Autore Topic: la vergogna di Varsavia, raccolta di testimonianze  (Letto 3826 volte)

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la vergogna di Varsavia, raccolta di testimonianze
« : Domenica 1 Dicembre 2013, 10:57:14 »
ho raccolto in rete sui vari forum e da articoli di stampa, le testimonianze dirette dello scandalo di varsavia.  se vi va aggiungetene di nuove.   notare che qualcuno si è dichiarato colpevole pur di uscirne, teniamone conto quando si parlerà di condanne.  buona lettura. 

«un interprete ci ha consigliato di dichiararci colpevoli per evitare

ulteriori guai»,  raccontano Luca e Francesco, tifosi biancocelesti

appena riemersi dall'incubo.

 «Sono arrivato a Varsavia giovedì mattina - spiega Luca - alle 15 ci

siamo ritrovati davanti all'Hard Rock Cafe per raggiungere lo stadio

insieme agli altri tifosi. Eravamo in fondo al gruppo, circa 300

persone, quando diverse camionette della polizia ci hanno raggiunto e

superato. Abbiamo imboccato un vicolo, abbiamo trovato alcuni agenti

che ci hanno urlato contro, ci hanno accerchiato e fatto stendere per

terra. Dopo tre ore ci hanno fatto salite sulle camionette e ci hanno

trasportato nei commissariati».
A questo punto l'incubo entra nel vivo. «Quando sono arrivato -

prosegue Luca - ho trovato 18 ragazzi in manette stesi per terra in

una stanza piena di poliziotti.
Dovevano identificarci, l'hanno fatto soltanto alle otto del mattino

dopo maltrattamenti e prese in giro. Un agente ha preso di mira un

ragazzo minorenne seduto vicino a me: "Hai paura? Ora facciamo bunga

bunga come Berlusconi e poi finisci in galera", gli diceva in inglese.

Era impossibile anche dormire perché facevano rumore per tenerci

svegli. E poi mi hanno sbattuto in isolamento».
Il resto della storia, simile in molti punti, ce lo racconta

Francesco. «Sono stato fermato in piazza alle 15.30 e portato in

commissariato alle otto di sera. Mi hanno trattenuto fino alle 5 del

mattino, poi mi hanno trasferito in un carcere a trenta chilometri da

Varsavia, mi hanno chiuso in una stanza con due panche, mi hanno dato

una coperta e un cuscino. Quando sono uscito erano le 15, mi hanno

messo le manette e portato in tribunale, dove sono stato processato

senza un avvocato. C'era solo l'interprete con un consiglio: "Se ti

dichiari colpevole puoi andar via senza pagare nulla perché hai

passato la notte in stato di fermo". E così ho fatto: colpevole di

schiamazzo notturno, anche se io non ho fatto proprio niente».



Citazione da: innamoRADU - Oggi alle 07:23

Ragazzi non potete capire...

"stai bene?"
Si abbastanza..ho solo perso la sensibilita di una mano...

A mezzogiorno si rientra..ripeto: é uno scandalo

Ragazzi tanto é stato l'incubo che finché nn siamo sull aereo non

siamo tranquilli e soprattutto siamo preoccupati per gli altri laziali

ancora dentro.


“Ci hanno trattato come prigionieri di guerra, senza diritti,

ammassati a fine partita vicino ad un fiume con i cani della polizia

che ci saltavano addosso. Noi siamo andati all’appuntamento fissato e

come siamo arrivati la polizia ci ha fermato in un vicolo. Ci hanno

tenuti lì per 40 minuti per controlli, poi ci hanno portati allo

stadio. Ma sono stato solo fortunato, perché tra i 120-150 fermati ci

sono alcuni amici, ragazzi che non hanno mai girato con coltelli o

bastoni ma che sono stati portati via solo perché stavano nel gruppo

che marciava con il corteo”. E’ la denuncia di riccardo, intervistato

da Radio Capital.

Alessandro Nicoloso fa il broker per lavoro e per passione fa il dj.

Ha una sua trasmissione musicale a Radio Manà Manà e a Roma per tutti

è “EiacuLazio”, soprannome figlio del suo stendardo dell’epoca dei

grandi trionfi cragnotiani che campeggiava al centro della curva e

ovunque giocasse la Lazio. Amante del freddo e della montagna, ha

fondato la “Brigata Santa Klaus”, che altro non è che un gruppo di

amici (compresa la sorella Anna) che segue la Lazio ovunque, dal

ritiro a tutte le trasferte, soprattutto quelle in Europa.

“Ti assicuro che non avevo mai visto nulla del genere. Noi ci siamo

salvati solo perché nel nostro gruppo c’erano molte donne e quindi

abbiamo evitato il corteo. Ma non è successo nulla di grave, te lo

assicuro. E il clima era ostile fin dall’inizio. Perquisizioni

ovunque, test su alcol e droga fatti prendendo le persone a caso in

mezzo al gruppo, pensa che a mia sorella hanno sequestrato addirittura

gli adesivi della Lazio e a me lo stendardo ‘brigata Santa Klas’ solo

perché all’interno c’è un teschio. Una follia, arresti di massa che

neanche al G8 di Genova e lì successe di tutto, mentre a Varsavia non

è successo nulla, non c’è stato neanche un ferito tra i tifosi del

Legia o tra le forze dell’ordine. E questo la dice lunga”.

Claudio Flore fa l’impiegato, ha 27 anni, vive a Como per lavoro ma è

romano e laziale da sempre: “Siamo stati trattati da animali. Cose che

in Italia sarebbero classificate come violazione dei diritti

fondamentali e della libertà personale. Perquisizione in albergo e

occhi addosso ovunque. Noi siamo nell'occhio del ciclone e in alcuni

casi ce la siamo anche voluta, ma da nessuna parte mi era mai capitato

un trattamento del genere. Quattro perquisizioni in 3 metri prima di

entrare allo stadio, etilometro, all'uscita scortati per step a gruppi

di cinque verso i taxi, insultati dai poliziotti e poi abbandonati per

la città, come se non fosse bastato quello che era successo prima,

dopo alcuni ragazzi sono stati portati in bocca agli ultras del Legia

a prendere le botte. Quelli del Legia si sono permessi quello che

hanno visto tutti a Roma, hanno imperversato in città completamente

ubriachi e nessuno ha fatto nulla, mentre noi per una birra venivamo

fermati. È vero che c'è stato qualcuno che da sotto l'Hard Rock Café

ha tirato dei sassi contro una camionetta, ma siamo stati fermati

tutti, ci hanno buttato per strada come bestie, ammanettati. E solo

alcuni sono riusciti a vedere la partita. Un trattamento disumano in

quel freddo assurdo. E poi devo anche leggere sui giornali che siamo

stati noi a creare casini per la città! Spero che darete la voce anche

a noi che abbiamo la bocca tappata da questo sistema che ci considera

scomodi”.

