Autore Topic: 22 Novembre 2013  (Letto 617 volte)

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Offline Matita

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22 Novembre 2013
« : Venerdì 22 Novembre 2013, 08:14:42 »
Aggiotaggio, Lotito assolto in Cassazione (Il Messaggero)

Lotito assolto in Cassazione per l’aggiotaggio, mentre per la questione Mauri, dai due arbitri di parte Calvi e Benincasa, è stato scelto il professor Zaccheo come presidente del Tnas. La notizia più importante riguarda il patron laziale che, condannato in primo e secondo grado insieme a Mezzaroma per l’accusa di aggiotaggio riguardo all’acquisto di azioni della Lazio, è stato ritenuto innocente dalla quinta sezione penale della Cassazione che ha annullato la condanna a 18 mesi.«A breve dovremmo avere le motivazioni – ha spiegato l’avvocato Gentile -. Resta aperta la questione del ritardo del lancio dell’Opa, fatto a novembre 2006, mentre il termine era fissato per giugno 2006, ma al massimo si rischia una sanzione pecuniaria». Dal penale si passa alla querelle Zarate. Dopo la vertenza alla Fifa, l’argentino appare intenzionato a fare un’altra causa alla Lazio. «In Italia Lotito controlla tutto, ma quello che mi fa sorridere è che lui recentemente ha parlato di maghi della Roma, ma so che veramente la veggente l’aveva lui e i giocatori dovevano andarci prima delle partite», le parole di Ruzzi agente di Zarate che, probabilmente, ha confuso per veggente un noto sacerdote, conosciuto anche come esorcista, che qualche volta, e diversi anni fa, andò a Formello a benedire squadra e campo. (Daniele Magliocchetti)


Petkovic torna al passato, una difesa a tre per dare spazio a Keita (Il Messaggero)

Rivoluzione tattica in arrivo? Rivede Lulic il 3-4-3, distintivo di Petkovic prima dello sbarco alla Lazio. Vlado ci sta pensando, avevamo anticipato le prove andate in scena ieri a Formello: Radu al centro con Cana e Ciani. Il pupillo Senad e Cavanda, larghi sulle fasce, al centro Onazi-Ledesma. Tutto per non smuovere Keita, danzante sabato sera al “Piper” per festeggiare patente e prima rete in Serie A. Ha altri gol in ghiaccio, ieri pomeriggio il Balde giovane si scaldava e ballava sulla punta Perea (in vantaggio su Floccari), insieme a Felipe Anderson. Sotto la Lanterna potrebbe anche non accendersi Lulic nel 3-4-3, ma ieri si spegneva sempre più il sorriso di Hernanes, appena rientrato dagli States. L’ultima idea di Petkovic lo fa di nuovo fuori, dopo le briciole masticate nell’ultimo periodo con la Lazio e anche col Brasile. La parabola del Profeta non aveva mai toccato punto più basso. E pensare che proprio a Genova con la Samp, penultima trasferta biancoceleste vinta, un gol di Hernanes lanciava la Lazio al secondo posto in classifica. Che nostalgia del 22 dicembre 2012. Per fortuna ieri c’era furetto Candreva a consolare il brasiliano con le riserve: esempio azzurro di Prandelli, difficilmente sarà tagliato a Genova. Rischia invece Konko, miracolosamente guarito dall’affaticamento al polpaccio e pimpante dopo l’ennesimo stop.
ALTRO ESAME PER PETKOVIC
Occhi vigili dall’alto. Lotito e Tare monitorano Petkovic, la potenza tattica del 3-4-3 li stuzzica. Chissà non sia la forza della svolta: in realtà, nell’era bosniaca, la difesa a tre non ha mai funzionato, questione d’interpreti poco indicati. Eccezion fatta per Radu, a suo agio senza i suoi “nuovi” capelli (se ne parla tanto in Romania, oltre al ritiro dalla Nazionale) anche ai tempi di Ballardini. Purtroppo mai così vivi quei ricordi per l’attuale situazione in classifica. Petkovic deve smuoverla di corsa per non sentire ancora il fiato sul collo dei suoi successori: l’ultimo nome dalla Svizzera è Pierluigi Tami, ct dell’Under 21. Un candidato s’è tolto dalla lista: Vlado dopodomani fisserà negli occhi Mihajlovic. Al novantesimo la Lazio non dovrà essersi pentita. (Alberto Abbate)
Lotito, niente aggiotaggio. In arrivo solo una sanzione (Gazzetta dello Sport ed. Roma)

