Autore Topic: Microservi. Dell'equilibrio tra sfruttamento e utilità  (Letto 1169 volte)

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Offline Sca

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Microservi. Dell'equilibrio tra sfruttamento e utilità
« : Giovedì 13 Marzo 2014, 17:04:56 »
Non utilizzo social network, se non raramente e blandamente.
Li faccio usare, spiego come fare, un po' più spesso. Quando mi chiedono conto di questo paradosso, in genere me la cavo con qualche battuta, senza approfondire gli aspetti pratico-filosofici di questa mia scelta.
Premetto anche che non sono un apocalittico, nella vecchia, abusata ma ancora utile definizione di Umberto Eco, tanto meno sono un luddista.
La tecnologia è meravigliosa, come tutte le imprese umane che trasformano il sapere nella pratica. Cerco però di tenere sempre a mente la distinzione tra mezzo e fine.
Ok, andiamo al sodo.
Perché non uso o uso di malavoglia i social? Perché penso che il lavoro vada retribuito.
Lo penso da qualche anno, relativamente ai social.
Strano non aver trovato molta "letteratura" in merito. Qualche spunto interessante lo trovate nel bellissimo libro di Jaron Lanier, You are not a gadget, qualche altra riflessione a casa wu ming, http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=5241

"Tu su Facebook di fatto lavori. Non te ne accorgi, ma lavori. Lavori senza essere pagato. Sono altri a fare soldi col tuo lavoro".

Sintesi mirabile, questa di wu ming.

Forse non ho cercato abbastanza in rete. Magari c'è dell'altro, molto altro in merito.
Trovo strano che in epoca di denunce sul lavoro non pagato o sotto pagato manchino delle riflessioni più corpose sul grande inganno dei social. O almeno su uno degli loro aspetti maggiormente controversi.
Ho sempre lavorato sul web, lato contenuti. Per me il contenuto alla fine è sempre ciò che fa la differenza tra un'esperienza che vale la pena di vivere e una perdita di tempo. Non ci sono altre cazzate che tengano, trucchi grafici, giochi di prestigio, script, widget, ecc.
Se io scrivo qualcosa o, più in generale, curo i contenuti per il sito di qualcuno, pretendo di essere pagato. E' il mio lavoro.
Se repubblica.it o corriere.it chiedessero dei miei articoli, pretenderei un pagamento.
Perché se Facebook fa la stessa cosa, chiedendo di fatto dei contenuti, a nessuno viene in mente di chiedere una retribuzione?
Facebook, Twitter, ecc. sono immensi meta-magazine di fatto vuoti. A riempirli di contenuti ci pensano gli utenti. Centinaia di milioni di utenti-lavoratori che riempiono di contenuti, riempiono quindi di valore, imprese altrui. Gratuitamente.
Scrivere, pubblicare una foto, un video, postare un semplice link sono tutte operazioni che costano tempo e lavoro intellettuale, per quanto spessissimo minimo e meccanico. Eppure sommate tutti questi miliardi di frammenti, alcuni meritevoli, la maggior parte scorie, e troverete il Valore delle piattaforme social.

Siamo tutti microservi.
--> Auditorium --> Zoo

Offline benvolio

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Re:Microservi. Dell'equilibrio tra sfruttamento e utilità
« Risposta #1 : Giovedì 13 Marzo 2014, 17:48:29 »
Se frequenti i wu ming avrai letto o spulciato anche H. Jenkins "Cultura convergente". Lì viene descritto in modo mirabilmente chiaro come il capitale umano dei fans e delle community viene messo al lavoro dai grandi network o dagli over the top, fermo restando ovviamente la bellezza della tecnologia che unisce sapere e pratica, come tu dici.
Il problema è molto più generale, penso, e include una coscienza che ancora non esiste o forse non esisterà mai se uno non se la dà.
Nei social avviene una perdita del se, o meglio una rigenerazione del se che è talmente fascinosa, per molte persone, da far perdere di vista che è tutto frutto del proprio lavoro, appunto. O meglio dell'inestricabile declinazione e intersezione di enne lavori a costo zero. Il che alla fine riporterebbe ad un interessante discorso sul valore d'uso, ma saremmo fuori tema.

CP 4.0

Re:Microservi. Dell'equilibrio tra sfruttamento e utilità
« Risposta #2 : Giovedì 13 Marzo 2014, 18:08:21 »
In maniera molto stringente e non certo esaustiva, si può due che il pagamento avviene tramite appagamento nell'utilizzo.

Si usa fb o twitter, cosa che non faccio comunque, per il proprio piacere di usarlo, cosi come si telefona alle trasmissioni, dando cosi contenuti per quello spazio agli ascoltatori che permette alle radio, ed alle televisioni che lo fanno, di guadagnare soldi.

Ma nessuno a mai pensato a farsi retribuire.

In ogni caso, ad uopo, mi sovviene una scena de 'Il giocattolo', dove un avvocato chiede al personaggio interpretato da Manfredi, se si era fatto pagare per l'intervista concessa ed appena apparsa in tv.

Alla risposta negativa, l'avvocato lo sollecita la prossima volta a contattarlo prima di dare un'altra intervista, che avrebbe discusso lui con quelli della trasmissione per una parcella, proprio in virtù del fatto che l'intervistato contribuiva alla trasmissione.

Segno che il discorso non è poi cosi nuovo.

