Autore Topic: Rassegna Stampa 5 Febbraio 2014  (Letto 928 volte)

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Offline Matita

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Rassegna Stampa 5 Febbraio 2014
« : Mercoledì 5 Febbraio 2014, 08:53:51 »
STEFANO CIERI
FORMELLO (Roma)
Undici punti in cinque partite, appena 3 gol al passivo e 7 all’attivo. Sono numeri da Champions, sono numeri da Reja. Col ritorno del goriziano la Lazio è tornata a volare. Ed a viaggiare agli stessi ritmi avuti nei due anni e mezzo della precedente gestione di zio Edy. Anzi, a ritmi ancora più elevati. In queste cinque gare la Lazio ha avuto una media di 2,20 punti a partita. E il calendario non era facile. Perché tre partite su cinque erano fuori casa e le due gare interne erano contro avversari del calibro di Inter e Juve. Se dovesse continuare a questo ritmo la Lazio chiuderebbe il campionato a quota 67 punti, che vorrebbe dire qualificazione europea sicura. Ma anche se il ritmo dovesse scendere un po’, le prospettive stagionali sarebbero comunque rosee. E tutto ciò nonostante al suo ritorno a Formello Reja abbia trovato una situazione estremamente critica ed una classifica piuttosto deficitaria.
Come nel passato
Si è rimboccato le maniche, il tecnico di Lucinico, ed ha utilizzato l’unica ricetta che conosce: quella del lavoro. Lo stesso criterio che usò nel febbraio del 2010, all’epoca del suo primo arrivo alla Lazio. La squadra biancoceleste, con Ballardini, aveva totalizzato 22 punti in 23 partite. Nelle restanti 15, con Reja in panca, ne fece 24, con una media di 1,60 per gara. L’anno successivo Reja arrivò quarto con 66 punti in 38 gare, media di 1,73 per gara. L’anno dopo altro quarto posto, ma con 62 punti, media di 1,63 a partita. Complessivamente nei 91 match di campionato del suo primo ciclo Reja ha raccolto 152 punti, con una media di 1,67 per gara. Il rendimento attuale non è dunque una novità. E’ in linea con quanto Reja è stato già capace di fare, anzi è meglio.
Aria di derby
Il difficile viene ora, però. Perché alle viste c’è la madre di tutte le partite. Con il derby Reja ha avuto all’inizio un rapporto difficilissimo, poi felicissimo. Quattro sconfitte nelle prime quattro stracittadine (tre di campionato, una di Coppa Italia), poi due vittorie nelle ultime due. Il bilancio, quindi, è ancora negativo e Reja, sempre così sensibile ai numeri, farà il possibile per raddrizzarlo. Anche per un altro motivo. Nella classifica parziale della Serie A da quando è tornato lui (che poi coincide con le partite giocate nel 2014) la Lazio è terza, davanti alla Roma (che però ha una partita in meno). Il derby è l’occasione per staccare i giallorossi, almeno in questa graduatoria.
Edy chiama a raduno i tifosi e vuole i cancelli aperti a Formello (Messaggero)
ROMA Uno spirito maligno. Più cerchi di allontanarla, più riaffiora questa presenza ingombrante: «Nel derby il mio gol più importante», twitta Hernanes, con tanto di foto ricordo “crudele”, a pochi giorni dall’appuntamento capitale. Ora basta, scacciare il fantasma. Reja scappa con l’ultimo trenino della gloria: lui, l’eroe Lulic, dovrà prosciugare i pianti della Nord, dopo l’addio del Profeta. Senad aveva fatto Roma in un giorno, quell’indimenticabile 26 maggio 2013. Questo beniamino di felicità proverà a far ritrovare quell’attimo eterno, quell’esultanza al settantunesimo, quell’abbraccio d’estasi d’un popolo rabbioso e depresso dopo l’ultimo mercato. Dal derby si può e si deve ripartire. E’ apologia di lazialità, così Reja lancia i suoi gladiatori. Andate e diffondete la dottrina biancoceleste: «Non mollate mai».
IL TRIS
Un giorno e mezzo a Lucinico per tornare più energico di prima. Edy rientrava ieri a pranzo a Roma, da Profeta: «Uomo derby», assicura una targa a Formello. E allora bisogna pure risanare i conti in campionato. Reja aveva vinto le ultime due stracittadine, aveva spezzato una “maledizione” dopo tre sconfitte: adesso cerca il terzo successo di fila contro la Roma in campionato. Klose e Mauri gli avevano regalato i più bei sorrisi, frantumato i mugugni della piazza, proprio quando il mister ne aveva più necessità. Adesso è la Lazio ad averne bisogno. Una vittoria domenica e s’inietterebbe un po’ d’adrenalina nell’ambiente. C’è voglia di evadere dall’ultimo incubo e di spezzare il sogno scudetto giallorosso. Tutti per uno, in questo senso: rimandata ogni contestazione contro Lotito, ora sfottuto sul web per le “presunte” minacce ricevute. Girano parodie, eppure anche i suoi numeri di cellulare sui social network.
LA CARICA
Sfruttare la ghiotta occasione è l’imperativo. Spalancare le porte dell’entusiasmo, la strategia. Reja sta pensando d’aprire i cancelli a Formello giovedì, lo chiederà alla società. Non sono previsti test o partitelle al momento, ben venga però una bella inalata di carica dei laziali. E’ al vaglio l’opportunità, perché il fuoco di rabbia arde ancora troppo forte e sono assolutamente da evitare altri momenti di tensione. Serve solo calore positivo, anche se la pressione è quasi soffocante. I tifosi non potrebbero accettare un’altra delusione in questo frangente. La leggenda della Coppa Italia rimane incisa sui sanpietrini, nulla potrà sbiadirla. Ma questo derby ha un altro sapore: è il riscatto di una stagione tormentata. Cinquantamila invaderanno l’Olimpico per far esplodere il loro cuore sulla Roma, per tuffarsi in campo con la Lazio. Rancori da parte, in un impeto di tifo sfrenato. Col Sassuolo partirà poi comunque la “panolada” contro la dirigenza. Guai a inzupparla con un’altra valle di lacrime.
Alberto Abbate

