Autore Topic: Cragnotti stasera Sport Uno su banche, FIGC, Lazio e Lotito  (Letto 1790 volte)

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Offline chinaglia

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Cragnotti stasera Sport Uno su banche, FIGC, Lazio e Lotito
« : Domenica 1 Dicembre 2013, 15:25:00 »
Cragnotti a Sport Uno: "Con Franco Sensi volevamo far diventare Roma anche la Capitale del calcio

"Avevamo eliminato le squadre del Nord. Con Calciopoli qualcosa si è scoperto su come era governato allora il calcio italiano e si è capito perché abbiamo vinto così poco. Noi eravamo troppo avanti. Il calcio italiano manca di mentalità imprenditoriale. Lo staff dirigenziale della banca non era all’altezza per poter sostenere progetti di ampia visione. Ed è il problema che affligge ancora oggi tutto il sistema industriale italiano"


Banche e plusvalenze, Scudetti e stadi. È un Sergio Cragnotti a tutto campo quello intervistato da Stefano Greco per la seconda puntata di “48 minuti” il programma di Sport Uno (visibile al canale 60 del digitale terrestre e al 44 di Tivusat) – in onda oggi alle ore 16 e in replica alle 21 - che ogni settimana ospita un grande personaggio dello sport per un’intervista a 360°.

Formatosi nel gruppo Ferruzzi, negli anni ’90 dà vita ad un grande gruppo alimentare che ruota intorno alla Cirio, che però terminerà in un crack per il quale Cragnotti è stato condannato in primo grado a 9 anni di reclusione. Sale alla ribalta dei media nel 1992, quando acquista la SS Lazio portandola a diventare la prima società calcistica quotata in Borsa nel 1998, e a vincere 7 trofei in due anni, compreso lo Scudetto del 2000. Nel 2002 inizia la crisi del suo gruppo che lo porta a cedere tutto alle banche.

E proprio da una banca, Capitalia (fusasi nel 2007 con Unicredit), parte l’attacco di Cragnotti. “La Banca di Roma negli anni novanta governava il territorio romano. [La Lazio] rappresentava un buon investimento, e poi era un affare di cuore. Ma non credo che sia stato il presidente Geronzi a decidere di far mancare il sostegno alla mia idea industriale e calcistica, ma da chi faceva parte della sua equipe. Lo staff dirigenziale della banca non era all’altezza per poter sostenere progetti di ampia visione. Ed è il problema che affligge ancora oggi tutto il sistema industriale italiano”.

La stessa accusa Cragnotti la indirizza alla FIGC e al calcio italiano. “Il calcio italiano manca di mentalità imprenditoriale. Ma non mi sono mai pentito di essere entrato nel mondo del calcio. Mi è mancata solo la Champions League, alla quale volevo arrivare attraverso un progetto industriale che la Federcalcio rifiutò, ma che poi in seguito hanno copiato tutti. Noi eravamo troppo avanti. La quotazione era il mezzo per portare la Lazio nel mercato globale tramite le vittorie e la Lazio all’epoca era la squadra più forte del mondo, come ha raccontato anche Sir Alex Ferguson, che raccontato avere tra i grandi rimpianti della sua vita l’aver perso la finale di Supercoppa a Montecarlo contro di noi. E la maglia della Lazio si vendeva come prima maglia nei negozi ufficiali del Manchester United”.

Temi di questi giorni: gli stadi di proprietà e gli investimenti stranieri. “In quel momento c’era veramente la volontà di costruire lo stadio. Avevamo individuato l’area (la Bufalotta), poi per i soliti problemi burocratici il progetto venne meno. Oggi, come è successo con l’Inter e come succederà con altri, i capitali stranieri arriveranno nel calcio italiano se saprà dare delle assicurazioni agli investitori. Il sistema è globale, il calcio non può essere più un qualcosa di provinciale, che si limita ad una stracittadina, legando le soddisfazioni ad una vittoria nel derby

L’alleanza con Franco Sensi. “Franco Sensi riconobbe che sostenere idee comuni avrebbe dato forza alla Roma come alla Lazio. Volevamo far diventare Roma anche la Capitale del calcio italiano. E per qualche anno ci siamo riusciti. Con la nostra presenza al vertice avevamo eliminato le squadre del Nord. Ma il grande progetto industriale si è interrotto bruscamente con l’uscita di scena del sottoscritto e a causa della malattia di Franco. E con Calciopoli qualcosa si è scoperto su come era governato allora il calcio italiano e si è capito perché abbiamo vinto così poco”.

