Autore Topic: Quando c'era il calore del pubblico  (Letto 4034 volte)

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RobCouto

Quando c'era il calore del pubblico
« : Venerdì 30 Luglio 2010, 00:18:27 »
"Un dirigente laziale mi diceva oggi, mentre si disputavano a pericolose puntate
le ultime battute del match, che rimpiangeva che a Roma la "Lazio" non
avesse la possibilità di giocare davanti a un pubblico così sereno come
quello che affollava gli spalti dell'Arena.
L'osservazione scaturiva realmente dal profondo; poiché il brav'uomo aveva
in quel momento una mano sul lato sinistro del petto a comprimere certi
affannosi palpiti. Certo, qualcosa deve essere in questo comportamento
della squadra degli azzurri in casa e fuori. Lo sportivo pubblico ambrosiano
ha saputo anche applaudirli quando meritavano; ma non certo i due goals
hanno provocato manifestazioni di entusiasmo come sarebbe successo a Roma. Vuol dire che le "beccate" che non mancano allo Stadio [Nazionale], raffreddano
più di quanto possano scaldare gli evviva.
"


-------------

E' il commento de "Il Littoriale" ad Ambrosiana Inter-Lazio 1-2 del 16/10/1932.

Anche in tempi di frittate, autarchiche per giunta, avevamo un pubblico certamente attaccato alla Lazio ma presuntuoso e con la puzza sotto al naso. Quali sono i tempi d'oro del tifo che vagheggiamo? Sono mai esistiti, in realtà?


Offline Brunogiordano

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Re:Quando c'era il calore del pubblico
« Risposta #1 : Venerdì 30 Luglio 2010, 00:32:27 »
Boh! Mi viene da pensare al periodo dal 1980 al 1988, con apice toccato nell'anno del -9, ma a questo punto non so quanto sia stata la mia età da infanzia/prima adolescenza a farmela vedere così. Del resto se Giordano è il mio nick é perché per un bambino di 7/8 anni contano di più le giocate e i gol di quello che si faceva fuori dal campo. Ad ogni modo complimenti per questa e le altre tue ricerche.
"E' più difficile descriverla che sentirla la Lazialità: è signorilità non di carattere esteriore, è cosa che si sente dentro, della quale ci si sente orgogliosi. E' un messaggio che tocca i cuori, la mente, la sensibilità e ci innalza verso il cielo, è un messaggio di costume di vita"
RENZO NOSTINI

Offline René Ferretti

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Re:Quando c'era il calore del pubblico
« Risposta #2 : Venerdì 30 Luglio 2010, 03:04:16 »
OFT
Torno ora a casa dal lavoro.
Naturalmente la prima cosa che faccio è collegarmi a biancocelesti.org
Non per sminuire gli altri "apritori di topic", ma quando leggo RobCouto "ce devo anna' de corsa.
EOT

Ho sempre creduto che il nostro tifo, oggettivamente scrivendo, sia ancestralmente legato ad una sofferenza ricercata, ad un bizzarro modo di rapportarsi con la realtà.
Questo articolo di settantotto anni fa ne è un ottima prova.

Forza Lazio, sempre.

Boks XV

Re:Quando c'era il calore del pubblico
« Risposta #3 : Venerdì 30 Luglio 2010, 08:19:33 »
perfetto Rob.
ragion di più per affermare la totale assurdità della tesi per cui  "tanta gente non viene più allo stadio per colpa della curva" o "la squadra va male per colpa dell'ambiente allo stadio".
il pubblico e lo stadio sono sempre stati questi. i risultati della squadra non hanno mai risentito dell'apporto del pubblico, giacchè, sempre con lo stesso tipo di tifoso presuntuoso e con la puzza sotto al naso si andava in B e si vincevano scudetti.
secondo me, prima o poi, rintraccerai qualche vecchia cronaca narrante che qualcuno pigliava a selciate pure il buon Zenobi.
no, non è merito nè colpa dell'ambiente.
se la gente non va più allo stadio e 'sta squadra, ultimamente,  fa discretamente ride, le cause vanno cercate altrove.
me sa.

