Autore Topic: Il tavolino di Lotito  (Letto 6740 volte)

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Re:Il tavolino di Lotito
« Risposta #40 : Martedì 12 Novembre 2013, 12:49:12 »
a mark, ma chissenefrega del perchè.
la tdt è una cazzata, i provvedimenti delle prefetture sono spesso ad minchiam. lo sappiamo tutti. è un mondo ingiusto. daltronde non potevi decidere chi far entrare e chi no ad personam. sulla base di che? dell'età? sarebbe stata un'ingiustizia anche peggiore.

ma questo che c'entra col fulcro del problema? anche se i possessori della tdt fossero vittime di un'ingiustizia, devono prendersela in saccoccia e basta. casomai prendersela con chi va a minacciare decapitazioni non certo giustificarli. perchè senza di loro vecchi e bambini la partita se la potrebbero vedere tranquillamente, anzi la tdt non esisterebbe proprio.

siamo in mano a degli inetti, vero. ma voler negare che la fonte del problema è la deriva del tifo vuol dire continuare a volere il male del calcio.

anche la lazio ha avuto curva chiusa e stadio chiuso. in barba ai diritti acquisiti di migliaia di persone tranquillissime che avevano pure pagato in anticipo. e con cio? in che modo questa "ingiustizia" nel generalizzare le punizioni inflitte, riabilita chi le ha provocate?

Ma guarda che qui non deve essere riabilitato nessuno non capisco proprio il senso della domanda. Qui c'è soltanto l'ingiustizia e l'inefficacia di provvedimenti cervellotici che non risolvono nessun problema, ma anzi ne creano altri, con il risultato di aumentare ancora di più la temperatura dell'ambiente.
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Re:Il tavolino di Lotito
« Risposta #41 : Martedì 12 Novembre 2013, 12:54:41 »
il tuo intervento precedente sembrava giustificare gli ultras della nocerina, la cui rabbia era motivata vista l'inettitudine del provvedimento. forse ti ho interpretato male io.
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Re:Il tavolino di Lotito
« Risposta #42 : Martedì 12 Novembre 2013, 12:59:40 »
il tuo intervento precedente sembrava giustificare gli ultras della nocerina, la cui rabbia era motivata vista l'inettitudine del provvedimento. forse ti ho interpretato male io.

Io mi limito alle ragioni che hanno portato a quella protesta, che a mio modestissimo avviso hanno un loro fondamento.
Non sto qui a difendere gli ultras per TUTTO quello che fanno e ho letto l'ampio reportage su Repubblica dove il leit motiv è che c'è la camorra dietro, cosa peraltro smentita dagli investigatori (e che nel reportage viene ricordato).
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Re:Il tavolino di Lotito
« Risposta #43 : Martedì 12 Novembre 2013, 13:02:12 »
non è questione di difendere o meno gli ultras in generale.
ma nel caso specifico, c'è o no un problema (e non parlo della camorra)?
ed è piu o meno grosso di quello della incompetenza della prefettura a decidere gli accessi allo stadio?

a me sembra che tu ti concentri sul problema minore.
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Re:Il tavolino di Lotito
« Risposta #44 : Martedì 12 Novembre 2013, 13:03:16 »
non è questione di difendere o meno gli ultras in generale.
ma nel caso specifico, c'è o no un problema (e non parlo della camorra)?
ed è piu o meno grosso di quello della incompetenza della prefettura a decidere gli accessi allo stadio?

a me sembra che tu ti concentri sul problema minore.

Ma la notizia da discutere quale è? Lo spaccio di droga nelle curve e il controllo della criminalità delle società calcistiche del mezzogiorno o il divieto per i tifosi della Nocerina di andare a Salerno?
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Re:Il tavolino di Lotito
« Risposta #45 : Martedì 12 Novembre 2013, 13:29:52 »
Ma la notizia da discutere quale è? Lo spaccio di droga nelle curve e il controllo della criminalità delle società calcistiche del mezzogiorno o il divieto per i tifosi della Nocerina di andare a Salerno?

per come la vedo io la "notizia" è la prova provata del potere vessatorio di frange della tifoseria sulla parte attiva del calcio.
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Re:Il tavolino di Lotito
« Risposta #46 : Martedì 12 Novembre 2013, 13:32:17 »
per come la vedo io la "notizia" è la prova provata del potere vessatorio di frange della tifoseria sulla parte attiva del calcio.