Sulle ali dell’entusiasmo. Cinquantamila spettatori, Nord e Tevere completamente biancocelesti, un colpo d’occhio che almeno per un giorno farà passare in second’ordine la contestazione, la cessione di Hernanes, le minacce telefoniche a Lotito, tutto. E il pienone è per loro, Keita e Candreva, cioè le ali che sono riuscite a riportare entusiasmo e fiducia nella Lazio dopo mesi di fitte al fegato, batoste e frustrazioni che il derby d’andata ha condensato in un unico evento. Da dimenticare.
Allora, era il 22 settembre, la squadra di Petkovic si presentò sgonfia contro la Roma, il 26 maggio era troppo fresco e la pancia ancora troppo piena: la cronaca di una sconfitta annunciata. Oggi è tutto diverso, di quella Lazio resta poco, quasi niente. Cioè: a parte il «Profeta» che non c’è più così come «Petko», i giocatori sono praticamente gli stessi, però Reja ha cambiato modulo e mentalità del gruppo, ha ritrovato Candreva sulla destra e trovato Keita a sinistra, i due protagonisti della vittoria schiacciante sul Chievo. Il nuovo 3-4-3 è di granito, ma le speranze laziali sono riposte nelle ali, con loro si può volare. Anche nel derby.
Che, in quanto tale, è per definizione partita aperta. E se è vero che la Roma continua nella sua cavalcata e che a Formello si studiano contromisure per Gervinho, è anche vero che l’ultimo mese ha visto riemergere la Lazio: 5 partite senza sconfitte, 11 punti e zona Europa tornata a tiro. E, soprattutto, la sensazione che il meglio debba ancora venire. Proprio come per Keita. Perché Candreva è la certezza, i 7 gol in campionato lo hanno fatto diventare capocannoniere biancoceleste nonché il miglior centrocampista offensivo italiano (dati del CIES Football Observatory). Contro la Roma può fare la differenza, ma è il 18enne Keita il vero protagonista del momento, un crack che la Lazio si è ritrovata in prima squadra quasi per caso e che ora fa sognare Reja e i laziali.
Troppo giovane per spaccare il derby? Può essere. Però, di derby, Keita ne ha giocati due finora, il 3 aprile e il 2 novembre dell’anno scorso, categoria Primavera: finirono entrambi con la vittoria della Lazio, 1-0 il primo e 2-1 il secondo. L’artefice? Keita, appunto. Un predestinato
Arzilli