CiPpi

Re:Quando c'era il calore del pubblico
« Risposta #4 : Venerdì 30 Luglio 2010, 08:27:29 »
in parte sono d'accordo con te Boks, ma in parte e' anche vero che tolto il periodo 1998-2000, non e' che la Lazio sia mai stata cosi costantemente in alto nelle sue prestazioni.

magari e' piu' corretto dire che le due cose, scarso entusiasmo causato da scarso rendimento e scarso rendimento causato da scarso entusiasmo siano come le mani che si lavano una con l'altra.

tocca capi' pero' cos'e' l'asciugamano che se fregano.  :)

Offline Brunogiordano

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Re:Quando c'era il calore del pubblico
« Risposta #5 : Venerdì 30 Luglio 2010, 09:09:48 »
perfetto Rob.
ragion di più per affermare la totale assurdità della tesi per cui  "tanta gente non viene più allo stadio per colpa della curva" o "la squadra va male per colpa dell'ambiente allo stadio".
il pubblico e lo stadio sono sempre stati questi. i risultati della squadra non hanno mai risentito dell'apporto del pubblico, giacchè, sempre con lo stesso tipo di tifoso presuntuoso e con la puzza sotto al naso si andava in B e si vincevano scudetti.
secondo me, prima o poi, rintraccerai qualche vecchia cronaca narrante che qualcuno pigliava a selciate pure il buon Zenobi.
no, non è merito nè colpa dell'ambiente.
se la gente non va più allo stadio e 'sta squadra, ultimamente,  fa discretamente ride, le cause vanno cercate altrove.
me sa.

Tutto giusto, Boks. Basta allora con la retorica dei "sacrifici" del tifoso Laziale per seguire la squadra, del pallone di Fiorini spinto in rete da 70.000 cuori, della salvezza raggiunta grazie ai 30.000 di Napoli, meno che mai lo scudetto vinto per merito della tifoseria (e quale parte di essa, poi) a Via Allegri. Basta, dunque, anche con la marcia dei 30.000 del 29maggio2004, quando aspettavamo un Lotito qualsiasi purché ci salvasse (ricordo di quel giorno anche un pezzo meraviglioso di un certo Teotokris, che raccontava dei presenti alla marcia, con un bersagliere ultimo della fila, come a serrare le fila buon custode del corteo...). Non siamo determinanti. In nessun caso.
Peccato, però. Che l'idea che, in qualche modo, il tifoso Laziale fosse "diverso" e capace di indirizzare le sorti di un evento non mi dispiaceva affatto. Per dire, dall'altra parte c'hanno costruito un'epopea sul magnifico "bobolo". Sì, lo so, noi non siamo come loro, etc. etc. però poi non lamentiamoci del diverso trattamento dei "media" nei nostri confronti...siamo i primi ad essere più realisti del re, dunque i primi a sminuire il nostro ruolo.

Per il resto, perfettamente d'accordo, con te sull'ultimo capoverso.
"E' più difficile descriverla che sentirla la Lazialità: è signorilità non di carattere esteriore, è cosa che si sente dentro, della quale ci si sente orgogliosi. E' un messaggio che tocca i cuori, la mente, la sensibilità e ci innalza verso il cielo, è un messaggio di costume di vita"
RENZO NOSTINI

geddy

Re:Quando c'era il calore del pubblico
« Risposta #6 : Venerdì 30 Luglio 2010, 09:28:20 »
E' un articolo del 1932 ,però. A me sembra di capire che il dirigente della Lazio si rammarichi constatando che il pubblico di Milano è più competente e sportivo di quello della Lazio. E' capace perfino di applaudire l'avversario che sta vincendo,meritatamente a quanto si capisce.

geddy

Re:Quando c'era il calore del pubblico
« Risposta #7 : Venerdì 30 Luglio 2010, 09:38:05 »
 Vuol dire che le "beccate" che non mancano allo Stadio [Nazionale], raffreddano
più di quanto possano scaldare gli evviva."

