Autore Topic: La Lazio e i mass media  (Letto 155329 volte)

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zorba

Re:La Lazio e i mass media
« Risposta #900 : Martedì 26 Ottobre 2010, 08:02:22 »
Per la serie: 'verba volant, scripta manent......'


(Il Fatto Quotidiano 26.10.2010)

OGNI MALEDETTA DOMENICA

SENZA ALLEGRIA

Le figurine del campionato non emozionano, la Lazio vola priva di avversarie

(di Oliviero Beha)

Nell’ultima giornata di campionato, escluso lo strascico napoletano per “barbieri” che allunga il campionato come un elastico televisivo che poi ti ritorna addosso, sono rimasto colpito da un’immagine speciale. Trattavasi di Cassano, in Inter-Sampdoria, nel primo tempo. Lui che dopo aver servito sulla destra qualcuno (Guberti? Koman? Un altro compagno? Boh) da metà campo come un furetto mulinava le sue gambette solide ma corte fino ai limiti dell’area di rigore per cercare senza successo di impattare un pallone di ritorno. Diluviava. Ero davanti alla tv. Il meglio che mi sono riuscito a dire è: grande Cassano, sembrava proprio una fase da playstation! Traduzione: ormai è una sorta di playstation, di videogiochi pallonari che “nobilitano” l’idea di calcio e sono i nostri eroi o eroucci in carne ed ossa che imitano la playstation, non il contrario. Si gioca un calcio modesto, nei club e in Nazionale, se si astrae una qualche squadra dalla sua maglia, il suo tifo, magari il suo stadio ecc., tutto somiglia a tutto e rende da un lato più animata la concorrenza e dall’altro riduce lo spessore a un meriggiare pallido e assorto sul far della playstation.

In questo contesto spicca la Lazio, finché dura, con lo stesso impianto dell’anno scorso rinforzato, dosi straordinarie di entusiasmo, culo (sì, culo, tra Bari e Cagliari due fantastici colpi di... biliardo) e latinorum con Lotito sacerdote augure dell’aquila anch’essa esitante: l’aria è quella del “durerà?”. Ebbene, in questa Lazio finché le cose girano c’è comunque aria di Champions e più la Roma prende brodini più la parte “buzzurra” della capitale si ringalluzzisce o si inaquilisce, così da sembrare una Real Lazio. Il resto non è molto di più che silenzio.

Sì, bisogna ringraziare Krasic, la sua pantomima a Bologna, il rigore rubacchiato a un “fischietto” che abbocca come De Marco e poi “fortunatamente” sbagliato da Iaquinta. L’avverbio non è mio, ma della dirigenza juventina che dimostra d’aver capito la lezione, da Marotta ad Andrea Agnelli.
BASSO profilo, il rigore non c’era, non ne facciamo uno psicodramma da “vecchi tempi per Vecchie Signore”, profittiamo che l’Inter non sembra ben vista dagli arbitri come una volta, perlomeno contro la Samp. Più rapido di Krasic sulla destra, si è infilato al centro Luciano Moggi da un pezzo non più “Licio” per manifesta “utilizzazione finale da capro espiatorio” obiettando non senza logica: “Ma quando succedeva alla mia Juventus in modo anche meno evidente veniva giù il teatro”, o giù di lì. Moggi che oggi torna in aula a Napoli ormai non tanto nella parte di “capomafia” che gli avevano assegnato esperti processuali di casting quanto in quelle di accusatore. E sì, perché sta venendo fuori che l’allora maggiore e ora promosso colonnello Auricchio, capo indagini di Calciopoli, ha fatto una scelta accurata delle telefonate intercettate e poi “brogliacciate” e infine trascritte. Di qui quelle sulla Juventus, ovviamente il vaso di Pandora di tutti i mali con Moggi nella parte di tutti e 40 i ladroni messi insieme, di là le altre telefonate, quelle di Alì Babà (Inter in primis, ma un po’ tutti). Il bello (o il brutto) è che sempre di arbitri, per arbitri, con arbitri e designatori si parlava al telefono. Tutti, sia i 40 ladroni che Ali Babà. Solo che le telefonate di Ali Babà fino a ieri o ier l’altro e per quattro anni sono state rimosse, accantonate, non “brogliacciate” e tanto meno trascritte. Anzi, pare che in parecchie di esse, materia “sensibile” sia per il processo sportivo ormai astutamente prescritto sia per quello penale invece tuttora in corso, i nomi dei due interlocutori telefonici fossero stati prudentemente rubricati come “uomo 1” e “uomo 2”. Auricchio e i suoi collaboratori, prima meritori e oggi “sospetti” ripulitori di questo calcio orrendo in odore di pulizie pasquali, potevano almeno usare nomi di fantasia, che so, Alì Babà...