Mirco Marchitti vive a Milano, è sposato e ha un lavoro. E’ romano di

nascita, ha 37 anni e da una vita segue la Lazio in Italia e in

Europa. Ne ha viste tante, ma un’esperienza del genere non l’aveva mai

vissuta. “E’ stata una vera e propria retata, un'azione di stampo

militaresco. Presi, buttati a terra e caricati sui cellulari e portati

via. Alcuni più fortunati sono riusciti a scappare, tanti no, tra cui

un mio amico che fino alle 21 era ancora in stato di fermo e che poi

non sono più riuscito a sentire. Allo stadio all'ingresso ci hanno

fatto l'alcol test, il droga test con un tampone, alcuni sono stati

costretti anche a spogliarsi all’aperto, con la temperatura sotto

zero. All'uscita non ti dico, ha iniziato pure a piovere ed eravamo

tutti li al freddo. Ci hanno portati fuori dallo stadio e ci hanno

fatto fermare in una stradina. E da li ci ‘liberavano’, perché il

termine esatto è proprio questo: 4/5 alla volta e caricati su un taxi.

Noi siamo stati tra i primi 150/200 forse e siamo andati via alle

23.20, qualcuno è rimasto li fino all’1 di notte. Ed è continuata

questa mattina all’aeroporto, dove appena scoprivano che eri italiano

e non polacco ti facevano spogliare. Mai vista una cosa del genere,

indegna di un paese che si definisce civile. Poi le bestie siamo noi”.

“Siamo stati abbandonati da tutti, anche dalla società”, dice Simone,

“e questa volta non c’entravamo proprio niente. In passato abbiamo

sbagliato e nessuno si è mai lamentato, ma stavolta no. La Polizia, se

vedeva un gruppo di una decisione di persone in mezzo alla strada,

anche solo ferme a parlare ma con indosso sciarpe della Lazio,

arrivava, ti prendeva, ti fermava, controllava i documenti,

perquisiva, faceva alcol test volanti e poi se era tutto a posto ti

rilasciavano. Ma se solo provavi a protestare per il trattamento, ti

portavano via. Hanno esagerato in tutto prima ma anche dopo la

partita. Ci hanno lasciato dentro lo stadio per oltre tre ore in quel

gelo, poi ci hanno fatto uscire 5 alla volta, fregandosene se stavi

con un gruppo di amici, perché fuori non c’erano autobus o navette, ma

solo dei taxi”.

E intanto, chi è rimasto a Varsavia sta vivendo una vera e propria

odissea, senza nessun aiuto da parte dell'ambasciata italiana.

Federico, 23 anni, romano, è quasi disperato: "Qui non si capisce

nulla, non si sa cosa dobbiamo fare. Non ho notizie di due miei amici

da 24 ore. Sono andato tre volte in ambasciata ma non si sbilanciano

sui tempi e non ti dicono nulla su come stanno le persone in stato

d'arresto. In tibunale oggi hanno finito i processi di alcuni dei 17,

trattenuti perché non hanno da pagare i 1600 zloty di multa. Mentre

altri ragazzi sono usciti pagando soltanto 200 zloty di multa. In

caserma non mi rilasciano informazioni perché non sono un familiare.

Risultato: sto da solo a Varsavia, con un volo spostato e due persone

che non so quando possono uscire".

 JamesOwenSullivan » 30/11/2013, 16:15

Mi hanno liberato un ora fa.Presi senza motivo e trattati come

cani...Qualcuno puo' dirmi anche per pvt che si e' detto in Italia?Un

vero incubo cazzo...

 federico87 » 30/11/2013, 4:03

ho 2 cari amici lì, ancora in stato di fermo, mi sto dannando

l'anima...l'ultimo accesso su whatsapp risale alle 18 e 20 dell'altro

ieri...fatti scendere da un taxi e arrestati senza un cazzo di motivo!

comincio a non essere poi così tanto tranquillo per questi

slittamenti, sono in contatto con le loro famiglie naturalmente, la

situazione è molto controversa, se non paghi rimani lì!


".....Io sto partendo ora da Varsavia siamo stati rapiti senza poter

far niente. Con la scusa che ci avrebbero scortati fino allo stadio,

ci hanno chiusi in un angolo di un vicolo con una luce precaria

eravamo tutti super congelati dalle 5.45 alle 7.05. C'hanno portato

allo stadio alle 8, nessuno voleva entrare ma ci hanno obbligato ad

entrare...A me veniva da piangere x il nervoso perché ho capito cosa

significa impotenza e prepotenza. Io voglio che i capi della polizia

polacca possano morire bruciati x quello che c'hanno fatto, c'erano

donne e anche qualche bambino...C'hanno fatto fare 6 km a piedi

eravamo morti. Vi giuro non ho pianto ma ho veramente sofferto tanto "

 Attilio » 30/11/2013, 18:45

Ora una parte di noi è uscita, dopo 2 giorni senza mangiare , bere, e

con i pianti di una ragazza di 20 anni messa da sola in cella che ti

facevano male al cuore, ma non riesco ad essere contento e godermi la

ma il pensiero va ai tanti ragazzi che gli hanno confermato l'arresto,

senza motivo, senza prove, li in balia di una giustizia finta, senza

prove,abbandonati da chi ci doveva tutelare e garantire l'essere per

primo cittadini italiano...

"Hanno fermato me, altri sette laziali polacchi ed oltre 70 laziali

d'Italia. Con la coscienza pulita dico che ci hanno fermato per

l'innocenza: lo dico perchè non tutte sentenze sono state ancora date.

Il denunciante della polizia voleva punirmi con un mandato di 600 PLN.

Per fortuna la corte ha aderito alla mia richiesta di respingere

questa ridicola punizione. La SPA di Bialoleka (il riferimento

all'aresto di Warszawa Bialoleka) non la raccomando. Anche se ci hanno

trattati bene sono dimagrito 5 chili. In questo momento sto tornando

da Varsavia. Devo mettere a posto tutte le mie cose e poi scrivo un

articolo. Sicuramente non lasceremo così la vicenda e chiederemo la

riparazione dell'ingiustizia."