Non avevo valutato bene il potenziale della frase che chiude l'articolo. Beh, complimenti a chi ha scritto l'articolo. Ha ancora ragione e sono passati 80 anni. Peccato che gli interisti abbiano finito per assomigliare ai Laziali.Ed anche gli altri.

Boks XV

Re:Quando c'era il calore del pubblico
« Risposta #8 : Venerdì 30 Luglio 2010, 09:42:36 »
 Peccato che gli interisti abbiano finito per assomigliare ai Laziali.Ed anche gli altri.

siamo avanguardisti. da sempre. O0

Offline gazzaladra

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Re:Quando c'era il calore del pubblico
« Risposta #9 : Venerdì 30 Luglio 2010, 09:50:20 »
Tutto giusto, Boks. Basta allora con la retorica dei "sacrifici" del tifoso Laziale per seguire la squadra, del pallone di Fiorini spinto in rete da 70.000 cuori, della salvezza raggiunta grazie ai 30.000 di Napoli, meno che mai lo scudetto vinto per merito della tifoseria (e quale parte di essa, poi) a Via Allegri. Basta, dunque, anche con la marcia dei 30.000 del 29maggio2004, quando aspettavamo un Lotito qualsiasi purché ci salvasse (ricordo di quel giorno anche un pezzo meraviglioso di un certo Teotokris, che raccontava dei presenti alla marcia, con un bersagliere ultimo della fila, come a serrare le fila buon custode del corteo...). Non siamo determinanti. In nessun caso.
Peccato, però. Che l'idea che, in qualche modo, il tifoso Laziale fosse "diverso" e capace di indirizzare le sorti di un evento non mi dispiaceva affatto. Per dire, dall'altra parte c'hanno costruito un'epopea sul magnifico "bobolo". Sì, lo so, noi non siamo come loro, etc. etc. però poi non lamentiamoci del diverso trattamento dei "media" nei nostri confronti...siamo i primi ad essere più realisti del re, dunque i primi a sminuire il nostro ruolo.

Per il resto, perfettamente d'accordo, con te sull'ultimo capoverso.

100%
Non chi comincia...ma colui che persevera.

bak

Re:Quando c'era il calore del pubblico
« Risposta #10 : Venerdì 30 Luglio 2010, 09:57:02 »
L'unica unità di intenti la vidi nel periodo 82/83 e l'anno successivo. Poi la contestazione c'è sempre stata: verso Lorenzo che  qualche anno prima aveva vinto la UEFA con l'Atletico, verso Maestrelli, contestatissimo ad inizio avventura, verso Erickson. Tanto per dire.
Passando alla guerra intestina alla tifoseria, ricordo leggendarie scazzottate tra Eagles e Viking culminate con la andata in Maestrelli dei guerrieri nordici.

 Peccato che gli interisti abbiano finito per assomigliare ai Laziali.Ed anche gli altri.

avendo bazzicato per anni il Meazza, conoscevo perfettamente questa situazione.
Similia cum similibus direbbe Lotito, quello è il vero gemellaggio che abbiamo coi bauscia. Oh noooo, compresi

RobCouto

Re:Quando c'era il calore del pubblico
« Risposta #11 : Venerdì 30 Luglio 2010, 11:21:59 »
perfetto Rob.
ragion di più per affermare la totale assurdità della tesi per cui  "tanta gente non viene più allo stadio per colpa della curva" o "la squadra va male per colpa dell'ambiente allo stadio".
il pubblico e lo stadio sono sempre stati questi. i risultati della squadra non hanno mai risentito dell'apporto del pubblico, giacchè, sempre con lo stesso tipo di tifoso presuntuoso e con la puzza sotto al naso si andava in B e si vincevano scudetti.
secondo me, prima o poi, rintraccerai qualche vecchia cronaca narrante che qualcuno pigliava a selciate pure il buon Zenobi.
no, non è merito nè colpa dell'ambiente.
se la gente non va più allo stadio e 'sta squadra, ultimamente,  fa discretamente ride, le cause vanno cercate altrove.
me sa.