Negli ultimi 30 anni ammainate bandiere per colpa dei bilanci
Chiara ha sette anni e, come quasi tutti i bambini aveva un idolo: Anderson Hernanes, il profeta. Chiara era felice venerdì pomeriggio quando ha finalmente trovato la figurina del brasiliano ed era pronta ad attaccarla sull’album Panini. «Papà, prima metto quelli della Roma a testa in giù come al solito, poi ho trovato l’uomo delle capriole e mi dedico alla nostra Lazio», aveva detto con pizzico di orgoglio. A quel punto il padre si fa forza e dà il ferale annuncio: «Chiara, Hernanes è stato venduto all’Inter, non lo puoi attaccare, ora gioca con un’altra squadra». E per fortuna che non parte la lacrima solo perché in quel momento comincia un’altra puntata di «Violetta» in tv.
Tant’è, per il mondo Lazio è una scena già vista, un travaglio che molti papà hanno dovuto vivere per colpa del calcio moderno che non riconosce più le bandiere. E nell’universo biancoceleste è quasi una certezza ormai: quando ci si affeziona a un calciatore, quando nasce un feeling spontaneo con questo o quell’idolo, puntuale arriva l’esigenza di bilancio oppure la fuga spontanea per «andare in un club con più ambizioni». E così la passione si perde, le famiglie laziali si sforzano di tramandare quello che significa essere biancocelesti in una città in maggioranza giallorossa. Ci provano i papà, ci riescono spesso ma alla fine non resta che aggrapparsi solo all’aquila, l’unica che non può essere venduta. Quando l’altro giorno non è stata trovata a Formello solo perché era ad una visita dal veterinario, si sono sparse voci inquietanti, ma il simbolo è sempre lì, pronto rappresentare la lazialità seppellita in questi ultimi anni più che in altri tempi.
Ma quella sorta di vendetta divina che fa divorziare dai giocatori simbolo è cominciata presto. Senza risalire a Bernardini o Chinaglia si può cominciare con Bruno Giordano che in un ultimo sussulto biancoceleste rifiutò la corte della Roma di Dino Viola passando al Napoli dopo 15 anni con la Lazio. E per la generazione dei quarantenni fu un trauma che, unito al saliscendi dalla A alla B, non è stato mai metabolizzato del tutto. Poi Beppe Signori, l’uomo per cui una tifoseria scese in piazza e bloccò la cessione al Parma (11 giugno 1995). Due anni dopo a dicembre lasciò la sede di via Novaro nascosto in una macchina per non farsi vedere dai tifosi: andò alla Samp e infine al Bologna. La lista è lunghissima, Nedved passò alla Juve nel 2001 dopo aver firmato un mese prima il rinnovo con la Lazio, Anche il passaggio di Nesta al Milan fu terribele con il capitano costretto ad accettare per permettere al club del suo cuore di iscriversi al campionato 2002-2003. Accettò 2 milioni di azioni perché non c’erano i soldi per pagargli gli stipendi arretrati. Il ritorno di Di Canio illuse tutti: il derby, la corsa sotto la Sud ma anche liti con Lotito e divisioni fino al mancato rinnovo di contratto del 2006. Sulla coscienza dell’attuale gestione anche la separazione da Rocchi dello scorso inverno così come quello in estate da Zarate, quest’ultimo giustificato da atteggiamenti censurabili dell’argentino ancora in causa con la Lazio. Hernanes è solo l’ultima storia, tanto che qualcuno pensa già che sia meglio non affezionarsi troppo a Keita: tanto andrà via molto presto. Di sicuro.
Luigi Salomone


