Autore Topic: 28.10.2013  (Letto 349 volte)

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Offline Matita

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28.10.2013
« : Lunedì 28 Ottobre 2013, 09:12:14 »
28 ottobre 2013
Miro, una dedica a Vlado «Abbiamo vinto per lui» (Il Messaggero)

Miro è tornato Mito. Una zuccata benedetta. Un lampo, un colpo vincente per far rinascere la Lazio e salvare Petkovic. E quel che più sorprende, conoscendo Klose e la sua freddezza, è quell’esultanza da leader carismatico, quasi a volersi caricare la Lazio sulle spalle. Miglior riscatto per il tedesco non ci poteva essere. Dopo un avvio di stagione stentato e deludente, un infortunio che non gli dava tregua, sono bastati pochi minuti a Klose per accendere la partita, risvegliare i compagni e rivitalizzare se stesso. Un uno-due che ha steso il Cagliari e rilanciato le ambizioni della formazione biancoceleste, che dopo una settimana burrascosa potrà preparare la sfida con il Milan con uno stato d’animo del tutto diverso rispetto a quell’atmosfera cupa e piena di paura che si avvertiva nel wee-end.
UNA RETE PER PETKO
Di questo Miro-gol ne va orgoglioso, come se la partita di ieri sera fosse stata il crocevia più importante dell’anno. «Ma quale crisi, eravamo solo sfortunati, perché in ogni gara non facevamo altro che creare occasioni su occasioni. Adesso dobbiamo proseguire su questa strada, altrimenti è stato tutto inutile. La mia esultanza rabbiosa? Serviva la scossa e io l’ho data», le parole del centravanti laziale e della Germania. Ritorno al gol a parte, Klose è particolarmente fiero di aver dato una bella mano non solo alla Lazio, ma soprattutto a Vladimir Petkovic, un tecnico che l’attaccante stima tantissimo e con il quale ha un rapporto davvero speciale. «È stata una gran partita e una bella vittoria anche per il nostro allenatore. Noi siamo tutti con lui e l’abbiamo dimostrato», le frasi di Miro pronunciate con un eloquente sorriso. A fine partita il bomber laziale è rimasto in campo a lungo, ringraziando uno per uno i compagni di squadra. Una scena insolita per il tedesco, segno che è davvero tornato. Oltre la vittoria, probabilmente è la notizia più positiva della serata. «Mi sento bene, non ancora al cento per cento – ha spiegato Klose -, ma sento che sto tornando in forma e ne sono felice. Ora dovremmo vincere le prossime partite, a cominciare dalla sfida con il Milan».
L’UOMO ASSIST
L’altro uomo-simbolo della vittoria è Candreva: «Un successo che ci voleva e sono contento che Miro sia tornato al gol, anche grazie a me. Lui è uno dei nostri campioni, quello che ci consente di poter fare il salto di qualità e di spiccare ancora una volta il volo». E’ la speranza di tutti i tifosi laziali. (D.M.)
28 ottobre 2013
Klose si riprende la Lazio (Il Messaggero)