Dovete sapere che questo trattamento dei tifosi non è anormale né

sciocante in Polonia. La polizia fa quello che je pare. Poi a governo

e alla società non je ne frega un cazzo di tifosi. In TV sono sempre

presentati come banditi o animali e sarà per questo che non vengono

rispettati. Mi dispiace che anche il mondo laziale lo doveva capire e

soffrirne conseguenze.

Che paese di merda in cui vivo...

Si sono sentiti in trappola, sono stati rastrellati: «La polizia

polacca ci ha ingannato. Eravamo all’Hard Rock Cafè, speravamo di

essere scortati allo stadio. I poliziotti ci hanno fatto strada, ma

all’improvviso ci hanno portato in una via chiusa. Ci hanno bloccato

senza motivo per due ore, le camionette ci sono venute incontro e

hanno chiuso gli accessi. Ci hanno perquisiti uno per uno. Non avevamo

fatto nulla!». Accerchiati, bloccati senza motivo, spinti in trappola.

Molti dei 150 tifosi laziali tenuti in “ostaggio” dalla polizia

polacca sino alle 19 di giovedì sono rientrati ieri a Roma. Erano a

bordo dell’aereo partito alle 14 dall’aeroporto “Chopin” di Varsavia.

Hanno raccontato l’odissea vissuta in Polonia: «Alcuni nostri amici

sono nei commissariati, gli hanno sequestrato i telefoni, i genitori

chiamano noi. Le perquisizioni sono iniziate alle 17, si sono concluse

alle 19. E quando siamo arrivati allo stadio ci hanno perquisito altre

due volte, ci hanno fatto il test dell’alcol. Avevano le telecamere,

facevano le foto segnaletiche. Con noi c’erano padri e figli, donne e

anziani. Siamo arrivati allo stadio a fine primo tempo, dopo aver

percorso 5 chilometri a piedi. Non ci hanno messo a disposizione

neppure i pullman, volevano farci chiamare i taxi. Abbiamo protestato,

parlavano in inglese, abbiamo mantenuto la calma. I poliziotti

aspettavano solo la scintilla…». I tifosi laziali innocenti gridano

vergogna: «Sugli spalti, nonostante i 750 biglietti venduti, eravamo

solo in 400. E’ stata una vera vergogna, siamo rimasti dentro lo

stadio sino alle 23.45, ci hanno fatto andare via a gruppi di quattro

con dei taxi, arrivavano lentamente, pioveva».


  Quello che è successo è difficilmente raccontabile, Attilio si è

adoperato per spiegare ad una guardia(l'unica che parlava uno stentato

inglese) che noi stavamo solo camminando per andare allo stadio, e che

loro ci avevano bloccato e messo in un gruppo di altri ragazzi già

fermati e circondati da 30 guardie. Alla fine eravamo circa 80 persone

(tra cui un signore e quella ragazza di cui parla Attilio) siamo

rimasti circondati ed in piedi in un vicolo dalle 16 alle 18.30,

mentre arrivavano camionette su camionette a sirene spiegate...alle

18.30 la stessa guardia ci ha detto che ci avrebbero portato in

commissariato per identificarci(ordini del suo superiore). A quel

punto Attilio ha chiesto di parlare con il superiore, per tutta

risposta lo hanno caricato su una camionetta e portato via!
Dopo un po' ci hanno identificato a tutti(con la televisione polacca

che faceva le riprese zoomando sui nostri passaporti) e a gruppi di 15

persone ci hanno caricato sulle camionette per portarci in vari

commissariati. La ragazza che dice Attilio la volevano mettere nella

nostra camionetta in una delle 3 celle singole chiusa con un solo

piccolo spiraglio in alto per respirare. La ragazza è scoppiata a

piangere e per fortuna l'hanno fatta scendere, io ero sicuro

l'avessero liberata...Quello che è successo dopo tra commissariati,

manette, perquisizioni, identificazioni durate una notte e cella

d'isolamento non potete nemmeno immaginarlo, io sono arrivato in

commissariato alle 20 e mi hanno portato in cella alle 10 del

mattino...dico solo che per uscire con il rito abbreviato siamo stati

costretti a dichiararci colpevoli, altrimenti dovevamo tornare il 14

Dicembre per il processo dove sicuramente avremmo trovato una guardia

pronta a testimoniare che ci aveva visto lanciare pietre.

Spero solo che tutti i ragazzi ancora detenuti possano presto tornare

a casa dalle loro famiglie!!


ts-wisla ha scritto:
nove persone condannate x due mesi ,e una x 6 mesi .il vostri sanno

gia come fare a liberarli in breve ,certo che se si presentassi

qualcuno della vostra ambasiada le cose finivano diversamente . Con

nostro governo e poliziotti di merda anche il vostri in ambasiada

fanno scifo !

nella nostra radio oggi ho sentito che vi siete attivati come

tifoseria, facendo 300km dalla vostra Cracovia per dare un supporto ai

nostri ragazzi, aiutando nel trasporto da tribunale a tribunale con

vostri mezzi per tutta la giornata. mi sembra il minimo ringraziarvi

di cuore, i Laziali non dimenticheranno questo gesto  :drink2
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Re:la vergogna di Varsavia, raccolta di testimonianze
« Risposta #1 : Domenica 1 Dicembre 2013, 11:02:06 »
ROMA – Si chiama Andrea Ottavi, ha 21 anni, abita a Grottaferrata, è

abbonato in Curva Nord. Ha passato la notte di giovedì in una cella di

un commissariato di Varsavia. Non aveva fatto niente, se non correre

per la paura e per le cariche della polizia polacca, riparandosi

davanti alla vetrina di un negozio. Lo hanno fermato e ammanettato. E’

stato rilasciato venerdì. Ieri, con il volo Ryan Air, è atterrato

all’aeroporto di Ciampino poco prima delle 15. E’ tornato a casa con i

tre amici che erano rimasti a Varsavia per aspettarlo, un altro è

atteso nelle prossime ore. Appena sbarcato a Roma, ci ha raccontato

tutto. Domani sera tornerà allo stadio Olimpico per vedere la partita

con il Napoli. «Ho ancora il biglietto di Legia-Lazio in tasca…» ha

sospirato, prima di cominciare a ricordare la notte più brutta della

sua vita.