Io ho invece un punto di vista del tutto diverso, ma capisco benissimo che la canea ormai è montata e i problemi rimangono del tutto irrisolti.
quindi, giro di vite ancora più stretto.
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Re:Il tavolino di Lotito
« Risposta #47 : Martedì 12 Novembre 2013, 13:37:23 »
La questione su cui gran parte dei giornali e dei commentatori stanno ben alla larga è soltanto una: il DASPO e la TDT servono effettivamente a qualcosa? Nell'Italia del 2013 ha ancora un senso questo tipo di calcio dove si vedono soprattutto poliziotti ed elicotteri? Perché insistere nella criminalizzazione degli ultras - che non sono le giovani marmotte va sempre ricordato - quando basterebbe abbassare il volume dei decibel per avere una situazione diversa?
La questione è una sola: perché i delinquenti a capo della criminalità organizzata da curva, di cui si conosce anche la frequenza con cui espletano i bisogni fisiologici, vengono lasciati a piede libero?
Risposta: perché si è scelto lo stadio come binario morto in cui canalizzare violenza ed energie represse, in modo da impedire che si sfoghino altrove.
Perché il calcio malato di oggi ne beneficia indirettamente, in quanto la dissuasione dall'andare allo stadio riversa il tifo comune davanti alla pay-Tv, che contribuisce in maniera vitale ai bilanci dei club.
Finché non c'è alcun interesse - e di conseguenza nessuna iniziativa - per modificare tale stato di cose, il resto viene di conseguenza: comprese iniziative discutibili come la Tdt che non sfiorano, per il semplice fatto che non lo devono sfiorare, il problema di cui sopra.
Tutto qui, il resto sono solo argomentazioni di contorno o chiacchiere.

Offline disabitato

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Il tavolino di Lotito
« Risposta #48 : Martedì 12 Novembre 2013, 13:41:25 »
Io vedo solo un Stato che, tramite i suoi funzionari, rinuncia a gestire l'ordine pubblico.

La tdt è solo la voglia di fico.


Digitato da aifon 3GS usando topa talk
DISCLAIMER: durante la scrittura di questo post non è stata offesa, ferita o maltrattata nessuna categoria di utenti o nessun utente in particolare. Ogni giudizio su persone, cose o utenti rimane nella mente dello scrivente e per questo non perseguibile.

Offline Er Matador

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Re:Il tavolino di Lotito
« Risposta #49 : Martedì 12 Novembre 2013, 13:59:39 »
da dinamopress.it

Alcune domande su Salernitana-Nocerina
[...]
Ecco alcune domande a cui prima o poi qualcuno dovrebbe dare risposta:

1) Perché quando sono stati formulati i gironi di Lega Pro non si è deciso di dividere Salernitana e Nocerina, come qualche dirigente aveva chiesto?

2) Perché nonostante la tessera del tifoso è stato impedito ai tifosi nocerini di andare in trasferta? Ma la TdT non doveva essere lo strumento che avrebbe dovuto normalizzare il tifo e garantire ai tifosi “buoni” il diritto di assistere a ogni evento?

3) Perché la decisione di poter consentire una trasferta o no, viene sistematicamente lasciata in mano a questori/prefetti, che soprattutto in piazza più piccole, spesso e volentieri, rifiutano il permesso?

4) Quando i tifosi ieri hanno parlato con dirigenti e calciatori, fuori dall’albergo, sicuri non fossero presenti anche agenti in borghese di polizia o digos? Sarebbe piuttosto strano.

5) Perché, nonostante si parlasse da settimane di questa partita, si è deciso tutto all’ultimo momento senza coinvolgere i diretti interessati, tifosi, dirigenze, etc etc?

6) Perché nessuno racconta che ieri anche i tifosi della Salernitana hanno protestato contro la mancata presenza dei tifosi avversari?

