Visto ieri sera l'ennesimo bellissimo prodotto delle Teche Rai
Emozionante rivedere Calindri, Tino Scotti, Walter Chiari, Renato Rascel ect. La storia di questo Paese passa anche attraverso la Rai, attraverso i suoi sceneggiati (Pinocchio, Padre Brown su tutti, almeno per quel che ricrdo), le lezioni del Maestro Manzi, la tv dei ragazzi e le comiche al sabato di rientro da scuola.
Ancora oggi ci sono programmi che altre reti si sognano (Passaggio a Nord Est), Quark, Geo and Geo), ancora oggi, nonostante tutto, la Rai svolge una funzione educativa e sociale sconosciuta alle reti commerciali. Per non parlare delle fiction di gran lunga superiori in qualità.
Come direbbe Giacarlo Governi, viva la Rai la mamma di tutte le televisioni.
Sicuro che non sia il messaggio celebrativo per il 40°, anziché per il 60?

A me sembra che il concetto di servizio pubblico se ne sia andato, come la dea Astrea, da un ventennio abbondante: ucciso dal berlusconismo, prima culturale poi direttamente dirigenziale.
Sopravvivono le riserve indiane giustamente citate da DinoRaggio, e delle quali sono anch'io un affezionato utente, ma non è certo ad esse che si può delegare una strategia pedagogica di massa.
Mi limito a quotare per totale condivisione
Insomma, tutto questo orgoglio limitato da solo un blob archivistico. Un po' poco.
e parto da un'altra eccellente osservazione
i cosiddetti "sceneggiati" in genere (vera opera di divulgazione della letteratura italiana e mondiale)
per proporre un semplice confronto con le versioni "moderne": credo che lì si tocchi con mano tutta la professionalità dissolta in questi decenni.
E il bello è che, quando si citano i gloriosi sceneggiati di allora, alcuni si prendono la briga di osservare che oggi ci appaiono lenti e lontani dal nostro gusto: quanto mi piacerebbe spiegare a tu per tu a questi fenomeni come appaiono a me certe fiction.
Non è la trasposizione di un'opera letteraria, ma approfitto per citare
Il segno del comando: sotto il profilo qualitativo, forse il miglior prodotto di sempre in questo settore.
Suggestioni culturali in quantità, italiano perfetto, una Roma assai poco oleografica: c'era persino il rischio di aggiungere qualcosa al proprio sapere, o di essere stimolati a farlo.
Un compleanno agrodolce, insomma: e lo sarebbe comunque ricordando che nella storia della Rai e del "come eravamo" rientra anche la censura, coi suoi esiti tra il delittuoso e il ridicolo.
Dovrei citare a tale proposito il "braghettone" Italo De Feo, ma uno che si è ritrovato come genero Emilio Fede ha già pagato abbastanza...
Chiudo con una proposta per festeggiare la ricorrenza: sopprimere, con divieto di ritrasmissione,
La vita in diretta e i pacchi.
D'accordo la Tv popolare, il trash e quello che volete, ma a tutto c'è un limite.
P.S. Il 60° anniversario della Tv è anche il 90° della radio: un mezzo meno schiavo dell'audience, della pubblicità e delle conseguenti strategie no-risk per i palinsesti, e che negli ultimi anni ha riguadagnato un silenzioso ma meritatissimo consenso.
Un affettuoso augurio anche a questo storico mezzo di comunicazione, che accompagna in sottofondo tanti momenti della mia giornata.
Perché, per dirla con Eugenio Finardi, "con la radio non si smette di pensare"...