Sotto silenzio, ma non per questo meno importante. Claudio Lotito è stato di fatto assolto nel procedimento per aggiotaggio da parte della Corte di Cassazione. Il reato gli era stato contestato nell’ambito della vicenda del patto parasociale con Roberto Mezzaroma. Dopo che Lotito era stato condannato sia in primo sia in secondo grado, la Corte di Cassazione ha assolto Claudio Lotito, disponendo il rinvio esclusivamente per il mancato lancio dell’Opa, reato per il quale è prevista solo una pena pecuniaria.
Petko prova il 3-4-3: C’è Lulic con Keita, Hernanes resta fuori (Gazzetta dello Sport ed. Roma)

Aria di svolta per Marassi. Dopo aver proposto diversi moduli nel corso della prima parte di questa stagione, Petkovic pare intenzionato all’ennesimo ribaltone in vista del match con la Sampdoria. Il tecnico ieri a Formello ha provato il 3-4-3, modulo a lui particolarmente caro, visto che è quello che ha maggiormente utilizzato in Svizzera, ma che alla Lazio ha proposto solo in alcuni scampoli di partita.
Incognita difesa a tre
In questo contesto, però, la trovata del 3-4-3 può essere come l’uovo di Colombo. Perché consente a Petkovic di far convivere diverse esigenze. Nell’undici provato ieri l’allenatore ha puntato su un trio difensivo composto da Ciani-Cana-Radu; un centrocampo con Cavanda (Konko non è al meglio, anche se ieri si è allenato) e Lulic sulle fasce e la coppia Onazi-Ledesma al centro; un tridente d’attacco Anderson-Perea-Keita (ma domenica sarà Candreva-Perea-Keita). Uno schieramento interessante, con una sola incognita: la difesa a tre. Il cui utilizzo, ogni volta che è stato tentato nel recente passato, non è mai stato fortunato. Può essere questa la volta buona? E’ quello che pensa Petko, magari con qualche accorgimento. Come l’abbassamento a turno di uno dei due esterni (Cavanda e Lulic). L’altra incognita riguarda Hernanes. Che, a sorpresa, potrebbe restare fuori. Non una bocciatura, ma turn over, visto che il Profeta solo ieri è rientrato dalla nazionale. (stefano cieri)

La Lazio è avvisata «Sinisa è un amico. Ma guai a sfidarlo» (Gazzetta dello Sport ed. Roma)

Luca Marchegiani le chiama «incredibili coincidenze, segni del destino», e ha ragione: Sinisa Mihajlovic, che neanche un mese fa si dichiarava «laziale e pronto a tornare in Italia», torna in Italia e chi si ritrova subito contro? La Lazio non ha mai fatto pubblica ammissione di averlo cercato, ma se le strade con Petkovic si fossero separate, quello del serbo sarebbe stato il nome in cima alla lista. «Non credo si emozionerà – dice Marchegiani, che con Mihajlovic ha giocato dal 1998 al 2003 –. Da calciatore le ha vissute tutte, quindi gli farà piacere trovare subito la Lazio, ma non sarà un condizionamento. Sono contento che sia tornato in Italia: se fossi un dirigente, ci punterei a occhi chiusi».
Identikit
Soprattutto per una personalità fuori dal comune, che tutti gli ex compagni gli riconoscono. «Grandissima, anche se non era un allenatore in campo come Mancini – ricorda Marchegiani –. È un tipo abbastanza introverso, ma nonostante questo era un leader, cosa che gli ha permesso di diventare allenatore in poco tempo. Non è uno che si fa spaventare dalla personalità dei giocatori o dalla gestione di un ambiente difficile. L’anno che sembrava dovesse andare alla Fiorentina e alla fine rimase alla Lazio, ebbe problemi con i tifosi che affrontò con un carisma incredibile, segno che il carattere lo tira fuori non solo quando l’ambiente è dalla sua parte. E lo stesso ha fatto da tecnico a Firenze. È un allenatore ancora giovane, e come tutti dovrà dimostrare quello che è capace di fare, ma dopo le esperienze opposte con Catania e Fiorentina, questo sarà un banco di prova in una società che lo lascerà lavorare, ma che ha dei problemi».
In bocca al lupo
Giuseppe Pancaro, amico e vicino di casa di Mihajlovic, è rimasto impressionato dalla conferenza stampa di ieri: «È motivatissimo, gli si legge negli occhi e si capisce dalle sue parole, credo che già questo abbia dato una scossa ai giocatori. Vive di calcio e ha già accumulato esperienza, sia quando in campo guidava i compagni che ne riconoscevano la personalità, sia in questi anni di panchina. Ha il carattere per gestire 25 giocatori, che appena saputo il nome di Mihajlovic avranno già capito che genere di persona è entrata nello spogliatoio».
Doppia veste
E tra gli ex laziali, c’è pure chi Mihajlovic lo ha avuto sia da compagno (alla Lazio) che da allenatore (a Bologna). «Sinisa non ti regala niente, se stai bene giochi altrimenti resti fuori – dice Cesar, che oggi allena gli Allievi Nazionali del Frosinone –. È sempre stato un “comandante” e non lascia trasparire emozioni, quindi domenica lo vedremo come se fosse una partita come le altre. Sono sicuro che saprà dare le giuste motivazioni e far rialzare la Sampdoria». Chi a Formello ancora se lo ricorda e continua a volergli bene, spera lo faccia da lunedì. (marco calabresi)
Si er papa te donasse tutta Roma
E te dicesse lassa anna’ chi t’ama
 je diresti:  Si sacra corona
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Lotito deve fa' come dico io (quito cit.)

