Autore Topic: La grande storia dei mondiali: Uruguay 1930  (Letto 4445 volte)

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Giglic

La grande storia dei mondiali: Uruguay 1930
« : Martedì 21 Gennaio 2014, 09:45:55 »
Jules Rimet era pragmatico. Amava follemente il Calcio, tanto da essere arrivato alla presidenza della FIFA nel 1921 partendo da semplice garzone in una drogheria di Parigi, dove la sua famiglia era emigrata quando lui aveva 4 anni, e sapeva che se si voleva portare la pratica di questo sport, emergente al punto da essere diventato il primo fenomeno di massa, a tutti, incluse le classi meno agiate, bisognava eliminare il finto moralismo dell’essere dilettanti e aprire le porte anche al professionismo.
Per questo il suo avversario era sempre stato Pierre de Coubertin, il barone belga creatore delle Olimpiadi moderne, che invece vedeva nel dilettantismo la via maestra di come lo sport dovesse essere concepito. Col senno di poi, avevano ragione tutte e due: un approccio dilettantistico allo sport era possibile solo per quelle classi che, “nate bene”, non avevano necessità di lavorare, ma il professionismo ha alla lunga portato a scorrettezze anche estreme per vincere, cosa che il nobile belga (“L’importante non è vincere, ma partecipare”) vedeva con orrore.

Ma torniamo a noi: alle Olimpiadi del 1924 il torneo di calcio ebbe un notevole successo, e questo fatto fece balenare a Rimet l’idea di organizzare un “Campionato del Mondo” per nazioni, sponsorizzato dalla FIFA. Avrebbe dato l’egida della FIFA anche al torneo olimpico, se il Comitato organizzatore delle Olimpiadi avesse diluito la concezione dilettantistica per quanto riguarda il calcio, ma, come detto prima, de Coubertin da questo punto di vista era inflessibile, e già prima dello svolgersi delle Olimpiadi del 1928, la decisione della FIFA era presa: negli anni pari alterni a quelli delle Olimpiadi, si sarebbe tenuto il Campionato Mondiale di Calcio. Rimet ed il suo instancabile aiutante Delaunay, suo successore allaa Federazione calcistica Francese, fecero indagini presso tutte le federazioni affiliate, sia sull’eventuale creazione del torneo sia sulla sua formula, e le risposte furono positive. Il merito quindi della creazione di quello che è l’evento attualmente più seguito al mondo è quindi da attribuire esclusivamente a Rimet ed a Delaunay, che presero la FIFA quando era una federazione con sole 12 nazioni affiliate (tutte europee), e la riuscì a far diventare l’organo di governo del calcio mondiale – nonostante il blando boicottaggio dei britannici, che in quanto inventori del gioco si ritenevano superiori quasi per diritto divino, anche e soprattutto (aggiungiamo noi) grazie all’”invenzione” del Mondiale. Giusto quindi affidare il nome della coppa a Rimet (cosa che avvenne però solo nel dopoguerra).

Non è quindi vero che il mondiale fu deciso perché nel 1932 a Los Angeles le Olimpiadi non avrebbero previsto il calcio in quanto sport non amato negli USA. La decisione fu presa ben prima, e poi gli USA, ironicamente, proprio nel 1930 ottennero il loro miglior risultato calcistico, come vedremo. La sensazione di chi scrive è che invece la mancanza del calcio nel 1932, ufficialmente attribuita proprio al fatto che il calcio non era più “sport dilettantistico” fu un dispetto dell’eterna lotta tra il nobile de Coubertin ed il plebeo Rimet. Tanto più che nel 1936 il calcio era ben presente alle Olimpiadi, e con un dilettantismo molto diluito (si parlò di ipocritamente di formazioni universitarie).