TORNANDO al calcio giocato, le Coppe condizionano più del previsto, a quanto sembra, il Palermo docet. Vedremo strada facendo, anche se si sono già giocati 8 turni su 38, più di un quinto. È poco, ma insomma... Come detto, tra squadre nobili, decadute e provinciali è un gran poutpourri, con spettacoli scadenti e la moneta dell’incertezza ancora molto spendibile. Poi si esce dai confini e giù mazzate. La Roma traballa, ma il problema continua ad essere societario, come per la Fiorentina (anch’essa in via di brodino ricostituente). Osservavo che una certa storia fiorentina era cominciata con Cecchi Gori padre, mi è stato fatto notare che con lui nell’estate del ’93 la squadra era già finita in B a colpi di Agroppi in panchina prima che nel novembre il patron cinematografaro lasciasse questa terra. Vero: ma Mario stava già male, già allora come nelle stelle e nelle stalle seguenti faceva tutto Vittorio e si è visto... Per non fermarci al calcio, mentre Marchionne si scopriva in tv più canadese che italiano lo spagnolo Alonso vinceva in Corea del Sud il Gran Premio più estemporaneo della storia e tra pioggia, safety car assenti e incidenti e incidentucoli si riportava in testa al Mondiale piloti guidando una Ferrari. Italiana. Con un presidente come Montezemolo. Italiano. Che non avrebbe salvato la Fiat. Italiana. Nell’implosione delle Red Bull. Austriache. A due corse dalla fine. Una meraviglia, specie per chi sta per quotare in Borsa due Fiat, quella Industrial e quella Auto Spa, di cui la Ferrari costituisce insieme vetrina, modello e modellino. Marchionne sembra dimenticare che simbolicamente la Ferrari è un vessillo dell’italianità, della sua eccellenza sia pure a luci e ombre, che una Ferrari canadese non è nei progetti almeno prossimi, che Berlusconi, il nostro driver per antonomasia, qualche anno fa disse che avrebbe chiamato la Fiat Ferrari perché aveva più appeal, faceva più immagine per l’Italia. Forse Marchionne dovrebbe guidare il governo e Berlusconi la Fiat. Forse.

Oppure Berlusconi potrebbe affrontare sui campi di golf per veterani la cabala che adesso vede il ragazzo diciassettenne di Verona, Matteo Manassero, come il più giovane vincente del Circuito Internazionale. Avere due italiani anagraficamente complementari sarebbe un bel colpo. Se Silvio ce la facesse (pensate all’esercito di caddies maschili e femminili in scia con tutto il sacco, le mazze ecc…) sarebbe ricoperto di “lodi”. E il teorema dimostrato. O no?

zorba

Re:La Lazio e i mass media
« Risposta #901 : Martedì 26 Ottobre 2010, 08:17:00 »
Chiamatelo Aquila. La rivincita di Lotito (Il Manifesto 26.10.2010)

