www.calciomercato.comdi Luca Capriotti
L'entusiasmo che manca da sempre
in casa Lazio è tornato con Sarri. O meglio, oggi
è proprio diventato persona, Sarri: ieri era David Silva, l'altro ieri Giroud, ma ne abbiamo avuti talmente tanto. Burak Yilmaz (che poi ha vinto la Ligue 1, a proposito), o Honda, o tanti altri.
Sono una serie di giocatori, icone (Bielsa, ve lo ricordate), nomi che hanno avuto un potere che a Lotito per tanto è stato negato, o che si è negato da solo: quello di suscitare entusiasmo. Una parola chiave nel lessico del tifoso, ma anche uno dei fondamenti del gruppo squadra, di quello che viene definito l'ambiente, e Reja definiva in un altro modo. E a leggere certi commenti, certe frecciatine, certe sboccate di bile, forse non aveva nemmeno torto. Perché sotto questo incredibile, contagioso, allegro e divertente entusiasmo, sotto la
wave Sarri e le emoji e tutto il resto, cova il vero problema.
La mancanza di entusiasmo. IL PROBLEMA DELL'ENTUSIASMO - Pensateci: una delle conquiste che Inzaghi ha ricercato e voluto e probabilmente ottenuto
è proprio questo entusiasmo. In questo
Inzaghi è stato un trascinatore: per natura e in minima parte per un giusto calcolo - concedetemelo - I
nzaghi ha una speciale capacità di diffondere entusiasmo. Ha una capacità simile Stefano Pioli: questa specie di legame invisibile che forgia una squadra dipende tutto da chi allena. Ma attenzione: il campo genera per natura entusiasmo.
Il calciomercato, il regno oscuro, notturno e sotterraneo di Igli Tare, in casa Lazio raramente al contrario genera Hype. I tifosi della Lazio hanno imparato a crearlo da soli: provano a diventare determinanti da un lato, con una certa pressione su società e protagonisti, dall'altro semplicemente sposano alternative.
Kamenovic non è un nome che appassiona?
Amiamoci nel nome di Sarri. Il mercato regala un Muriqi? Sogniamo con forza David Silva. Il grande nome, l'icona, la leggenda, quello che a Roma è diventato per antonomasia il colpo alla Klose. E che spesso si è limitato a quello, a Klose:
Lotito e Tare per il resto hanno spesso preferito la ragion di stato, la stretta di mano invece della firma, una certa idea di calcio pragmatica. Che è il contrario di entusiasmo, o comunque una concezione parallela che difficilmente incontra l'altra. Genera comunque risultati? Sì. Può essere corretta, magari con la trovata di marketing o di personale - e l'aquila, e la maglia bandiera, e Peruzzi? Certo.
Ma Sarri è l'ennesima grande onda che, passando, denuncia un fondale scheletrico di entusiasmo. Il vero problema di Lotito: ottiene anche ottimi risultati (la Champions con noi, la A con la Salernitana), ma a strappetti, morsi, rabbia, spintoni.
SARRI, GRAZIE - Per questo ora tutti chiedono Sarri, e sono già pronti a dirsi delusi irrimediabilmente in caso di mancato arrivo.
Nessuno sa veramente cosa potrebbe dare Sarri alla Lazio. Sarà un Sarri un po' ingessato, come quello della Juve, quello meno brillante ma bello del Chelsea, quello grandioso del Napoli? Nessuno lo sa. E in realtà, nessuno se lo chiede: conta poco. Conta l'entusiasmo che genera questo nome, l'idea di sottofondo che sia un allenatore di caratura, di livello, di copertura mediatica.
Forte, bravo, tutti aggettivi da bar che hanno un solo filo conduttore: l'entusiasmo. Il resto conta poco: che richieste ha fatto e come ci tratterà, come si tratterà, come tratterà questa squadra orfana del suo manager "alla Ferguson". I giornali sono pieni di cambi di modulo, rivoluzioni di rosa, e incontri fiume.
Ma il tifoso freme, vuole sapere, superare di colpo le difficoltà di una trattativa importante per la "fumata" bianca. Lo fa con goliardia, lo fa con incredibile ironia e simpatia. Lo fa con entusiasmo. Basta l'arrivo di Sarri? Sì, eccome. Basta a ridare qualcosa che manca. Fino alla prossima onda, alla prossima delusione, fino al prossimo Sarri. Poi come andrà effettivamente Sarri, conta poco. Conta quello che la piazza biancoceleste sta provando ora.
Un sano, divertente, goliardico e irrefrenabile entusiasmo.