Per vincere gli investimenti furono enormi. “Si è investito tanto, ma la logica era che si comprava un grande campione e si cedevano un paio di buoni giocatori che avevamo valorizzato per finanziare l’operazione. Le cosiddette plusvalenze. Signori all’inizio, per dare alla gente un idolo in cui identificarsi, Mancini era un grande campione e anche un uomo di personalità e di grande intelligenza – con cui alla fine il rapporto si rovinò per ragioni personali - poi Veron, Boksic, un mio pupillo, e Nedved, che fu una scoperta di Zeman”.

Chiosa finale sul suo successore la Lazio, Claudio Lotito e un’ultima stoccata a Capitalia. “[Il debito della Lazio] non l’ho creato io. Ha preso tutto in mano in mano la banca, compresa la gestione della squadra di calcio. Evidentemente qualcosa non ha funzionato. Lotito ha fatto quello che si prevedeva e che poteva fare. Ha tirato fuori da una crisi profonda la società e gli ha dato una stabilità, ma per ottenere i grandi risultati servono grandi investimenti, quindi credo che il presidente dovrà fare uno sforzo, oppure chiedere aiuto all’azionariato”.

La programmazione: “48  minuti” va in onda con due puntate ogni settimana. La prima ogni lunedì alle 18 e in replica il sabato alle 21, la seconda alle 16 e alle 21

Offline Frusta

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Re:Cragnotti stasera Sport Uno su banche, FIGC, Lazio e Lotito
« Risposta #1 : Domenica 1 Dicembre 2013, 15:31:34 »
Bei tempi  :)
Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.

Offline fish_mark

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Re:Cragnotti stasera Sport Uno su banche, FIGC, Lazio e Lotito
« Risposta #2 : Domenica 1 Dicembre 2013, 17:02:56 »
appena finita di vedere.
un altro bel momento con chi ha avuto visione e ambizione con colui che oltre a vincere realizzo  la prima grande mutazione antropologica del laziale.
ci riproveremo prima o poi caro sergio stanne certo
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CP 4.0

Re:Cragnotti stasera Sport Uno su banche, FIGC, Lazio e Lotito
« Risposta #3 : Domenica 1 Dicembre 2013, 17:22:04 »
L'ha detto qualcosa di nuovo?

Boks XV

Re:Cragnotti stasera Sport Uno su banche, FIGC, Lazio e Lotito
« Risposta #4 : Domenica 1 Dicembre 2013, 17:33:06 »
non serve che Lui dica qualcosa di nuovo.
serve che qualcun'altro la faccia.

Pomata

Re:Cragnotti stasera Sport Uno su banche, FIGC, Lazio e Lotito
« Risposta #5 : Domenica 1 Dicembre 2013, 17:44:48 »
non serve che Lui dica qualcosa di nuovo.
serve che qualcun'altro la faccia.

Esatto, Lotito potrebbe chiedere aiuto al mercato ossia i piccoli azionisti.

Offline MagoMerlino

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Re:Cragnotti stasera Sport Uno su banche, FIGC, Lazio e Lotito
« Risposta #6 : Domenica 1 Dicembre 2013, 17:52:25 »
Esatto, Lotito potrebbe chiedere aiuto al mercato ossia i piccoli azionisti.
Ovvero? Spiega.
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Online disabitato

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Re:Cragnotti stasera Sport Uno su banche, FIGC, Lazio e Lotito
« Risposta #7 : Domenica 1 Dicembre 2013, 17:55:51 »
Esatto, Lotito potrebbe chiedere aiuto al mercato ossia i piccoli azionisti.

Torna in te, ti stai fishizzando.
DISCLAIMER: durante la scrittura di questo post non è stata offesa, ferita o maltrattata nessuna categoria di utenti o nessun utente in particolare. Ogni giudizio su persone, cose o utenti rimane nella mente dello scrivente e per questo non perseguibile.

CP 4.0

Re:Cragnotti stasera Sport Uno su banche, FIGC, Lazio e Lotito
« Risposta #8 : Domenica 1 Dicembre 2013, 18:05:05 »
Devo ave' letto male. Pensavo l'intervista non fosse al presidente in carica.

Pomata

Re:Cragnotti stasera Sport Uno su banche, FIGC, Lazio e Lotito
« Risposta #9 : Domenica 1 Dicembre 2013, 18:10:10 »
Ovvero? Spiega.

Sergio dice che si potrebbe chiedere aiuto al mercato, no? È chiaro che faceva riferimento a quel restante 32/33% di azionisti che stanno facendo la fila x immettere fondi x la nostra causa.

