Autore Topic: i grandi dualismi  (Letto 13840 volte)

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Offline benvolio

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Re:i grandi dualismi
« Risposta #60 : Lunedì 11 Novembre 2013, 23:29:09 »
Zurigo, agosto 1979: Coe sfascia il mondiale dei 1500.



Gara "marziana" con Coe che la trasforma in una lunga volata, roba da velocità prolungata. Per vederla mi trattenni in un bar di Cremona a circa quattro chilometri dalla caserma e arrivai dopo il contrappello beccandomi tre giorni di rigore. Alla domanda dell'ufficiale di picchetto sul motivo del ritardo risposi che avevo visto una gara unica di corsa e non potevo rinunciare. Invece in quella magica sfida tutto si ripeteva sempre come mostrato da Thomas Doll...che roba!!! Ovett era uno stratega fenomenale con una scelta dei tempi mostruosa. A volte i due si scannavano sfiancandosi a vicenda e il banco saltava come a Mosca dove si scambiarono l'oro di specialità.

Offline AlenBoksic

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Re:i grandi dualismi
« Risposta #61 : Martedì 12 Novembre 2013, 10:43:45 »
Notevole che tutti ricordino Conconi e nessuno ricordi come Moserone venne scippato di un Giro da Pollentier che pochi mesi dopo si presentò all'antipoding all'Alpe d'Huez con maglia gialla di lana...
Ad ogni modo se andate nell'università del ciclismo, ossia in Francia o nelle Fiandre, a chiedere di Moser e Saronni si metteranno a ridere, visto che per loro il paragone è improponibile.
Voglio 11 Scaloni

Offline AlenBoksic

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Re:i grandi dualismi
« Risposta #62 : Martedì 12 Novembre 2013, 10:46:59 »
Beppe era un tale signore che quando scendeva dalla bici poteva pure mettere una giacca e recarsi a una riunione del Rotary, senza manco bisogno di pettinarsi.

Ehò,
stando tutto il giorno a ciucciare la ruota di vento in faccia non ne aveva preso un refolo.
 :D
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Zapruder

Re:i grandi dualismi
« Risposta #63 : Martedì 12 Novembre 2013, 10:56:04 »
Notevole che tutti ricordino Conconi e nessuno ricordi come Moserone venne scippato di un Giro da Pollentier che pochi mesi dopo si presentò all'antipoding all'Alpe d'Huez con maglia gialla di lana...
Ad ogni modo se andate nell'università del ciclismo, ossia in Francia o nelle Fiandre, a chiedere di Moser e Saronni si metteranno a ridere, visto che per loro il paragone è improponibile.

Fossi franzoso o belga, c'andrei piano a ridere degli italiani, quando si parla di due ruote.

darienzo

R: i grandi dualismi
« Risposta #64 : Martedì 12 Novembre 2013, 11:16:05 »
Queste intemerate dei moseriani mi fanno ingrullire

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ThomasDoll

Re:i grandi dualismi
« Risposta #65 : Martedì 12 Novembre 2013, 14:01:20 »
Ma mi meraviglio di voi, Saronni come partito preso è come dire che Antognoni era da pallone d'oro. Belgi e francesi hanno i loro, di titani, e quando c'è da applaudire applaudono i veri campioni: Coppi, Bartali, Pantani. Giù giù fino a Bugno e Moser.

Zapruder

Re:i grandi dualismi
« Risposta #66 : Martedì 12 Novembre 2013, 14:38:07 »
Pantani, Bugno e Moser? Allora pure Lance Armstrong, Ben Johnson e Florence Grittifh...

Quanto ad Antognoni, è l'unico che nell'82 i brasiliani ci invidiavano. Da noi sarebbe un dio, dicevano. Del resto, siamo quelli che in una finale mondiale hanno messo Rivera in panchina...