Il punto adesso era: a chi dare l’organizzazione del primo mondiale di calcio? L’unica nazione non europea che espresse questo interesse fu l’Uruguay, forte di notevoli argomenti sportivi e politici: aveva vinto le ultime due edizioni delle Olimpiadi (nel 1924 a Parigi e nel 1928 ad Amsterdam), avrebbe degnamente festeggiato il centenario della propria indipendenza (1830), avrebbe pagato le spese di viaggio a tutte le nazioni che avessero deciso di partecipare (e fu l’unica nazione ad offrirsi per questo) e soprattutto avrebbe costruito uno stadio nuovo (la costruzione, sotto la direzione dell’architetto Scasso… nomen omen, iniziò nel luglio del 1929), dedicato all’evento: Lo Stadio del Centenario, appunto. Nella riunione della FIFA tenutasi a Barcellona nel novembre del 1929 la decisione fu presa: e fu presa proprio in favore dell’Uruguay (meglio ancora: Montevideo, la capitale, dove si sarebbero giocate tutte le 18 partite). Fu unanime, perché quando si vide che la preferenza per la nazione sudamericana stava montando, le altre nazioni europee ritirarono, con grande scorno, la loro candidatura. Questo fatto, come vedremo, porterà ad avere solo una minima rappresentanza del vecchio continente alla competizione.

Immaginiamoci adesso un campionato del mondo la cui sede è decisa solo otto mesi prima, da giocare in uno stadio ancora da costruire, e con una formula che ancora non si poteva sapere quale fosse, mancando il numero certo di partecipanti. Eppure tutto questo accadeva solo 84 anni fa.

Il termine per l’iscrizione fu fissato alla fine di febbraio del 1930, e per quel termine erano iscritte solo 9 squadre nazionali, nessuna delle quali era europea: del resto le principali squadre del vecchio continente, Britannia esclusa (Italia, Austria, Ungheria, Cecoslovacchia, Svizzera) erano nel pieno della “Coppa Internazionale”, torneo che allora era molto quotato ma organizzato a livello europeo (e Rimet, che non voleva particolarismi, si era sempre opposto a competizioni parziali, tanto da essere contrario anche alla creazione di organismi continentali come l’UEFA) ed erano indispettite dalla scelta dell’Uruguay come prima nazione ospitante. Del resto, tra il viaggio di andata, la competizione ed il viaggio di ritorno sarebbero passati oltre due mesi: troppi per chi aveva impegni anche extracalcistici.

Rimet era disperato, tanto disperato da rivolgersi alle quattro squadre britanniche, come detto non iscritte alla FIFA per la loro convinzione di essere i migliori nel calcio senza necessità di conferme sul campo, che prevedibilmente rifiutarono sdegnosamente, dicendo che per loro il campionato del mondo era il “4 nations” di calcio che all’epoca disputavano. L’Italia, fresca vincitrice della Coppa Internazionale dopo il 5-0 rifilato all’Ungheria in terra magiara grazie alla tripletta di Meazza, neanche si degnò di rispondere, ed i giornali sudamericani maligneranno che rifiutarono la partecipazione per timore di ritorsioni dovute al “saccheggio degli oriundi”, polemica questa che si esaurì solo dopo la fine della II guerra mondiale. Poi, a maggio del 1930, il “quasi miracolo”. La Francia (sua patria), il Belgio (patria del vicepresidente FIFA), la Romania (su pressioni dell’amante del re rumeno Carlo II, che oltre a compiere scelte tecniche sulla formazione, s’impegnò a non far perdere il lavoro per i due mesi di assenza ai calciatori rumeni) e la Jugoslavia accettarono di partecipare. Non era di sicuro il meglio del calcio europeo, ma la rappresentanza era salva.

(continua)

Giglic

Re:La grande storia dei mondiali: Uruguay 1930
« Risposta #1 : Martedì 21 Gennaio 2014, 12:37:03 »
Partirono tutte (tranne la Jugoslavia, che andò con una nave a vapore da Marsiglia) sul piroscafo “Conte Verde” nel giugno del 1930. A Genova si imbarcò la Romania, a Villefrenche sur mer  la Francia, ed a Barcellona il Belgio. Assieme alle squadre viaggiavano due arbitri europei (tra cui il belga Langenus, che avrebbe arbitrato la prima finale) e Jules Rimet, con la coppa che avrebbe premiato la nazionale vincitrice in una valigia. Creata da un orafo francese, questa rappresentava la vittoria alata era di argento ricoperta d’oro e pesava 4 chili, di cui quasi due del giallo e prezioso metallo. Il 29 il Piroscafo arrivò a Rio, dove imbarcò il Brasile, convinto della propria superiorità e come vedremo destinato ad una delle sue tante debacle (ma attenzione: è sempre l’unica squadra che ha partecipato a tutti i mondiali, e quella che ne ha vinti di più: 5) ed arrivò a Montevideo il 4 luglio, dopo uno scalo a Santos per imbarcare banane ed ananas (Santos, nel calcio, c’entra SEMPRE…).