Sempre e quando gli vada a genio il pantone.

Offline MagoMerlino

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Re:Cragnotti stasera Sport Uno su banche, FIGC, Lazio e Lotito
« Risposta #10 : Domenica 1 Dicembre 2013, 18:14:26 »
Sergio dice che si potrebbe chiedere aiuto al mercato, no? È chiaro che faceva riferimento a quel restante 32/33% di azionisti che stanno facendo la fila x immettere fondi x la nostra causa.

Sempre e quando gli vada a genio il pantone.
il primo che dovrebbe immettere fondi è il panzone (non il pantone) quantomeno per ripagare della visibilità che continua a garantirgli la Lazio.
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Zapruder

Re:Cragnotti stasera Sport Uno su banche, FIGC, Lazio e Lotito
« Risposta #11 : Domenica 1 Dicembre 2013, 18:20:05 »
De Angelis ha massacrato Cragnotti per anni.

Offline fish_mark

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Re:Cragnotti stasera Sport Uno su banche, FIGC, Lazio e Lotito
« Risposta #12 : Domenica 1 Dicembre 2013, 19:17:58 »
ricorrere al mercato significa tante cose piccoli azionisti, altri soci, prestiti delle banche.
tutto questo parte dalla sua affermazione per cui se si vogliono grandi risultsti vi vogliono grandi investimenti.
ma la domanda di partenza e se si vogliono i grandi risultati e la risposta hia si e avuta; no,.non necessariamente, perche la lazio sta gia bene cosi.
un uomo di una certà mi offriva sempre olio canforato, spero che ritorni presto l'era del cinghiale biancoazzurro
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Re:Cragnotti stasera Sport Uno su banche, FIGC, Lazio e Lotito
« Risposta #13 : Domenica 1 Dicembre 2013, 20:34:25 »
ricorrere al mercato significa tante cose piccoli azionisti, altri soci, prestiti delle banche.
tutto questo parte dalla sua affermazione per cui se si vogliono grandi risultsti vi vogliono grandi investimenti.
ma la domanda di partenza e se si vogliono i grandi risultati e la risposta hia si e avuta; no,.non necessariamente, perche la lazio sta gia bene cosi.

Magari intendeva il monopoli.

Zapruder

Re:Cragnotti stasera Sport Uno su banche, FIGC, Lazio e Lotito
« Risposta #14 : Domenica 1 Dicembre 2013, 20:39:43 »
ricorrere al mercato significa tante cose piccoli azionisti, altri soci, prestiti delle banche.
tutto questo parte dalla sua affermazione per cui se si vogliono grandi risultsti vi vogliono grandi investimenti.
ma la domanda di partenza e se si vogliono i grandi risultati e la risposta hia si e avuta; no,.non necessariamente, perche la lazio sta gia bene cosi.

Tutte sciocchezze, Cragnotti ha investito solo nei primi due anni, poi iniezioni di soldi nella Lazio non ne ha fatte più.

Peccato, il Dottore ha scelto di darsi in pasto agli stessi squali che lo divoravano quando faceva grande la Lazio, e che contestavano a morte pure lui. Ormai alcuni mai-laziali hanno sfondato abbondantemente qualunque soglia di credibilità. Poi vanno alla radio a dire "io sono contento di questo presidente".

Offline WombyZoof

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Re:Cragnotti stasera Sport Uno su banche, FIGC, Lazio e Lotito
« Risposta #15 : Domenica 1 Dicembre 2013, 21:08:18 »
i tempi sono cambiati, oggi è pura utopia pensare di ricorrere al mercato come fece cragnotti. 
non ci sono più le banche di una volta, e gli azionisti sono già rimasti bruciati.

al netto di sceicchi ad oggi inesistenti, l'unica prospettiva realistica di crescita è quella dei piccoli passi, stagione dopo stagione, vendendo bene per comprare meglio.
ma non bisogna sbagliare una mossa, e anche avere un po' di fortuna.


«Per un centimetro Beppe, per un centimetro»

darienzo

Re:Cragnotti stasera Sport Uno su banche, FIGC, Lazio e Lotito
« Risposta #16 : Domenica 1 Dicembre 2013, 22:39:23 »
Ho capito che c'è la Lazio e l'anti-Lazio, bisogna prenderne atto.
Questa si è sedimentata attraverso centinaia di ore di trasmissioni radio e televisive.
Il mio augurio è quello di riuscire a recuperare una unità di intenti, con alcuni di voi.
Un saluto caldo

geddy

Re:Cragnotti stasera Sport Uno su banche, FIGC, Lazio e Lotito
« Risposta #17 : Lunedì 2 Dicembre 2013, 07:48:47 »
il primo che dovrebbe immettere fondi è il panzone (non il pantone) quantomeno per ripagare della visibilità che continua a garantirgli la Lazio.
Ripagare la visibilità che continua a garantirgli la Lazio? Dovrebbe pagare per andare in televisione come presidente di una società che gli appartiene? Ho capito bene?