Quando sei arrivato a Varsavia?
«Giovedì, il giorno della partita. all’ora di pranzo. Ero con altri

quattro miei amici, abbiamo capito subito che non tirava una buona

aria».

Perché?
«Avevamo affittato un appartamento in centro. Costa meno. Appena

entrati, ci siamo accorti che due tifosi del Legia erano davanti al

portone. Guardavano e ci chiamavano. Si erano appostati sotto casa.

Prima di uscire, abbiamo aspettato mezz’ora. Verso le 14,30 abbiamo

deciso di raggiungere l’Hard Rock. Non volevamo restare soli neppure

per mangiare un panino, non ci sentivamo al sicuro. E poi si sapeva

che c’erano stati problemi con i 17 tifosi della Lazio arrivati

mercoledì».

Cosa è successo?
«Verso le 4 siamo partiti per andare verso lo stadio, eravamo circa in

duecento. Tutti sapevano che ci saremmo ritrovati all’Hard Rock per

andare a piedi verso lo stadio. Non sapevamo la strada, la polizia ci

ha cominciato a seguire subito. Era un corteo pacifico».

Come è scoppiato il caos?
«Abbiamo fatto cento metri a piedi, non di più. I poliziotti polacchi

erano nervosi. Si sono attaccati con qualche tifoso. Ma all’inizio

erano quattro poliziotti contati, gli altri erano tutti sulle

camionette. Erano minacciosi. C’è stato uno scazzo. La gente ha

cominciato a correre, qualcuno si è spaventato, c’erano anche

famiglie, gente normale, bambini. Io ho cominciato a correre, come

tanti altri. Per la paura. Ho girato a sinistra, non sapevo dove mi

trovavo, mi volevo solo allontanare. Dalle camionette della polizia e

dalle macchine facevano scendere gente in borghese. Credo fossero

poliziotti in borghese. Polacchi. Hanno tirato fuori i manganelli

spagnoli. Correndo più avanti, ci siamo avvicinati a un negozio,

abbiamo alzato le mani, eravamo in cinquanta. Non ci hanno toccato.

Siamo stati tutti messi per terra, in ginocchio e ammanettati. Nessuno

aveva fatto niente. Hanno finito pure le manette. A me sono toccati

dei lacci neri. Fastidiosissimi, perché neppure puoi allargare le

braccia. Porto ancora i segni. Uno per uno ci facevano alzare e ci

perquisivano. Ci hanno tolto tutto, anche il telefono cellulare. E ci

hanno ripreso con le telecamere, hanno fatto un video a tutte le facce

nostre. Senza saltare una persona. Anche a un signore di 40 anni con

la moglie. Hanno arrestato tutti. Conosco dei ragazzi di Grottaferrata

che venivano in trasferta per la prima volta. E un nostro amico di 18

anni, che deve ancora tornare, sta da solo. Ha perso il volo, è

rimasto senza bagagli. E’ assurdo. Uno schifo è stato. Si può dire, si

deve dire».

Avevi i soldi per rientrare?
«Io sono stato fortunato, perché avevo già prenotato il volo per

sabato e mi hanno fatto uscire venerdì».

Cosa è successo dopo il fermo?
«Ci hanno portato in caserma. Eravamo in dodici, dentro una sala. Ci

prendevano uno a uno ogni dieci minuti. Alcol test. Ci hanno fatto

spogliare e ci hanno fotografato. E’ andata avanti così sino alle 3 di

notte, scrivevano, scrivevano, scrivevano. Riempivano dei fogli,

ognuno schedato in modo minuzioso. Ci hanno preso le impronte

digitali, hanno scattato le foto con e senza cappello. Alle 3 di notte

siamo stati portati in carcere»

In Polonia parlano di commissariato.
«Sì, forse sarà stato un commissariato. Non lo so. Con una camionetta,

sono stato portato all’interno di una caserma. Era grandissima. Non so

da quale parte di Varsavia si trovasse. Sotto alla stanza dove siamo

stati per diverse ore, c’erano le celle. Io sono finito in cella. Era

una cella come si vede nei film. Sono capitato con un altro ragazzo

della Lazio, più piccolo di me. Non esisteva neppure il materasso.

Solo il legno, abbiamo dormito sul legno, esisteva appena un cuscino.

Alle 6 ci hanno svegliato, ci hanno tolto il cuscino, due pezzi di

pane per colazione. Con il ketchup e una fetta di lonza. Nessuno l’ha

mangiato. Era carcere. Come nei film. Potevi suonare se volevi andare

al bagno, mi sono venuti a prendere dopo un’ora. Non parlavano

inglese. E urlavano se dicevi che non capivi cosa stavano dicendo. Un

incubo».

Neppure avete dormito.
«Alle 6 ci hanno svegliato. Il tempo non passava mai. Non ci hanno

dato neppure l’acqua. Io ho bevuto al rubinetto del bagno, una sola

volta, quando sono andato a fare pipì».

Avevate notizie degli altri fermati?
«Poche. Ho saputo, solo quando mi hanno rilasciato, che altri ragazzi

erano stati portati a 30 chilometri da Varsavia, altri non so dove.

Eravamo divisi, sparpagliati. Ma ci tengo a dire una cosa».

Prego.
«I poliziotti trovati in caserma non erano cattivi, hanno capito la

situazione. Siamo stati trattati male per la procedura, perché

dovevano farlo. Parlavano, ci hanno raccontato come è finita la

partita tra Legia e Lazio. Una ci ha persino detto di sporgere una

querela, di denunciare quello che era successo».

Hai avuto paura?
«Io non ho fatto niente. Sono solo scappato. Dai video hanno visto

questo».

Dopo la sveglia in cella, cosa è successo?
«Ci hanno portato in tribunale, dove mi hanno restituito tutto. Una

bustina con gli effetti personali, si erano presi tutto, i soldi,

anche il codice del cellulare. Non ho potuto chiamare i genitori,

quella è stata la mia principale preoccupazione. Ci hanno ammanettato

in due e poi in tre per raggiungere il tribunale».

Com’è stato il processo?
«Eravamo in tre. Io, una persona con un vestito nero (una toga, ndr) e

l’interprete, una donna polacca che traduceva in italiano. Non erano

cordiali neppure gli interpreti. Dovevo dire di essere colpevole di

schiamazzi, questo è stato il significato del processo. Dicevano che

non si può correre o urlare in giro per Varsavia. Sono stato accusato

di schiamazzi. “Dici che sei colpevole e noi ti liberiamo” sono state

le parole del giudice. Mi ha detto anche che dovevo pagare 400 zloty,

l’equivalente di 100 euro con la moneta polacca. E poi ha aggiunto:

“Siccome ti sei fatto due giorni in carcere, non li paghi”».