Se giocherà titolare sarà il debuttante più giovane della storia biancoceleste dal dopoguerra ad oggi
di Daniele Rindone
ROMA – Il premio sorpresa dell’anno se lo merita, non c’è dubbio. Ma è il derby il gran ballo di ogni fresco debuttante. Ci sono traguardi che tagli quando hai 18 anni e devi farti trovare pronto, non puoi più tornare indietro. Il gran ballo di Keita è fissato per domenica all’Olimpico, ore 15, sul palcoscenico di Lazio-Roma. Se ci sarà (come è logico che sia e come è prevedibile) vivrà un’emozione unica, eterna. Certi sogni vanno vissuti, ma bisogna saperli affrontare. Keita domenica avrà 18 anni, 11 mesi e 1 giorno, compirà 19 anni l’8 marzo, è ancora un cucciolo di calciatore. Nessuno, nella Lazio, dal dopoguerra ad oggi, ha mai avuto la possibilità di giocare il derby da titolare ad un’età calcistica così tenera.
I SUOI DERBY –
Il derby, il pulcino Keita, l’ha conosciuto in Primavera, ha una predisposizione naturale per la partitissima. Il derby l’ha giocato coi pari età, ma da un’altezza diversa, con una forza maggiore. La Roma conosce quel furetto di nome Keita Balde Diao, l’ha incrociato sin dalle sue prime apparizioni agli ordini di Alberto Bollini. Keita e i derby, Keita e i gol alla Roma: l’anno scorso, in campionato, ha bucato i giallorossi a Trigoria regalando il match ai laziali, accadde dodici anni dopo l’ultimo blitz. Di gol, ai romanisti, ne ha rifilati due in tutto, va considerata la rete firmata nel torneo Wojtyla versione 2012. Un derby l’ha cambiato, l’ha stravolto a novembre, pochi mesi fa. La Lazio, a Trigoria, era sotto di un gol, tuttò cambiò nella ripresa. Bollini chiamò Keita, lo fece entrare, si scatenò la sua furia tecnica: una punizione sfiorò l’incrocio, un assist dalla trequarti servì Serpieri (2-1, poco prima Elez aveva agguantato il pareggio). Quando si parla del derby a Keita maravilla luccicano gli occhi. Tra la vittoria contro la Roma e la conquista di una ragazza lui sceglie la prima opzione, l’ha confessato durante un’intervista concessa a Lazio Style Channel. A domanda precisa ha risposto senza indugi, complimenti vivissimi.
IL RECORD –
Keita e i debutti, i record, i primati. Ha già messo piede nella storia e non si ferma. Il primo gol in serie A l’ha realizzato a 18 anni, 8 mesi e 2 giorni (è nato l’8 marzo 1995). Era il 10 novembre scorso, si giocava Parma-Lazio (1-1). In un attimo quel ragazzino diventò il marcatore “baby” del campionato in corso e il secondo attaccante laziale (pur essendo un esterno offensivo) più giovane ad aver realizzato in Serie A, il primo straniero. Nella graduatoria assoluta comanda Marco Di Vaio, segnò in A con la Lazio il 20 novembre 1994: aveva 18 anni, 4 mesi e 5 giorni (si giocava la sfida casalinga col Padova). In classifica, al secondo posto, c’è Mauro Meluso, attaccante nato l’1 gennaio 1965. Il 6 novembre 1983, a 18 anni, 10 mesi e 5 giorni, realizzò una doppietta contro l’Avellino, ma non mantenne le promesse calcistiche, si perse. Nel super elenco ovviamente ci sono Giordano e D’Amico. Bruno è quarto nella graduatoria dei bomber precoci: è nato il 13 agosto 1956 e il 5 ottobre 1975 esordì con gol in serie A (19 anni, 1 mese, 22 giorni). Tra Giordano e D’Amico s’è infilato Claudio De Sousa, segnò a Messina il 27 ottobre 2004 (aveva 19 anni, 2 mesi e 17 giorni). Vincenzo D’Amico è nato il 6 novembre 1954, mise la firma in serie A il 27 gennaio 1974 contro il Bologna (aveva 19 anni, 2 mesi e 21 giorni), al termine di quell’annata venne premiato come miglior giovane del campionato. In lista anche Michael Laudrup, Antonio Rizzolo e Alessandro Iannuzzi. Keita li ha dribblati tutti in un colpo, ma non basta per diventare grandissimi. Il derby ti consacra per sempre.


