aver protestato a lungo, si ributta in attacco, ma tutto è vano, fino al contropiede che, alla fine del secondo tempo supplementare, concede ad Hurst la sua tripletta personale: 4-2! E’ fino ad oggi l’unica tripletta segnata in una finale del campionato del mondo.

Quello che mezz’ora prima sembrava un sogno svanito, adesso per i sudditi di sua maestà è finalmente realtà: l’Inghilterra ha vinto la coppa Rimet, consegnata da Elisabetta II nella mani del capitano Moore. Si chiude così questo campionato, assieme alla carriera ad alti livelli di giocatori importanti, da Jascin a Garrincha.

ThomasDoll

Re:La grande storia dei mondiali: Inghilterra 1966
« Risposta #4 : Martedì 25 Marzo 2014, 09:42:52 »
ho sbagliato la mira con l'applauso, ti devo quindi due applausi + 1 per sanzione pippardonaggine

geddy

Re:La grande storia dei mondiali: Inghilterra 1966
« Risposta #5 : Martedì 25 Marzo 2014, 15:30:37 »
Bravo Giglic, ma che si veda benissimo che la palla è entrata è un esagerazione. Non è il goal di Brocchi a Napoli per capirsi. Non c'è immagine probante. Ed è goal, l'arbitro ha detto così. Bellissimo, tra l'altro.

Giglic

Re:La grande storia dei mondiali: Inghilterra 1966
« Risposta #6 : Martedì 25 Marzo 2014, 16:00:31 »
Bravo Giglic, ma che si veda benissimo che la palla è entrata è un esagerazione. Non è il goal di Brocchi a Napoli per capirsi. Non c'è immagine probante. Ed è goal, l'arbitro ha detto così. Bellissimo, tra l'altro.

No geddy, ho un'immagine molto chiara. La palla non è entrata affatto. Prende la traversa interna, e rimbalza buoni 20 cm fuori  :)

Offline DinoRaggio

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Re:La grande storia dei mondiali: Inghilterra 1966
« Risposta #7 : Martedì 25 Marzo 2014, 16:03:28 »
Quanto mi piacciono 'sti aneddoti, apparentemente marginali, dei Mondiali. Per un "nostalgico" come me sono boccate d'aria pura nel calcio odierno, quello dei Mondiali in Qatar e della moviola in campo.

Daje Giglic, non vedo l'ora di leggere Mexico '70!  :D
E ra gisumin all'ùart!

La serie A è un torneo di limpidezza cristallina, gli arbitri non hanno alcunché contro la Lazio e si distingueranno per l'assoluta imparzialità, non ci saranno trattamenti di favore o a sfavore nei confronti di alcuno. Sarà un torneo di una regolarità esemplare. (19-8-2016)

malacarne

Re:La grande storia dei mondiali: Inghilterra 1966
« Risposta #8 : Martedì 25 Marzo 2014, 16:21:50 »


Giustizia fu fatta nel 2010, anche se una giustizia un po' monca visto non servi' a far vincere il mondiale alla Germania  ;D