Offline AlenBoksic

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Re:i grandi dualismi
« Risposta #67 : Martedì 12 Novembre 2013, 14:49:06 »
Si infatti Armostrong in francia è proprio molto amato...
 ::)
probabilmente c'entra il fatto che nelle classiche del nord e al Tour uno ha dominato ergendosi a protagonista assoluto,
mentre l'altro non c'è mai andato e quando c'è andato s'è ritirato.
Tutto qui.
Voglio 11 Scaloni

Offline benvolio

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Re:i grandi dualismi
« Risposta #68 : Martedì 12 Novembre 2013, 16:00:02 »
Non confondiamo Armstrong con Moser. Moser sara' criticabile per il fine carriera (per me lo e') ma le sue stagioni e i suoi successi nella Roubaix rimangono come esempi di un tentativo di essere polivalente nonostante evidenti limiti in salita.
Il texano e' un'altra storia, un altro ciclismo, roba da chirurgia; preparava il bistrui per un anno e poi faceva lifting miliardario.
Tronando ai duellanti dell'atletica e rivedendo Sebastian Coe nei 1500 di Zurigo mi viene una domanda per Thomas Doll: ci vedi un minimo di stampo alla Prefontaine?
Ho scomodato un mito ma io quella sera nel bar di Cremona mi emozionai come quando correva "lui".

Offline The Loner

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Re:i grandi dualismi
« Risposta #69 : Martedì 12 Novembre 2013, 16:24:22 »
Si infatti Armostrong in francia è proprio molto amato...
 ::)
probabilmente c'entra il fatto che nelle classiche del nord e al Tour uno ha dominato ergendosi a protagonista assoluto,
mentre l'altro non c'è mai andato e quando c'è andato s'è ritirato.
Tutto qui.

Appunto.
E in ogni caso, il Saronni m'era proprio poco simpatico.

ThomasDoll

Re:i grandi dualismi
« Risposta #70 : Martedì 12 Novembre 2013, 19:30:15 »
Trattare Moser come Armstrong è offensivo, ma infatti lo si vuole deliberatamente offendere, quindi va bene così.
Che poi, sapendo che chiunque da che bici è bici si aiuta come può, far passare il proprio idolo per una mammoletta che scoreggiava essenze profumate con cui il gruppo all'inseguimento s'inebriava è tutta da ridere. Un segnale tradizionale di doping, una volta, era considerata la brevità della carriera, su queste basi è certamente più sospetto Saronni, il cui crepuscolo è stato precoce e di un anonimato assoluto, di Moser.

Offline AlenBoksic

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Re:i grandi dualismi
« Risposta #71 : Martedì 12 Novembre 2013, 21:27:17 »
Non confondiamo Armstrong con Moser. Moser sara' criticabile per il fine carriera (per me lo e') ma le sue stagioni e i suoi successi nella Roubaix rimangono come esempi di un tentativo di essere polivalente nonostante evidenti limiti in salita.

Vado OT però non troppo: ma Moser non era un corridore (assai) più da Tour?
Vero è che all'epoca contro Hinault non ci sarebbe stata storia, ma a livello di costruzione del percorso e morfologia delle salite la corsa francese è sempre stata assai più favorevole ai passisti rispetto al Giro.
Inoltre venendo dalla stagione delle classiche primaverili avrebbe avuto più tempo per prepararlo: si scelse di puntare al Giro per la mancanza di dominatori tipo il bretone e (credo) per il discorso sponsor, oppure la mia ricostruzione è fallace?

Un segnale tradizionale di doping, una volta, era considerata la brevità della carriera, su queste basi è certamente più sospetto Saronni, il cui crepuscolo è stato precoce e di un anonimato assoluto, di Moser.

Questa la tenevo di riserva io. Non vale!
 ;)
Voglio 11 Scaloni

darienzo

R: i grandi dualismi
« Risposta #72 : Martedì 12 Novembre 2013, 22:03:37 »
A me Moser stava sicuramente antipatico, ma tra i libri di sport a me più cari nell'adolescenza c'era quello di Sergio Neri sul mondiale vinto ai confini del mondo a San Cristobal in Venezuela nel 1977


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Zapruder

Re:i grandi dualismi
« Risposta #73 : Martedì 12 Novembre 2013, 23:12:42 »
Questa la tenevo di riserva io. Non vale!
 ;)

Ma su, carissimi: questi sono dritti da pallettaro svedese, che non possono suscitare che una risposta: You cannot be serious. Sono certo, infatti, che non state volutamente confondendo una lunga carriera ad alti livelli, tipo quella di Sua Santità Edwin Moses, con certe resurrezioni sul filo dei 33 che manco il discendente di Abramo. A meno che il buon TD non sia un ammiratore della longevità sportiva di Linford Christie, per citarne uno, cosa che non mi par di ricordare.

