Autore Topic: 6 Dicembre 2013  (Letto 603 volte)

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Offline Matita

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6 Dicembre 2013
« : Venerdì 6 Dicembre 2013, 07:50:39 »
Rabbia e lacrime in ambasciata. Letta in imbarazzo coi familiari (Il Tempo)

La stanza 19 dell’ambasciata italiana a Varsavia sembra il lungotevere all’ora di punta. C’è tensione, amarezza, speranza, un cocktail d’emozioni concentrato in pochi metri quadri. Mamme con lo sguardo perso nel vuoto, padri imbufaliti che snocciolano articoli del codice penale polacco, fratelli con gli occhi inniettati di rabbia, c’è tutto questo nella sede di piazza Dabrowskego dove si cerca di capire la sorte di 22 ragazzi strappati alle famiglie.
Un microcosmo di Roma trasportato in Polonia dopo la retata della polizia. Già dalle prime ore della mattina si litiga, si discute, qualcuno alza anche la voce mentre i funzionari dell’ambasciata provano a dare conforto anche con l’aiuto di una psicologa, Patrizia, che cerca di toccare le corde giuste dei parenti dei tanti ragazzi reclusi nel carcere di Bialoleka (paradosso per pardosso la psicologa della prigione parla solo polacco e non può aiutare i reclusi, ndr).
Fuori c’è la normalità, una città bellissima sulla riva del fiume Vistola, un freddo polare da far battere i denti anche a un orso, tanti turisti e la voglia della Polonia di essere finalmente occidentale. In tutto, nei negozi, nelle luci del Natale imminente, nelle vie dello shopping, nei ristoranti: un paese moderno che non ha più nulla a che vedere con gli anni bui del comunismo.
Dentro all’ambasciata, però, c’è la sofferenza vera e la voglia di non mollare. C’è chi va in carcere a trovare il proprio figlio, chi aspetta la visita del presidente del Consiglio che si materializza all’entrata alle 13.45 a quasi una settimana dal fattacio, il «rastrellamento» di 150 persone prima della sfida di Europa League tra Legia e Lazio. «Vedrete il Premier smuoverà qualcosa», dice una mamma sprofondata in una poltrona. Ma prevale il partito degli scettici: «Li hanno messi in mezzo, sarà durissima riportarceli a casa», la frase più gettonata con l’occhio che si inumidisce al pensiero del proprio figlio o fratello in una stanza di prigione con energumeni violenti, teppisti veri, killer, spacciatori di tutte le razze e nazionalità. Poi, come detto, arriva lui, con lo stuolo di macchine e guardie del corpo. Si fanno avanti in due un papà e una mamma, Alessandro Coresi (il figlio Lorenzo 18 anni frequenta l’ultimo anno di un istituto commerciale) e Alessandra Vercilio (il figlio Matteo è al terzo anno del corso di laurea in ingegneria meccanica), tocca a loro accogliere Enrico Letta per capire se la sua visita in Polonia, peraltro per un bilaterale in calendario da mesi, sia servita a smuovere le acque. Venti minuti col cuore in gola per gli altri che restano sotto nell’androne dell’ambasciata, infine la fuga del premier che si infila in una delle sei macchie che lo aspettano all’uscita per fare rientro in Italia.