Offline Fabio70rm

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Re:Cragnotti stasera Sport Uno su banche, FIGC, Lazio e Lotito
« Risposta #18 : Lunedì 2 Dicembre 2013, 09:05:21 »
Non so se è la stessa intervista comunque:

http://www.cittaceleste.it/notizie/inprimopiano/notizia/13943-cragnotti-eravamo-troppo-avanti-la-banca-ha-ucciso-il-progetto

ROMA - "Noi eravamo troppo avanti. Il calcio italiano manca di mentalità imprenditoriale. Lo staff dirigenziale della banca non era all’altezza per poter sostenere progetti di ampia visione. Ed è il problema che affligge ancora oggi tutto il sistema industriale italiano".

Banche e plusvalenze, Scudetti e stadi. È un Sergio Cragnotti a tutto campo quello intervistato da Stefano Greco per la seconda puntata di “48 minuti” il programma di Sport Uno (visibile al canale 60 del digitale terrestre, 5060 decoder SKY HD e al 44 di Tivusat) che ogni settimana ospita un grande personaggio dello sport per un’intervista a 360°.

Formatosi nel gruppo Ferruzzi, negli anni ’90 dà vita ad un grande gruppo alimentare che ruota intorno alla Cirio, che però terminerà in un crack per il quale Cragnotti è stato condannato in primo grado a 9 anni di reclusione. Sale alla ribalta dei media nel 1992, quando acquista la SS Lazio portandola a diventare la prima società calcistica quotata in Borsa nel 1998, e a vincere 7 trofei in due anni, compreso lo Scudetto del 2000. Nel 2002 inizia la crisi del suo gruppo che lo porta a cedere tutto alle banche.

E proprio da una banca, Capitalia (fusasi nel 2007 con Unicredit), parte l’attacco di Cragnotti: “La Banca di Roma negli anni novanta governava il territorio romano, in tutti i campi compreso quello sportivo. Calleri all’epoca lavorava con la banca e furono loro a traghettare la società da lui a me. La pagai 30 miliardi, una cifra enorme per l’epoca, ma rappresentava un buon investimento per diversificare la mia attività. E poi era un affare di cuore per mio fratello, lazialissimo, mentre per me all’inizio la Lazio era più un hobby che una passione”.

 

“Il calcio italiano manca di mentalità imprenditoriale, anche a causa dei limiti imposti da regolamenti antichi imposti dalle federazioni nazionali e internazionali. Non si riesce a considerare una società di calcio come una realtà industriale. Nonostante tutti questi limiti non mi sono mai pentito di essere entrato nel mondo del calcio, perché ho ottenuto il massimo che si può ottenere, ovvero il risultato finale, la vittoria. Anche se per arrivarci è servito molto tempo. Mi è mancata solo la Champions League, alla quale volevo arrivare, attraverso un progetto industriale che la Federcalcio rifiutò, ma che poi in seguito hanno copiato tutti”.

 

“La mia preparazione internazionale vi faceva passare per un innovatore e mi ha consentito di fare cose che in Italia non faceva nessuno, come la quotazione in Borsa della società. I club inglesi hanno fatto la loro fortuna con la quotazione in Borsa, ma in Italia non è stato così, anche per colpa delle tante, troppe regole. E questa limitazione causata dalla troppa burocrazia era ed è una forte limitazione per il calcio italiano e per l’intero sistema-paese”.

 

“Sulla quotazione in Borsa delle società c’è stato un errore di principio. Il sostegno di questa quotazione doveva arrivare dalla tifoseria, non doveva essere un’operazione speculativa. Le azioni di una società di calcio sono viste come un mezzo per speculare, tramite un evento, una vittoria. Il mio intento invece era dare alla società un sostegno permanente, per finanziare quei progetti che avrebbero consentito alla società di crescere. E la quotazione era il mezzo per realizzare tutto questo. Per portare la società fuori dal mercato romano, nel mercato globale. Come ha fatto ad esempio il Manchester United. Io, tramite le vittorie in campo nazionale e internazionale, volevo portare la Lazio a quelli livelli. Io ricordo che quando ero presidente e stavo spesso in Inghilterra per lavoro, ricordo che la maglia della Lazio si vendeva come prima maglia nei negozi ufficiali del Manchester United, era esposta all’entrata, a dimostrazione che venivamo considerati una squadra vincente. Non in ambito regionale, ma mondiale”.