Comunque finisca l’attuale momento di gloria della Lazio, il suo sorprendente inizio di stagione che la vede dopo otto giornate in fuga sul resto del gruppo ha già determinato nell’ambiente biancoceleste vincitori e vinti. Iniziamo dai vincitori. Al primo posto, il presidente di calcio più contestato del mondo, Claudio Lotito. Insultato, deriso, persino minacciato, Lotito continua a dimostrare di non essere l’ultimo arrivato, allestendo in puro regime di autofinanziamento (le uscite sono in relazione alle entrate) squadre di tutto rispetto. Tra gennaio e agosto ha preso Dias ed Hernanes, Floccari e Biava (ora tutti titolari), dopo aver riscattato Matuzalem e Zarate. In precedenza aveva portato alla Lazio Lichtsteiner, Radu, Muslera, Kolarov, Berhami e altri. La squadra prima in classifica quest’anno lascia in panchina gente del calibro di Matuzalem e Rocchi, ma anche Foggia, Bresciano e Stendardo, oltre ad alcuni giovani interessanti (Kozak, Cavanda e Diakite). Lo scorso anno le difficoltà di inserimento dell’allenatore Ballardini (che pure aveva fatto bene in piazze minori) e le conseguenze di una strategia fondata sul rifiuto di qualsiasi mediazione di fronte all’assalto dei grandi club a Pandev e Ledesma, con quest’ultimo rimasto però col cerino in mano, avevano fatto virare verso il fallimento una stagione pure iniziata trionfalmente a Pechino. Lotito si è ripreso alla grande chiamando Reja e assecondandone le scelte. Decisione saggia e fortunata, non meno di quella di Delio Rossi, per molte stagioni dall’ottimo rendimento in panchina. Antipatico a molti, Lotito, ma niente affatto facile da attaccare nelle sue strategie societarie. Almeno per chi non ami arrampicarsi sugli specchi.
Il secondo vincitore è Igli Tare. Il gigante albanese, anche lui deriso spesso e poco amato, da quando è passato dietro la scrivania, ha portato alla Lazio giocatori importanti. Guardando la classifica e la qualità del gioco c’è da chiedersi davvero quanto serva avere in società direttori sportivi come i lodatissimi e costosi Corvino o Marotta.
Il terzo vincitore è Reja, mai così in alto nella sua lunga carriera. Nella Lazio ha conquistato tutti. Poco dopo il suo arrivo strinse a Norcia un patto di ferro coi calciatori, e da allora la Lazio, sommando, in forma spuria, certo, le partite della scorsa stagione e quelle della attuale, ha fatto più punti di tutte le squadre di serie A. Il tecnico studia le partite con cura e cambia gli schemi a seconda dell’avversario. Sta trasformando Zarate in un calciatore completo. Ha rilanciato Biava contro gli scettici, ha arretrato Matuzalem come vice Ledesma. Insomma, non ne sbaglia una. Spogliatoio unito, giocatori motivati e solidali, schemi che funzionano: Reja ha fatto miracoli.
Chi sono invece gli sconfitti, in casa biancoceleste? Tutti coloro che negli scorsi anni l’hanno giurata a Lotito e ora si trovano in forte difficoltà, poiché il calcio è legato ai risultati e coi risultati è cambiato il vento, montato soprattutto in mezzo alle difficoltà della scorsa stagione. Per primi la giurarono a Lotito gli Irriducibili. Il gruppo che fu egemone in Curva Nord, uno dei gruppi più forti e capaci di strategia di tutto il movimento ultras, non solo in Italia, incerto tra pulsioni neo-manageriali e disegni politico-ideologici propri della destra antisistema, dopo un breve periodo in cui si era illuso di poter «gestire» Lotito esattamente come era successo con i dirigenti che lo avevano preceduto, contrastò radicalmente il presidente quando si vide tagliare sotto i piedi l’erba che aveva contribuito ad alimentare il suo potere sul tifo organizzato della curva laziale. La vicenda Chinaglia fu l’inizio della fine. Coltivando forse l’illusione di poter condizionare direttamente un grande club, gli Irriducibili entrarono in un gioco più grande di loro e finirono nei guai (anche oltre le loro colpe, probabilmente, da un punto di vista strettamente giudiziario). Reagirono rabbiosamente, mobilitando la piazza e i mass media locali. Lotito, forte della volontà generale del calcio contemporaneo di ripristinare un governo forte e credibile sull’intero movimento, non ha ceduto di un centimetro e ora il vento soffia dalla sua parte. Gli Irriducibili si sono sciolti e sembra che in Curva Nord non vi siano più gruppi organizzati (quanto durerà questa assenza?), il tifo ha ripreso con forza e gioia e i cori contro Lotito non ci sono più o durano pochi secondi, morendo nell’indifferenza generale.
Chi esce con le ossa rotte da questa buona stagione della Lazio è anche gran parte della comunicazione della Capitale. In questo campo ci sono stati errori grandi e indubitabili da parte del presidente laziale, ma la reazione è stata insieme spropositata e irragionevole. In molti si sono opposti frontalmente a Lotito, che non mandava più i calciatori in trasmissione o che si inimicava i tifosi o gli ex-calciatori più sensibili al traino degli ultras. Ma la stampa e i media romani, soprattutto quelli che parlano al tifo laziale, sono stati incapaci di ragionare sulla realtà, di interpretarla e di renderne conto in maniera credibile. Ecco allora che oggi opinionisti delle testate più prestigiose della città, direttori disabituati a occuparsi con equilibrio delle cose di casa Lazio, ex-campioni incapaci di distinguere nella loro critica tra Lazio e Lotito, si trovano costretti a compiere penose pirolette, oppure a sbattere la testa contro il muro con critiche fuori dal tempo e dalla realtà. C’è poi chi non si arrende e continua a scrutare i movimenti in Borsa nella speranza di un prossimo, imminente, cambio di vertice; ci sono quei tifosi (pochi o tanti?), anche essi a modo loro «irriducibili», che non si godono il successo della loro squadra perché esso rafforza l’odiato presidente; e quelli infine che hanno preferito non abbonarsi per non sostenere una Lazio, «questa» Lazio, che non riescono più ad amare. Se tutti costoro sapranno far prevalere l’amore per la Lazio, per l’unica Lazio reale, che è questa, prima in classifica e spettacolare nel suo gioco, saranno anch’essi vincitori. Perché la Lazio, in fondo, è di chi la ama.
Ma dove può arrivare questa squadra? Nessuno può ancora dirlo. I tifosi sognano ma non si sbilanciano, affermando che già il quarto posto sarebbe un miracolo. Una posizione saggia. L’aquila che vola prima di ogni partita sullo Stadio Olimpico (altra scelta indovinata della Società di Lotito che ha fatto il giro del mondo) domenica scorsa si è posizionata sul cornicione più alto e non è voluta più scendere. La leggenda narra che più tempo passa prima del ritorno al suolo nel prepartita, più è possibile che la Lazio vinca. Cosa vorrà dire quel suo restare lì sopra, guardando tutti dall’alto in basso?