E se non ti fossi dichiarato colpevole di schiamazzi cosa sarebbe

successo?
«Mi hanno detto. Rito abbreviato. Se dichiari di essere innocente, ti

rilasciamo lo stesso ma poi dovrai tornare in Polonia per un

procedimento. Ho accettato di dire che ero colpevole di schiamazzi. E

sono uscito. Neppure ho aspettato la sentenza».

Avevi un avvocato, un difensore d’ufficio?
«No. Eravamo in tre. Io, il giudice, l’interprete. Sono stati

rilasciato alle 17. Ho preso un taxi e sono tornato in appartamento.

Ho trovato i miei tre amici. E abbiamo ospitato il ragazzo che era in

cella con me. Un altro amico è stato rilasciato in queste ore, si è

fatto tre giorni di carcere. E’ brutto. E’ una roba assurda. Gli altri

non so. Forse sono dentro ancora una trentina di ragazzi. Per alcuni

sarà un processo più grave».

Dicono che in Polonia è reato mettere il passamontagna.
«Me l’hanno detto. Ma non ho visto tifosi con il passamontagna. Tutti

avevano il cappello per ripararsi dal freddo».

Cosa ti resta?
«La sensazione brutta del carcere. Non pensavo mai di doverla

affrontare. Mi ha detto bene. Un signore di 40 anni è capitato in

cella con un delinquente tedesco».

Come è potuto succedere il caos?
«Non mi sono dato una spiegazione: 150 tifosi fermati non si era mai

visto. Allo stadio è entrata poca gente. Alcol test prima di entrare.

Mi sembra esagerato. Tutti per terra, con le ginocchia dei poliziotti

sopra la schiena. E’ stata un’esperienza bruttissima».

Tornerai in trasferta?
«In trasferta sì. In Polonia no, di sicuro. Neppure in vacanza».

Aspettavate un aiuto maggiore?
«Sì, dall’Italia, dall’ambasciata. Ci siamo sentiti abbandonati.

Nessuno di noi sapeva cosa stava succedendo. Eravamo soli. Sono stati

due giorni infernali. Per alcuni non è ancora finita. E’ stato uno

schifo, ci hanno trattato come criminali».

Quando hai sentito i genitori?
«Venerdì alle 5 del pomeriggio, appena sono uscito, ho parlato con

papà. Aveva sentito i miei amici, sono stati molto bravi, devo

ringraziarli. Un mio amico li aveva avvertiti. I miei genitori erano

preoccupato, ma sapevano che non avevo fatto niente».

Cosa ti viene da aggiungere?
«In Polonia non ci torno più. Una cosa del genere non mi era mai

capitata. Qui a Roma i polacchi hanno fatto come gli pareva. Venerdì

sera abbiamo visto al Casinò alcuni tifosi del Legia, per fortuna non

è successo niente. Ci stavano cercando, all’interno del Marriott.

Gente non bella da incontrare. Mi sono messo a giocare a black jack,

avevo qualche soldo in tasca perché a Varsavia ci sono stato due ore…

Appena arrivato, mi hanno messo dentro senza aver fatto niente».

Domani sarai all’Olimpico?
«Sì, certo. Ora è importante aiutare tutti gli altri ragazzi. Quelli

che sono ancora in Polonia dovranno pagare molti soldi per rientrare a

casa. E’ importante che si dia una mano a chi sta uscendo in queste

ore. Un giorno è stato bruttissimo. Immagino cosa possa significare

passarne lì dentro tre o quattro».
«Per un centimetro Beppe, per un centimetro»

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Re:la vergogna di Varsavia, raccolta di testimonianze
« Risposta #2 : Domenica 1 Dicembre 2013, 17:29:02 »
Si chiama metodo Bierut, in onore del grande Boleslaw, detto lo Stalin polacco.
Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.

Sorcio

Materiale scandalo Varsavia
« Risposta #3 : Domenica 1 Dicembre 2013, 17:37:35 »
Apro un nuovo topic per estendervi un appello: sto raccogliendo materiale per un lavoro giornalistico sui fattacci polacchi.
Video, interviste, incongruenze, foto, qualsiasi cosa.
Chi può intervenga e mi dia una mano a raccogliere materiale, a metà della prossima settimana il lavoro verrà alla luce e spero possa essere motivo di riscatto per chi sta subendo questa vergogna.
Grazie mille.

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Re:Materiale scandalo Varsavia
« Risposta #4 : Domenica 1 Dicembre 2013, 17:47:40 »
Già c'è il topic apposito di raccolta testimonianze. ;)
DISCLAIMER: durante la scrittura di questo post non è stata offesa, ferita o maltrattata nessuna categoria di utenti o nessun utente in particolare. Ogni giudizio su persone, cose o utenti rimane nella mente dello scrivente e per questo non perseguibile.

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Re:la vergogna di Varsavia, raccolta di testimonianze
« Risposta #5 : Lunedì 2 Dicembre 2013, 01:05:05 »
Roma, 1 dic. (Adnkronos) - ''Mio figlio e gli altri ragazzi, tutti giovanissimi, sono stati sottoposti a forti pressioni psicologiche'', ''chiusi nelle celle quasi senza bere e mangiare'' e poi 'coartati' a firmare ''un'assunzione di responsabilità dei disordini e la rinuncia alla tutela legale''. A denunciare la vicenda all'Adnkronos è Annalisa Compagno, madre di Federico D'Alessandro, 22 anni, uno dei tifosi biancocelesti fermati prima della partita di Europa League Legia Varsavia-Lazio, sabato condannato a tre mesi di carcere e attualmente detenuto in Polonia.