7) Perché nonostante le squadre fallite o gli scandali legati alle scommesse, chi dirige il calcio di Lega Pro non viene mai rimosso?

1) La risposta, discutibile, è già arrivata dai vertici della Lega Pro:

a) per contenere i costi delle trasferte
b) perché la misura, data la compresenza nella categoria di Salernitana, Nocerina e Paganese, avrebbe lasciato comunque una partita ad alto rischio

confermo, in ogni caso, che smentire la politica degli anni scorsi - con gironi geograficamente misti proprio per evitare derby troppo caldi - e infilare tutte e tre le squadre nello stesso raggruppamento non è stata una grande idea


2) Quelli che hanno minacciato i giocatori della Nocerina sarebbero tifosi "buoni"? Se la Tdt è finita nelle loro mani, considerarla carta straccia in quest'ottica mi sembra il minimo.
Fermo restando che una logica del tipo "non veniamo noi, quindi non giocate voi" rimane da internamento


3) Perché è una questione di ordine pubblico, sui cui questi signori hanno una discreta competenza. Perché non avrebbe molto senso distrarre risorse economiche e logistiche per consentire a una ristrettissima minoranza di assistere a una partita della quale, peraltro, agli interessati importa assai poco se non come pretesto


4) Può darsi. Ma già il fatto che i pretesi rappresentanti del tifo parlino con dirigenti e giocatori, manco fossero una controparte autorizzata tipo i sindacati in una contrattazione, porta in territori esterni al calcio


5) Con un provvedimento preso all'ultimo momento, questi gentiluomini hanno avuto il tempo di organizzare ciò di cui stiamo discutendo. Pensa se lo si fosse deciso prima...


6) Che gli ultrà siano assai più uniti da un fronte comune che divisi dalle rispettive rivalità è storia nota da anni


7) Quando si è introdotto l'attuale criterio gestionale, l'intera categoria era tecnicamente fallita: il budget tipo e il resto hanno pesantemente arginato il fenomeno, imponendo per l'iscrizione al campionato standard più severi di quelli vigenti nelle categorie superiori.
Nel frattempo, la difficoltà di troppi club nel pagare gli stipendi ha motivato i giocatori a scommettere, mentre le crescenti infiltrazioni della criminalità organizzata hanno modificato dimensioni e implicazioni del fenomeno.
Se gli obiettivi erano il risanamento, il lancio dei giovani e la ridefinizione complessiva del ruolo della vecchia serie C nel calcio italiano, i vertici della Lega Pro hanno ottenuto risultati.
Non possono risolvere da soli e da un giorno all'altro problemi di questa complessità

Offline fish_mark

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Re:Il tavolino di Lotito
« Risposta #50 : Martedì 12 Novembre 2013, 14:58:28 »


La questione è una sola: perché i delinquenti a capo della criminalità organizzata da curva, di cui si conosce anche la frequenza con cui espletano i bisogni fisiologici, vengono lasciati a piede libero?
Risposta: perché si è scelto lo stadio come binario morto in cui canalizzare violenza ed energie represse, in modo da impedire che si sfoghino altrove.
Perché il calcio malato di oggi ne beneficia indirettamente, in quanto la dissuasione dall'andare allo stadio riversa il tifo comune davanti alla pay-Tv, che contribuisce in maniera vitale ai bilanci dei club.
Finché non c'è alcun interesse - e di conseguenza nessuna iniziativa - per modificare tale stato di cose, il resto viene di conseguenza: comprese iniziative discutibili come la Tdt che non sfiorano, per il semplice fatto che non lo devono sfiorare, il problema di cui sopra.
Tutto qui, il resto sono solo argomentazioni di contorno o chiacchiere.

Mi trovi abbastanza d’accordo. Ma il paradosso che ci viene proposto e che è incapace di risolvere il problema è quello di rispondere con provvedimenti di portata generale a responsabilità che sono più o meno facilmente individuabili.
Hai intelligentemente sottolineato l’assurdità di un sistema calcio che ha trasferito il tifo comune davanti alla Tv lasciando lo stadio in balia di ultras che – va ricordato – è composto da un gruppo di gente sicuramente difficile da controllare, ma dove i criminali veri e propri, che esistono, sono solo poche decine.
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Pomata

Re:Il tavolino di Lotito
« Risposta #51 : Martedì 12 Novembre 2013, 15:22:59 »
Per una volta concordo con Fish, le misure "statali" non funzionano. Servono stadi nuovi e privati e leggi più severe.