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Offline Matita

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Re:Rassegna Stampa 5 Febbraio 2014
« Risposta #1 : Mercoledì 5 Febbraio 2014, 08:56:15 »
ROMA – Un’impennata. Perché da un giorno all’altro i biglietti per l’attesissimo derby Lazio-Roma stanno diventando l’oggetto del desiderio dei tifosi della Capitale (e non solo). Come se il calcio finisse dopo il triplice fischio della stracittadina di domenica che vede la Lazio nella parte sinistra della colonnina e dunque padrone di casa dalle parti dell’Obelisco. Le presenze all’Olimpico, nelle passate 24 ore, correvano alla velocità della luce verso quota 50.000 unità. Un traguardo ampiamente alla portata di un big match della Serie A. Che dovrebbe essere superato ampiamente prima del week-end. La giornata di oggi è cruciale perché «alle dieci ci sarà la vendita libera, visto che termina la prevendita dei Cuccioloni: torneranno disponibili circa 7.500 tagliandi», spiega Angelo Cragnotti, responsabile della biglietteria, a Lazio Radio Style. Insomma, non è esclusa un’altra accelerata. Anche i biglietti per la Tribuna Tevere, esclusivamente dedicata alla tifoseria della Lazio, stanno venendo bene. «Ci sarà un bel colpo d’occhio tutto biancoceleste», conferma Cragnotti. Due le certezze finora: sold out Curva Nord e Curva Sud, il cuore della passione, lì dove da settimane si studiano e si preparano coreografie e striscioni che da sole valgono lo show. Pochi i posti ancora liberi per Distinti, maggiori disponibilità per la Tribuna Tevere e la Tribuna Monte Mario.
PREZZI
– Di tutto un po’. Tagliandi per ogni tasca. Il costo minimo da affrontare per vivere il derby live è quello per i Distinti Nord: 30 euro, lo stesso applicato per la Curva Nord. Poi si cresce, chiaramente. Anche perché si paga una «visuale migliore». Un biglietto in Tribuna Tevere (solo per i supporters laziali) costa 55 euro come intero, 35 euro come ridotto per gli Under 16, mentre per la Tribuna Tevere Top il costo lievita a 75 euro. Non è uno scherzo affrontare la spesa per un seggiolino in Tribuna Monte Mario: 95 euro quello regolare, 60 euro il ridotto per gli Under 16. In Tribuna d’Onore un tagliando singolo si acquista a 170 euro.


ROMA – Il sito britannico dell’emittente ESPN ha titolato così: «Lazio phenom breaks out». Irrompe, esplode il fenomeno della Lazio. E’ Keita il protagonista del servizio, le perle regalate a Verona hanno fatto il giro d’Europa. Voci sparse, in tanti hanno celebrato il campioncino spagnolo-senegalese: «Alla fine Keita è venuto vicino per cercare complimenti. Mi è piaciuto per l’impegno e dal punto di vista tattico. Si metteva in una zona di campo per rendersi utile in fase difensiva, spesso Lulic o Ledesma si trovano due contro uno, e se rientra lui abbiamo dei vantaggi per recuperare palla. Gli ho fatto i complimenti», sono le parole di Reja a fine partita. E Ledesma, dopo il 90’, gli aveva dato qualche consiglio utile: «Keita è un ragazzo di talento, bisogna lasciarlo tranquillo, non dobbiamo fargli troppi complimenti, ma bastonarlo. E’ così che crescono i giovani. Hernanes? Non pensiamo a chi non c’è o a quello che è successo sul mercato, a chi poteva arrivare e a chi non è arrivato. Ora c’è Keita, può darci una mano». La famiglia laziale s’è stretta attorno al suo nuovo talento per coccolarlo e proteggerlo, per continuare a farlo crescere bene, senza fargli montare la testa.
d.r.