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Re:22 Novembre 2013
« Risposta #1 : Venerdì 22 Novembre 2013, 08:16:02 »
La Lazio va su Guidetti del City. Per gli svedesi è l’erede di Ibra (Gazzetta dello Sport)

Un attaccante per il futuro, un altro per l’immediato. Dopo aver preso (accordo già perfezionato) Filip Djordjevic per la prossima stagione (il serbo arriverà a giugno a parametro zero), la Lazio è vicina ad assicurarsi un’altra punta per gennaio, da utilizzare nella seconda parte di questa stagione e, forse, anche dopo. Si tratta dello svedese John Guidetti, ventunenne attaccante del Manchester City, dove però non trova spazio. Proprio per questo gli inglesi hanno deciso di cederlo in prestito. E, non avendo bisogno di monetizzare, quelli del City potrebbero dare l’ok ad un prestito gratuito o quantomeno non particolarmente oneroso. La Lazio così ci sta pensando, anche perché il reparto avanzato biancoceleste si è finora mostrato piuttosto carente tra i ripetuti infortuni di Klose, la difficile crescita di Perea e l’appannamento di Floccari.
Erede di Ibra
Guidetti, prima punta dal fisco possente, è il classico uomo d’area che dà il meglio di sé davanti alla porta avversaria. Una tipologia di attaccante che, dopo la cessione di Kozak, alla Lazio manca. Guidetti, peraltro, potrebbe rivelarsi qualcosa di molto più interessante. In Svezia lo consideravano l’erede di Ibrahimovic: non a caso un club importante come il Manchester City lo prese quando aveva solo 16 anni. Due stagioni fa, in prestito al Feyenoord, fece 20 gol in 23 partite di campionato. Poi, però, al rientro al City un virus intestinale lo mise k.o. al punto da costringerlo ad uno stop di sei mesi, facendogli perdere l’intera scorsa stagione. Ha origini italiane (il nonno era di Ferrara) e a Roma verrebbe di corsa, anche perché la sua famiglia ha un appartamento nella capitale. Per la Lazio potrebbe insomma essere un buon affare. Certo, c’è l’incognita delle condizioni fisiche. Ma da Manchester giurano che Guidetti sia tornato quello del Feyenoord. Un indizio che le cose stiano effettivamente così può essere la doppietta che nei giorni scorsi Guidetti ha messo a segno con la Svezia under 21 a Malta.
Idea Ariaudo
Intanto la Lazio continua a monitorare il mercato a tutto tondo. Oltre all’attacco c’è da puntellare pure la difesa. Le piste calde sono quelle dell’argentino Musacchio (Villarreal) e dell’austriaco Hinteregger (Salisburgo), ma c’è anche un’ipotesi interna che porta ad Ariaudo, in uscita dal Cagliari. E poi c’è il mercato per il futuro. Il d.s. Tare ha messo gli occhi sul ventenne connazionale Tace. E’ un mediano, gioca nel Paok Salonicco ed è titolare dell’Albania under 21. E’ seguito per il prossimo mercato estivo. (stefano cieri/jennifer wegerup)
Due versioni di Petkovic (Corriere dello Sport)