Mi ricordo una partita di CL a Londra contro il Chelsea, dove gli steward ci dicevano che dovevamo rimanere seduti per non molestare la visione di altri spettatori e se ti alzavi per cantare ti accompagnavano all'uscita.

A proposito fù la notte dove Chemist mi disse: Tranquillo, per dormire puoi appoggiarti a casa mia...sulla moquette...visto che l'unico divano disponibile era occupato dal caro ed enorme Piersifal... :)

ThomasDoll

Re:Il tavolino di Lotito
« Risposta #52 : Martedì 12 Novembre 2013, 21:52:05 »
John Foot per Internazionale.
Forte e chiaro.


La dittatura degli ultrà
di John Foot

12 novembre 2013
17.49

Campionato di Lega Pro, 10 novembre 2013. Si gioca Salernitana-Nocerina: un derby caldissimo. Così caldo che i tifosi della Nocerina sono banditi dalla partita. Tutti. E i tifosi della Nocerina (o almeno alcuni di loro) sono inferociti. Si parla di minacce, intimidazioni, pugni contro il pullman della squadra. Poi arriva il giorno della partita. Comincia con più di mezz’ora di ritardo. Da casa si può vedere in diretta su Rai Sport. Dopo solo due minuti c’è una triplice sostituzione per la Nocerina. La farsa è cominciata.

Poi arriva il momento più bello – strepitoso direi – un fatto inedito perfino nel mondo assurdo del calcio italiano (ma ho scoperto che è già successo anche questo).

Alcuni giocatori della Nocerina (facciamo i cognomi: Remedi dopo tre minuti, Hottor dopo sette, Danti dopo tredici, Kostadinovic dopo quindici e Lepore dopo ventuno) si buttano a terra. Dicono di essersi infortunati ed escono dal campo uno dopo altro, qualcuno addirittura in barella. In poco tempo la squadra rimane con sei uomini. E scatta il regolamento. La partita è interrotta (ovviamente c’è anche la rissa in campo, che non manca mai). Il povero arbitro (Gian Luca Sacchi di Macerata) non dimenticherà mai quel giorno. Incredibilmente, vengono anche espulsi due giocatori. Alla fine, dopo 21 minuti, in campo rimangono 15 giocatori sui 22 che c’erano all’inizio.

A Nocera c’è una piccola festa. Su Facebook qualcuno scrive: “Ha vinto il popolo nocerino”. È una vittoria per gli ultrà della Nocerina. Ancora una volta alcuni tifosi hanno deciso che non si doveva giocare una partita, com’è successo in occasione del celebre “derby del bambino morto” (Roma-Lazio del 21 marzo 2004), o della famigerata partita Genoa-Siena, che fu sospesa (per 45 minuti) nell’aprile del 2012 dopo che alcuni tifosi (sempre una piccola minoranza) avevano costretto i giocatori del Genoa a fermarsi e togliersi la maglia.

E dopo? Retorica, come sempre. Prima c’è la triste retorica dello stato, dei dirigenti sportivi e dei giornalisti: “non se ne può più”, “pugno di ferro”, “una vergogna”, “delinquenti”, “un danno gravissimo al calcio” e così via. Il fallimento totale della gestione dell’ordine pubblico e del calcio in generale non merita mai un attimo di autocritica da parte di chi gestisce il sistema da anni con il disastro dei tornelli, il piegarsi alle frange violente dei tifosi, gli stadi che cadono a pezzi e le partite truccate con le inchieste che finiscono, come sempre, al Tribunale nazionale di arbitrato per lo sport e poi a tarallucci e vino.