 

“Lo riconobbe anche Sir Alex Fergusson, grandissimo uomo di calcio, quando disse che uno dei grandi rimpianti della sua vita era stato perdere la finale di Supercoppa a Montecarlo contro la Lazio, che a detta sua all’epoca era la squadra più forte del mondo. Quella sua frase mi ha riempito di gioia, tanto che ho fatto un quadretto di queste sue dichiarazioni. Per ricordare quello che siamo riusciti a costruire e che ora qualcuno dimentica. Perché con noi la Lazio è diventata uno dei club più importanti del Mondo”.

 

Roma e Lazio hanno vinto sempre poco, in due hanno conquistato meno scudetti del Bologna, perché?

“Il grande progetto industriale di Lazio e Roma si è interrotto bruscamente con l’uscita di scena del sottoscritto e di Franco Sensi. Quando sono stato costretto ad uscire dal calcio, noi eravamo primi o secondo in classifica e il progetto era avviato per consentire alla società di restare in modo permanente al vertice. E anche Franco Sensi era riuscito a costruire un grande progetto che si è interrotto a causa della sua malattia e della mancanza di continuità”

 

- Lei fece un’alleanza con Sensi per combattere lo strapotere del Nord, mentre Roma e Lazio ora sono su fronti opposti. Queste divisioni tra Lazio e Roma non sono un po’ il limite del calcio romano?

“Senz’altro. Rappresentano il provincialismo del calcio romano. Anche all’epoca ne discutemmo tantissimo con Sensi e Franco riconobbe che sostenere idee comuni avrebbe dato forza alla Roma come alla Lazio. Perché volevamo far diventare Roma anche la Capitale del calcio italiano. E per qualche anno ci siamo riusciti, perché arrivavamo sempre primi, secondi, al massimo terzi. E con la nostra presenza al vertice avevamo eliminato squadre del Nord che l’avevano sempre fatta da padrone. Poi si è tornati indietro. Questo è un limite che deve essere superato. Anche Inter e Milan stringono alleanze e si scambiano i giocatori. Si può fare una battaglia per una partita di calcio, ma non su una visione strategica del calcio”.

 

“Ho scelto Eriksson per vincere e per riuscirci mi sono affidato a lui e alla sua equipe. Il cambiamento però tardò ad arrivare e questo mi fece tentennare. Cercai allora Capello, che prima accettò, poi ci ripensò. E forse quella fuga di notizie fu molla per spingere Eriksson e la squadra a centrare i traguardi che ci eravamo prefissi”.

 

- Prima di lei la Lazio aveva vinto 2 trofei in più di 90 anni, con lei ne ha vinti 7 in poco più di 2 anni, ma qualcuno sostiene che lei ha vinto poco rispetto a quello che poteva vincere.

“Forse è vero, perché in quel momento la Lazio era veramente la squadra più forte d’Italia e tra le più grandi d’Europa. Poi con Calciopoli qualcosa si è scoperto su come era governato allora il calcio italiano e si è capito perché abbiamo vinto così poco. Dico però che sono contentissimo di quello che ho fatto, che ho costruito e per le nuove idee che ho portato. Idee che poi mi sono state riconosciute in seguito”.

 

- Qualcuna l’accusa di aver fatto saltare il banco, di aver speso più di Berlusconi e Moratti pur di vincere.

“Si è investito tanto, ma la logica era che si comprava un grande campione e si cedevano un paio di buoni giocatori che avevamo valorizzato per finanziare l’operazione. Le cosìdette plusvalenze. Siamo stati i primi a farle, ma noi le facevamo vere, apportando grandi vantaggi economici al bilancio della società. Ho fatto grandi acquisti, in tempi diversi. Signori all’inizio, per dare alla gente un idolo in cui identificarsi, poi Veron, Boksic.. E Nedved, che fu una scoperta di Zeman. Ma Boksic per me oltre che un grande idolo sportivo è stato un mio pupillo”

 

- Lei fece carte false per portare Mancini alla Lazio, ma poi fu un po’m tradito da Mancini

“Mancini era un grande campione e anche un uomo di personalità e di grande intelligenza. Alla fine il rapporto si rovinò per ragioni personali, ma più per eventi esterni che per cose interne alla Lazio, al rapporto con la banca e la famiglia Geronzi”.