(Guido Liguori Antonio Smargiasse)

Online Il lodolaio

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Re:La Lazio e i mass media
« Risposta #902 : Martedì 26 Ottobre 2010, 08:20:03 »
Buzzurro sarà Beha.
Oh vivacchiare...

CiPpi

Re:La Lazio e i mass media
« Risposta #903 : Martedì 26 Ottobre 2010, 08:23:06 »
...
La leggenda narra che più tempo passa prima del ritorno al suolo nel prepartita, più è possibile che la Lazio vinca.
...

eccaalla'. sgraaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaat  :P

Offline Fraplaya

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Re:La Lazio e i mass media
« Risposta #904 : Martedì 26 Ottobre 2010, 08:48:03 »
L'articolo di Beha e' buzzurro.
Quello di Liguori mi piace molto, in particolare il richiamo alla leggenda.
Imho
"l'attacco fa vendere i biglietti, ma la difesa fa vincere le partite" (V.Lombardi)

Bill Kelso

Re:La Lazio e i mass media
« Risposta #905 : Martedì 26 Ottobre 2010, 09:00:21 »
Beha chi?
Quello di Italia Camerun?



bak

Re:La Lazio e i mass media
« Risposta #906 : Martedì 26 Ottobre 2010, 09:19:17 »
(Guido Liguori Antonio Smargiasse)

Bentornati  ;D

Chi è che ha a portata di mano la mail di Beha ? Gli è che c'ho qualcosina da dirgli, magari in pausa pranzo.

Offline Brunogiordano

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Re:La Lazio e i mass media
« Risposta #907 : Martedì 26 Ottobre 2010, 09:23:14 »
Veramente l'ultima volta che abbiamo giocato a Belgrado è stato nel 1999, cosa scrivono ogni volta che accompagnano il loro club a Belgrado ?

No, mi pare che ci abbiamo giocato anche nella Uefa 2002-03. Quella in cui raggiungemmo la semifinale con la banda Mancini. Stella Rossa - Lazio. Ma non ricordo di cronache sulla visita dei tifosi laziali alla tigre tumulata.
"E' più difficile descriverla che sentirla la Lazialità: è signorilità non di carattere esteriore, è cosa che si sente dentro, della quale ci si sente orgogliosi. E' un messaggio che tocca i cuori, la mente, la sensibilità e ci innalza verso il cielo, è un messaggio di costume di vita"
RENZO NOSTINI

Bill Kelso

Re:La Lazio e i mass media
« Risposta #908 : Martedì 26 Ottobre 2010, 09:25:04 »
Citazione da: Monteverde74 - Ieri alle 01:27:46
ve siete persi lo show di di canio su controcampo.....al confronto, plastino è un ultrà del presidente....
che tristezza paolè....sperare che la Lazio cada solo per continuare a dire che odi lotito



I due autogol al derby lo hanno distrutto.