A quel punto i due emissari riferiscono quasi fossero ambasciatori dell’Onu, tutti di nuovo nella stanza 19 a capire se ci siano novità. Escono i giornalisti, non quello de Il Tempo , perché il «comitato» ci vuole presenti dopo la «vicinanza mostrata dal giornale». C’è il rappresentante della Polizia Italiana, quello dell’Interpol a scandire la nuova riunione. Si parla di priorità, riportare a casa i 22 ragazzi. C’è l’assicurazione di Letta che, come conferma uno dei presenti, «ha messo in tasca la lettera firmata da tutti noi e farà qualcosa per aiutarci». Raccontano della conferenza stampa pubblica, sulla tv polacca, in cui si è parlato anche del «problema» di questo gruppo di cittadini italiani rimasti coinvolti nel caos per la quasi totalità senza colpe, i funzionari dell’ambasciatore cercano di tranquillizare i più «fumantini». Qualcuno scadisce la nota di una celebre canzone di Mina «Parole, parole» a sintetizzare una giornata che doveva produrre qualche atto concreto e invece allunga solo l’agonia dell’attesa.
Solo parole perché di fatti ce ne sono pochi e allora quando i genitori restano soli, si cerca di scherzare per non farsi prendere dal pessimismo. Qualcuno non ci sta: «Perché devono ammettere colpe non loro, patteggiare la pena e pagare la cauzione?», altri si aggrappano al «minore dei mali». Verso le 15, ormai stremati, hanno la sorpresa di un bel panino per rifocillarsi, niente di che ma almeno dal punto di vista umano l’ambasciata non sta facendo mancare il sostegno alle famiglie dei 22 ragazzi romani, anzi 20 perché uno è italofrancese e uno della Repubblica Ceca, rimasto tifoso della Lazio dopo tre anni di studi nella Capitale.
Riparte la discussione, scende il funzionario Lepore, uno dei più attivi che annuncia un incontro nel pomeriggio tra l’ambasciatore Guariglia e il ministro della giustizia polacco oltre al procuratore generale. Torna un ragazzo dal carcere, «Ho visto mio fratello. sta meglio», un altro gli chiede «com’è andata con quella polacca?». «Bene, ma solo bacetti». Abbassa lo sguardo teme che la notizia arrivi alla sua ragazza a Roma… Il segreto è salvo, ora si parla della bellezze del posto tanto per allontanare la tensione e il giovane «acchiappino» è uno esperto del settore tanto da ammettere candidamente: «Che faccio di male tanto devo stare qui per mio fratello?». Si ride, era ora. Una mamma racconta: «Mi sono dovuta mettere le lenti a contatto nel reggiseno, non me le facevano passare in carcere ma servivano a mio figlio. Gli mancano 4 decimi, è assurdo». Il dirimpettaio annuisce allibito e sbiascica: «Ma il muro è caduto?».
Il via vai continua senza sosta, chi torna dal carcere con frasi rassicuranti del tipo «li hanno messi in stanza insieme, stanno meglio». Ecco Stefano, lui era stato stato arrestato ma ha passato solo una notte in galera: «Sono fortunato, non so per quale motivo ma mi hanno liberato dopo 24 ore». Fa la spola col carcere, porta conforto ai suoi amici, è uno che ha la curva Nord nel sangue, non vuole ripartire prima che i suoi compagni («li conosco quasi tutti»), non siano liberi. E ancora «domani vado da Jakob, il mio amico ceko perché non è ancora venuto a trovarlo nessuno da Praga».
Alle 16 il sole è già scivolato via, sembra mezzanotte, il freddo aumenta ma dentro all’ambasciata il calore umano non manca. Si aspettano novita dall’incontro col procuratore generale e il ministro della giustizia polacco. Si fa gruppo, intere famiglie che rappresentato i ceti sociali più disparati, unite lì su quelle poltrone alla ricerca di un perché. Qualcuno abbozza anche argomenti calcistici, ma non c’è voglia di parlare di Lazio. Infine tutti in albergo, tra previsioni nefaste e il barlume di speranza dei più ottimisti. Un altro giorno è passato e, nonostante i buoni propositi di Letta e una dichiarazione delirante del ministro dell’interno polacco, tutto è come ieri mentre i ragazzi sono pronti a trascorre l’ottava notte in galera. E la vergogna continua… (Luigi Salomone)