Nell’estate 2012, quando affidò a Petkovic la panchina della Lazio, Lotito sosteneva di aver fallito l’assalto alla Champions perché la squadra biancoceleste non era stata capace di raccogliere punti con le cosiddette piccole del campionato. Verissimo. Ma forse non era l’unica spiegazione. Oggi, dopo un anno e mezzo, la Lazio naviga all’ottavo posto, è lontanissima dalla zona Champions, vince molto spesso all’Olimpico, quasi sempre con le piccole, ma perde con regolarità in trasferta e non si ricordano imprese con le grandi, a parte il derby d’andata della passata stagione, l’exploit in Coppa Italia con la Juventus e il successo a San Siro con l’Inter di Stramaccioni: il campionato stava finendo e si trattava della peggiore squadra di Moratti degli ultimi otto o nove anni. Petkovic a Marassi, sfidando Mihajlovic, totalizzerà la settantacinquesima presenza sulla panchina della Lazio, di cui cinquantuno in serie A. Lotito gli chiede la svolta, di alzare il ritmo e scalare la classifica, ritrovando continuità di rendimento. Deve tornare a vincere: è il periodo più delicato da quando lavora a Formello.
DIFFERENZA – L’analisi dei numeri racconta di un’altalena che dura da troppi mesi. E suggerisce anche spiegazioni differenti. C’è più di un dato sorprendente, mettendo le prime 17 partite ufficiali del 2013/14 accanto ai risultati della passata stagione. Su 18 gare in Europa League, la Lazio di Petkovic ne ha persa soltanto una, ne ha vinte 10 e ne ha pareggiate 7. Cambiano totalmente i numeri in campionato: 22 vittorie e ben 17 sconfitte in 50 gare di serie A. Pareggia poco la Lazio. E vince ancora meno in trasferta, dove emergono con maggiore chiarezza le fragilità e gli errori nella fase difensiva. Come si spiega tanta differenza? Sarebbe semplice la risposta. L’Europa League è meno competitiva rispetto alla serie A. A parte il Tottenham (due pareggi per 0-0 nella passata edizione), la Lazio non ha incontrato avversari evoluti dal punto di vista tattico. Questo tipo di analisi suggerisce un altro spunto, di natura tecnica. Se il livello sale, il calcio richiesto da Petkovic produce meno risultati. Nel massimo campionato svizzero (Super League) il tecnico bosniaco ha vinto molte partite (ben 62 su 107) e ne ha perse 27, più di quelle pareggiate (18). Il suo Young Boys divertiva, ma è arrivato solo ad un soffio dallo scudetto, perso in volata con il Basilea. E in Europa League seguiva lo stesso andamento altalenante di oggi: 7 vittorie, 6 sconfitte, 1 pareggio in 14 gare sulla panchina del club di Berna. Altre cifre balzano agli occhi e dipingono un equilibrio precario, sempre sul filo tra vittoria e sconfitta: in 50 partite di serie A la Lazio ha realizzato 67 gol (poco più di uno ogni 90 minuti) e ne ha incassati 58 (almeno uno a partita di media). Nel lungo periodo certi numeri devono far riflettere: la squadra di Reja era meno divertente, in casa fativava a costruire gioco e segnare tanti gol, ma in trasferta spesso vinceva. L’operazione salvezza nel 2010 venne condotta con cinque colpi fuori casa in 15 giornate, si contarono 7 vittorie esterne nel 2010/11 e ben 8 nel 2011/12 prima dell’addio.
ATTEGGIAMENTO – Nell’estate 2012, dopo alcuni rovesci nelle amichevoli estive, Petkovic fece un passo verso la squadra ereditata da Reja. Rinunciò a esasperare il suo calcio, si accontentò di proteggere la difesa e di attaccare con il 4-5-1: 39 punti nel girone d’andata (record), sfruttando i gol di Hernanes e Klose, la spinta di Candreva e Lulic, gli inserimenti di Mauri. Ledesma giocava da terzo stopper, davanti alla difesa. Oggi, anche quando viene preferito a Biglia, deve andare a cercare il pallone nell’altra metà campo. La Lazio prova a imporre il proprio gioco, non specula sugli avversari. Petkovic chiede aggressività e di tenere il baricentro della squadra più alto di quindici metri. Lo chiede anche a centrocampisti che non hanno passo come Hernanes (non a caso diventato fallosissimo) e Ledesma. La squadra, se non è al top della forma e se manca qualche titolare, fatica a mantenere lo stesso ritmo per novanta minuti, accorciando le marcature con una linea difensiva alta, molto lontana da Marchetti. Il processo di trasformazione, che in Europa League ha già prodotto un salto di qualità nel gioco, diventa più complicata in serie A se sotto porta non c’è un’alta percentuale realizzativa. In campionato la Lazio per segnare un gol fa una fatica enorme. Se la difesa è fragile, con tanto tatticismo, sarebbe meglio non scoprirsi, soprattutto fuori casa. Se vai all’attacco, rischi. La sintesi. Una partita la vinci, una la perdi, ogni tanto pareggi. Come raccontano le statistiche. (Fabrizio Patania)