 
''Ora mio figlio è in carcere insieme ad altre 21 persone condannate in un processo in cui non c'è stata nessuna responsabilità individuale accertata, non c'è stato nessun avvocato, non c'era nessuno dell'ambasciata in Tribunale'', sottolinea la madre del giovane.
''L'impressione - sottolinea Annalisa Compagno - è che questa vicenda sia stata gestita in maniera veramente superficiale. Io vorrei che i fatti fossero approfonditi, che non si liquidasse la questione come una storia di tifoseria violenta, perché questi sono ragazzi incolpevoli. Lo hanno detto perfino i poliziotti durante il processo. Mio figlio è uno studente universitario, un bravissimo ragazzo che ama andare allo stadio e non ha precedenti, e anche gli altri sono tutti ragazzini''.
Annalisa Compagno racconta di come sono avvenuti i fermi. ''I 137 ragazzi trattenuti per strada prima della partita a Varsavia, tra i quali mio figlio, sono stati tutti divisi in piccoli gruppi e rinchiusi nelle celle dei commissariati - spiega - Non gli è stato consentito di sentire né vedere nessuno, e neanche all'ambasciata è stato consentito di vederli e di comunicare con loro''.
''Da giovedì pomeriggio a sabato mattina sono stati lasciati in cella senza quasi dargli da mangiare e da bere - sottolinea Annalisa Compagno - Poi gli hanno sottoposto un foglio in polacco dicendogli che se avessero firmato avrebbero avuto un giudizio veloce e sarebbero usciti subito. E in questo foglio c'era un'assunzione di responsabilità in relazione ai disordini e la rinuncia alla tutela legale. Questi sono ragazzini, sono stati tenuti sotto pressione psicologica e rinchiusi senza contatti - denuncia la donna -, avrebbero firmato qualsiasi cosa. Non sapevano che cosa avevano firmato''.
''In tutto questo periodo l'ambasciata ha minimizzato - spiega la madre di Federico D'Alessandro - Ci aveva assicurato anche per iscritto, via email, che i ragazzi sarebbero stati seguiti da funzionari, avrebbero avuto tutela legale e traduttori, che non c'era alcun bisogno di andare a Varsavia. Noi però non eravano tranquilli e mio marito ieri mattina è partito. E' arrivato in tempo per assistere al processo. Sul banco degli imputati oltre a Federico tutti giovanissimi tra i 17 e i 22 anni. Un processo che è durato più di otto ore, in cui sono stati sentiti come testimoni solo i poliziotti. Intervenendo gli agenti hanno dichiarato che non erano in grado di individuare chi fosse responsabile del famoso lancio di sassi: era buio, li avevano presi tutti insieme e uno valeva l'altro''.
Insomma, secondo la madre di Federico, ''non c'è stata nessuna responsabilità individuale accertata, non c'è stato nessun avvocato, non c'era nessuno dell'ambasciata in Tribunale. C'era una donna che faceva da interprete ma non si capiva nulla perché parlava a stento poche parole di italiano. Ventidue persone sono state condannate a due o a tre mesi di carcere, come mio figlio, e sono state portate in prigione. Mio marito è un medico, è preoccupatissimo per questi ragazzi, non solo per mio figlio ma per tutti. Ha detto che erano in una situazione psicologica gravissima, sono stati maltrattati psicologicamente, sono molto provati''.
''L'ambasciata, che continuava a dire che gli avrebbero dato una multa di 30-40 euro, si è trovata impreparata e io mi sono sentita dire 'le autorità polacche ci hanno preso in giro' - prosegue Annalisa Compagno - Non sono intervenuti perché si sono sostanzialmente occupati dei primi 17, quelli trovati in albergo con le armi, che sono stati processati venerdì e sono tutti in Italia''.
''Dei 137 che sono già stati giudicati, una parte è stata mandata via dopo due notti di carcere perché non erano coinvolti e non avevano fatto niente, altri hanno avuto una multa per adunata sediziosa - spiega - Ventidue, tra cui Federico, sono invece stati condannati a vario titolo per resistenza, aggressione e adunata sediziosa e tenuti in galera. Noi abbiamo dato mandato a un avvocato del posto e domani presenteremo ricorso. Vedremo. Adesso che la frittata è fatta l'ambasciata si sta muovendo. Io capisco che c'è il problema anche mediatico, che sono individuati come ultras, violenti. Io parlo per mio figlio ma non solo, questi sono ragazzi normali, che si sono trovati in mezzo a una cosa, che sono stati presi a caso. E sono stati abbandonati, i genitori stanno arrivando solo ora alla spicciolata. Io ho parlato con l'ambasciata e l'unità di crisi numerose volte ma mai nessuno ha chiamato me''.
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Zapruder

Re:la vergogna di Varsavia, raccolta di testimonianze
« Risposta #6 : Lunedì 2 Dicembre 2013, 01:12:32 »
Poi gli hanno sottoposto un foglio in polacco dicendogli che se avessero firmato avrebbero avuto un giudizio veloce e sarebbero usciti subito. E in questo foglio c'era un'assunzione di responsabilità in relazione ai disordini e la rinuncia alla tutela legale. Questi sono ragazzini, sono stati tenuti sotto pressione psicologica e rinchiusi senza contatti - denuncia la donna -, avrebbero firmato qualsiasi cosa. Non sapevano che cosa avevano firmato''.

Ecco, questa è roba da incidente diplomatico di quelli pesanti. E probabilmente ci sono gli estremi per far invalidare qualsiasi procedimento. Ci sarà qualche organo di informazione che avrà voglia di approfondire seriamente la faccenda?

Offline WombyZoof

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Re:la vergogna di Varsavia, raccolta di testimonianze
« Risposta #7 : Lunedì 2 Dicembre 2013, 08:39:22 »
Ecco, questa è roba da incidente diplomatico di quelli pesanti. E probabilmente ci sono gli estremi per far invalidare qualsiasi procedimento. Ci sarà qualche organo di informazione che avrà voglia di approfondire seriamente la faccenda?

RAI2,  domenica sportiva di ieri sera, in cui si ipotizzava che le asce potevano averle comprate a varsavia,  e che qualcuno qualcosa doveva aver fatto. il livello di approfondimento è questo.

i metodi di propaganda della polizia sono efficaci. l'ascia di cui ridiamo tutti, funziona, giustifica, protegge i mascalzoni veri.
«Per un centimetro Beppe, per un centimetro»

CP 4.0

Re:la vergogna di Varsavia, raccolta di testimonianze
« Risposta #8 : Lunedì 2 Dicembre 2013, 10:00:01 »
… Non gli è stato consentito di sentire né vedere nessuno, e neanche all'ambasciata è stato consentito di vederli e di comunicare con loro''.
''Da giovedì pomeriggio a sabato mattina … l'ambasciata … Ci aveva assicurato anche per iscritto, via email, che i ragazzi sarebbero stati seguiti da funzionari, avrebbero avuto tutela legale e traduttori, che non c'era alcun bisogno di andare a Varsavia. Noi però non eravano tranquilli e mio marito ieri mattina è partito. E' arrivato in tempo per assistere al processo… sono stati sentiti come testimoni solo i poliziotti… non c'era nessuno dell'ambasciata in Tribunale…
''L'ambasciata, … si è trovata impreparata e io mi sono sentita dire 'le autorità polacche ci hanno preso in giro' - prosegue Annalisa Compagno - Non sono intervenuti perché si sono sostanzialmente occupati dei primi 17, …

Come detto gia’ in altro topic, questa richiederebbe un chiarimento sui poliziotti dall’accento romanesco, perche’ se davvero ci fossero stati membri della polizia italiana, ancor prima che romana, tra chi metteva dentro 137 persone, sarebbe itneressante sapere perche’ nessuno di loro era presente al processo, ne sembrerebbe aver messo al corrente l’ambasciata, che a distanza di giorni in presenza di un processo era ancora ‘impreparata’.