Affari contro tifosi, il baratto Italia-Polonia (Il Tempo)

Dietro i sorrisi e le strette di mano «da protocollo» è iniziato il braccio di ferro Italia-Polonia. La visita istituzionale a Varsavia che il premier Enrico Letta aveva già in agenda da mesi si è trasformata ieri in un summit da guerra fredda con il proprio omologo polacco sulla vicenda, per molti aspetti oscura e certamente terribile, dei tifosi biancocelesti arrestati in strada giovedì scorso prima della partita di Coppa Uefa tra il Legia Varsavia e la Lazio.
L’incontro bilaterale con Donald Tusk non ha però portato i risultati sperati. Il primo ministro polacco, infatti, non ha fatto alcun passo indietro e ha anzi tentato di liquidare l’argomento con una frase di circostanza che sembra essere stata estratta dal «Bignami del perfetto politichese». «Faremo di tutto per accelerare le procedure nel rispetto delle regole – ha dichiarato Tusk davanti ai microfoni – Farò un appello al Procuratore Generale e al Ministro della Giustizia affinché seguano personalmente la vicenda al fine di evitare lungaggini ma – ha sottolineato al termine del suo intervento – la legge polacca deve essere rispettata». Tutto qui. E per fortuna, ci sarebbe da aggiungere. Poco prima, infatti, il Ministro degli Interni polacco, Barlomiej Sinkiewicz c’era andato giù pesante, mettendo in un cassetto il buon senso e la diplomazia. «Comprendo il dolore dei familiari dei tifosi laziali arrestati in Polonia, ma la verità è che una parte di loro si trova a Varsavia per assistere i propri figli banditi e delinquenti. Il loro posto è in carcere».
Dichiarazioni shock che hanno fatto presto il giro delle agenzie di stampa e che rischiano di complicare non poco la posizione dei ventidue supporters laziali (dieci già condannati a pene detentive tra i due e i quattro mesi e dodici ancora in attesa di essere processati) rinchiusi nel carcere di Bialoleka. «La legge è uguale per tutti – aveva poi aggiunto Sinkiewicz forse in un maldestro e per nulla riuscito tentativo di alleggerire le sue parole – sia per i polacchi sia per gli stranieri». Letta invece, prima di recarsi presso la sede dell’ambasciata italiana a Varsavia per incontrare i genitori e i familiari dei ragazzi ancora costretti nelle patrie galere polacche, durante il faccia a faccia con Donald Tusk ha cercato di evitare di andare allo scontro frontale, rifugiandosi in una difesa d’ufficio mirata alla richiesta dell’attuazione puntuale delle procedure di legge.
«Sugli incidenti avvenuti a Varsavia e sugli arresti dei giovani italiani, in un numero significativo, di cui alcuni sono tutt’ora in carcere – ha dichiarato il nostro premier – ho espresso preoccupazione chiedendo nel rispetto delle leggi e della separazione dei poteri un’attenzione particolare e la massima accelerazione possibile nella applicazione delle regole».
In Italia, intanto, sulla spinosa questione arrivavano le parole del Ministro degli Esteri Emma Bonino, intervenuta nel pomeriggio di ieri sulle frequenze di Radio Radicale. «La ricostruzione formale dei fatti di giovedì, venerdì e sabato è arrivata questa notte (ieri notte per chi legge ndr), ma altri dettagli vanno chiariti, e per questo è partito il prefetto del ministero degli interni per incontri con i suoi omologhi. Al di là dei ventidue arrestati di cui chiediamo la liberazione, che hanno tutti fascicoli individuali, e di cui si occupano gli avvocati della società Lazio, chiediamo di capire cosa è accaduto con i fermi di massa. Chiediamo di avere risposte esaustive su tutti gli altri fermati, soprattutto sul corteo e gli incidenti di giovedì». (Massimiliano Vitelli)





«Banditi» – Un ministro polacco attacca i laziali in cella Letta: «Chiudere il caso» (Gazzetta dello Sport)

I Premier di Italia e Polonia impegnati in prima persona per risolvere il caso e le nuove veementi polemiche tra Varsavia e Roma. In mezzo la sorte dei 22 italiani tuttora detenuti, la maggior parte dei quali potrebbe essere scarcerato entro domani. Il caso dei tifosi laziali fermati a Varsavia non accenna a placarsi. L’impegno dei Premier Il vertice Italia-Polonia (programmato da tempo e svoltosi ieri a Varsavia) sembrava aver riportato il sereno. Il Premier Enrico Letta e il suo collega polacco Donald Tusk nei loro colloqui hanno affrontato l’argomento-tifosi, auspicando una soluzione rapida. «Nel rispetto delle leggi e della separazione dei poteri – ha detto Letta – ho chiesto al Governo polacco di accelerare il più possibile l’applicazione delle regole. Ho chiesto a Tusk di fare il possibile per rispondere alla “grande preoccupazione” dell’opinione pubblica italiana». Distensiva la risposta di Tusk: «Farò di tutto per accelerare le procedure e farò un appello al procuratore generale e al ministro della Giustizia affinché seguano personalmente la vicenda al fine di evitare lungaggini». Enrico Letta ha poi incontrato anche una delegazione dei familiari dei tifosi arrestati presso l’Ambasciata italiana a Varsavia.
Nuove polemiche
La quiete dopo la tempesta? Sì, ma solo per poco. Perché a riaprire il caso ha provveduto il ministro dell’Interno polacco, Barlomiej Sinkiewicz. «Dispiace per i parenti dei ragazzi arrestati, ma sono comunque genitori di banditi», ha detto senza giri di parole. A rispondergli per le rime ha provveduto Ignazio La Russa, ex ministro della Difesa e presidente di Fratelli d’Italia. «È una vergogna che il ministro dell’Interno parli di banditi a proposito dei tifosi fermati, la maggior parte di loro accusati solo di schiamazzi. Noi non ci permettiamo di dire lo stesso con molti polacchi che in Italia hanno conti seri con la giustizia. Se dovessimo fare una percentuale dei banditi italiani in Polonia e dei banditi polacchi in Italia saremmo noi a rimetterci». Alle parole di La Russa si sono aggiunte quelle del vicepresidente del Parlamento europeo Roberta Angelilli: «Toni deprecabili quelli del ministro polacco. E al di là di ciò quanto accaduto a Varsavia è pazzesco: sono state sequestrate 150 persone, sono stati calpestati i diritti più elementari».
La ricostruzione
Ma cosa è realmente accaduto a Varsavia giovedì scorso? Illuminanti le parole dell’eurodeputato Carlo Fidanza, reduce dalla visita in carcere ai ragazzi detenuti: «Qualche centinaio di tifosi si erano radunati per andare allo stadio. All’inizio di questo corteo 4 o 5 hanno lanciato oggetti verso la polizia. Che a quel punto ha caricato. I tifosi sono scappati, 150 di loro si sono ritrovati in una strada senza uscita e lì la Polizia li ha tutti ammanettati. Ma di quei 150 i colpevoli potevano essere al massimo 4 o 5, il resto non ha fatto nulla. Sono accusati sulla base di testimonianze lacunose e sommarie da parte dei poliziotti. E il carcere in cui si trovano è in condizioni non degne di un Paese dell’Unione europea». No, il caso non è ancora chiuso. (stefano cieri)