Tare punta su Kace, Hinteregger per la difesa (Il Tempo)

Occhi puntati su Ergys Kace, centrocampista classe 93′ del Paok Salonicco. E’ albanese, lo conosce bene il diesse Igli Tare, da qualche mese è entrato a far parte della Nazionale maggiore, il tecnico De Biasi ne parla un gran bene. Il suo contratto con il club greco scadrà a giugno, ma la Lazio potrebbe partire all’attacco già a gennaio. Su Kace hanno messo gli occhi diversi club francesi e tedeschi, lo scorso anno fu seguito per alcune settimane dal Real Madrid di Josè Mourinho. È sicuramente un elemento di prospettiva, un acquisto per il futuro, la linea verde continua. Ma le priorità al momento restano altre: Lotito è a caccia di un attaccante e di un difensore in grado di rinforzare la squadra sin da subito. Djordjevic del Nantes è il nome caldo per il reparto avanzato, ma attenzione sempre a Pazzini e Quagliarella. La pista nuova per la retroguardia porta invece a Martin Hinteregger, difensore austriaco del Red Bull Salisburgo. La rivelazione è di Frank Scheirer, manager del giocatore: «Alcuni intermediari italiani, ad essere sincero, mi hanno chiesto informazioni sul calciatore. Erano in contatto con due società, Lazio e Juve».
Hinteregger ha 21 anni, lo hanno notato in tanti. Il Red Bull Salisburgo l’ha blindato sino al 2018, ma non l’ha dichiarato incedibile, il suo cartellino sarebbe valutato 2-3 milioni di euro. Mercato in uscita: Dias lascerà la Lazio a gennaio, ha già trovato l’accordo con il San Paolo. In caso di offerte importanti potrebbero partire anche Ederson e Floccari. (Gia. Che.)


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R: Re:22 Novembre 2013
« Risposta #2 : Venerdì 22 Novembre 2013, 08:38:44 »
La Lazio va su Guidetti del City. Per gli svedesi è l’erede di Ibra (Gazzetta dello Sport)