Detto questo, il Moser visto fino al '79 è stato un grandissimo, per quanto mi riguarda. Poi è arrivato uno più giovane, che lo batteva con comodo, ed è andato in puzza, tutto qua.

ThomasDoll

Re:i grandi dualismi
« Risposta #74 : Martedì 12 Novembre 2013, 23:28:25 »
A proposito di Ed, ma della sfida persa in partenza che gli ha portato per un decennio il poro Harald Schmid ne vogliamo parlare? Altro che Merckx-Gimondi, altro che Poulidor. Una carriera passata al secondo posto, senza speranza...

Zapruder

Re:i grandi dualismi
« Risposta #75 : Martedì 12 Novembre 2013, 23:37:17 »
A proposito di Ed, ma della sfida persa in partenza che gli ha portato per un decennio il poro Harald Schmid ne vogliamo parlare? Altro che Merckx-Gimondi, altro che Poulidor. Una carriera passata al secondo posto, senza speranza...

Che grandissimo, Schmid. Quanto era il suo personale? 47"46, vado a memoria, forse sbaglio. Erano in tre sotto i 48", ricordo bene? l'altro era Akii-Bua, un nome che da ragazzino mi sembrava quello di un personaggio fantastico. Quando Harris batté Moses dopo 715.368 gare vinte, sembrò scoccata l'ora della vendetta del crucco orientale, si era a Roma '87, invece Moses con un ultimo, favoloso canto del cigno, se li mise di nuovo tutti in tasca. Che mostro umano. E che persona.

ThomasDoll

Re:i grandi dualismi
« Risposta #76 : Martedì 12 Novembre 2013, 23:47:43 »
Era talmente sfortunato, Schmid, che saltò Mosca 80 per il boicottaggio pure lui, almeno lì avrebbe potuto farcela. Invece Beck vinse la finale olimpica più insulsa di tutti i tempi... La finale più avvincente fu quella di Roma. Ragazzi, che gara.