Il cuore laziale dell’ambasciata (Il Tempo)

C’è tanta umanità nell’ambasciata di Varsavia, un pezzetto di Italia in terra polacca. È bello sentire mischiarsi i dialetti, da nord a sud, dal napoletano al torinese, tutti insieme. Funzionari, uscieri, segretari, carabinieri pronti a rincuorare i genitori dei 22 ragazzi distrutti da una vicenda pesante come un macigno. Giri per i corridoi dell’ambasciata e scopri un pezzo di Lazio che rende ancora più strana la vicenda. Patrizia Bruscia, segretaria da tanti anni qui in Polonia, è laziale nel cuore, mostra con orgoglio lo «sfondo» del suo computer dove campeggia una foto di Petkovic con la Coppa Italia. Patrizia ha due figli che vivono e studiano a Roma, il primo Guido di 23 anni è romanista perso, l’altro Stefano vede solo biancoceleste e ha un anno meno del fratello. «Per fortuna almeno uno sono riuscito a metterlo sulla buona strada. L’altra sera è andato allo stadio, solo per caso non è finito tra gli arrestati», rivela con un pizzico di dispiacere per tutto quello che è accaduto prima di Legia-Lazio.
Di lì a poco arriva un altro dei funzionari, uno che passa le giornate in archivio ma che la settimana scorsa non ha dormito tre notti per aiutare i tifosi rimasti coinvolti e rispondere alle migliaia di telefonate arrivate dall’Italia. «Sono laziale, ma sono costretto a seguire la mia squadra da lontano, non perdo una partita. Questa stagione è cominciata male ma ora abbiamo problemi più gravi da risolvere». C’è un cuore biancoceleste nell’ambasciata di Varsavia. (Lui. Sal.)

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Re:6 Dicembre 2013
« Risposta #1 : Venerdì 6 Dicembre 2013, 07:53:18 »
Hernanes «ripara» allo sgarbo coi tifosi: «Scusate, non volevo mancarvi di rispetto» (Gazzetta dello Sport ed. Roma)