Ma c’è anche un’altra ondata di retorica, ancora più irritante. Arriva ancora una volta la mitologia della cultura ultrà, costruita con anni di lobbying politica e sociale. “Noi siamo i veri tifosi”, “abbiamo il diritto di vedere la partita”, “la fede”, “la squadra”, “il calcio siamo noi”, “il vero calcio”, eccetera eccetera. È ora di dire basta a questi discorsi. Gli ultrà non sono i veri tifosi. Sono parte del problema, non parte della soluzione. Spesso se ne fregano completamente del calcio e della squadra. Gli ultrà sono interessati a una cosa solo: se stessi.

Quello che conta per loro sono gli striscioni, il loro potere (spesso criminale) in una parte dello stadio che è completamente fuori legge (e questo potere è esercitato contro gli altri tifosi e spesso in alleanza con la polizia e i club). Sono postmoderni, ma non in un senso positivo. Esistono in un mondo parallelo – il loro mondo – e vogliono mantenere quel mondo intatto contro tutti. Ma è proprio un mondo di merda.

Sono due facce di un sistema che fa schifo, che produce violenza ed è incapace di riformarsi. E quindi gli stadi in Italia sono militarizzati ogni settimana, anche in Lega Pro. Ci sono gli elicotteri, il Daspo, l’inutile tessera del tifoso. Una guerra pagata, ogni settimana, dagli italiani. In questa situazione non viene voglia a nessuno di vedere una partita di calcio.

Io ho un sogno. Una partita in cui si parla di calcio, e non di striscioni, capiultrà, fumogeni, calcio scommesse e cori razzisti. Ma non succederà mai. Sono vent’anni che scrivo di queste cose e non cambia mai niente. E poi, non so se vi siete resi conto di una cosa: sugli spalti, il 10 novembre 2013, a vedere Salernitana-Nocerina, non c’era quasi nessuno.

Pomata

Re:Il tavolino di Lotito
« Risposta #53 : Martedì 12 Novembre 2013, 22:18:12 »
Credo che a breve l'uefa escluderà l'Italia dai suoi tornei e forse lo stato si metterà in moto sul serio. In inghilterra è servito far perdere millioni di soldi ai club importanti per dare una scossa generale, credo che è il prezzo a pagare per colpa degli incompetenti che governano il pallone nostrano.

ThomasDoll

Re:Il tavolino di Lotito
« Risposta #54 : Giovedì 14 Novembre 2013, 09:35:21 »
Quoto dal topic su Marco Giampaolo:

Citazione
Giampaolo e il metodo ultrà: "Troppi tappeti rossi dai club, via da Brescia perché umiliato"
 
Il suo vice costretto ad andarsene. Il "confronto" con i capi della curva, davanti agli agenti della Digos. Poi la decisione di dimettersi. Il tecnico parla della sua amara esperienza nel calcio malato

di GIANNI MURA
 
GIULIANOVA - Giampaolo, lei che è indicato come vittima degli ultrà a Brescia, una sorta di Mister No per la coerenza, cosa pensa dei fatti di Salerno?
"Poi spiego perché non mi sento vittima degli ultrà del Brescia. Di Salerno, ho pensato a quanta fatica e dolore devono essere costati quei comportamenti all'allenatore Fontana, che conosco, e ai suoi giocatori. Certo, è un danno enorme per l'immagine del nostro calcio, ma anche una ferita per chi, minacciato, ha dovuto umiliarsi, cedere a una prepotenza".

Come se ne può uscire?
"Fin qui, mi sembra che tutti critichino tutti nessuno proponga nulla. Se è, come in effetti è, un problema culturale, non se ne esce senza un forte impegno da parte dello Stato. Noi del calcio dovremmo educare allo spettacolo, far diventare la partita lo svago del fine settimana dopo tutti i problemi che ci sono sul lavoro e in famiglia. Invece a sua volta il calcio diventa un problema. Penso che Prandelli abbia detto cose giuste, parlando di pressione, oppressione e ossessione. E poi lui, con la Nazionale, l'esempio l'ha dato portandola a Rizziconi e sul campo della Nuova Quarto. Magari i club si fossero impegnati come la Nazionale di Cesare".