Tocca a Miroslav Klose salvare la panchina di Petkovic e risollevare le sorti della Lazio. È lui la cometa della serata, il calciatore di classe superiore che si prende sulle spalle la squadra e la trascina fuori dalla secche di un primo tempo decisamente mediocre, a tratti inguardabile. Le prodezze dell’attaccante garantiscono punti pesanti in classifica ma non risolvono i problemi di gioco della Lazio, confermatisi puntuali anche contro il Cagliari, come i limiti di personalità dei giovani schierati. Ad ogni modo, il successo è corroborante e riporta un po’ di serenità a Formello in vista della trasferta di Milano. La rivoluzione copernicana, attuata da Petkovic (ma solo da lui?) consente quindi di ritrovare quella vittoria che manca da 5 partite. La Lazio del primo tempo non è una squadra ma un gruppo di calciatori senza identità, senza gioco e senza attributi, quasi sempre in balia di un avversario che si muove seguendo uno spartito preciso e idee di calcio concrete. Petkovic rinuncia a Ledesma, Gonzalez, Klose, Floccari, rispolvera Pereirinha nel ruolo di esterno basso e rilancia dall’inizio Anderson, l’elemento che dovrebbe prendere in mano la manovra o almeno darle un’impronta di classe e fantasia. Invece il brasiliano si defila spesso sulla sinistra, come un bandolero stanco. Mai che si assumala responsabilità di dettare un passaggio, di comandare l’azione, di entrare nel cuore della sfida. E’ Perea che, invece di attaccare la profondità, arretra a prendere palla nel tentativo di creare qualche situazione pericolosa. Ederson dimostra di avere un pizzico di personalità, però è troppo innamorato del dribbling e non incide mai. L’unica conclusione arriva da Perea, che gira alto un cross di Candreva, anche lui senza lo smalto delle serate migliori.
SQUADRA SENZA IDEE
Il Cagliari di Lopez non rinuncia a giocare, anzi. Si presenta con due attaccanti (Ibarbo e Sau) e Cabrera trequartista. Si chiude con ordine, è solido a centrocampo, in Nainggolan e Conti, Ibarbo bravo a galleggiare tra le linee ed è sempre pronto a ripartire. Non lanciando palloni ma giocandoli con sagacia e attenzione, grazie all’uomo libero e alla capacità di aggredire gli spazi. Ed è Marchetti a correre i rischi maggiori, su Cabrera e Astori. Il Cagliari evidenzia quella organizzazione di manovra che manca ai biancocelesti. Il fatto che sia Onazi a impostare spesso il gioco evidenzia chiaramente come qualcosa non funzioni, in quanto il nigeriano non ha le qualità tecniche per rivestire questo ruolo. Un primo tempo davvero modesto, che si chiude sotto una meritata bordata di fischi.
DECIDE IL TEDESCO
In avvio di ripresa Petkovic toglie Ederson per Klose ed è la mossa che cambia gli equilibri in campo. Il panzer, infatti, decide il match nello spazio di 2 minuti, in virtù della classe sopraffina e di una voglia di riscatto che mostra al primo impatto. Gli bastano due giocate per mutare il destino di una serata grigia, facendola diventare limpida. Prima gira di testa un cross di Candreva, lievitato nettamente di rendimento, anticipando l’imbalsamato Rossettini, quindi induce al fallo di mano Pisano, superato in dribbling. Rigore trasformato dallo stesso Candreva. Vocalizzi tecnici da campione, quelli del tedesco, che scacciano gli spettri che allignano sugli spalti e che restituiscono alla squadra sicurezza e tranquillità per gestire l’incontro. L’iniziale 4-3-3 finisce spesso per diventare un 4-2-4, con Klose chiamato a sacrificarsi in qualche ripiegamento sulla trequarti per dare sostegno a Onazi e Biglia. Anche Anderson prova a dare una mano, però non è quello che si chiede a un talento come lui. Il Cagliari ormai è al tappeto e non riesce più a ragionare, come nella prima parte della gara, annichillito dall’uno-due ravvicinato. Prova a reagire, sfiora il gol con una deviazione di Astori, su punizione di Cossu, ma non dimostra più lucidità e padronanza di palleggio per comandare il centrocampo. La formazione biancoceleste, liberatasi dalla paure, può amministrare con agio il 2-0 e ripartire negli spazi che gli isolani devono inevitabilmente concedere. Alla fine i fischi diventano applausi e sanciscono la pace. Ora serve la conferma contro il Milan in piena crisi di risultati. (Gabriele De Bari)

28 ottobre 2013
«Troppe pressioni sulla squadra» (Il Messaggero)