CP 4.0

Re:Microservi. Dell'equilibrio tra sfruttamento e utilità
« Risposta #3 : Giovedì 13 Marzo 2014, 18:16:53 »
In aggiunta dico che anni fa, dovendo comprare una borsa per il calcetto, mi rifiutai di comprarne alcuna con marchi o nomi, proprio perché se devo fare pubblicità, mi dovrebbero pagare.

Pubblicità non perché famoso, bello o bravo :D, ma semplicemente perché vivendo in un economia di mercato di massa, il numero di persone che 'espongono' un marchio acquistato fa di per sé pubblicità.

Offline Skorpius

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Re:Microservi. Dell'equilibrio tra sfruttamento e utilità
« Risposta #4 : Giovedì 13 Marzo 2014, 22:50:37 »
In maniera molto stringente e non certo esaustiva, si può due che il pagamento avviene tramite appagamento nell'utilizzo.


Esatto e non solo in quello..
La gente dice che sono cattivo, ma in verità ho il cuore di un bambino: lo tengo in un barattolo, sul comodino.

Zapruder

Re:Microservi. Dell'equilibrio tra sfruttamento e utilità
« Risposta #5 : Venerdì 14 Marzo 2014, 00:59:00 »
Jesse Carver, allenatore della Lazio nei primi anni '50, si stupiva del fatto che i calciatori non si facessero pagare, per le interviste che rilasciavano. Apparire è una gratificazione bastante, in molti casi: facebook sfrutta questo, niente di più.

Offline Er Matador

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Re:Microservi. Dell'equilibrio tra sfruttamento e utilità
« Risposta #6 : Venerdì 14 Marzo 2014, 06:30:38 »
Jesse Carver, allenatore della Lazio nei primi anni '50, si stupiva del fatto che i calciatori non si facessero pagare, per le interviste che rilasciavano. Apparire è una gratificazione bastante, in molti casi: facebook sfrutta questo, niente di più.
C'è un'altra possibile chiave di lettura anche in ottica contrattuale.
Io, utente, ci metto i contenuti.
Tu, Social Network, mi offri una visibilità non indifferente - e il servizio di hosting, che non viene certo implementato a costo zero - senza chiedermi denaro.
Il vero vuoto giuridico riguarda due aspetti: la titolarità dei diritti su quei contenuti, che scivola quasi completamente dalla parte di Zuckerberg o chi per esso senza chiari accordi in materia; la totale arbitrarietà nella loro gestione, come dimostrano le numerose cancellazioni operate senza riferirsi a un Regolamento scritto e accettato da ambo le parti.

CP 4.0

Re:Microservi. Dell'equilibrio tra sfruttamento e utilità
« Risposta #7 : Venerdì 14 Marzo 2014, 07:46:36 »
...
Il vero vuoto giuridico riguarda due aspetti: la titolarità dei diritti su quei contenuti, che scivola quasi completamente dalla parte di Zuckerberg o chi per esso senza chiari accordi in materia; la totale arbitrarietà nella loro gestione, come dimostrano le numerose cancellazioni operate senza riferirsi a un Regolamento scritto e accettato da ambo le parti.

veramente al momento di iscrivirsi si sottoscrive uno statuto, che agisce come contratto accettato da tutte e due le parti, in cui e generalmente scritto che  il 'gestore' (cit.) si riserva il diritto di cancellare un account sulla base del proprio giudizio. (anche BC si pone nella stessa situazione ;) )

E finche' nessuno intentera' una causa, e ci mancherebbe pure quello, per un account cancellato creando quindi il necessario precedente, rimarra' cosi. E per come la vedo io, giustamente.

Quanto ai contenuti, gli stessi statuti, non solo di FB, ma anche di Twitter, Linkedl e qualsiesi altro social networker, sono chiari, se ci si prendesse la briga di leggerli con la stessa voracita' con cui si leggono migliaia di twit o 'writing on the wall'.

Sebbene la proprieta' intellettuale rimane dell'user, chi gestisce la 'piattaforma' ha licenza di farne qualsiesi uso, ovviamente nei limiti della legge.

Lo stesso accadra' per le domande da mandare alla Gazzetta da parte dei lettori che il giornale rivolgera' a Lotito. Una volta che un lettore glie l'ha mandata, c'e' un contratto che dice che quella domanda puo' essere fatta solo a Lotito e solo a quell'intervista? e quanto viene pagato il lettore?

In entrambi i casi e' il caso di dire che tutto costa, ma bisognerebbe vedere se piu' di un caso di microservi e sfruttati, non ia un caso di tossicodipendenza socialmente accettata.

Un giorno lo sapremo, quando qualcuno fara' l'esperimento 'rivoluzionario' di costringere un gurppo di persone a fare a meno di FB Tw ed altro, per poi 'scoprire' nella maggior parte dei casi delle reazioni simili al tossico in crisi di astinenza.

senza offesa per sca che ha aperto il topic, ma il problema degli sfruttamenti lavorativi a costo zero, o meglio a basso costo, ha risvolti ben piu' seri che non quelli di chi sente il bisogno di 'condividere' la propria vita privata, e ne ho sentite di 'belle' su cio' che viene postato sui SN.

Offline Frusta

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Re:Microservi. Dell'equilibrio tra sfruttamento e utilità
« Risposta #8 : Venerdì 14 Marzo 2014, 18:37:06 »
dove c'è gusto non c'è perdenza  ;)
Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.