Autore Topic: Lazio, la contestazione non si ferma lo scontro adesso è totale  (Letto 514 volte)

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Lazio, la contestazione non si ferma lo scontro adesso è totale
« : Martedì 25 Febbraio 2014, 10:13:54 »
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V per “Vattene Lotito”. Senza maschera, gli indignados biancocelesti ora promettono un dissenso infinito. Protesta a oltranza sino a fine stagione. Dopo il successo epocale di Lazio-Sassuolo, ecco “Libera la Lazio” capitolo due: pronto un Olimpico deserto per Lazio-Atalanta, prossima gara casalinga. I tifosi ci pensano e si organizzano per un altro “Vaffa-Lotito-day”, stavolta nocivo alla tasche del presidente. E poi si vedrà: magari nuova “fogliolada” nel big match col Milan. E' l'entusiasmo dell'unione vincente contro il “tiranno” Lotito a smuovere sempre più un popolo in rivolta. Lui non ci crede, teme un “golpe di Lazio”: «C'è una regia che pilota». Sugli spalti urlavano “liberi professionisti” di dissenso, offesi anche da queste parolacce: qualcuno vorrebbe querelarlo per diffamazione. Nulla lo sfiora. Inarrestabile, il presidente rievoca tintinnii di manette, denuncia strumentalizzazioni mediatiche, sbircia sempre fantasmi dietro l'angolo, continua la caccia alle streghe, aggrappato a una poltrona: «Io sono un irriducibile, non vendo e non mollo». E' muro contro muro, la resistenza fa la forza. Ma stavolta il rumore della battaglia è assordante, non si spegnerà in un focolaio unico. La maratona del risentimento è cominciata.
MURI PARALLELI
Cementi armati. Dritti, alti, spigolosi, paralleli, ognuno sulla sua strada: i laziali e Lotito non s'incroceranno mai. Basta promesse e baci di Giuda, solo fatti e risultati: «L'unico modo perché possa cessare la contestazione è che questo gestore costruisca una squadra degna del nome Lazio, in grado di competere davvero per lo Scudetto o almeno per la Champions. Poco importa a quel punto che poi resti antipatico per modi e atteggiamenti». La vox populi del giorno dopo il fragoroso successo di “Libera la Lazio” è lucida e costruttiva. Scomparso il senso d'impotenza, rinchiuso fra i guard rail del Grande Raccordo Anulare: ha addirittura scavalcato l'Italia, l'eco della manifestazione “galactica”, stile Real, di domenica sera. Primo obiettivo raggiunto: far varcare i confini di Roma al disagio.
NASCE IL CONFRONTO?
E adesso, quali sviluppi? La protesta ha accumulato un credito enorme, l'ha conferito uno stadio stracolmo, uno “show” mai visto in 114 anni di storia. Non è una testimonianza da tramandare, piuttosto da lanciare per un futuro migliore. Il messaggio è forte e chiaro. Il giudizio di 40mila laziali ora è inequivocabile: Lotito è un sovrano non amato e ripudiato. Lui, dall'alto del suo trono, non smuove la corona, ma almeno drizza un orecchio: «Sono pronto a ricevere consigli». Chissà se davvero nascerà mai un confronto – senza però interessi di parte alcuna - e non il solito sordo monologo su aspetti tecnici, abbonamenti, stadio, marchio, passione e lazialità. Questa sarebbe un'altra incredibile vittoria, in attesa di un ricco e – al momento – trasparente salvatore. Perché i traguardi potrebbero essere tanti. Il miracolo: la “conversione” di Lotito.
LAZIO VITTIMA
Un'unica vittima: tra incudine e martello, c'è pur sempre la Lazio. Pensate un po', pure una squadra che scende in campo e soffre questo clima surreale. Per carità, è strapagata per giocare, persino per beccarsi i fischi di disapprovazione, anche per colpe non proprie. Ma fa specie come all'Olimpico ormai – tralasciando Lazio-Sassuolo - sia comunque da tempo più gettonato un coro contro Lotito, piuttosto di un altro d'incitamento. C'è sempre un'atmosfera rabbiosa, persino chi volta le spalle a un gol bianoceleste o a una vittoria della Lazio. Oggi come oggi, l'obiettivo Europa League a un passo conta poco o nulla. La cacciata di Lotito è la ragione di vita. Un'ossessione che plasma un tifo paradossale: qui pare che la Lazio ripudi se stessa dinnanzi al suo presidente. Una crisi d'identità.

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