di Franco Recanatesi
Allora, andiamo per ordine e rivisitiamo i quattro giorni che hanno scosso il mondo laziale.
Atto primo, venerdì 31 gennaio. Hernanes se ne va, versa lacrime miste di gioia e di dolore (diciamo così) quando ai cancelli di Formello un tifoso lo scongiura di rimanere, “Ah Profè’, ma che davero? Nun ce poi lascià, Profè’…”. E invece sì, il Profè’ gli regala le scarpette da ballerino del pallone e imbocca l’autostrada per Milano.
Atto secondo, sabato 1° febbraio. Zio Edy, gote rossicce, denuncia che “alla Lazio non vuol venire nessuno, l’hanno rifiutata una decina di giocatori”. Boom! E chi sono? Reja si corregge, non è più una cannonata ma una schioppettata sì: “Beh, se non dieci, almeno cinque”. La tifoseria è in subbuglio, Lotito si barrica dietro “interessi della società, progetto-giovani”.
Atto terzo, domenica 2. La squadra orfana di Hernanes se ne infischia degli spifferi delle ultime ore e fa un sol boccone del Chievo con la più bella prova stagionale. Detto fra noi, non è che il brasilero abbia fatto sfracelli in questa prima metà di campionato, ma resta pur sempre l’atleta di maggior talento dell’intera compagnia. A meno che… A meno che non vogliamo consolarci con Keita. Ha mandato in bambola il Chievo, ha trascinato la Lazio alla vittoria. Klose e Ledesma lo indottrinano in campo e fuori come genitori premurosi, Reja lo telecomanda dalla panchina come un automobilino sulla pista. Lui, la piccola pantera, esegue e va oltre. Zio Edy ha un piccolo deragliamento in tv: “Speriamo che qualcuno della Roma mercoledì si infortuni”. Chiederà scusa, ma ormai la volata per il derby è stata lanciata. Olimpico inzuppato, la Roma non gioca. Maliziosi pensieri svolazzano nella testa dei laziali: “Aveva cinque diffidati, per questo ha insistito per non giocare”. E persino: “Hanno rovesciato sul campo l’acqua sopra il telone”.
Atto quarto, lunedì 3. Lotito denuncia minacce di morte e fa sentire in diretta Tv una delle telefonate incriminate. “Si so’ io, che voi, chi sei?”, ringhia a brutto muso all’interlocutore. Gli dice male, perché dall’altra parte c’è tal Valerio, un tifoso che lo invita a lasciare la Lazio ma in termini più che civili. So però che i cellulari del presidentissimo ridondano degli stessi inviti in maniera ben più grossolana e intimidatoria. Keita si gode l’investitura di quasi-campione (dalla paga di un apprendista) che gli giunge non solo dall’Italia (ormai non c’è niente di più globale del calcio) ma anche dai siti spagnoli, francesi e altri ancora. Il suo quasi-gol di tacco viene cliccato a manetta sul web. Hernanes sceglie “Lazialità in tv” per salutare i tifosi laziali con una lunga e accorata intervista. Dice che la sua è stata una scelta professionale e non economica: “Quando sono arrivato alla Lazio credevo di poter vincere uno scudetto e partecipare alla Champions. Dopo tre anni ho capito che non ce l’avrei fatta”. Parole gravi. Ma scelta azzardata: ha preferito salire su una carrozza non certo di prima classe. L’Inter è ultima nella classifica del nuovo anno, la squadra più in crisi del campionato. Auguri, Profe’.
Atto quinto, martedì 4. Ripresa degli allenamenti. Bentornato Mauri, finalmente in gruppo a pieno titolo. Chi gli farà posto? Keita? Ma andiamo… Personalmente non penso che Reja schieri il riabilitato brianzolo nella formazione iniziale di domenica prossima, men che mai al posto della piccola pantera. C’è anche Kakuta in campo per la prima volta. Tare giura sul talento che il francese da cinque anni lascia trasparire. Per ora risaltano di più i suoi tatuaggi a sfondo religioso e la musica di Maitre Gims che tracima dalle sue cuffie.