I tifosi della Lazio si erano sentiti traditi e offesi nel non trovarlo lunedì sera sotto la curva Nord, sottolineandolo in maniera pesante anche su forum, social network e nelle radio («si deve vergognare, prendesse esempio dai ragazzini», il commento medio). Così ieri, al posto degli autografi o delle foto, quando Hernanes ha abbassato il finestrino fuori il cancello di Formello, è scattato il confronto. Veloce, con toni moderati, ma deciso: «Perché sei andato negli spogliatoi senza venire sotto la curva come i tuoi compagni?». Hernanes se l’è cavata, a parole: «Non volevo mancarvi di rispetto, non mi sono reso conto della cosa, se non quando ero dentro gli spogliatoi». I tifosi non hanno fermato l’altro «disertore», Michael Ciani, forse per non infierire, o forse hanno scelto il Profeta perché Hernanes è considerato un leader della squadra, che invece di trascinare la Lazio fuori dai problemi, è stato uno dei primi a farsi trascinare dentro la crisi.
Cifra tonda
Lotito, alla Lazio e a Petkovic, ha dato i venti giorni, decisivi pure per Hernanes, che si gioca il futuro: intanto, domenica a Torino, toccherà le 150 presenze in A, e chissà se non sia l’ultima cifra tonda. Per arrivare a 200, il contratto in scadenza nel 2015 dovrà rinnovarlo e trovare un accordo che ancora non è stato mai discusso. Piuttosto, si è discusso delle offerte arrivate a Hernanes (tra cui quella dell’Atletico Madrid), che si muoverebbe anche a gennaio: l’ultima parola spetta a Lotito, ma al momento ci sono altre priorità.
Appello
Ieri, però, a Formello si sono abbassati anche altri finestrini, come quelli di Lulic (difesa a parte, il peggiore di Lazio-Napoli), Cana e Radu, che non si è allenato con il gruppo ma non sembra a rischio per Torino: «Lo so, dobbiamo ripartire già da domenica», hanno assicurato il bosniaco e il romeno, mentre all’albanese è stato chiesto di caricare la squadra: «Non devo caricare nessuno, sappiamo tutti quanto vale la partita di Torino». Tregua armata. (marco calabresi)



Tare: «Ci manca la voglia di vincere a ogni costo» (Corriere della Sera ed. Roma)

Quello che manca alla Lazio «è la voglia di vincere a tutti i costi». Così Igli Tare sul portale albanese Sportishqiptar.com.al mentre a Formello i tifosi facevano visita ai giocatori per una scossa in vista del Torino. Tutti sotto esame, specialmente i big in calo di popolarità come Hernanes. «Non volevo mancare di rispetto», ha detto il brasiliano scusandosi per non essere andato sotto la curva Nord con il resto della squadra, lunedì sera dopo la sconfitta contro il Napoli. Ieri la ripresa dopo il giorno di riposo concesso da Petkovic: Radu è rimasto fermo per precauzione, così come Keita, per il quale è già pronta una maglia da titolare. Mentre non ci sarà Gonzalez che ha una frattura al polso sinistro: il tempo di recupero è di un mese, il rientro in campo potrebbe essere più veloce grazie all’applicazione di un tutore. Disponibili Biava e Klose: il tedesco tornerà in campo dal primo minuto, il difensore dovrebbe invece ripartire dalla panchina. Capitolo Petkovic: l’annuncio della federcalcio svizzera potrebbe slittare perché, riferiscono i media elvetici, Lotito non vuole «liberare» il suo tecnico. (A. Ar.)




L’ultimatum di Marchetti (Il Tempo)

Marchetti chiama la Lazio, l’ultimatum è scattato. Contatti quotidiani tra Lotito e Beppe Bozzo (agente del portiere), a giorni andrà in scena un incontro a Villa San Sebastiano. L’entourage del giocatore chiederà un adeguamento contrattuale, in caso di risposta negativa le parti valuteranno eventuali possibilità di cessione già a gennaio. Marchetti attualmente guadagna 1.1 milioni di euro a stagione, è legato al club biancoceleste sino al 2016, ma il Milan e diverse squadre in Premier League (Manchester City e Arsenal) lo seguono attentamente. A fine stagione lascerà di sicuro Roma, è una storia già scritta (Berisha è stato preso come titolare per il prossimo anno), sarà il primo a fare le valigie.
Ci sono pochissime possibilità d’intesa, la Lazio è sempre più lontana: l’ultima richiesta di Marchetti sarà di 2.5 milioni netti fino al 2018 (cifra già proposta dai rossoneri), si parlerà di questo nel faccia a faccia con Lotito e Tare. Ci sono poche possibilità di andare avanti insieme, ma la speranza è quella di trattenerlo almeno fino al termine del campionato. Il portiere veneto sta attraversando un periodo difficile, rischia di perdere la Nazionale e il Mondiale in Brasile, viene criticato ogni giorno di più.
Ma ora detta le condizioni e decide il suo futuro: a febbraio compirà 31 anni, è alla ricerca di un ingaggio importante, non dirà di no davanti alla proposta di una grande squadra. Già a luglio fu vicino alla cessione, Barcellona e Manchester United e chiesero informazioni, Lotito decise di toglierlo immediatamente dal mercato. Ma adesso non può più fermarlo, qualcosa si è rotto, Marchetti ha le idee chiare: o rinnova con la Lazio per altri 5 anni a 2.5 milioni netti a stagione (ipotesi da scartare), o chiederà di partire (possibilmente subito). Il gioco è fatto, tra qualche giorno le parti s’incontreranno, la società è pronta a valutare ogni situazione. Piace da sempre Matri del Milan, uno scambio non è così impossibile. L’attaccante ha deluso, non rientra più nei piani di Allegri, è stato scelto da Galliani: Barbara Berlusconi è pronta a tagliarlo fuori. Percepisce uno stipendio di 2.5 milioni a stagione, sarebbe disposto a ridursi qualcosa pur di giocare con continuità. La Lazio è pronta a discuterne con i rossoneri, Marchetti per Matri è la soluzione ideale.
Scendono le quotazioni di Pazzini, vuole rilanciarsi a Milano: «Sto molto bene qui e voglio rimanerci – ha confermato qualche giorno fa il bomber di Pescia – ora penso solo a tornare in campo». Mercato in uscita, Dias verso l’addio: «Andrè ha un contratto fino alla metà del 2014 – ha svelato ieri il suo agente, Gilmar Rinaldi – ma abbiamo parlato con la Lazio e non avranno nessun problema a lasciarlo andare qualora arrivasse una proposta. Se invece non dovesse arrivare nulla, Dias concluderà il legame con la Lazio fino alla fine del contratto». Occhio anche a Floccari (Sassuolo) ed Ederson (richiesto in Francia): con un’offerta convincente possono partire. Sfuma Gomis del Lione per giugno: è quasi fatta con il West Ham. (Gianluca Cherubini)




