Beh, cos'altro potrebbe un dirigente calcistico, che conosce quali difficoltà, quali vincoli e quali opportunità si prospettano per chi deve operare, da imprenditore, nel mondo del calcio? "Ma i due sono amici - si dirà - e quindi le parole di Pulvirenti non sono attendibili".
Sicuranmente si stimano ma non vedo cosa c'entri. Forse, azzardo io, se provassimo a stabilire alcuni punti fermi oggettivi e misurabili (c'è volontà di fare ciò? Io non lo credo: molto meglio allargare all'infinito il campo di discussione, cosicché valga tutto e il contrario di tutto nel giudicare Lotito come Presidente della Lazio) non potremmo che addivenire alla medesima conclusione di Pulvirenti.
Allo stesso modo è inevitabile che l'individuazione di altri indistinti parametri, soggettivi e assai poco misurabili e confrontabili, per valutare Lotito come dirigente calcistico (qualcuno a caso? Facile: mancato salto di qualità; incapacità di portare la Lazio a lottare per grandi traguardi; dolosa intenzione di impedire alla Lazio di crescere oltre un certo livello; incapacità di contrastare la xxxx; etc...) non potrà che farci giungere a una conclusione opposta rispetto a quella del patron del Catania.
Ecco dunque che prima di accapigliarci su Lotito Presidente della Lazio dovremmo provare (ma è un'ambizione vana, la mia. Ne sono ormai convinto) a cercare condivisi e ragionevoli elementi sui quali basare un serio giudizio.