Oddio! Questa non l'avevo letta!!!


 :lol: :lol:

Offline aquilafelyx

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Re:La Lazio e i mass media
« Risposta #909 : Martedì 26 Ottobre 2010, 09:52:56 »
Bentornati  ;D

Chi è che ha a portata di mano la mail di Beha ? Gli è che c'ho qualcosina da dirgli, magari in pausa pranzo.

http://www.olivierobeha.it/scrivi.php

salutalo anche per me ;)
M'illumino di Lulic

Bajo las águilas silenciosas, la inmensidad carece de significado.


Chi ha paura di perdere non merita di vincere

Bill Kelso

Re:La Lazio e i mass media
« Risposta #910 : Martedì 26 Ottobre 2010, 10:12:03 »
Oddio!
Guidone questa mattina sta cercando di parlare di musica rock. Tre parole sugli Stones (che non sopportavano i Beatles) e quaranta cazzate.
Fate qualcosa, vi prego!
 ;D

Offline fish_mark

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Re:La Lazio e i mass media
« Risposta #911 : Martedì 26 Ottobre 2010, 10:21:44 »
Oddio!
Guidone questa mattina sta cercando di parlare di musica rock. Tre parole sugli Stones (che non sopportavano i Beatles) e quaranta cazzate.
Fate qualcosa, vi prego!
 ;D

Purtroppo, compie danni irreparabili al tessuto culturale romano, quando prova ad uscire dalle colonne d'Ercole rappresentate da Trippanera e er Tassinaro.
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Offline Rupert

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Re:La Lazio e i mass media
« Risposta #912 : Martedì 26 Ottobre 2010, 10:28:02 »
Buzzurro sarà Beha!
"...e gente giusta che rifiuti di esser preda
di facili entusiasmi e ideologie alla moda!"

LOTITO VATTENE!

Errare è umano, perseverare è da Lotito!

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Re:La Lazio e i mass media
« Risposta #913 : Martedì 26 Ottobre 2010, 10:49:12 »
Oddio!
Guidone questa mattina sta cercando di parlare di musica rock. Tre parole sugli Stones (che non sopportavano i Beatles) e quaranta cazzate.
Fate qualcosa, vi prego!
 ;D
Ai livelli di Cedrone quando parla di musica rock degli anni 70 ?  8)
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Offline WombyZoof

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Re:La Lazio e i mass media
« Risposta #914 : Martedì 26 Ottobre 2010, 10:59:25 »
se dico quello che penso di beha mi arrestano 

neanche gli scrivo, ma prima o poi lo incontro e chiederò spiegazioni in modo civile  di questa storia dei buzzurri.


«Per un centimetro Beppe, per un centimetro»

Bill Kelso

Re:La Lazio e i mass media
« Risposta #915 : Martedì 26 Ottobre 2010, 11:01:23 »
Ai livelli di Cedrone quando parla di musica rock degli anni 70 ?  8)


Peggio!

Ha mandato Paint It Black dicendo che era un pezzo del 1972.... :D :D

(Ma cazzo, Guidò! Te voi documentà prima?)

RobCouto

Re:La Lazio e i mass media
« Risposta #916 : Martedì 26 Ottobre 2010, 11:07:28 »
Beha non s'è più ripreso da quando "fiutò" la pista di Italia-Camerun, grazie a un cuoco, tale Orlando Moscatelli, che gli scucì un po' di soldi riempiendolo di "si dice", facendolo vagare tra Corsica e Yaoundé (capitale del Camerun) e alla fine lasciandolo con un pezzo di nulla in mano: ma abbastanza secondo l'Oliviero per scriverci un libro: che però fu pubblicato da editori di nicchia, perché quelli grandi non sapevano che farsene. Se a me un editore rifiuta di pubblicare un libro, mi viene da pensare che sia una ciofeca, ma la spiegazione del "complotto" è molto più gratificante, no?

Da allora il Beha, che prese una cantonata gigantesca visto che non ha mai allegato uno straccio di elemento a supporto della sua tesi, ha vagato qui e là, tra un'ospitata e un incaricuccio a tempo, avendo bruciato quella che sembrava una promettente carriera. La rabbia accumulata ne ha anche alterato i tratti, che appaiono intristiti e abbrutiti per via della mandibola perennemente contratta. E' chiaro come l'astio verso il mondo, incapace di apprezzare la sua Rivelazione, sfoghi come può: la Lazio è un bersaglio facile e comodo.