Ecco, quattro giorni vissuti in un frullatore prima della lunga vigilia del derby. La Lazio ne esce senza il suo giocatore-simbolo ma con venti milioni da spendere nel prossimo mercato (almeno si spera), un Keita e (per ora) mezzo Mauri in più, un allenatore imbattuto dopo cinque partite e terzo in classifica nel 2014, uno spogliatoio ricompattato, una tifoseria che tiene il broncio a Lotito ma nello stesso tempo rinfrancata dalla riscossa della squadra. Tutto questo è servito se non a scacciare il timore della Roma, certamente ad insinuare nella gente laziale che marcia verso il derby un seducente pensiero che fino a un mese fa neanche albeggiava: “Hai visto mai…”
GIULIO CARDONE
COME si ferma la freccia nera della Roma? È il quesito che tormenta le notti di Reja, nella settimana più elettrica dell’anno. Gervinho è il pericolo pubblico numero uno, l’uomo decisivo, l’arma non più segreta di Garcia. La sua velocità fa paura, il tecnico della Lazio studia le contromisure. E spera disperatamente di recuperare Konko, l’elemento adatto per arginare l’ivoriano- sprint. Solo che il francese non sta bene: una contrattura al polpaccio destro lo ha bloccato a Napoli mercoledì, prognosi di 7 giorni, quindi siamo sul filo. Ieri si è allenato a parte ma conta di farcela. E’ un tipo particolare, Konko: è fragile, si infortuna spesso, ma quando gioca è sempre tra i migliori. Come contro la Juve, e non solo per l’assist da rifinitore a Klose. L’anti-Gervinho ideale sarebbe lui, a prescindere dal modulo: perché Reja assicura che confermerà la difesa a 3, in realtà una virata sul 4-3-3, stessa formula di Garcia, non si può escludere. In fase di non possesso sarebbe un 4-5-1 attento e chiuso, per non concedere spazi proprio a Gervinho e dall’altra parte a Florenzi. Se Konko non ce la fa, toccherà a Cavanda. E diventerebbe la sfida delle treccine. Il giovane belga a Verona ha giocato molto bene e sul piano della corsa può reggere il confronto con Gervinho, ma sono le sue amnesie difensive a preoccupare. Nel derby è vietato distrarsi, a lui capita spesso. Al momento comunque il ballottaggio resta vivo. Come tra Gonzalez e Onazi per il posto di Biglia (favorito l’uruguaiano) e tra Berisha e Marchetti in porta: l’albanese è in forma, difficile ipotizzare un ritorno all’antico proprio nella partita più delicata. Gli altri ruoli sono già assegnati: in difesa verranno confermati Biava, Dias e Radu, a centrocampo Ledesma, poi Lulic (esterno se sarà 3-4-2-1, interno sinistro in caso di 4-3-3) e in attacco il trio con Candreva (7 gol, record personale), Klose e Keita. È convinto, Reja, che il derby — già garantiti 50mila spettatori — non interromperà la striscia positiva. Da quando è tornato, la Lazio viaggia a una media da Champions: 11 punti in 5 gare, tre vittorie e due pari. Nel 2014 solo Juve e Parma hanno fatto meglio. La Biancoceleste ha recuperato 9 punti sull’Inter e ora è a due passi dal sesto posto, utile per l’Europa League (a meno che l’Udinese non vinca la Coppa Italia, a quel punto si qualificheranno solo la quarta e la quinta). E nella rincorsa all’Europa, il tecnico può contare sul “nuovo acquisto” Mauri: scontati i 6 mesi di squalifica per il calcioscommesse, il capitano domenica ripartirà dalla panchina. E sogna di essere decisivo nel secondo tempo, come nel derby del 26 maggio.