 

- Nel 1999 avete perso uno scudetto in modo strano e l’anno successivo lo avete vinto in modo altrettanto strano. Esisteva già allora la Cupola che poi è venuta alla luce con Calciopoli?

“Il calcio era molto, troppo influenzato dalle potenze economiche del Nord. Occupavano tutti i posti importanti in Federcalcio e in Lega, quindi l’influenza era enorme. Poi l’assenza di una vera dirigenza ai vertici del calcio da parte delle altre società permetteva che questa gestione fosse a senso unico. C’è stato molto di strano e poi si è scoperto perché”.

 

- Moggi era solo potente o era anche bravo?

“Era un grande dirigente e un grande conoscitore. E lavorare per una grande società che influenza direttamente la conduzione del calcio gli permetteva di alzare la voce in momenti particolari”.

 

- Lei è rimasto coinvolto nello scandalo passaporti. Ma Veron era veramente italiano?

“A quanto ne sapevo era senz’altro italiano,. Aveva parenti italiani. Ma il problema è stato creato dai regolamenti, dai vincoli che spingevano qualcuno ad aggirare le regole”.

 

- Lei da anni ripete che il calcio italiano deve cambiare, deve uscire dai confini. L’ingresso di Thohir può rappresentare una svolta o una grandissima occasione per convincere altri grandi imprenditori stranieri a investire in Italia?

“E’ una questione di visione, che riguarda chi gestisce il nostro calcio. Oggi il sistema è globale, il calcio non può essere più un qualcosa di provinciale, che si limita ad una stracittadina, legando le soddisfazioni ad una vittoria nel derby o nell’arrivare prima dei rivali. Senza dubbio oggi la cosa più importante è essere riconosciuti come una realtà mondiale di un sistema che coinvolge milioni, miliardi di persone nel mondo. Io ci avevo provato coinvolgendo grandi investitori stranieri, ma evidentemente non erano ancora maturi i tempi. Noi nel 2000 e nel 2002 eravamo troppo avanti. Oggi, come è successo con l’Inter e come succederà con altri i capitali stranieri arriveranno nel calcio italiano se il calcio italiano saprà dare delle assicurazioni agli investitori. Che non sono  legate solo al risultato sportivo, ma alla possibilità di avere un ritorno in rapporto al capitale che si investe”.

 

- Geronzi, che l’ha sempre sostenuta fin dai primi passi mossi da imprenditore, decise che da un momento all’altro lei che aveva la maggioranza assoluta della Lazio doveva uscire dalla società. E quella decisione ha lasciato molte ombre sul perché e su quello che è successo dopo…

“In quel momento non credo che sia stato il presidente Geronzi a decidere di far mancare il sostegno alla mia idea industriale e calcistica. Ma la la situazione riguardava tutto il gruppo. Quello che la banca non ha sostenuto è stato il mio progetto industriale globale. E il sostegno è venuto meno da chi partecipava alla conduzione della banca e che faceva parte dell’equipe di Geronzi. In poche parole, qualcuno vicino a Geronzi non avevano capito il valore del progetto industriale ed è stato un peccato. Noi eravamo entrati nel settore del latte, nel mercato mondiale con il marchio Del Monte e volevamo portare il mercato alimentare italiano nel mondo. Il progetto era semplice, ma lo staff dirigenziale della banca non era all’altezza per poter sostenere progetti di ampia visione. Ed è il problema che affligge ancora oggi tutto il sistema industriale italiano”.

 

- Lotito sostiene che nel 2004 ha rilevato una società con oltre 500 milioni di euro di debiti, lei sostiene che ha lasciato la Lazio a dicembre del 2002 con 70 milioni di euro di debiti ampiamente garantiti dal patrimonio giocatori e non. Come è possibile che in 18 mesi si sia creato un buco del genere e soprattutto: chi lo ha creato?

“Non l’ho creato io. Il mio bilancio, approvato dalla Consob, a dicembre 2002 riportava quelle cifre. Dopo la gestione è stata rilevata dai manager della banca e io non so cosa sia accaduto. Ha preso tutto in mano in mano la banca, compresa la gestione della squadra di calcio. E’ tutto molto strano, perché è stato fatto un aumento di capitale di 120 milioni di euro, quindi non si riesce a comprendere come mai questo debito sia lievitato fino a quel punto”.

 

- Lotito però continua a ad attaccare lei ma mai chi ha gestito la Lazio in quei 18 mesi, cioè la banca. Non è un po’ singolare la cosa?