RAI2,  domenica sportiva di ieri sera, in cui si ipotizzava che le asce potevano averle comprate a varsavia,  e che qualcuno qualcosa doveva aver fatto. il livello di approfondimento è questo.

i metodi di propaganda della polizia sono efficaci. l'ascia di cui ridiamo tutti, funziona, giustifica, protegge i mascalzoni veri.

L’importante e’ dare base al ‘qualcosa avranno fatto’, tanto se non si trova un colpevole, un corpo del reato, una ‘pistola fumante’, mica vuol dire che le accuse erano infondate

CP 4.0

Re:la vergogna di Varsavia, raccolta di testimonianze
« Risposta #9 : Lunedì 2 Dicembre 2013, 10:01:08 »
piuttosto, qualcuno posta anche i particolari sull'arresto di mercoledi sera, sull'arresto dei 17 esportatori di asce, visto che poi la prevenzione del giorno dopo e' stata dovuta a tale arresto, ma dei quali mi pare non si hanno notizie di processi per direttissima o incarceramenti, o tutto il resto cui gli altri 137 sono gia' andati incontro.

CP 4.0

Re:la vergogna di Varsavia, raccolta di testimonianze
« Risposta #10 : Lunedì 2 Dicembre 2013, 10:28:41 »
piuttosto, qualcuno posta anche i particolari sull'arresto di mercoledi sera, sull'arresto dei 17 esportatori di asce, visto che poi la prevenzione del giorno dopo e' stata dovuta a tale arresto, ma dei quali mi pare non si hanno notizie di processi per direttissima o incarceramenti, o tutto il resto cui gli altri 137 sono gia' andati incontro.

rettifico.

sembrerebbe che dei 17 solo uno sia stato poi incarcerato, mentre gli altri 16 sarebbero stati rilasciati dopo un processo per direttissima

http://www.udineseblog.it/articolo/Europa_League/Disordini_in_città-dot-_La_polizia_polacca_ferma_150_laziali/25/167338

Offline paperinik

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Re:la vergogna di Varsavia, raccolta di testimonianze
« Risposta #11 : Lunedì 2 Dicembre 2013, 11:15:07 »
«Stiamo vivendo un dramma, mio figlio è finito in una cella con un pregiudicato serbo condannato a quindici anni di reclusione». A parlare è Gianni Stazi, padre del 25enne Damiano, volato a Varsavia per la prima trasferta al fianco della Lazio e ora chiuso in un carcere senza aver fatto nulla. Damiano è uno dei sette italiani condannati dalla giustizia (si fa per dire) polacca: tre mesi di reclusione e un compagno di cella «poco raccomandabile». La colpa? Essersi trovato nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Perché, a sentire il racconto del padre volato in Polonia per aiutare il figlio, altre colpe Damiano sembra proprio non averne.«Damiano è partito giovedì con un amico – racconta Gianni – una volta arrivati a Varsavia hanno raggiunto l’Hard Rock Cafe, punto di ritrovo dei tifosi della Lazio. Da lì si sono avviati verso lo stadio, ma poco dopo è scoppiato il caos. Alcuni ragazzi hanno lanciato sassi verso la polizia e poi sono scappati verso il gruppo dove c’era anche Damiano. Lui ha provato a scappare, ma è stato fermato dalla polizia, buttato a terra e ammanettato». Da quel momento è cominciato l’incubo. «Damiano è stato portato in un commissariato insieme all’amico – prosegue Gianni – e da quel momento ho perso i contatti con lui. Ho chiamato la Farnesina e l’ambasciata italiana, ma solo il giorno successivo mi hanno confermato il fermo. A quel punto ho cercato un avvocato e prenotato l’aereo per il sabato mattina».La corsa contro il tempo ha portato papà Gianni in tribunale, proprio mentre giudicavano il figlio. «L’hanno processato insieme ad altri quattro ragazzi – racconta Gianni – tra i quali un minorenne. Tutti hanno confessato una falsa colpevolezza su consiglio del loro avvocato, dichiarando di aver lanciato sassi contro la polizia. “State tranquilli”, ha detto loro il legale polacco, “se raccontate queste cose ve la cavate con una multa”. Invece sono finiti in carcere, condannati a tre mesi di reclusione». La stessa pena stabilita dal giudice per Damiano. «Ma lui ha detto la verità – spiega Gianni – perché non ha fatto nulla. Anche quattro poliziotti polacchi hanno testimoniato a suo favore, assicurando che lui non ha lanciato oggetti contro le camionette. E la stessa cosa ha raccontato l’amico, processato il giorno prima e condannato “solo” per schiamazzi. Ma il giudice lo ha condannato ugualmente».Ora Damiano si trova in carcere, chiuso in una cella insieme al pregiudicato serbo, e Gianni è comprensibilmente preoccupato. «Stamattina (ieri, ndr) sono andato a trovarlo – racconta il padre – l’ambasciata italiana si è mossa con ritardo, ora mi sta aiutando. Ma io sono preoccupato. Come è possibile condannare un ragazzo senza colpe? Come è possibile gettarlo in una cella insieme a un pregiudicato? Io ho paura, potrebbe violentare Damiano». La speranza di papà Gianni è legata all’avvocato polacco: «Il giudice ci ha rifiutato persino i domiciliari – spiega Gianni – nonostante un mio amico polacco, direttore di un ospedale pediatrico, si era offerto di “ospitare” Damiano. Va bene anche una cauzione, qualunque cifra: voglio tirar fuori mio figlio. Ora presenteremo una nuova istanza e poi ci sarà l’appello. Ma ci vogliono quindici giorni: non posso pensare che mio figlio debba rimanere due settimane in cella con quell’uomo?». Come è possibile una cosa del genere?
Come si crea uno juventino?
Fate bollire l'acqua in una pentola, aggiungete un pizzico di pepe, un cucchiaio di sale e una manciata di cacca, ma attenzione a non metterne troppa altrimenti invece che lo juventino esce fuori il riomanista!