Difesa da ricostruire Petkovic chi sceglie? (Corriere dello Sport)

Dal tracollo con il Napoli all’assalto di Ventura all’Olimpico di Torino. Difesa da proteggere, centrali sotto accusa dopo la doppietta di Higuain e le piroette di Pandev e Callejon. Un’altra partita da brividi per la Lazio. Servirà una squadra compatta, dura come il cemento armato, pronta a respingere ogni assalto dei granata. Ha una bella responsabilità Petkovic. Confermerà Ciani e Cana dopo la prova disastrosa di lunedì sera o cambierà coppia in mezzo alla difesa. Non è semplice scegliere. Il francese e l’albanese possiedono lo spirito di reazione giusto per tornare in campo e dimostrare il proprio valore. Novaretti, giubilato dopo aver perso Lucarelli in marcatura a Parma, chiede spazio. E cerca il rilancio. Andrè Dias, dopo un lungo periodo di assenza, è tornato lunedì in panchina. Chissà che non tocchi al brasiliano. E poi c’è Biava, quasi pronto, in odore di convocazione. E’ il più forte di tutti, ma ha 36 anni, non gioca da agosto e viene da una frattura al piede. (Fabrizio Patania)



Radu recupera, Klose pronto (Corriere dello Sport)

Petkovic ha ritrovato la Lazio ieri pomeriggio a Formello. Le immagini dell’allenamento sono state trasmesse anche dal canale ufficiale. S’è vista tanta serenità e una squadra concentrata sull’appuntamento di domenica a Torino: dopo la scossa di Lotito, piombato come una furia lunedì nello spogliatoio, si chiede al gruppo una reazione. Segnali e notizie positive dal campo. Erano nel gruppo Biava (di cui parliamo in un’altra pagina) e Klose. Petkovic ha parlato a lungo con Radu, di cui si temeva uno stiramento, scongiurato dagli esami clinici. Per precauzione il difensore romeno ha evitato la partitella e ha svolto un lavoro differenziato. Già oggi dovrebbe tornare a forzare. Radu spera di poter giocare dal primo minuto domenica a Torino. Il tecnico bosniaco ha bisogno del suo contributo. Una chiave decisiva dell’incontro riguarda il confronto con Cerci, l’asso di Ventura. Qualora ci fossero dei rischi nell’utilizzo di Radu, Vlado si affiderebbe a Lulic (ha lo stesso passo, lo regge nel confronto) oppure chiederebbe a Konko di muoversi sulla fascia sinistra, impiegando Cavanda come terzino destro.
PRONTO – La notizia migliore riguarda le condizioni di Miroslav Klose. Sta bene, ha ormai assorbito la lussazione alla spalla destra riportata il 10 novembre al Tardini di Parma. E’ pronto a rientrare un mese dopo l’ultimo infortunio. Il tedesco si era fermato alla fine di settembre, subito dopo il derby con la Roma, per operarsi al metatarso del piede destro. E’ uno dei big più discussi. Nelle due precedenti stagioni si era fermato in primavera, segnando gol a raffica nel girone d’andata. Quest’anno non c’è quasi mai stato e la Lazio sta pagando l’assenza di un vero bomber sotto porta, nonostante il giovane Perea stia cominciando a dimostrare il suo talento. Klose sicuramente verrà convocato e si può ipotizzare il suo impiego dal primo minuto a Torino. Radu verso il recupero, Klose pronto. Queste sono le novità di giornata, a cui Petkovic dovrà aggiungere la scelta opportuna dei due difensori centrali. A centrocampo, di nuovo fermo Gonzalez, tornerà Onazi. E chissà che tra Biglia e Ledesma, questa volta Petkovic decida di non utilizzare Hernanes, allestendo una linea mediana più solida. Il Profeta, ai tifosi che ieri davanti al cancello di Formello gli chiedevano come mai dopo il novantesimo con il Napoli fosse filato subito negli spogliatoi senza andare verso la Nord, ha risposto. «Non mi sono accorto di cosa stava succedendo, non volevo mancare di rispetto, l’ho saputo dopo negli spogliatoi». (f.p.)