Un attaccante per il futuro, un altro per l’immediato. Dopo aver preso (accordo già perfezionato) Filip Djordjevic per la prossima stagione (il serbo arriverà a giugno a parametro zero), la Lazio è vicina ad assicurarsi un’altra punta per gennaio, da utilizzare nella seconda parte di questa stagione e, forse, anche dopo. Si tratta dello svedese John Guidetti, ventunenne attaccante del Manchester City, dove però non trova spazio. Proprio per questo gli inglesi hanno deciso di cederlo in prestito. E, non avendo bisogno di monetizzare, quelli del City potrebbero dare l’ok ad un prestito gratuito o quantomeno non particolarmente oneroso. La Lazio così ci sta pensando, anche perché il reparto avanzato biancoceleste si è finora mostrato piuttosto carente tra i ripetuti infortuni di Klose, la difficile crescita di Perea e l’appannamento di Floccari.
Erede di Ibra
Guidetti, prima punta dal fisco possente, è il classico uomo d’area che dà il meglio di sé davanti alla porta avversaria. Una tipologia di attaccante che, dopo la cessione di Kozak, alla Lazio manca. Guidetti, peraltro, potrebbe rivelarsi qualcosa di molto più interessante. In Svezia lo consideravano l’erede di Ibrahimovic: non a caso un club importante come il Manchester City lo prese quando aveva solo 16 anni. Due stagioni fa, in prestito al Feyenoord, fece 20 gol in 23 partite di campionato. Poi, però, al rientro al City un virus intestinale lo mise k.o. al punto da costringerlo ad uno stop di sei mesi, facendogli perdere l’intera scorsa stagione. Ha origini italiane (il nonno era di Ferrara) e a Roma verrebbe di corsa, anche perché la sua famiglia ha un appartamento nella capitale. Per la Lazio potrebbe insomma essere un buon affare. Certo, c’è l’incognita delle condizioni fisiche. Ma da Manchester giurano che Guidetti sia tornato quello del Feyenoord. Un indizio che le cose stiano effettivamente così può essere la doppietta che nei giorni scorsi Guidetti ha messo a segno con la Svezia under 21 a Malta.
Idea Ariaudo
Intanto la Lazio continua a monitorare il mercato a tutto tondo. Oltre all’attacco c’è da puntellare pure la difesa. Le piste calde sono quelle dell’argentino Musacchio (Villarreal) e dell’austriaco Hinteregger (Salisburgo), ma c’è anche un’ipotesi interna che porta ad Ariaudo, in uscita dal Cagliari. E poi c’è il mercato per il futuro. Il d.s. Tare ha messo gli occhi sul ventenne connazionale Tace. E’ un mediano, gioca nel Paok Salonicco ed è titolare dell’Albania under 21. E’ seguito per il prossimo mercato estivo. (stefano cieri/jennifer wegerup)
Due versioni di Petkovic (Corriere dello Sport)

Nell’estate 2012, quando affidò a Petkovic la panchina della Lazio, Lotito sosteneva di aver fallito l’assalto alla Champions perché la squadra biancoceleste non era stata capace di raccogliere punti con le cosiddette piccole del campionato. Verissimo. Ma forse non era l’unica spiegazione. Oggi, dopo un anno e mezzo, la Lazio naviga all’ottavo posto, è lontanissima dalla zona Champions, vince molto spesso all’Olimpico, quasi sempre con le piccole, ma perde con regolarità in trasferta e non si ricordano imprese con le grandi, a parte il derby d’andata della passata stagione, l’exploit in Coppa Italia con la Juventus e il successo a San Siro con l’Inter di Stramaccioni: il campionato stava finendo e si trattava della peggiore squadra di Moratti degli ultimi otto o nove anni. Petkovic a Marassi, sfidando Mihajlovic, totalizzerà la settantacinquesima presenza sulla panchina della Lazio, di cui cinquantuno in serie A. Lotito gli chiede la svolta, di alzare il ritmo e scalare la classifica, ritrovando continuità di rendimento. Deve tornare a vincere: è il periodo più delicato da quando lavora a Formello.
DIFFERENZA – L’analisi dei numeri racconta di un’altalena che dura da troppi mesi. E suggerisce anche spiegazioni differenti. C’è più di un dato sorprendente, mettendo le prime 17 partite ufficiali del 2013/14 accanto ai risultati della passata stagione. Su 18 gare in Europa League, la Lazio di Petkovic ne ha persa soltanto una, ne ha vinte 10 e ne ha pareggiate 7. Cambiano totalmente i numeri in campionato: 22 vittorie e ben 17 sconfitte in 50 gare di serie A. Pareggia poco la Lazio. E vince ancora meno in trasferta, dove emergono con maggiore chiarezza le fragilità e gli errori nella fase difensiva. Come si spiega tanta differenza? Sarebbe semplice la risposta. L’Europa League è meno competitiva rispetto alla serie A. A parte il Tottenham (due pareggi per 0-0 nella passata edizione), la Lazio non ha incontrato avversari evoluti dal punto di vista tattico. Questo tipo di analisi suggerisce un altro spunto, di natura tecnica. Se il livello sale, il calcio richiesto da Petkovic produce meno risultati. Nel massimo campionato svizzero (Super League) il tecnico bosniaco ha vinto molte partite (ben 62 su 107) e ne ha perse 27, più di quelle pareggiate (18). Il suo Young Boys divertiva, ma è arrivato solo ad un soffio dallo scudetto, perso in volata con il Basilea. E in Europa League seguiva lo stesso andamento altalenante di oggi: 7 vittorie, 6 sconfitte, 1 pareggio in 14 gare sulla panchina del club di Berna. Altre cifre balzano agli occhi e dipingono un equilibrio precario, sempre sul filo tra vittoria e sconfitta: in 50 partite di serie A la Lazio ha realizzato 67 gol (poco più di uno ogni 90 minuti) e ne ha incassati 58 (almeno uno a partita di media). Nel lungo periodo certi numeri devono far riflettere: la squadra di Reja era meno divertente, in casa fativava a costruire gioco e segnare tanti gol, ma in trasferta spesso vinceva. L’operazione salvezza nel 2010 venne condotta con cinque colpi fuori casa in 15 giornate, si contarono 7 vittorie esterne nel 2010/11 e ben 8 nel 2011/12 prima dell’addio.
ATTEGGIAMENTO – Nell’estate 2012, dopo alcuni rovesci nelle amichevoli estive, Petkovic fece un passo verso la squadra ereditata da Reja. Rinunciò a esasperare il suo calcio, si accontentò di proteggere la difesa e di attaccare con il 4-5-1: 39 punti nel girone d’andata (record), sfruttando i gol di Hernanes e Klose, la spinta di Candreva e Lulic, gli inserimenti di Mauri. Ledesma giocava da terzo stopper, davanti alla difesa. Oggi, anche quando viene preferito a Biglia, deve andare a cercare il pallone nell’altra metà campo. La Lazio prova a imporre il proprio gioco, non specula sugli avversari. Petkovic chiede aggressività e di tenere il baricentro della squadra più alto di quindici metri. Lo chiede anche a centrocampisti che non hanno passo come Hernanes (non a caso diventato fallosissimo) e Ledesma. La squadra, se non è al top della forma e se manca qualche titolare, fatica a mantenere lo stesso ritmo per novanta minuti, accorciando le marcature con una linea difensiva alta, molto lontana da Marchetti. Il processo di trasformazione, che in Europa League ha già prodotto un salto di qualità nel gioco, diventa più complicata in serie A se sotto porta non c’è un’alta percentuale realizzativa. In campionato la Lazio per segnare un gol fa una fatica enorme. Se la difesa è fragile, con tanto tatticismo, sarebbe meglio non scoprirsi, soprattutto fuori casa. Se vai all’attacco, rischi. La sintesi. Una partita la vinci, una la perdi, ogni tanto pareggi. Come raccontano le statistiche. (Fabrizio Patania)