Grande fu la sorpresa quando videro che lo Stadio del Centenario, dove si sarebbero dovute giocare tutte le partite, non era ancora pronto (e del resto, essendo partita la costruzione nel 1929, sarebbe stato strano il contrario). Ma ormai le squadre erano tutte lì: Oltre all’Uruguay, al Brasile ed alle 4 Europee c’erano gli USA ed il Messico, e poi gran parte del continente sudamericano: Paraguay, Perù, Cile, Bolivia e soprattutto l’Argentina, che aveva conteso proprio all’Uruguay, perdendola per 2 a 1, la finale del 1928 del torneo Olimpico (in quella che qualcuno definì la “più bella partita del mondo”) e che era smaniosa di rivincita. Poco male, le prime partite si sarebbero giocate negli stadi del Penarol e del Nacional, le due migliori squadre di Montevideo.

Fu decisa la formula: quattro gironi, di cui uno di 4 squadre e gli altri di tre. Le prime di ogni girone avrebbero disputato le semifinali. In caso di arrivo a pari punti ci sarebbe stata una partita di spareggio, mentre per le semifinali e la finale ci sarebbe stata la ripetizione. L’andamento dei gironi fu comunque abbastanza lineare, e non furono necessari né spareggi né ripetizioni. Le fasce furono così composte: una di europee, una fatta dalla squadre “forti” dell’epoca, ossia Uruguay, brasile, Argentine ed – inspiegabilmente con gli occhi di oggi - gli USA, che fino ad allora avevano giocato solo 11 incontri ufficiali (ma vedremo, nell’analisi delle squadre, che forse un motivo c’era), una composta dalle restanti sudamericane ed infine il Messico. La scelta dei gironi, invece che dell’eliminazione diretta, fu dovuta, secondo chi scrive, oltre che dal numero dispari di partecipanti anche dalla considerazione che farsi 20 giorni di nave per una sola partita sarebbe stato negativo per l’immagine della FIFA presso le federazioni (soprattutto quelle Europee che dettavano ancora legge). Non è un caso che, mentre i mondiali del ’34 e ’38, giocati in Europa, furono ad eliminazione diretta, nel ’50 in Brasile si tornò ad una formula a gironi che addirittura non prevedeva neanche la finale. Ma è materia per le prossime puntate…

Il primo girone (l’unico con 4 squadre) fu sorteggiato con Argentina, Francia, Cile e Messico. Il match di apertura fu tra Francia e Messico, giocato il 13 luglio 1930 in contemporanea con USA-Belgio, e finì 4-1 mentre…nevicava blandamente. Rimet avrebbe dovuto tenere in considerazione il fatto che a Luglio, nell’emisfero australe, è inverno inoltrato. Lucien Laurent, mezz’ala francese, ebbe l’onore di segnare con un bel destro da poco fuori area il primo gol della storia dei mondiali (gli USA avrebbero segnato 4 minuti dopo). Alla fine del primo tempo si era già sul 3-0, poi nel secondo tempo il portiere francese Thepot si infortunò, ed il suo posto (non essendoci sostituzioni) fu preso da… Laurent stesso che subì al 70’ il primo gol della storia della Francia ai mondiali: un doppio record difficilmente battibile!

Due giorni dopo si giocò… Argentina-Francia. Non conosciamo i motivi per cui La Francia fu costretta a giocare due volte in tre giorni con il Cile che ancora doveva esordire, fatto sta che gli stanchi francesi (che dovettero subito rinunciare di nuovo al portiere Thepot, sostituito questa volta da qualcun altro) subirono la fisicità ai limiti dell’aggressione degli argentini, con Monti che azzoppò il povero Laurent. L’albiceleste (soprannome degli argentini, dal colore della loro maglia) passò comunque solo a 10’ dalla fine, grazie ad una punizione di Monti stesso dai 25 metri. La Francia si ributta all’attacco alla ricerca del pareggio e dopo aver fallito un’occasione con Maschinot (autore di una doppietta col Messico), ha l’opportunità di pareggiare quando l’ala Langiller entra in area ed è pronto per tirare ma l’arbitro – brasiliano - fece un qualcosa che con gli occhi di oggi ha dell’incredibile: fischia la fine della partita, ed era l’84', sei minuti prima!. Si accorse dello sbaglio solo 30 minuti dopo e richiamò i giocatori, che erano già a lavarsi e cambiarsi. La partita però non cambiò risultato. Il giorno dopo il Cile esordì contro il Messico, strapazzandolo per 3-0 con doppietta di Vidal (nessuna parentela nota col campione bianconero di oggi) ed autorete.