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Re:la vergogna di Varsavia, raccolta di testimonianze
« Risposta #12 : Lunedì 2 Dicembre 2013, 11:36:23 »
Alcuni ragazzi hanno lanciato sassi verso la polizia e poi sono scappati verso il gruppo dove c’era anche Damiano.

Qualche stronzo che ha lanciato i sassi quindi c'è stato sicuramente. :(


CP 4.0

Re:la vergogna di Varsavia, raccolta di testimonianze
« Risposta #13 : Lunedì 2 Dicembre 2013, 12:19:52 »
quindi?

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Re:la vergogna di Varsavia, raccolta di testimonianze
« Risposta #14 : Lunedì 2 Dicembre 2013, 13:29:19 »
che vi sia stato un lancio di oggetti  da parte di un gruppetto, provocati o meno,  che peraltro non hanno manco ammaccato un capoccia, può anche essere, sempre che non siano quegli incappucciati bianchi del filmato che potrebbero anche essere polacchi del legia visti i colori.

ma non cambia di una virgola la sostanza dello schifo messo in piedi dalla polizia polacca, un rastrellamento etnico preventivo in piena regola, con tanto di processi farsa e detenzioni illegali di massa. incluso l'atteggiamento intimidatorio vessatorio e provocatorio. non scherziamo proprio su questo punto.

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Re:la vergogna di Varsavia, raccolta di testimonianze
« Risposta #15 : Lunedì 2 Dicembre 2013, 13:57:56 »
quindi?

Quindi, considero del tutto legittimo l'arresto di 149 persone.
Del resto, a partire da quel momento i lanci di sassi sono completamente cessati.
Si è trattato di una misura efficace che ha raggiunto il suo scopo.

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Re:la vergogna di Varsavia, raccolta di testimonianze
« Risposta #16 : Lunedì 2 Dicembre 2013, 14:07:54 »
Prima di ricevere miriadi di pernacchie, preferisco chiarire che, come ho scritto ovunque, il comportamento della polizia polacca è stato inaccettabile e una vergogna per l'Europa.
Pensavo però che non ci fosse stato neanche un episodio di violenza attribuibile ai Laziali e che i soprusi fossero partiti senza alcuna sollecitazione.
Invece, dalla testimonianza del padre di uno degli arrestati emerge che qualche stronzo ha effettivamente lanciato dei sassi dando la stura ai rastrellamenti per le vie di Varsavia...
Fermo restando che è assurdo reagire come ha fatto la polizia polacca, mi sembra corretto anche condannare la condotta di quei cerebrolesi che si dicono Laziali.  Per me sono corresponsabili dell'inferno patito da tanta gente per bene in trasferta con la Lazio.

Boks XV

Re:la vergogna di Varsavia, raccolta di testimonianze
« Risposta #17 : Lunedì 2 Dicembre 2013, 14:16:34 »
beh, probabilmente gli indiani d'America qualche scalpo devono esserselo fatto.
bene hanno fatto a sterminarli e, quei quattro rimasti, rinchiuderli nelle riserve.
si è trattato di una misura efficace che ha raggiunto il suo scopo.

CP 4.0

Re:la vergogna di Varsavia, raccolta di testimonianze
« Risposta #18 : Lunedì 2 Dicembre 2013, 14:18:50 »
...

ok

la tua precisazione non tiene conto pero' di quanto scritto da Zomby

...sempre che non siano quegli incappucciati bianchi del filmato che potrebbero anche essere polacchi del legia visti i colori.
...

che era il senso della domanda, visto che, ad esempio, i 17 arrestati il giorno prima lo sono stati sulla base di una aggressione subita da parte dei tifosi polacchi, di 5 di essi, ed un seguente retata della polizia su indicazione del personale di albergo, il che mi fa porre dei dubbi sulla attendibilita' di chi accusa anche di cio' che e' accaduto.

del resto non dovrebbe essere stato difficile con l'ausilio dei filmati riconoscere gli autori, mica saranno riusciti a cambiarsi di abbigliamento nel giro di pochi minuti, ma mi pare che ai vari processi non ne e' stato individuato neanche uno nonostante le ore di identificazione e controlli.

senza contare che se fossero stati i polacchi a tirare sassi, sarebbero stati degli emeriti imbecilli con l'osso buco a continuare a farlo una volta iniziata la retata

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Re:la vergogna di Varsavia, raccolta di testimonianze
« Risposta #19 : Lunedì 2 Dicembre 2013, 14:23:08 »
beh, probabilmente gli indiani d'America qualche scalpo devono esserselo fatto.
bene hanno fatto a sterminarli e, quei quattro rimasti, rinchiuderli nelle riserve.
si è trattato di una misura efficace che ha raggiunto il suo scopo.

Spero che tu abbia letto anche il mio chiarimento successivo. :)
Avevo semplicemente risposto di getto al "quindi?" di CP, dicendogli quello che pareva aspettarsi...

la tua precisazione non tiene conto pero' di quanto scritto da Zomby

che era il senso della domanda, visto che, ad esempio, i 17 arrestati il giorno prima lo sono stati sulla base di una aggressione subita da parte dei tifosi polacchi, di 5 di essi, ed un seguente retata della polizia su indicazione del personale di albergo, il che mi fa porre dei dubbi sulla attendibilita' di chi accusa anche di cio' che e' accaduto.

del resto non dovrebbe essere stato difficile con l'ausilio dei filmati riconoscere gli autori, mica saranno riusciti a cambiarsi di abbigliamento nel giro di pochi minuti, ma mi pare che ai vari processi non ne e' stato individuato neanche uno nonostante le ore di identificazione e controlli.

senza contare che se fossero stati i polacchi a tirare sassi, sarebbero stati degli emeriti imbecilli con l'osso buco a continuare a farlo una volta iniziata la retata

Sono d'accordo con te.
Visto che stavolta però la fonte era il padre di un Laziale arrestato, la consideravo più attendibile di quella della polizia polacca, di cui non mi fido affatto.