Tare punta su Kace, Hinteregger per la difesa (Il Tempo)

Occhi puntati su Ergys Kace, centrocampista classe 93′ del Paok Salonicco. E’ albanese, lo conosce bene il diesse Igli Tare, da qualche mese è entrato a far parte della Nazionale maggiore, il tecnico De Biasi ne parla un gran bene. Il suo contratto con il club greco scadrà a giugno, ma la Lazio potrebbe partire all’attacco già a gennaio. Su Kace hanno messo gli occhi diversi club francesi e tedeschi, lo scorso anno fu seguito per alcune settimane dal Real Madrid di Josè Mourinho. È sicuramente un elemento di prospettiva, un acquisto per il futuro, la linea verde continua. Ma le priorità al momento restano altre: Lotito è a caccia di un attaccante e di un difensore in grado di rinforzare la squadra sin da subito. Djordjevic del Nantes è il nome caldo per il reparto avanzato, ma attenzione sempre a Pazzini e Quagliarella. La pista nuova per la retroguardia porta invece a Martin Hinteregger, difensore austriaco del Red Bull Salisburgo. La rivelazione è di Frank Scheirer, manager del giocatore: «Alcuni intermediari italiani, ad essere sincero, mi hanno chiesto informazioni sul calciatore. Erano in contatto con due società, Lazio e Juve».
Hinteregger ha 21 anni, lo hanno notato in tanti. Il Red Bull Salisburgo l’ha blindato sino al 2018, ma non l’ha dichiarato incedibile, il suo cartellino sarebbe valutato 2-3 milioni di euro. Mercato in uscita: Dias lascerà la Lazio a gennaio, ha già trovato l’accordo con il San Paolo. In caso di offerte importanti potrebbero partire anche Ederson e Floccari. (Gia. Che.)

Grazie mitico!

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Noi potevamo essere loro. Non abbiamo voluto.
Loro non avrebbero mai potuto essere noi.