Ci saluti Tokoto, se lo incontra. 

Offline fish_mark

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Re:La Lazio e i mass media
« Risposta #917 : Martedì 26 Ottobre 2010, 11:08:11 »
Ai livelli di Cedrone quando parla di musica rock degli anni 70 ?  8)

No, scusa, Cedrone al confronto sta ai livelli di Carlo Massarini.
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Offline CeiZanettiGarbuglia

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Re:La Lazio e i mass media
« Risposta #918 : Martedì 26 Ottobre 2010, 11:28:48 »
Chiamatelo Aquila. La rivincita di Lotito (Il Manifesto 26.10.2010)

Comunque finisca l’attuale momento di gloria della Lazio, il suo sorprendente inizio di stagione che la vede dopo otto giornate in fuga sul resto del gruppo ha già determinato nell’ambiente biancoceleste vincitori e vinti. Iniziamo dai vincitori. Al primo posto, il presidente di calcio più contestato del mondo, Claudio Lotito. Insultato, deriso, persino minacciato, Lotito continua a dimostrare di non essere l’ultimo arrivato, allestendo in puro regime di autofinanziamento (le uscite sono in relazione alle entrate) squadre di tutto rispetto. Tra gennaio e agosto ha preso Dias ed Hernanes, Floccari e Biava (ora tutti titolari), dopo aver riscattato Matuzalem e Zarate. In precedenza aveva portato alla Lazio Lichtsteiner, Radu, Muslera, Kolarov, Berhami e altri. La squadra prima in classifica quest’anno lascia in panchina gente del calibro di Matuzalem e Rocchi, ma anche Foggia, Bresciano e Stendardo, oltre ad alcuni giovani interessanti (Kozak, Cavanda e Diakite). Lo scorso anno le difficoltà di inserimento dell’allenatore Ballardini (che pure aveva fatto bene in piazze minori) e le conseguenze di una strategia fondata sul rifiuto di qualsiasi mediazione di fronte all’assalto dei grandi club a Pandev e Ledesma, con quest’ultimo rimasto però col cerino in mano, avevano fatto virare verso il fallimento una stagione pure iniziata trionfalmente a Pechino. Lotito si è ripreso alla grande chiamando Reja e assecondandone le scelte. Decisione saggia e fortunata, non meno di quella di Delio Rossi, per molte stagioni dall’ottimo rendimento in panchina. Antipatico a molti, Lotito, ma niente affatto facile da attaccare nelle sue strategie societarie. Almeno per chi non ami arrampicarsi sugli specchi.
Il secondo vincitore è Igli Tare. Il gigante albanese, anche lui deriso spesso e poco amato, da quando è passato dietro la scrivania, ha portato alla Lazio giocatori importanti. Guardando la classifica e la qualità del gioco c’è da chiedersi davvero quanto serva avere in società direttori sportivi come i lodatissimi e costosi Corvino o Marotta.
Il terzo vincitore è Reja, mai così in alto nella sua lunga carriera. Nella Lazio ha conquistato tutti. Poco dopo il suo arrivo strinse a Norcia un patto di ferro coi calciatori, e da allora la Lazio, sommando, in forma spuria, certo, le partite della scorsa stagione e quelle della attuale, ha fatto più punti di tutte le squadre di serie A. Il tecnico studia le partite con cura e cambia gli schemi a seconda dell’avversario. Sta trasformando Zarate in un calciatore completo. Ha rilanciato Biava contro gli scettici, ha arretrato Matuzalem come vice Ledesma. Insomma, non ne sbaglia una. Spogliatoio unito, giocatori motivati e solidali, schemi che funzionano: Reja ha fatto miracoli.
Chi sono invece gli sconfitti, in casa biancoceleste? Tutti coloro che negli scorsi anni l’hanno giurata a Lotito e ora si trovano in forte difficoltà, poiché il calcio è legato ai risultati e coi risultati è cambiato il vento, montato soprattutto in mezzo alle difficoltà della scorsa stagione. Per primi la giurarono a Lotito gli Irriducibili. Il gruppo che fu egemone in Curva Nord, uno dei gruppi più forti e capaci di strategia di tutto il movimento ultras, non solo in Italia, incerto tra pulsioni neo-manageriali e disegni politico-ideologici propri della destra antisistema, dopo un breve periodo in