“Lo è senz’altro. Evidentemente qualcosa non ha funzionato. Io dico solo al presidente Lotito di prendersi il bilancio al 31 dicembre 2002 e di confrontarlo con il bilancio che ha trovato. Le risposte sono lì dentro. Io posso rispondere fino a quella data, perché sono uscito all’inizio di gennaio del 2003, quindi non so cosa possa essere successo”.

 

- Anche Geronzi nel suo libro sulla parte Lazio ha proprio glissato, quasi fosse una sorta di segreto di Fatima. Parliamo di quasi 500 milioni di euro e a rimetterci sono stati i tifosi e gli azionisti… 

“Bisogna vedere anche come sono rappresentati questi 500 milioni di euro, se esistono anche oppure no. Evidentemente in quel momento sono mancati i punti di riferimento all’interno della società ed è successo il caos”.

 

- Quando è caduto in disgrazia le sono rimasti vicino soprattutto i tifosi, ovvero quelli che l’avevano contestata maggiormente. Invece quanti di quelli di quelli che la abbracciavano e la applaudivano in Tribuna d’Onore le sono rimasti vicini?

“Devo dire che ancora oggi ho l’affetto dei tifosi laziali anche se sono passati più di 10 anni dalla mia uscita di scena. Andare in giro per la città e per l’Italia con la gente che ti riconosce i meriti per quello che hai fatto dieci anni prima è una grossa soddisfazione. L’affetto, e questo mi fa riflettere, sta a dimostrare che evidentemente avevamo costruito qualcosa di importante”.

 

- Lei, Cecchi Gori, Tanzi, Gaucci… E solo una coincidenza o c’è qualcosa di più se per tutti voi una volta che siete usciti dal calcio si sono aperte le porte della prigione? In Italia, essere presidenti di una società di calcio è da un certo punto di vista una garanzia di immunità?

“No, assolutamente. Essere presidente di una società calcistica significa stare nel vortice e a volte essere il capro espiatorio di eventuali fallimenti. Non credo che gli eventi che hanno toccato questi personaggi siano dovuti alle vicende calcistiche ma a quelle imprenditoriali che hanno fatto venir meno risorse alla gestione calcistica”.

 

- Lei aveva varato un progetto bellissimo, con uno stadio a forma di piramide con una struttura a vari livelli in cui arano previsti un centro commerciale, cinema e tanto altri. Le dissero che non si poteva fare nella zona che lei aveva individuato, poi su quei terreni è stato costruito di tutto. Questo è emblematico del sistema-Italia.

“In quel momento c’era veramente la volontà di portare avanti quel progetto della costruzione dello stadio, fatto da tecnici tedeschi. Avevamo individuato l’area (la Bufalotta) vicino al raccordo anulare, poi per i soliti problemi burocratici il progetto venne meno. E fu una grande pena, perché la realizzazione di quel progetto avrebbe portato alla società Lazio una dignità che forse non avrebbe mai perso”.

 

- Lo stadio è uno dei cavalli di battaglia di Lotito. Che ne pensa della sua gestione?

“Io credo che Lotito abbia fatto quello che si prevedeva e che poteva fare. Ha tirato fuori da una crisi profonda la società e gli ha dato una stabilità. Senza dubbio, per ottenere i gradi risultati servono grandi investimenti, quindi credo che il presidente dovrà fare uno sforzo, oppure chiedere aiuto all’azionariato per sostenere un grande progetto che possa portare la Lazio ad essere nuovamente una grande realtà nel mondo del calcio”.

 

- Ma lei ce lo vede Lotito che fa come Moratti che cede a Thohir e che si mette da parte o che si mette in casa un altro azionista?

“Si po’ anche cambiare nella vita”, dice ridendo, “non è che ci si ferma sulle proprie posizioni. Evidentemente per raggiungere dei fini occorre una grande idea e una grande partecipazione. Oggi senz’altro costruire uno stadio significa avere una forza finanziaria notevole e per portare grandi risultati calcistici bisogna fare grandi investimenti e quindi è vitale fondare un progetto su una base finanziaria forte. E’ vitale”.

 

- Facendo un bilancio della sua avventura di dieci anni nel mondo del calcio, è più quello che ha dato o quello che ha ricevuto?

“Io credo che sia più quello che ho dato. Anzi, non ho nessun dubbio. Abbiamo portato tante idee per la costruzione di un grande progetto: in parte realizzato, in parte rimasto nel vuoto... E’ mancato l’atto finale”.

 

- Si è mai pentito di aver preso la Lazio?