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Offline DinoRaggio

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Re:Rassegna Stampa 5 Febbraio 2014
« Risposta #2 : Mercoledì 5 Febbraio 2014, 09:55:35 »
E Ledesma, dopo il 90’, gli aveva dato qualche consiglio utile: «Keita è un ragazzo di talento, bisogna lasciarlo tranquillo, non dobbiamo fargli troppi complimenti, ma bastonarlo. E’ così che crescono i giovani.
 :o  ;D

Grazie Matita.  :)
E ra gisumin all'ùart!

La serie A è un torneo di limpidezza cristallina, gli arbitri non hanno alcunché contro la Lazio e si distingueranno per l'assoluta imparzialità, non ci saranno trattamenti di favore o a sfavore nei confronti di alcuno. Sarà un torneo di una regolarità esemplare. (19-8-2016)

Offline AlenBoksic

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Re:Rassegna Stampa 5 Febbraio 2014
« Risposta #3 : Mercoledì 5 Febbraio 2014, 10:08:30 »
 sesto posto, utile per l’Europa League (a meno che l’Udinese non vinca la Coppa Italia, a quel punto si qualificheranno solo la quarta e la quinta). .

È sicura questa cosa?
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Offline pizzeman

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Re:Rassegna Stampa 5 Febbraio 2014
« Risposta #4 : Mercoledì 5 Febbraio 2014, 10:20:11 »
È sicura questa cosa?

ebbene si, anche quest'anno, se l'udinese arrivasse in finale e noi sesti, l'udinese ci fregherebbe il posto.
Incredibile... sarebbe la maledizione friulana di zio edy!
io spererei di arrivare quinto, e comunque in una finale tra falliti (florenzia-ciucci).
Non il nome dietro, ma il simbolo davanti.

borgorosso

Re:Rassegna Stampa 5 Febbraio 2014
« Risposta #5 : Mercoledì 5 Febbraio 2014, 10:23:58 »
non posso pensare che questa udinese non perda a firenze

Offline Drenai

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Re:Rassegna Stampa 5 Febbraio 2014
« Risposta #6 : Mercoledì 5 Febbraio 2014, 10:26:12 »
non posso pensare che questa udinese non perda a firenze

il problema è che questa fiorentina non è molto meglio.
"It's not that I like winning that much, it's that I HATE losing"
Larry Bird

Offline AlenBoksic

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Re:Rassegna Stampa 5 Febbraio 2014
« Risposta #7 : Mercoledì 5 Febbraio 2014, 16:56:59 »
Quindi a noi basta la viola vada in finale perchè sia valido anche il sesto posto?
Meglio assai,
di misura in casa dovrebbero farcela què buhaioli
 ;)
Voglio 11 Scaloni

Offline zorba

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Re:Rassegna Stampa 5 Febbraio 2014
« Risposta #8 : Giovedì 6 Febbraio 2014, 07:15:38 »
Ma nell'articolo riportato dall'ottimo Matita si dice che l'Udinese dovrebbe vincere il trofeo.

Per fregarci eventualmente il piazzamento, dunque, non le basterebbe essere una delle due finaliste.

Almeno credo...

 ::) ::) ::)
Là dove torneranno ad osare le aquile (e dal 26.05.2013, ci siamo andati un pò più vicino!!!!)

Offline Drenai

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Re:Rassegna Stampa 5 Febbraio 2014
« Risposta #9 : Giovedì 6 Febbraio 2014, 09:23:53 »
basta arrivare in finale. ricordi le polemiche fra noi quando si trattava di inter e sampdoria nel 2009?
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