Lo stadio del Centenario era finalmente stato inaugurato, ed il 19 giugno si poterono giocare altre due partite (in rapida successione: le cronache riportano alle 13.00 ed alle 15.00, altra cosa oggi impossibile). Nella prima partita il Cile ebbe ragione di una Francia difensivista al 65’ vincendo per 1-0, mentre in quella successiva l’Argentina strapazzò il Messico per 6-3. L’arbitro era il CT della Bolivia Saucedo (che sarà anche guardialinee della finale: del resto anche il CT rumeno fece l’arbitro. Altri tempi…) che fischiò il primo rigore del torneo (e della storia dei mondiali). Secondo il belga Langenus, arbitro della finale, Saucedo di rigori ne fischiò cinque, di cui tre quantomeno dubbi, ma ne fu segnato uno solo, anche perché nello stadio appena costruito il dischetto del rigore era a 14 metri dalla linea di porta, e non agli undici regolamentari. Ma di questo, nei tabellini, non vi è traccia, e possiamo quindi derubricare la cosa a semplice diceria, anche se dell’arbitro che fischierà la prima finale di coppa del mondo. Altra cosa notevole fu la tripletta di Guillermo Stabile, che sostituiva il capitano argentino Ferreira (tornato in patria per sostenere un esame di giurisprudenza), conquistandosi così un posto “stabile”, appunto, da titolare. Sarà alla fine capocannoniere del torneo con 8 reti.

La partita Argentina Cile, con entrambe le squadre a 4 punti (si assegnavano due punti per la vittoria ed uno per il pareggio, come è stato fino all’edizione del 1990), diventava quindi decisiva: si giocò il 22 luglio, e l’arbitro Langenus si rese traumaticamente conto di cosa voleva dire il calcio in Sudamerica: alla doppietta iniziale di Stabile i cileni risposero accorciando le distanze su papera del portiere argentino (e si dice che l’allenatore rispose alle scuse dell’estremo difensore, che si lamentava del sole in faccia: “Ed allora ti farò giocare solo di notte, se non rimani accecato anche dalla luna!”). Il gioco si incattivì e Monti, sempre più killer, al 43’ fece un’entrata assassina che provocò una reazione così scomposta sia in campo sia sugli spalti da richiedere l’intervento della polizia uruguagia a cavallo. Fissato il risultato nel secondo tempo sul 3-1 alla fine della partita i cileni dopo tutta quella lotta… si complimentarono sportivamente con gli argentini, giustamente semifinalisti.

Il secondo girone vide i favoriti brasiliani vedersela con la Jugoslavia e la Bolivia. La selezione verdeoro, composta quasi esclusivamente da giocatori carioca con un solo calciatore proveniente dal campionato paulista, l’attaccante Araken, schierava la star Preguinho, capace con il Palmeiras di primeggiare in tutte le 8 discipline della polisportiva. Ma la Jugoslavia, forte dei suoi giocatori richiamati dal campionato Francese, era ben organizzata e nella prima partita del girone, il 14 luglio, trafisse i supponenti brasiliani due volte nella prima mezz’ora. Inutile il gol di Preguinho nel secondo tempo.

Il 17 luglio la Jugoslavia incontrò la Bolivia in condizioni proibitive: il termometro segnava 10 gradi sotto zero. La simpatica squadra latinoamericana si presentò con le undici magliette ognuno con una lettera (all’epoca i numeri non esistevano) a comporre la scritta “Viva Uruguay” in onore dei padroni di casa ma il fatto che non avesse mai vinto, come nazionale, una partita ufficiale emerse subito: fu seppellita per 4-0 dagli europei che centrarono così la semifinale, e l’unica partita del girone giocata allo stadio del centenario, il 20 luglio, dove il Brasile sconfisse la Bolivia sempre per 4-0 con doppietta di Preguinho, divenne inutile.

continua

ThomasDoll

Re:La grande storia dei mondiali: Uruguay 1930
« Risposta #2 : Martedì 21 Gennaio 2014, 12:46:34 »
Interessantissimo

Offline Aquila Maremmana

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R: La grande storia dei mondiali: Uruguay 1930
« Risposta #3 : Martedì 21 Gennaio 2014, 12:54:48 »
Che spettacolo!