Io penso che il tifoso Laziale, già nella corposa fase pretrigoriana della storia del calcio romano, abbia sviluppato un senso d'identità molto spiccato ed esclusivo. Insomma, alla storia - affascinante ma irreale - dei nove studenti squattrinati che fondano un giorno una società chiacchierando in riva al Tevere, credo sempre meno: era tutta gente di un certo spessore e di un certo ambiente. E poi arrivarono Ballerini, che alla Lazio non c'è arrivato certo perché ha incontrato per caso Ancherani che correva sui muretti, e un "protettore" come Boselli, che nel 1916 era Presidente del Consiglio, mica bruscolini. Con la riorganizzazione del calcio c'ha detto bene, perché avevamo uno come Vaccaro dalla nostra parte, ma naturalmente l'arrivo dei trigoriani esaltò ancora di più l'elitarietà della Lazio. Tutto questo poco significava durante il ventennio, quando il sentire popolare, più o meno spontaneamente, era ovunque uniformato, anche nei comportamenti da tifoso.

Lo scenario cambia nel dopoguerra, secondo me in due fasi: la prima nel ribaltamento del significato di "popolare", che comunque per indubbia superiorità numerica non poteva che essere associato ai trigoriani: la seconda per la sostanziale sparizione dalla scena della Lazio negli anni Sessanta ("esistono ancora laziali" lo scrisse Pennacchia, a proposito di quell'epoca e di qualche, rara, manifestazione di massiccia presenza da parte del popolo biancoceleste). Se poi ci metti Vaselli e Brivio da un lato, Andreotti e Alberto Sordi dall'altro, il quadro è completo...

Insomma, arrivo a dire che, nonostante per me la Lazio è e rimane la squadra di calcio per cui tifo, o anche molto più di una squadra di calcio, una caratterizzazione sociale - se non politica - purtroppo esiste, ed è quella che simbolicamente è ben riassunta dal Circolo Canottieri e dai suoi frequentatori: e Lotito di questa tradizione è il perfetto continuatore, perché il suo retrobottega che odora d'affarismo alla romana, d'incenso e d'orbace, è terribilmente simile a quelli di altri suoi predecessori: e non è un caso che lui abiti in una villa costruita da Gualdi. Certo, dall'altro lato l'impronta "popolare" si sta perdendo e le curve si somigliano sempre più, ma questo è un riflesso della società e i cugini stupidi si sono beccati un Ciarrapico che ancora organizza i pullman gratuiti per Predappio, e vorrebbero far passare per "espressione del popolo" una gestione come quella dei benzinaro-palazzinari Sensi. Rimane però il fatto di essere in minoranza e, come in tutte le minoranze, il pensiero si frammenta e le pretese sono maggiori proprio in nome di quell'elitarietà: insomma non va mai bene nulla.

Io continuo a pensare che è la squadra a trascinare il pubblico e molto, molto raramente avviene il contrario. Ti dò pienamente ragione sulle ultime due frasi: ma penso anche che il nostro tifo, negli ultimi anni, è stato così autoreferenziale da aver condizionato a piacimento anche il "clima", indipendentemente dai risultati del campo.

Boks XV

Re:Quando c'era il calore del pubblico
« Risposta #12 : Venerdì 30 Luglio 2010, 12:55:18 »
la seconda per la sostanziale sparizione dalla scena della Lazio negli anni Sessanta ("esistono ancora laziali" lo scrisse Pennacchia, a proposito di quell'epoca e di qualche, rara, manifestazione di massiccia presenza da parte del popolo biancoceleste). Se poi ci metti Vaselli e Brivio da un lato, Andreotti e Alberto Sordi dall'altro, il quadro è completo...