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Re:6 Dicembre 2013
« Risposta #2 : Venerdì 6 Dicembre 2013, 07:54:55 »

Tare: L’Inter di Thohir? Sono in una grande squadra come la Lazio (Corriere dello Sport)

Da tempo anche il nome di Tare viene accostato all’Inter di Thohir che cerca un nuovo ds. Il dirigente della Lazio ha rilasciato un’intervista ad un quotidiano albanese e ha sfiorato l’argomento. «Non voglio commentare. In Albania si dice: “Dove c’è il fiume, c’è anche il fuoco”. Ora non voglio parlare. E sono in una grande squadra come la Lazio». Sul momento negativo della squadra, ha aggiunto: «Siamo in un momento di ricambio generazionale. Ci sono tanti giovani, hanno pesato infortuni e squalifiche. Manca il desiderio di vincere. Servono duro lavoro e sacrificio, questo manca. Abbiamo più qualità nelle individualità, non la forza del gruppo». (f.p.)


Vlado rischia, intrigo Yakin (Corriere dello Sport)

E’ un fumettone, una telenovela ambientata tra Formello, il Canton Ticino e ora anche Basilea. Attore protagonista, suo malgrado, Vladimir Petkovic, promesso ct della Svizzera e allenatore in bilico della Lazio. Sceneggiatore Lotito, a cui i vertici federali di Berna hanno rubato il copione. Dietro le quinte il ds Tare e il possibile nuovo tecnico Murat Yakin. Viene candidato come antagonista di Allegri per la prossima stagione. In realtà, questo è il vero retroscena, il suo caso si sta trasformando in un intrigo. Potrebbe arrivare subito. E’ il mago del Basilea che sta sorprendendo in Champions League ed ha appena compiuto un’impresa, piegando il Chelsea di Mourinho. Sogna l’impresa della qualificazione agli ottavi, che si giocherà mercoledì in trasferta con lo Schalke 04: se esce da Gelsenkirchen almeno con un pareggio, centra il traguardo. Ma la notizia è un’altra e rimbalza ancora dalla Svizzera. Yakin è in scadenza di contratto come Petkovic e il Basilea sta pensando di esonerarlo. Possibile? Sì, possibile, raccontano, perché le frizioni con il ds George Heitz sono evidenti e il presidente Bernhard Heusler stravede per Thorsten Fink, vorrebbe riportare a casa il tedesco che ha vinto più di uno scudetto con il Basilea e che l’Amburgo ha licenziato a ottobre. E’ libero e sino a un mese fa, prima che scegliessero Petkovic, era uno dei possibili candidati per la nazionale svizzera.
EGIZIANO - Intreccio clamoroso. Ci sono tanti indizi. Due sere fa se n’è aggiunto un altro. Via internet sono rimbalzate le dichiarazioni di Hany Ramzy, tecnico ed ex giocatore egiziano. «Tare mi ha offerto di fare il vice di Yakin alla Lazio, spero che le trattative vadano a buon fine, non vedo l’ora di allenare in A» . Tutti hanno pensato alla prossima stagione. Attenzione ai tempi, magari succede presto. Ramzy, ex ct dellUnder 20 egiziana, giocava nel Kaiserslautern (stagione 2000/01) con Tare, Yakin e Klose: tutti insieme appassionatamente, in panchina Otto Rehaggel e poi Brehme. Altri elementi. Al Basilea non si escludono ribaltoni in caso di qualificazione Champions. E sabato 14 dicembre c’è l’ultimo impegno con il Lucerna. Poi scatterà la sosta, il campionato svizzero riprenderà a febbraio, quando il Basilea potrebbe essere guidato da Fink. «Prima di Natale parlerò con i miei dirigenti e vedremo il da farsi» sono state le ultime parole di Yakin. Può sposare subito la Lazio? Chissà.
TEMPI - Dipenderà dalle scelte di Lotito. A Petkovic ha dato tre partite. E tutti a chiedersi: ma sino a Natale non sono quattro? Certo. Forse nel conto non è entrato il Verona (22 dicembre). Torino (domenica), Trabzonspor (giovedì) e Livorno (15 dicembre) per definire il destino di Petkovic. Andiamo per intuito, ipotizzando un’uscita di Vlado (nel contempo ufficializzato futuro ct della Svizzera) e un ingresso di Yakin alla Lazio prima di Natale. Scenario possibile, non sicuro. In caso di tracollo a Torino, Lotito potrebbe optare per l’esonero immediato e prendere altre strade. Le soluzioni? In ordine sparso Mangia, Reja, Trapattoni, Bollini. Con una pregiudiziale a favore di Yakin. Lotito, da più di un mese, non sta cercando un traghettatore, ma un allenatore e uno staff anche per la prossima stagione. (Fabrizio Patania)