Invece?
"Invece spesso smentiscono ogni legame con gli ultrà e gli passano i biglietti sottobanco. Stigmatizzano con un fiero comunicato il comportamento degli ultrà e gli pagano la trasferta. Se gli ultrà alzano in continuazione l'asticella delle prove di forza è anche perché sotto i piedi gli hanno steso tappeti rossi. Tutti cercano di gestire il problema, ma gestire non vuol dire risolvere. Bisogna prendere atto che molte misure sono fallite. E nemmeno aiuta discutere di come hanno fatto gli inglesi ai tempi della Thatcher: aumentare di molto il costo dei biglietti, dotare gli stadi di celle dove chi delinque passa almeno una notte e la mattina dopo è giudicato per direttissima. Se il Daspo da noi si rivela inefficace, si potrebbe ipotizzare una destinazione a lavori socialmente utili".

Torniamo a Brescia.
"Premessa: vado a Brescia perché non posso dire di no al ds Iaconi. Siamo tutt'e due di Giulianova, ci conosciamo da 25 anni almeno. Quando ho smesso di giocare a 30 anni per via di una caviglia è stato lui a reinserirmi nel calcio, a Pescara. Ho fatto di tutto: osservatore, team manager, collaboratore tecnico di gente come Galeone, Delio Rossi, Burgnich. A Brescia trovo una situazione tesa: gli ultrà ce l'hanno col presidente Corioni che non ha confermato Calori, che pure aveva fatto un ottimo lavoro arrivando ai playoff. Se stanno con Calori non possono spasimare per me, ma soprattutto non accettano Fabio Gallo, che avevo scelto come vice. Non s'è capito bene se perché ha giocato nell'Atalanta, che gli ultrà bresciani odiano, o perché ha esultato dopo un gol. Fabio va a un incontro con gli ultras, chiesto dalla Digos, e gli ribadiscono che a Brescia non deve lavorare. E lui, per non crearmi problemi, rinuncia all'incarico".

E lei rimane.
"Sì, ed è un gravissimo errore che non ho difficoltà ad ammettere, ma in quei giorni pensavo al debito di riconoscenza che avevo nei confronti di Iaconi e a una rosa che mi sembrava adeguata a quello che m'aveva chiesto Corioni: il primo anno salvezza tranquilla e valorizzare molti giovani, il secondo anno crescere e puntare alla promozione".

Tutto abbastanza normale, fin qui.
"Sì. Solo che quando andavano in visita nei club i più alti dirigenti parlavano di promozione subito. Così hanno cominciato a fischiarmi dopo il secondo pareggio, a Bari. E a contestarmi più forte dopo la sconfitta interna col Crotone. Quel giorno l'addetto stampa della società si presenta con due uomini della Digos. Mi dicono che bisogna andare dai tifosi per un chiarimento. Chiarimento di che? chiedo. Bisogna andare per motivi di ordine pubblico, mi dicono, perché altrimenti di qui non fanno uscire nessuno".

E lei?
"Io faccio un altro errore: li seguo. Passiamo davanti alla tribunetta dove ci sono le famiglie dei calciatori, entriamo in un locale sovrastato dalla scritta "Polizia di Stato". Ci sono lì otto o dieci ragazzi. Uno lo riconosco, dev'essere il capo, era venuto a mettermi una sciarpa al collo il giorno della presentazione ufficiale, e a dirmi che non volevano Gallo. Gli dico che con lui non parlo perché era già prevenuto. Un altro mi critica sul modulo di gioco. Se non sei soddisfatto, gli rispondo, vai da Corioni e digli di esonerarmi. Mi guardano storto ma non c'è nessuna minaccia, questo l'ho detto anche alla Digos quando mi ha chiesto informazioni, a distanza di tempo. Questa però è la classica goccia che fa traboccare il vaso. La vivo come un'umiliazione assurda e dico basta. Avviso Iaconi e Fabio, il figlio del presidente. Allerto i miei collaboratori perché provvedano all'allenamento del giorno dopo. Mando un messaggio a Zambelli, il capitano. E non mi muovo da casa, a Brescia. Non parlo per non disturbare l'ambiente. Hanno cercato di farmi passare per uno squilibrato, hanno messo di mezzo Chi l'ha visto?, hanno cercato di farmi cambiare idea ma non l'ho cambiata. E' una questione di dignità".