Offline Sca

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Re:i grandi dualismi
« Risposta #77 : Venerdì 15 Novembre 2013, 17:16:48 »
Mi permetto una deriva ciclistico-romantica.
Insomma, purtroppo o per fortuna appartengo alle generazioni che vissero l'ultimo grande dualismo su due ruote: Moser-Saronni. Ovviamente parlo dell'orticello italico.
Non so perché mi innamorai di Saronni. Succede e non sai perché. Un po' come quando mi chiedono perché sono della Lazio. Se conoscessimo queste risposte, forse saremmo in grado di svelare tutti i meccanismi dell'amore. E invece vallo a spiegare.
Dicevo di Saronni. Forse mi innamorai di lui perché il primo Giro lo vinse sulla Bottecchia. E mio padre per la mia prima comunione, 1979, proprio una Bottecchia mi regalò. Forse. Forse fu la scelta istintiva di stare con l'altro. Quello antipatico, spocchioso, scontroso. Ero già meravigliosamente laziale ed ero, quindi, già meravigliosamente addestrato a stare con l'altro. In questo sono d'accordo con Zapruder: Moser era la roma, Saronni la Lazio. Moser era quello nazional popolare, il buono, il trentino che lo senti parlare e capisci subito che non può che avere un cuore d'oro; piaceva alle mamme, piaceva alle nonne, era l'emozione pret-a-porter di una vittoria, una dedica sul palco, un abbraccio, un grappino, una lacrima, un cappello d'alpino lanciato in aria per la gioia.
Saronni era il broncio, il sibilo, la rasoiata accettata dal gruppo e dal carrozzone tutto. Era quello che vinceva perché più forte, anche se mai un favore dagli altri.
1981. La cronometro finale di Verona, il rigore di Chiodi, il mondiale di Praga. Tre delusioni che solo se hai 13 anni puoi sopportare. Ora mi schianterebbero. Ora sono un uomo e sento di essere più distaccato da un certo tipo di eventi. E' solo saggezza? Maturità? E se la saggezza fosse solo un anestetico che la vita ci mette pietosamente a disposizione? Vabbe'.
Un'altra considerazione su Saronni.
E' vero che nel 1983 aveva dato ormai tutto. Il secondo Giro lo vinse qualche mese prima di compiere 26 anni, e per molti fu il suo canto del cigno.
A parziale giustificazione di un tramonto così anticipato va ricordato come la sua alba fosse stata estremamente precoce. Da adolescente fu spremuto come un limone sia su pista che su strada. Arrivò al professionismo giovanissimo e con un "passato" agonistico già consistente. Vinse il primo Giro a 21 anni. Probabilmente solo Coppi fece di meglio, vincendolo a 20 anni.
A 25 anni credo che fosse ormai logoro, soprattutto mentalmente. Se a questo aggiungiamo che la capacità di soffrire non è che fosse la sua qualità principale, ecco spiegata quasi del tutto la sua parabola discendente.
Ricordo che seguivo in modo maniacale le previsioni del tempo, perché sapevo che odiava la pioggia e il freddo e sapevo che col caldo, anche afoso, dava il meglio. Ricordo tutte le contorsioni sulla poltrona in salotto, nel tentativo di spingerlo in salita (terreno sul quale se la cavava molto meglio di come la vulgata tramandò).
Ricordo il sorriso che mi fece sul Terminillo quando gli andai dietro per qualche metro col cartone, con su scritto a pennarello 'Forza Saronni', preso la mattina al negozio di alimentari del paese  :)
Devo dire che la cosa che più mi emoziona, dopo tanti anni, è la sua fine sportiva (sportiva, ripeto, chè sennò 'sto post sembra un coccodrillo  ;D): il Giro dell'86.
Il 1986, dopo quasi 3 anni di delusioni, fu il suo ultimo anno importante, una specie di colpo di coda.
Il Giro lo vinse Visentini ma Beppe tenne la maglia rosa per 11 giorni.
Ecco, ricordo perfettamente la tappa di Foppolo in cui perse la maglia rosa, la sua ultima maglia rosa. E col senno di poi, lavorando ovviamente con la fantasia, le riprese televisive di quel giorno sembravano fatte apposta; una sorta di montaggio in tempo reale di un documentario dedicato a un grande ciclista: Saronni ormai senza gregari che cerca il ritmo della pedalata su una salita non bestiale ma impegnativa.
Una maglia rosa sola, anzi isolata, che l'elicottero inquadra nei grigi spazi d'asfalto tra un albero e l'altro. Cercava l'andatura, allungava, rallentava, si alzava, riprovava, si batteva con grandissima dignità; le gambe c'erano pure, quella che forse non c'era più era la testa.
--> Auditorium --> Zoo

Zapruder

Re:i grandi dualismi
« Risposta #78 : Venerdì 15 Novembre 2013, 19:42:40 »
Quando leggo Sca ho sempre l'impressione che la sua vena aneddotica celi una gran presa per il culo; ancora ricordo una dissertazione da leggenda sul mercato della Lazio, che stavo leggendo avidamente per la dovizia di dettagli, finché verso la decima riga non mi resi conto che il fatto che Crespo fosse di proprietà del Chelsea, con l'ingaggio pagato dal Barcellona, in prestito al Manchester e giocasse nella Lazio, fosse un pochino troppo contorto.

Detto questo, se il suo scritto corrisponde al vero, sono contento che il nostro sia un saronniano: non poteva essere altro (sia detto col massimo rispetto per i tifosi del rozzo montanaro). Però sono convinto che non siamo sul terreno dell'iperbole satirica: troppo precisa la conoscenza profonda del Bepìn, per non essere quella di un vero tifoso.

Offline BobLovati

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Re:i grandi dualismi
« Risposta #79 : Venerdì 15 Novembre 2013, 23:31:05 »
non avevo mai letto questo topic; domani, prometto, farò faville e polemiche, visti certi giudizi     :D
Laziale, Ducatista e fiumarolo

Siamo noi fortunati ad essere della Lazio, non la Lazio ad avere noi

“LA MOGLIE DI CESARE DEVE NON SOLO ESSERE ONESTA, MA ANCHE SEMBRARE ONESTA.”