Inviato dal mio GT-I9300 utilizzando Tapatalk

Noi potevamo essere loro. Non abbiamo voluto.
Loro non avrebbero mai potuto essere noi.

Giglic

Re:La grande storia dei mondiali: Uruguay 1930
« Risposta #4 : Martedì 21 Gennaio 2014, 15:21:34 »
Il terzo girone era quello con i padroni di casa, la Romania ed il Perù: proprio queste due squadre si affrontarono il 14 luglio per prime. La partita fu estremamente cattiva, con molti colpi proibiti dall’una e dall’altra parte. Al 70’, sull’1-0 per i rumeni, ci fu la prima espulsione della storia dei mondiali: Placido (sic) Galindo fu espulso per “somma di falli cattivi”, anche se proprio quello che causò il rosso non fu cattivo: anzi, secondo alcune cronache non ci fu proprio fallo. Lo stesso Galindo la pensava così, tanto da protestare per ben 10 minuti prima di uscire, costretto dal massaggiatore. Il Perù riuscì, in uno sforzo immane, a pareggiare al 75’, ma il vantaggio numerico, specie alla fine, aiutò i rumeni che segnarono due reti nel finale di partita fissando lo score sul 3-1.

Ed eccoci all’esordio dei padroni di casa: lo Stadio del Centenario era terminato nella notte tra il 17 ed il 18 luglio (giorno della gara) tanto che alcune parti in cemento ancora fresco erano state usate per delle scritte (abitudine vecchia quanto i graffiti preistorici) che dicevano cose da “Giovanni ama Linda” a “Uruguay Campione”. Ecco quest’abitudine in 84 anni non è cambiata affatto… Per farla breve: la celeste (soprannome della nazionale uruguaiana, sempre dal colore delle maglie) vinse per 1-0 con gol di Castro (un attaccante tutto fisico e niente tecnica privo della mano destra, persa per un incidente con una sega, una sega vera, intendo) e ci fu, nonostante il fossato che separava gli spalti dal campo, la classica invasione con il povero Langenus – sempre lui – costretto a ritornare, assieme ai guardialinee, in albergo con la divisa da arbitro girando due ore a piedi per Montevideo. La partita con la Romania del 21 luglio diventava quindi decisiva: ma l’Uruguay vinse facilmente 4-0 con tutti i gol nel primo tempo. Entrava quindi la terza semifinalista, che se la sarebbe vista con la Jugoslavia.

Nell’ultimo girone si fronteggiavano quindi USA, Belgio e Paraguay. Gli erano imbottiti di un sacco di britannici d’importazione (tra cui sei scozzesi professionisti)e probabilmente per questo furono nominati teste di serie: con merito, comunque, poiché vinsero 3 a 0 sia contro i Belgi il 13 luglio in una delle due partite d’esordio (i belgi  erano dati per favoriti, chissà perché), sia contro il Paraguay il 17 (contro il quale ci fu la prima tripletta della storia dei mondiali, ad opera di Bert Patenaude). Nell’inutile partita del 20 allo stadio del Centenario il Paraguay sconfisse il Belgio per 1-0. L’altra semifinale sarebbe stata quindi Argentina-USA.

Il 26 Luglio Argentina-USA fu giocata: dopo 10’ Monti aveva già mietuto la sua vittima e gli USA giocarono in 10 per il resto della partita. Il primo tempo si concluse solo 1-0, ma nel secondo l’albiceleste dilagò fino ad imporsi per 6-1, con altra doppietta di Stabile.
Identico punteggio, strano a dirsi, il giorno dopo, nella seconda semifinale Uruguay e Jugoslavia, che però passò in vantaggio per prima. Tuttavia, già al 20’ i padroni di casa erano in vantaggio 2-1, che poi dilagarono con la tripletta di Cea, il loro attaccante di punta.