cui si era illuso di poter «gestire» Lotito esattamente come era successo con i dirigenti che lo avevano preceduto, contrastò radicalmente il presidente quando si vide tagliare sotto i piedi l’erba che aveva contribuito ad alimentare il suo potere sul tifo organizzato della curva laziale. La vicenda Chinaglia fu l’inizio della fine. Coltivando forse l’illusione di poter condizionare direttamente un grande club, gli Irriducibili entrarono in un gioco più grande di loro e finirono nei guai (anche oltre le loro colpe, probabilmente, da un punto di vista strettamente giudiziario). Reagirono rabbiosamente, mobilitando la piazza e i mass media locali. Lotito, forte della volontà generale del calcio contemporaneo di ripristinare un governo forte e credibile sull’intero movimento, non ha ceduto di un centimetro e ora il vento soffia dalla sua parte. Gli Irriducibili si sono sciolti e sembra che in Curva Nord non vi siano più gruppi organizzati (quanto durerà questa assenza?), il tifo ha ripreso con forza e gioia e i cori contro Lotito non ci sono più o durano pochi secondi, morendo nell’indifferenza generale.
Chi esce con le ossa rotte da questa buona stagione della Lazio è anche gran parte della comunicazione della Capitale. In questo campo ci sono stati errori grandi e indubitabili da parte del presidente laziale, ma la reazione è stata insieme spropositata e irragionevole. In molti si sono opposti frontalmente a Lotito, che non mandava più i calciatori in trasmissione o che si inimicava i tifosi o gli ex-calciatori più sensibili al traino degli ultras. Ma la stampa e i media romani, soprattutto quelli che parlano al tifo laziale, sono stati incapaci di ragionare sulla realtà, di interpretarla e di renderne conto in maniera credibile. Ecco allora che oggi opinionisti delle testate più prestigiose della città, direttori disabituati a occuparsi con equilibrio delle cose di casa Lazio, ex-campioni incapaci di distinguere nella loro critica tra Lazio e Lotito, si trovano costretti a compiere penose pirolette, oppure a sbattere la testa contro il muro con critiche fuori dal tempo e dalla realtà. C’è poi chi non si arrende e continua a scrutare i movimenti in Borsa nella speranza di un prossimo, imminente, cambio di vertice; ci sono quei tifosi (pochi o tanti?), anche essi a modo loro «irriducibili», che non si godono il successo della loro squadra perché esso rafforza l’odiato presidente; e quelli infine che hanno preferito non abbonarsi per non sostenere una Lazio, «questa» Lazio, che non riescono più ad amare. Se tutti costoro sapranno far prevalere l’amore per la Lazio, per l’unica Lazio reale, che è questa, prima in classifica e spettacolare nel suo gioco, saranno anch’essi vincitori. Perché la Lazio, in fondo, è di chi la ama.
Ma dove può arrivare questa squadra? Nessuno può ancora dirlo. I tifosi sognano ma non si sbilanciano, affermando che già il quarto posto sarebbe un miracolo. Una posizione saggia. L’aquila che vola prima di ogni partita sullo Stadio Olimpico (altra scelta indovinata della Società di Lotito che ha fatto il giro del mondo) domenica scorsa si è posizionata sul cornicione più alto e non è voluta più scendere. La leggenda narra che più tempo passa prima del ritorno al suolo nel prepartita, più è possibile che la Lazio vinca. Cosa vorrà dire quel suo restare lì sopra, guardando tutti dall’alto in basso?

(Guido Liguori Antonio Smargiasse)

Che bello!!! non scriviamo solo a Beha per lamentarci, scriviamo anche a questi bravi professinisti per complimentarci!!
Non sono tifoso di una squadra, sono Laziale!

IB

Re:La Lazio e i mass media
« Risposta #919 : Martedì 26 Ottobre 2010, 11:30:57 »
No, mi pare che ci abbiamo giocato anche nella Uefa 2002-03. Quella in cui raggiungemmo la semifinale con la banda Mancini. Stella Rossa - Lazio. Ma non ricordo di cronache sulla visita dei tifosi laziali alla tigre tumulata.

Incontrammo il Partizan nella Coppa Uefa 2004/2005 con Mimmo Caso in panchina.