www.iltempo.itL’ex tecnico presenta la sfida col suo Genoa e boccia la politica di Lotito «Non la vedo tra le prime, solo con me non si investì sul mercato»Un'avventura da dimenticare, uno dei momenti più brutti della sua carriera, sei mesi di critiche e fischi da parte dei tifosi della Lazio. Davide Ballardini è tornato a parlare, ha analizzato con attenzione la sfida di domenica contro il Genoa, è un doppio ex, ha allenato per anni anche il Liguria. Non sarà una gara facile, le squadre arrivano all'appuntamento in un momento delicato, per i biancocelesti la crisi non è ancora finita. I rossoblu sono reduci dal successo casalingo con il Parma, ma in trasferta faticano tremendamente. Il tecnico, in questa lunga intervista, ha raccontato segreti e tanto altro di due formazioni che conosce molto bene.
Che partita si aspetta?
«Sarà certamente una partita aperta. Tra le due, visto anche questo avvio di campionato, penso che la Lazio sia favorita. Il Genoa comunque è una squadra competitiva. Ma il mio pronostico pende per la squadra di Petkovic. Ha giocatori forti, di qualità e in queste ultime partite ha concesso molto meno all'avversario. La Lazio ha tanti impegni vista anche la partecipazione in Europa League e ognitanto, è giusto fare un turnover come è successo nella partita contro il Cagliari schierando dal primo minuto i vari giovani come Felipe Anderson e Bryan Perea».
Cosa dovrà temere di più la Lazio del Genoa?
«Sicuramente Bertolacci che è un ragazzo di qualità e sente molto la porta. Viste le sue caratteristiche sa rendersi pericoloso anche con conclusioni dalla distanza. I rossoblu sono cambiati molto e di quelli che ho allenato io ce ne sono ben pochi. Sono rimasti ad esempio Portanova e Manfredini, due difensori centrali che oltre alla loro fisicità, sono molto affidabili tatticamente».
Petkovic sta vivendo un momento delicato. Si può paragonare al suo?
«La mia è stata un situazione differente, direi drammatica. Non ho avuto l'occasione per gestirla, in quanto si era deciso di mettere fuori rosa due giocatori importanti come Pandev e Ledesma. L'argentino è un bravo ragazzo, lo conosco bene. In quella stagione, il peggiore fui proprio io che mi piegai alle decisione di Lotito e Tare. Accettai una situazione che non andava avallata»
Lei ha lavorato con 4 presidenti impegnativi: Cellino, Zamparini, Lotito e Preziosi, con quale si è trovato meglio?
ì«Sicuramente con Zamparini si è instaurato un buon rapporto. Il presidente del Palermo è persona schietta dal punto di vista umano, dice sempre ciò che pensa con trasparenza, e almeno per come sono fatto io questa è una qualità che ho sempre apprezzato. Poi occorre comunque sempre lavorare come sai, adattandoti anche all’interlocutore che hai di fronte. In genere noi abbiamo lasciato sempre terreno fertile ovunque siamo stati; mi piace ricordare di nuovo il caso del Palermo, dove la società riuscì a far cassa vendendo giocatori importanti valorizzati anche da noi, come ad esempio Barzagli e Brienza».
Dove può arrivare questa Lazio?
«Tra il settimo e il nono posto, non la vedo assolutamente tra le prime tre. La politica della società è sempre la stessa, giocatori di esperienza, magari stranieri. Da tre anni inoltre è la formazione che ha cambiato di più, solo quando c'ero io non si è fatto nulla al livello di mercato. Questa non è di certo la mia maniera di lavorare, ma è da apprezzare visto che in questi anni qualche trofeo è stato vinto. Se i risultati non sono arrivati con me alla guida, devo dire che la colpa è stata anche la mia”.
Si rivede in Petkovic?
«No ripeto, lui ha la possibilità di schierare i migliori giocatori, a me questo non fu permesso. Per quanto mi riguarda sono diversi anni che subentro in corsa, al Genoa ho fatto un buon lavoro, ci siamo salvati con un calendario molto difficile, spero di tornare presto ad allenare».