La Jugoslavia protestò tanto per un gol annullato per fuorigioco dubbio sul 2-1 per l’Uruguay che si rifiutò, stando a talune fonti, di giocare la finalina per il terzo e quarto posto, unico caso della storia dei mondiali. Secondo altre fonti però, la finalina non era proprio prevista tanto da dare il terzo posto ex aequo alle due nazionali, USA e Jugoslavia. In realtà la versione più accreditata è proprio quella della rinuncia, tanto che nel 1986 la FIFA decise definitivamente l’assegnazione del terzo posto agli USA (loro miglior risultato ai Mondiali finora) ed il quarto alla Jugoslavia (miglior prestazione ai mondiali anche la loro, uguagliata nel 1962, anche se la Croazia – all’epoca parte della Jugoslavia - arrivò terza nel 1998).

(continua)

Offline AlenBoksic

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Re:La grande storia dei mondiali: Uruguay 1930
« Risposta #5 : Martedì 21 Gennaio 2014, 17:51:43 »
Un applauso pure a Giglic.
In Serbia qualche anno addietro hanno fatto una serie televisiva "Montevideo" che parla proprio di quell'avventura ed ha avuto un successo enorme
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Giglic

Re:La grande storia dei mondiali: Uruguay 1930
« Risposta #6 : Martedì 21 Gennaio 2014, 18:36:58 »
Ed eccoci al gran giorno della finale: il 30 luglio 1930. Si ebbe una fitta nevicata la notte prima (la partita era prevista alle 14), e dalle immagini si vede in effetti il campo coperto di neve. I cancelli furono aperti alle 8 e lo stadio si riempì immediatamente: era la ripetizione della “partita più bella del mondo” del 1928, e gli Argentini volevano, anzi pretendevano, la rivincita. Era comunque l’affermazione del calcio del Rio de la Plata, il fiume che divideva le due nazioni, l’enorme Argentina dal minuscolo Uruguay. L'incontro fu fonte di notevole impegno da parte delle forze di Polizia di Montevideo. Dall’Argentina furono richiesti 30.000 biglietti, ne furono concessi solo 20.000, ma dalle navi furono scaricati fino a 40.000 argentini per la finale. Le perquisizioni all’ingresso furono minuziose (gli argentini lamentarono che furono minuziose solo con loro) e fu sequestrato un vasto arsenale: petardi, coltelli, revolver. Nell’estrema tensione del prepartita si inserisce anche il solito episodio farsesco: ben 13 persone si presentarono allo stadio affermando di essere l’arbitro e furono rimandate indietro, tanto che quando il belga Langenus, designato per la finale solo poche ore prima, si presentò veramente, non fu creduto e venne persino fermato dalla polizia. Fu fatto entrare solo dopo una minuziosa perquisizione delle valigie. L’incontro inizierà infatti con un’ora e mezza di ritardo.

Langenus del resto aveva accettato la designazione solo a patto della stipula di un’assicurazione sulla vita, l’assistenza di circa 100 poliziotti ed la disponibilità di un piroscafo che sarebbe partito con lui per l’Europa un’ora dopo la fine della partita.
Gli scontri tra le opposte tifoserie sugli spalti cominciarono molto presto,  ed a mezzogiorno lo stadio era già stracolmo dei 93.000 spettatori paganti, ovviamente gran parte in piedi. La nazionale di casa, però, aveva altro a cui pensare: il centravanti Anselmo si rifiutò di giocare, i maligni dicono per paura delle “carezze” di Monti. Fu sostituito da Castro, il “Hrubesch senza la mano destra” autore del gol che garantì la vottoria contro il Perù. La formazione (la riportiamo, è degna di menzione per la storia) agli ordini del CT Supicci fu: Ballestrero, Nasazzi, Mascheroni; Andrade, Fernandez, Gestido; Dorado, Scaron, Castro, Cea, Iriarte.

Se Atene piangeva, comunque, Sparta non rideva di certo: Monti, minacciato ed insultato in ogni modo (anche telefonicamente, e siamo nel 1930) non voleva giocare, fu convinto solo da due dirigenti della sua squadra, il San Lorenzo, fatti venire appositamente. Nel 1974, Maestrelli e Chinaglia ripeteranno l’aneddoto. La formazione alla fine mandata in campo fu: Botasso, Della Torre, Paternoster; J. Evaristo, Monti, Suarez; Peucelle, Varallo (ultimo superstite di quei tempi eroici e gloriosi, è morto nel 2010), Stabile, Ferreyra, M. Evaristo. CT Tramutola.