“No, assolutamente. La Lazio non è stato un elemento destabilizzante, assolutamente. Forse qualcuno lo pensa, ma sbaglia. La Lazio è stata un grande progetto industriale come tanti altri che ho portato avanti nella vita, che è riuscito molto bene, che forse non è terminato, che non è arrivato al suo punto definitivo, e questo forse è il dispiacere maggiore”.

 

- E’ stato anche un progetto di cuore, però, anche per un grande manager come lei. Forse non è un caso se lei e la Lazio siete nati lo stesso giorno. Forse era destino…

“Forse sì. Poi quando sei coinvolto in cose in cui partecipano centinaia di migliaia, milioni di persone, evidentemente questo ti galvanizza, ti da una grande forza interiore per ottenere quello che cerchi”.

 

- Lei ha parlato continuamente di progetto interrotto in questa intervista. Significa che se ci fosse l’occasione un pensierino a rientrare nel mondo del calcio lo farebbe oppure lo considera un capitolo chiuso?

“No, oramai ho raggiunto una certa età e non credo che si possa pensare ancora a progetti. Questo riguarda i giovani, riguarda coloro che hanno veramente la mentalità e la fantasia di realizzare grandi cose. Il dispiacere è stato che nel momento cruciale in cui si potevano realizzare grandi cose non c’è stato il riconoscimento di quanto avevo costruito”.

 

- Cosa si rimprovera guardando all’indietro?

“Mi rimprovero di aver creduto molte persone, di aver confidato nel sostegno di molte persone e che questo sostegno sia venuto meno”.
Polisportiva SS LAZIO, l'unica squadra a Roma che vince invece di chiacchierare!!

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Re:Cragnotti stasera Sport Uno su banche, FIGC, Lazio e Lotito
« Risposta #19 : Lunedì 2 Dicembre 2013, 09:43:28 »

Tutte sciocchezze, Cragnotti ha investito solo nei primi due anni, poi iniezioni di soldi nella Lazio non ne ha fatte più.

Peccato, il Dottore ha scelto di darsi in pasto agli stessi squali che lo divoravano quando faceva grande la Lazio, e che contestavano a morte pure lui. Ormai alcuni mai-laziali hanno sfondato abbondantemente qualunque soglia di credibilità. Poi vanno alla radio a dire "io sono contento di questo presidente".

Di fronte a queste sentenze irrevocabili non ci sono commenti da fare, anche perché inapplicabile in quanto non vincola nessuno, se non chi l’ha emessa.
L’unica cosa di cui tenere conto è il principio per cui i risultati sono direttamente proporzionali alla grandezza degli investimenti. Questo è l’insegnamento dell’esperienza di Cragnotti, il primo e unico presidente che realizzò, non tanto e non solo dei grandi obiettivi, ma una vera e propria mutazione antropologica, per non dire genetica, del tifoso laziale.


i tempi sono cambiati, oggi è pura utopia pensare di ricorrere al mercato come fece cragnotti. 
non ci sono più le banche di una volta, e gli azionisti sono già rimasti bruciati.

al netto di sceicchi ad oggi inesistenti, l'unica prospettiva realistica di crescita è quella dei piccoli passi, stagione dopo stagione, vendendo bene per comprare meglio.
ma non bisogna sbagliare una mossa, e anche avere un po' di fortuna.


Mi rifaccio a un passaggio molto significativo dell’intervista dove Cragnotti ricorda che “Si è investito tanto, ma la logica era che si comprava un grande campione e si cedevano un paio di buoni giocatori che avevamo valorizzato per finanziare l’operazione.”.
Lo stesso meccanismo per cui negli ultimi anni l’attuale presidente – come altri - ha finanziato le sue campagne acquisti. Gli sceicchi arrivano ogni tanto, non è che senza di loro non si può fare niente. C’è molto altro da fare, basta organizzarsi, lavorare e puntare in alto. Il calcio è semplice e in campo entrano sempre 11 giocatori.



Ho capito che c'è la Lazio e l'anti-Lazio, bisogna prenderne atto.
Questa si è sedimentata attraverso centinaia di ore di trasmissioni radio e televisive.
Il mio augurio è quello di riuscire a recuperare una unità di intenti, con alcuni di voi.
Un saluto caldo

Addirittura siamo arrivati l’anti-Lazio. Sono in attesa di sapere quando e dove verranno allestiti roghi pubblici per bruciare gli eretici, rei di aver contestato le sacre scritture depositate a Formello.
un uomo di una certà mi offriva sempre olio canforato, spero che ritorni presto l'era del cinghiale biancoazzurro
STURM UND DRANG
Ganhar ou perder, mas sempre com democracia