www.calciomercato.comdi Luca Capriotti
"Inzaghi a vita. 25 anni di Lazio, qualcosa di veramente unico nel nostro calcio, per la nostra storia di club, per la storia di Lotito presidente". Così scrivevo. E continuavo: "su Twitter gli stessi che chiedevano la conferma di Inzaghi volevano le dimissioni di Tare: non vi siete accorti che sta diventando una specie di trinità indissolubile? E ora la domanda vera: a fronte di un Inzaghi a tempo indeterminato, il mercato continueremo a farlo da stagisti?"
Così ragionavo, stavo preparando questo editoriale, il 26 maggio, che sembra un secolo fa. Mi dimenticavo della mia regola aurea:
essere cauto. La realtà cambiano, le convinzioni si spengono, quello che ieri sera sembrava sacrosanto, oggi alla luce del giorno diventa tetro, cambia. Si possono fare tutti i comunicati senza nome, fare
damnatio memoriae, ma questo resta: il calcio è un lavoro. Risponde a logiche da mondo del lavoro, di business. Ha una bella narrazione, la partita è un altro livello di bellezza, ma alla fine si chiama
sport professionistico. Professione. Lavoro. Di che ci sorprendiamo? E poi, la vera domanda: ora chi arriva?
MERCATO DI TARE - Mi spingo a dire che qualsiasi allenatore avrà bisogno di
una grossa mano. Pochi hanno il capitale di stima, credito, amore che ha avuto e ha forse Simone Inzaghi.
Sinisa, sei tu? Ma non fatevi ingannare dal totoallenatore, il vero nodo della questione resta questo:
quanto lo aiuterà la società? Le cessioni saranno tante, i big probabilmente verranno trattenuti ma qualcuno potrebbe e dovrebbe forse essere sacrificato. Non nel nome di un portafogli gonfio, ma per trovarci profili in grado di dare una svolta motivazionale, di forza, di ambizioni e di voglia importante.
Allo spogliatoio serve una scossa: e questa scossa non può darla più Inzaghi, per sua stessa ammissione.
RESTA TARE - Serve una mano forte dalla società, la stessa società che ha fallito nell'aiutare il mister in questa complicata stagione. L
o stesso ds che la scorsa estate non ne ha imbroccata una, che a gennaio ha preso Musacchio per non vederlo mai giocare (e quando ha giocato, ha anche fatto i danni, per dirla alla romana),
ora si troverà di fronte ad una vera sfida. Costruire una squadra in grado di affrontare l'Europa League con la voglia di arrivare fino in fondo, competendo in un campionato aperto a tutti gli scenari, con tantissimi allenatori nuovi, rivoluzioni in corso.
La continuità tecnica Lazio contro il resto del mondo che cambia: questa logica non esiste più. Ora bisogna cambiare come gli altri, aprirsi a nuovi dialoghi, tattiche, idee. E rischiare. Rischiare molto.
RIVOLUZIONE SOFT MA PUR SEMPRE RIVOLUZIONE - Mi spiace un po', ma sarà Tare a guidare di nuovo questo calciomercato. Ma non potrà sbagliare: toppare la stagione, pur di transizione, potrebbe significare scavare un gap con le altre squadre troppo importante, forse decisivo.
Questo non è il momento di indugiare, di scommettere, è il momento di fare all-in. La stessa scommessa che ha fatto Inzaghi (che, volenti o nolenti noi, voleva da 3 anni un upgrade, e l'ha avuto), ce la aspettiamo ora dalla società: trattenere il mister che ha costruito una squadra capace di andare in Champions - e di giocarla bene - poteva essere atto di forza. È andata male. O
ra però servono i colpi intelligenti che hanno costruito la storia di Tare. Non l'evil Tare, quello incapace di trovare profili giusti in ruoli determinanti, quello che non trova un esterno sinistro degno di questo nome o un difensore centrale capace di fare davvero il titolare.
Serve il Tare geniale, non il sosia stagista. INZAGHI TRADITORE - Sui social va di moda, ora, dare del traditore ad Inzaghi, dopo che gli avete dato del laziale, e si è sempre comportato (leggere bene questo verbo, diverso da essere) come tale. E mi riservo una chiusura su un tema a cui tengo: non cadiamo nella solita retorica di questa società. Non ci cascate. Il lavoro di Inzaghi è stato incredibile. Un piccolo miracolo. Va via, cambia idea, non doveva farlo? Possiamo dircelo, ma riflettendo a freddo: sono pochissime le persone la cui stretta di mano vale come una firma. Il resto del mondo no.
E nel resto del mondo del lavoro, quando un'azienda molto più grande offre il doppio, si va. E badate bene: nemmeno Lotito ha alzato una parola contro Simone Inzaghi, nemmeno a caldo.
Perché lo state facendo voi? Se sei con noi ok, se sei contro sei un traditore, avido, incapace di valori. Non è così, spesso chi dice queste cose le ha incarnate, ha fatto carne da porco, ha speso male, tradito, violato i patti.
I tifosi hanno ragione ad essere delusi: per loro il calcio non è lavoro. Per questo dico: voltiamo pagina, lasciamo stare Inzaghi.
Non è la Lazio. I tifosi che gli danno del traditore hanno dimenticato una cosa:
solo per loro questo sport è amore. Spesso confondono i piani: solo loro amano la maglia, farebbero di tutto per una squadra, la sposano per tutta la vita. Lo ricordo a me stesso, ve lo ricordo ma forse già lo sapete: l'amore per la maglia dura quanto un contratto.
Per tutti, tranne che per i tifosi. Per loro dura tutta la vita.