Prima di iniziare sorse l’ennesima diatriba: con quale pallone giocare? Quello portato dagli argentini o quello degli uruguaiani, dal cuoio più spesso e pesante? Langenus e la FIFA furono salomonici (non vogliamo dire democristiani): il primo tempo si sarebbe giocato col pallone argentino, il secondo con quello dei padroni di casa.

Pur avendo entrambe le squadre il classico schieramento di allora (il 2-3-5, o piramide rovesciata) il gioco fu impostato subito all’attacco dagli argentini con la celeste che sfruttava le ripartenze (anche se allora non si chiamavano così). Ed al 12’ infatti l’Uruguay è in vantaggio: Castro passa a Dorado in profondità che dalla destra fa partire una botta che non lascia scampo a Botasso: 1-0!
Gli Argentini non ci stanno: al 20’ azione Monti-Stabile-Ferreyra che serve Peucelle, il quale trafigge Ballestrero, non incolpevole: 1-1! Ma non finisce qui: l’Uruguay è frastornato, ed al 37’ un lungo lancio di Monti raggiunge Stabile che anticipa il portiere e con un tocco preciso mette la palla in rete per l’ottava volta nella competizione: 1-2! Il primo tempo finisce così, con i 20.000 tifosi argentini che spingono con le loro urla la squadra verso il gol della sicurezza, e la difesa uruguaiana a far muro.

Ma nel secondo tempo si cambia pallone, ed anche musica: al 57’ torre di Scarone per Cea e tiro imparabile: 2-2! Andrade, il talentuoso giocatore di colore che tante risate aveva suscitato in Europa (dove un negro che giocava a pallone veniva considerato quasi un fenomeno da circo, ed invece era di classe sopraffina) comincia a mostrare il suo gioco di qualità, e l’Argentina, incapace di far filtro a centrocampo, votata sempre all’attacco e con un pallone non suo (altra cosa che adesso fa sorridere, ma non scordiamoci che era solo 84 anni fa, tre generazioni) comincia a soffrire seriamente. Al 68' Mascheroni per Iriarte che finta il passaggio ed invece tira nel sette: 3-2! Lo stadio del Centenario impazzisce. Gli Argentini si ributtano in avanti, rischiano di pareggiare con varallo ma Andrade salva sulla linea di porta, ed in contropiede l’Uruguay blinda la finale: Castro, di testa, insacca un cross di Dorado: 4-2!

La prima coppa del mondo è celeste, e la gioia può scorrere libera per Montevideo. L’Argentina perde la testa dopo aver perso la partita, e rompe addirittura i rapporti diplomatici a livello calcistico con i neo campioni del mondo per parecchi mesi. Come beffa finale Monti, insultato durante il torneo per la sua violenza, fu preso in giro dopo la finale con l’accusa di essere un coniglio, quando la notizia della sua “paura di giocare” divenne pubblica.

Così finì il primo campionato del mondo, l’unico senza turni preliminari, ed anche l’unico senza la Germania. Troveremo entrambi tra quattro anni.
Un cenno su alcuni degli eroi della partita: Stabile fu conteso da parecchie squadre in Europa, lo prese in genoa dove esordì con una tripletta ma ebbe una rottura del perone che gli fece terminare la carriera a certi livelli anzitempo. Monti, naturalizzato italiano, avrebbe vinto dopo 4 anni quel mondiale sfuggitogli in Uruguay. Castro morì a soli 55 anni, nel 1960 per un attacco di cuore: aveva appeno dovuto dire addio alla guida tecnica della nazionale per i suoi problemi di salute.


Fine - Un grazie a Zapruder  ;)

Offline DinoRaggio

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Re:La grande storia dei mondiali: Uruguay 1930
« Risposta #7 : Martedì 21 Gennaio 2014, 19:07:57 »
Che spettacolo!

Me lo sono salvato e stampato tutto! :)
Grande Giglic (& Zapruder)

Ho sempre avuto un debole per l'Uruguay, 3 milioni di abitanti (praticamente quanto la città di Roma) ed una storia calcistica di primissimo ordine.
E ra gisumin all'ùart!