Cioè, la Digos ha sollecitato un professionista a incontrare dei tifosi che lo contestavano (Gallo qui non deve lavorare, ma con che cazzo di diritto dicono cose del genere? E la Digos invece di prenderli a pedate nel culo ospita un incontro, come se questi fossero interlocutori qualificati a sedere a un tavolo con la polizia. Roba da pazzi) per ragioni di mantenimento dell'ordine pubblico. Questi sono i metodi repressivi che esasperano i poveri tifosi. A parte l'inutile solidarietà che si può esprimere all'ex tecnico del Brescia e al suo aiutante, è un'ulteriore conferma, semmai ce ne fosse stato il bisogno, sulla natura del problema: il potere di ricatto che hanno in mano gli ultras, complici forze dell'ordine e strutture federali italiane e internazionali. I club possono pagare o scontrarsi, e la prima è la via più facile. Così il problema non ha soluzione e può solo peggiorare, perché legato a doppio filo agli appetiti e all'estro di chi localmente tira le fila del gruppetto di facinorosi.

Offline disabitato

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Re:Il tavolino di Lotito
« Risposta #55 : Giovedì 14 Novembre 2013, 22:18:25 »
Follia pura!  :o

Poi magari ti daspano un ragazzo che regge uno striscione che nemmeno riesce a leggere..  ::)
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Brocchi 63

Re:Il tavolino di Lotito
« Risposta #56 : Venerdì 15 Novembre 2013, 13:24:58 »
Calcio, stadi vuoti e ultrà violenti. Il flop della tessera del tifoso
 
Meno feriti, ma sempre più potere alle curve. Calano gli spettatori: ''E' uno slalom tra divieti e teppisti''. Sei anni dopo Raciti, ecco perché la legge non funziona
di GIULIANO FOSCHINI e MARCO MENSURATI
 
ROMA - La medicina non ha funzionato, in compenso, però, ha danneggiato il malato forse più della malattia stessa. Di questo sta morendo oggi il nostro calcio. "Renderemo gli stadi dei luoghi sicuri e faremo tornare le famiglie con i bambini" era l'inverno del 2007, da poco a Catania era morto negli scontri per il derby contro il Palermo l'ispettore Filippo Raciti e con queste parole dal Viminale promisero che nulla sarebbe stato come prima. S'inaugurò così una stagione di riforme, alcune delle quali al limite della costituzionalità. Tessera del tifoso, Daspo, divieto di trasferta, biglietti nominali, tornelli. Novità introdotte in tempi e da ministri diversi, tutte però nella stessa direzione: blindare lo stadio, renderlo difficilmente accessibile a tutti, criminali e non. Nonostante le polemiche il Viminale non fece un passo indietro. Ma oggi, sei anni dopo, bisogna essere in cattiva fede per non vedere che l'obbiettivo è stato completamente fallito. La violenza continua, si è solo spostata da dentro a fuori lo stadio. In compenso si sono attivati dei meccanismi che hanno concesso alle tifoserie organizzate la possibilità di tenere sotto costante ricatto i club.

Di contro è vero che gli stadi sono diventati dei luoghi più sicuri. Ma solo perché allo stadio non va più nessuno. In questa stagione è stato raggiunto il record negativo di presenza in serie A: la media nelle prime giornate di campionato supera di poco le 23mila presenze a partita. Pochissimo soprattutto se si contano i boom di pidocchiosi e Napoli, il rilancio dell'Inter e la conferma della Juventus (nella curva squalificata nella prossima partita ci saranno i bambini). La media degli anni scorsi era sempre stata superiore ai 26mila, poi si era scesi a 25mila e 400, lo scorso anno a 24.600. Nulla se si pensa ai 45mila della Bundesliga, i 34 della Premier e i 28 della Liga. "Se non ci sarà un intervento i numeri continueranno a scendere" spiega il presidente della Lega di serie B, Andrea Abodi, ancora più preoccupato di quello che sta accadendo perché nel suo caso i numeri sono ancora più bassi. La media della B è di 18mila spettatori a partita. Lo scorso anno erano 24mila, nel 2005 prima del decreto Amato 37.450. La "scusa della televisione", con la gente che preferisce il divano alla tivù, si schianta con gli abbonamenti delle pay per view sul calcio in costante calo. "Essere innamorati del pallone tra steward è divieti è eroico: ci proibiscono di portare gli ombrelli e gli stadi sono scoperti..." dice Abodi. Non è un caso che la settimana prossima il ministro degli Interni, Angelino Alfano, e il capo della Polizia, Alessandro Pansa, saranno in Lega per parlare di steward e semplificazione delle norme.