rifletto su questa interessante considerazione relativa agli anni '60 e mi chiedo se il laziale non sia strano assai.
giacchè durante gli '80, che certo non furono più avari dei '60 in quanto a vasche di merda percorse, tutto fummo meno che scomparsi. non tanto e non solo numericamente ma proprio come essenza di laziali.
la carne marchiata a fuoco da Lazio-Vicenza (si sempre lei!) è l'epifania della Lazialità. Lazialità che qualcosa dovrà pur ben significare, alfine.
o vuol dire solo essere tifosi della Lazio? perchè in tal caso temo che questi grigissimi anni '10 produrranno l'esito finale della metamorfosi iniziata negli anni '60. con effetti devastanti.
non ci fossero state le due coppe -benedettissime siano sempre e maledetti gli stolti che non ne comprendono l'importanza capitale- credo che la cappa di rassegnazione avrebbe già fatto danni irreversibili.
a volte mi sembra di guardare al futuro come avrebbe fatto un cittadino dell'URSS negli anni '50.
certo, poi sarebbe arrivato il 1989 ma lui che ne sapeva? e, soprattutto, non sapeva che sarebbero passati più di trent'anni.
sperèm.

P.S.
già nella corposa fase pretrigoriana della storia del calcio romano   

poi capite perchè questo è un grand'uomo. ;)

POMATA

Re:Quando c'era il calore del pubblico
« Risposta #13 : Venerdì 30 Luglio 2010, 14:00:51 »
Sempre amato la Lazio nella stessa maniera, adesso dovremmo amarla ancor di piú, ma vajelo a spiegá ::) ::) ::)

FORZA VECCHIO CUORE BIANCOAZZURRO

jumpingjackflash

Re:Quando c'era il calore del pubblico
« Risposta #14 : Venerdì 30 Luglio 2010, 14:06:00 »
io però manco la cerco 'sta famosa unità d'intenti. Non mi dispiace se il mio vicino di stadio la pensa diversamente da me purché il tutto rimanga su un livello accettabile.

A me basterebbe l'unità di tifo. nel senso che quando la Lazio gioca, io faccio il tifo per la Lazio, solo per la Lazio.

Offline aquilafelyx

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Re:Quando c'era il calore del pubblico
« Risposta #15 : Venerdì 30 Luglio 2010, 14:22:04 »
io però manco la cerco 'sta famosa unità d'intenti. Non mi dispiace se il mio vicino di stadio la pensa diversamente da me purché il tutto rimanga su un livello accettabile.

A me basterebbe l'unità di tifo. nel senso che quando la Lazio gioca, io faccio il tifo per la Lazio, solo per la Lazio.

I rompicoglioni co la puzza sotto al naso che sfrantumano le palle verso qualsiasi giocatore son sempre esistiti, l'evoluzione è stata da pubblico pagante (tutti) a pubblico pagato (una parte) , quando si è smesso di pagare sono cominciati i problemi di clima.
M'illumino di Lulic

Bajo las águilas silenciosas, la inmensidad carece de significado.


Chi ha paura di perdere non merita di vincere

Offline AR

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Re:Quando c'era il calore del pubblico
« Risposta #16 : Venerdì 30 Luglio 2010, 16:41:20 »

Io continuo a pensare che è la squadra a trascinare il pubblico e molto, molto raramente avviene il contrario.


Diciamo che magari ci si trascina a vicenda, che deve verificarsi quella condizione in cui la tifoseria percepisce la "rabbia agonistica" dei giocatori ed esaltandosi alimenta quest'ultima in una sorta di corto circuito (inoltre maggiore è il numero dei tifosi maggiore è l’effetto domino che genera il famoso calore del pubblico).

Ma tutto deve essere libero da condizionamenti preconcetti ed esterni al rettangolo di gioco, oggi quella scintilla è soffocata dalla guerra intestina tra tifoseria e società (paradosso dei paradossi è sempre più frequente che partano cori ostili anche dopo un nostro gol).

In oltre 30 anni di stadio ho assistito ad alti e bassi di questo fenomeno, spesso in controtendenza rispetto ai risultati sportivi.

Ricordo i tanti bagarini, a testimonianza di un’alta richiesta di biglietti da parte dei tifosi, poi l’effetto pay tv ed il parallelo sbilanciamento del rapporto prezzo dello stadio/offerta alternativa ha dato un colpo devastante alla domanda.