La serie A è un torneo di limpidezza cristallina, gli arbitri non hanno alcunché contro la Lazio e si distingueranno per l'assoluta imparzialità, non ci saranno trattamenti di favore o a sfavore nei confronti di alcuno. Sarà un torneo di una regolarità esemplare. (19-8-2016)

darienzo

Re:La grande storia dei mondiali: Uruguay 1930
« Risposta #8 : Martedì 21 Gennaio 2014, 19:08:19 »
Ma si può avere subito l'opera omnia?

bravo giglic nel ruolo di divulgatore, quello che più gli si confà

Offline DinoRaggio

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Re:La grande storia dei mondiali: Uruguay 1930
« Risposta #9 : Martedì 21 Gennaio 2014, 19:14:39 »
Ma si può avere subito l'opera omnia?
Mi ricorda gl'inserti del Guerino sulla storia dei Mondiali, finivano sempre a ridosso dell'inizio della competizione. Quindi, darie', mettiti l'anima in pace, prima di giugno non se ne parla.  ;D
E ra gisumin all'ùart!

La serie A è un torneo di limpidezza cristallina, gli arbitri non hanno alcunché contro la Lazio e si distingueranno per l'assoluta imparzialità, non ci saranno trattamenti di favore o a sfavore nei confronti di alcuno. Sarà un torneo di una regolarità esemplare. (19-8-2016)

darienzo

Re:La grande storia dei mondiali: Uruguay 1930
« Risposta #10 : Martedì 21 Gennaio 2014, 19:18:37 »
Che poi visto che è spesso e volentieri ospite in radio, riesco a sentire la sua voce nella lettura dei post, un misto di Ezio Luzzi e Aldo Forbice

ThomasDoll

Re:La grande storia dei mondiali: Uruguay 1930
« Risposta #11 : Martedì 21 Gennaio 2014, 19:29:12 »
lo siete scritto vuje? Insieme?

Giglic

Re:La grande storia dei mondiali: Uruguay 1930
« Risposta #12 : Martedì 21 Gennaio 2014, 19:30:24 »
No, l'ho scritto io, ma l'idea me l'ha data capoccione, con il quale mi sono poi confrontato in maniera scritta e orale  ;D

ThomasDoll

Re:La grande storia dei mondiali: Uruguay 1930
« Risposta #13 : Martedì 21 Gennaio 2014, 19:32:02 »
ma proseguisce? Avete pure quelli del '50? Avete anche una bibliografia?

Giglic

Re:La grande storia dei mondiali: Uruguay 1930
« Risposta #14 : Martedì 21 Gennaio 2014, 19:34:57 »
ma proseguisce? Avete pure quelli del '50? Avete anche una bibliografia?

si
ci sarà
si

non è detto che non ci si possa fare qualcosa di diverso da dei posts su forum. vedremo...

darienzo

Re:La grande storia dei mondiali: Uruguay 1930
« Risposta #15 : Martedì 21 Gennaio 2014, 19:37:32 »
un file sonoro, sì sì sì

ThomasDoll

Re:La grande storia dei mondiali: Uruguay 1930
« Risposta #16 : Martedì 21 Gennaio 2014, 22:50:15 »
non è detto che non ci si possa fare qualcosa di diverso da dei posts su forum. vedremo...

appunto. Ma sbrighevve, che i mondiali eccoli.

Zapruder

Re:La grande storia dei mondiali: Uruguay 1930
« Risposta #17 : Mercoledì 22 Gennaio 2014, 07:06:53 »
Grazie a Giglic, altro che Zapruder.

Di solito i Mondiali del '30 sono sempre stati considerati una sorta di "Numero zero" nella storia del torneo, ma non è così: le basi gettate in quell'occasione furono solidissime e fondamentali, per tutte le edizioni seguenti. E il torneo, pure se le grandi nazionali europee erano assenti, fu di gran livello, perché Uruguay (in special modo) e Argentina non avevano nulla da imparare da nessuno.

Offline DinoRaggio

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Re:La grande storia dei mondiali: Uruguay 1930
« Risposta #18 : Mercoledì 22 Gennaio 2014, 09:03:09 »
E ra gisumin all'ùart!

La serie A è un torneo di limpidezza cristallina, gli arbitri non hanno alcunché contro la Lazio e si distingueranno per l'assoluta imparzialità, non ci saranno trattamenti di favore o a sfavore nei confronti di alcuno. Sarà un torneo di una regolarità esemplare. (19-8-2016)

ThomasDoll

Re:La grande storia dei mondiali: Uruguay 1930
« Risposta #19 : Mercoledì 22 Gennaio 2014, 09:50:01 »
sì ma sta bibliografia?