Dall'Osservatorio per le manifestazioni sportive del Viminale fino a oggi si sono sempre detti entusiasti dei risultati arrivati con l'introduzione delle norme sicurezza. Gli incidenti con feriti negli stadi sono calati del 72 per cento, dicono, e i feriti tra gli agenti del 92. Omettono però di dire che gli scontri si sono spostati in molti casi fuori dagli stadi (33 episodi censiti quest'anno). Come invece sanno perfettamente gli agenti che ogni domenica fanno il servizio di ordine pubblico: "Non andiamo più a fare la guerra - ammette uno di loro - però abbiamo smesso di fare il servizio informativo, e affidare il controllo interno alle società in molti casi ha significato di fatto metterlo nelle mani delle tifoserie organizzate, ormai potentissime".
Un potere che adesso si fatica ad arginare con gli stessi strumenti che hanno creato questa situazione. "Pensare di gestire con i Daspo problemi come quello di Nocera è folle - ha spiegato il magistrato antimafia, Raffaele Cantone - Il problema è che manca completamente il filtro della Lega e della Federazione". E' da lì che si deve ripartire. Dai padroni del calcio. Ma chi gestisce il calcio oggi è lo stesso di quarant'anni fa. E che ha sempre avuto a cuore ben altri aspetti della vicenda. Basti pensare che, mentre società e calciatori cercano di sottrarsi agli eterni ricatti delle curve, la Lega Pro si prende la briga di inviare domenicalmente una multa da mille euro a tutti i club che inviano al sito immagini delle gare non adeguatamente montate, come da contratto. Servono per gli highlights.
(15 novembre 2013)

Brocchi 63

Re:Calcio violento
« Risposta #57 : Lunedì 18 Novembre 2013, 08:47:39 »
Costretti a deporre le maglie dopo le minacce degli ultrà
   
Un altro caso Nocerina: un gruppo di tifosi del Monopoli ha scavalcato la staccionata e ha intimato ai giocatori di togliersi la maglia e distenderla sull'erba: "L'avete disonorata". L'allenatore: "Se il problema sono io, mi dimetto"

di ANTONIO SELICATO
 
Invadono il campo e ottengono che i giocatori depongano sul terreno di gioco la maglia. "L'avete disonorata", ha intimato il capo ultrà al termine della partita Francavilla in Sinni-Monopoli della serie D, girone H, vinta dai padroni di casa per 3-1. Al fischio finale un gruppetto di tifosi al seguito del Monopoli ha scavalcato la recinzione mentre il resto dei supporter, un centinaio circa, premeva ai bordi del campo.

La delegazione degli ultrà ha riunito la squadra davanti al settore ospiti e, alla presenza dell'allenatore e del presidente onorario, ha ottenuto che i calciatori si spogliassero della maglia per distenderla sull'erba. Nulla a che vedere con il precedente tra Nocerina e Salernitana quando i giocatori intimoriti dalle minacce dei tifosi simularono gli infortuni mettendo fine alla partita dopo venti minuti.

Il gesto di oggi è un messaggio chiaro - trapela tra le parole dei supporter biancoverdi - "la società, così come latifoseria, ha operato grandi investimenti e fatto sacrifici importanti per allestire una squadra capace di lottare per la serie C1, chi non ha voglia di giocare per questa maglia se la tolga". Nonostante l'episodio, non si sono registrati episodi di violenza. A fine protesta ha parlato l'allenatore De Luca: "Se il problema sono io, mi dimetto". Dopo questa sconfitta il Monopoli scende in terza posizione con 20 punti in classifica, a quattro lunghezze dalla capolista Marcianise.