Comunque secondo me sotto la cenere ancora non si è spenta la fiamma del tifo Laziale, lo dimostra l’effetto Zarate (che solo due anni fa porto 40.000 spettatori ad un Lazio-Lecce) e le presenze registrate a Lazio-Bari e Lazio-Siena grazie all’intelligente politica societaria di adeguare i prezzi alla numerosa disponibilità che offre lo stadio Olimpico, alla qualità dell’offerta ed al contesto economico in cui viviamo.

 
Mhà, io dico bhò...

Offline Fulcanelli

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Re:Quando c'era il calore del pubblico
« Risposta #17 : Venerdì 30 Luglio 2010, 17:25:39 »
Non ho una visione chiara complessiva della questione.
Cerco nella memoria e balugina qualche sprazzo di informazione.
Metà anni Cinquanta. La Lazio è ancora quella con Selmosson. Viaggia sul terzo posto. Si gioca Lazio-Napoli, l'Olimpico (si chiamava già Olimpico?) fa segnare il record di spettatori e di incassi. Lo ricordo ancora: 40 milioni.
Circa 20 anni dopo c'è il triennio della Lazio di Maestrelli e Chinaglia: la Lazio si piazza al terzo posto degli incassi  globali del campionato, evidentemente scavalcando due tra riomma e strisciate. E se non ricordo male il famoso Lazio-Foggia conquistò e mantenne a lungo il record di spettatori paganti all'Olimpico.
Anni 80, la Lazio dell'amerikano presidente gioca con Cupini e Piraccini (inizio campionato), ma per andare in Tevere sperando di sedermi vado 2 ore prima, ma non trovo posti a sedere, e sto in piedi sull'anello/corridoio superiore.
Chiaramente fino ad allora la TV non faceva dirette.
Ne deduco che l'entusiasmo e l'afflusso non ci sono stati solo in situazioni di sofferenza. Oggi si sconta l'incrocio tra l'invadenza TV (che credo abbia segato l'afflusso dalla regione) e la modestia dello spettacolo. Resto convinto che sotto la cenere (scetticismo e scoramento) la brace c'è ancora. Ma per portarla alla superfice bisognerebbe smuovere un po' il contenuto del caminetto.
 

Offline Ulisse

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Re:Quando c'era il calore del pubblico
« Risposta #18 : Venerdì 30 Luglio 2010, 18:33:41 »
A suffragio di quando detto da Fulcanelli, nella recente finale di coppa italia tra Lazio e Samp, lo stadio era completo, mi pare che la partita fosse trasmessa anche in tv.
Il laziale è una strana razza di tifoso, occorrono momenti positivissimi o estremamente negativi per farlo smuovere.
Riguardo le contestazioni, ricordo un periodo oltremodo negativo per la Lazio, credo che fosse negli anni 50, (Tessarolo e Vaselli erano alla presidenza della società) ebbene uscendo dallo stadio, dopo l'ennesima sconfitta, mio padre e i miei zii me compreso che allora ero un ragazzino, andammo insieme ad altri tifosi a contestare sotto la sede della lazio in via frattina.
IL DERBY NON VA MAI PERSO.

Ci sarà sempre chi ti critica, l'unica cosa da fare è continuare ad avere fiducia, stando attento a chi darai fiducia due volte.

Non ti sforzare tanto, le cose migliori succedono quando meno te lo aspetti.

Nessun futuro è per sempre.

IL GOL DI VIERI ERA BUONO!!

Offline benvolio

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Re:Quando c'era il calore del pubblico
« Risposta #19 : Venerdì 30 Luglio 2010, 18:46:15 »
Prescindendo dai momenti estremi (le finali, le partite per la B, ecc..) credo anche io che la tv abbia ammazzato l'abitudine di andare allo stadio(perche' perche'...perhcem non ce sta Sky cara Rita Pavone). Era u modello culturale, oggi e' una scelta personale. Pero', come altri che gia' si sono espressi, ricordo anche io che con la Lazio di Maestrelli lo stadio era pieno, si ma non e' che quelli vincessero per il tifo, o almeno non era cosi' determinante