La curiosità: Yakin a scuola da Petkovic per l’esame da tecnico (Corriere dello Sport)

Murat Yakin ha 39 anni. E’ nato a Basilea il 15 settembre 1974, ha origini turche e passaporto svizzero. Era un difensore centrale. Ha totalizzato 49 presenze con la nazionale svizzera. Nel 2000/01 ha giocato nel Kaiserslautern con Igli Tare e Miroslav Klose. Ha chiuso la carriera nel Basilea prima di diventare allenatore in seconda del Concordia e del Grasshoppers. Ha allenato il Thun e il Lucerna prima di tornare al Basilea nel 2012. Una curiosità: per prendere il patentino da allenatore, prima di completare il corso, scelse come stage di preparazione all’esame di seguire gli allenamenti dello Young Boys di Petkovic. (f.p.)
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Pomata

Re:6 Dicembre 2013
« Risposta #3 : Venerdì 6 Dicembre 2013, 08:07:23 »
Marchetti che chiede l'adeguamento? Adesso si chiede anche quando si gioca male?

Offline Matita

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Re:6 Dicembre 2013
« Risposta #4 : Venerdì 6 Dicembre 2013, 08:10:33 »
Lotito, da più di un mese, non sta cercando un traghettatore, ma un allenatore e uno staff anche per la prossima stagione. (Fabrizio Patania)


Chissa' se scritta su un giornale venga recepita meglio dagli "oodevicaccia'subbbito"
Si er papa te donasse tutta Roma
E te dicesse lassa anna’ chi t’ama
 je diresti:  Si sacra corona
Val piu’ l’opinione mia che tutta Roma

Vulgus veritatis pessimus interpres.
Lotito deve fa' come dico io (quito cit.)

Offline Andre

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Re:6 Dicembre 2013
« Risposta #5 : Venerdì 6 Dicembre 2013, 12:08:34 »
Marchetti che chiede l'adeguamento? Adesso si chiede anche quando si gioca male?

soprattutto
da qualche parte la Lazio è in vantaggio (V.)

Offline Drenai

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Re:6 Dicembre 2013
« Risposta #6 : Venerdì 6 Dicembre 2013, 12:22:21 »
si chiede quando sai gia che c'è qualcun altro che te lo darebbe.
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Larry Bird

Offline Russotto

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Re:6 Dicembre 2013
« Risposta #7 : Venerdì 6 Dicembre 2013, 12:41:21 »
Lotito, da più di un mese, non sta cercando un traghettatore, ma un allenatore e uno staff anche per la prossima stagione. (Fabrizio Patania)


Chissa' se scritta su un giornale venga recepita meglio dagli "oodevicaccia'subbbito"

Pomata

Re:6 Dicembre 2013
« Risposta #8 : Sabato 7 Dicembre 2013, 09:41:09 »
si chiede quando sai gia che c'è qualcun altro che te lo darebbe.

Forse Marchetti, ma Hernanes?