Santo Klose, beato Petkovic: «Non devo ringraziare nessuno. La società non mi ha dato alcun segnale che la mia panchina fosse a rischio». Eppure era gelata, Miro l’ha sciolta. Elettrico il suo ingresso, con una capocciata in cielo ha scosso la Lazio: «Klose è un leader della squadra, fondamentale nelle difficoltà. Ci dà carattere in un momento in cui siamo troppo sotto pressione. I fischi nel primo tempo ci stavano tagliando le gambe – spiega il tecnico – e nell’intervallo ho chiesto calma e fiducia. Così siamo tornati a divertirci, a gustarci il piacere di giocare».
UN PO’ DI SERENITÀ
La Lazio respira, senza più acqua alla gola, coi tre punti pescati dal panzer: «Con la vittoria ritroviamo un po’ di positività. Alla fine siamo sopra le aspettative, giochiamo senza 6-7 elementi da due mesi e mezzo. Ma è colpa nostra, con 3-4 punti in più staremmo lontani da contestazioni. Purtroppo i miei ragazzi sono troppo sani e puliti, ma lottano eccome per questa maglia». Se la stritolavano ieri sera al petto, a fine partita, quasi in ginocchio sotto la Nord. «Noi viviamo insieme con i tifosi e li rispettiamo, così come noi vogliamo rispetto – spiega l’allenatore -. Il gesto è bello, è giusto chiarire le cose. Solo chiarendo possiamo essere forti».
PENSIERI GIALLOROSSI
Trascinata dalle stigmate di Klose, la Lazio può risorgere: «Anche col Cagliari abbiamo dimostrato d’avere la grinta per uscire dai momenti brutti». C’è un segnale in una statistica di Vlado: «E’ la prima volta, dopo una trasferta d’Europa League, che vinciamo una partita. I ragazzi non si sentono supportati, speriamo di ritrovare la tranquillità persa, anche per colpa di quello che stanno facendo sull’altra sponda del Tevere. Si pensa troppo ai rivali cittadini». La Roma vola e, nonostante una leggendaria Coppa Italia, la devozione laziale è a progetto: «Vogliamo undici leoni, tirate fuori le palle». Una frase urlata nello spogliatoio anche da Lotito. La Nord prende però le distanze dal presidente, perché è il primo colpevole: “Pezzo di m… Guarda che hai fatto. Vattene a Salerno”. Colpa dei giocatori, ma anche del mercato sbagliato: “Noi meritiamo rispetto”, lo striscione difeso con i denti digrignati da 150 tifosi fuori dall’Olimpico. A via dei gladiatori, location simbolica.
LA SCOSSA DI FORMELLO
Nel dopo-partita, Lotito non ha commentato la contestazione ma ha spiegato il confronto avuto con la squadra a Formello. «Ero arrabbiato per l’atteggiamento delle ultime due partite in cui non è stata coesa e cinica. Serviva una scossa per far capire ai giocatori di avere coscienza dei loro mezzi. E al di là della vittoria, ora l’hanno dimostrato, anche se ridurre la partita all’ingresso di Klose non serve» (Alberto Abbate)
28 ottobre 2013
Le pagelle: Candreva insostituibile assist e gol (Il Messaggero)

MARCHETTI 6 Un’uscita su Cabrera, un’altra su Ibarbo e un tiro da fuori area di Conti. Il primo tempo si sgola perché i sardi arrivano quasi sempre in area. Bella parata su Conti nel finale.
PEREIRNHA 5,5 Avvio da brividi: sempre fuori tempo, in ritardo, cross inutili e innocui. Fa quasi tenerezza per come si impegna, poi nella ripresa prende fiducia e si libera della paura.
NOVARETTI 6 Va su tutte le palle e compie diverse chiusure. Fondamentale nel neutralizzare Ibarbo al 25’, a tu per tu con Marchetti. A causa di quell’allungo però si fa male
all’adduttore. Esce per una contrattura all’intervallo, contro il Milan è in dubbio.
CANA 6 Lì davanti a lui c’è poco filtro e i cagliaritani spesso sono in superiorità numerica. Nel secondo tempo cresce e controlla la situazione, mostrando il solito temperamento.
RADU 6 E’ la seconda partita di fila in tre giorni dopo uno stop di due mesi. Le attenuanti non mancano, ma fa la sua figura.
ONAZI 6 Da spigliato, tranquillo e sicuro fino a qualche partita fa a nervoso e impacciato, almeno nel primo tempo. Klose-gol risveglia anche lui che si mette a giocare e a
lottare come sa fare.
BIGLIA 6 Primi quarantacinque minuti da dimenticare. La palla tra i piedi scotta e sbaglia molto, poi i due gol svegliano pure lui, prende fiducia e soprattutto la squadra in mano.
FELIPE ANDERSON 5 Partita anonima. Qualche buon guizzo, ma è ancora troppo timido. Cresce un po’, ma solo un po’ nella ripresa.
CANDREVA 7 L’unico ad essere costante per tutta la gara. Non si dà mai per vinto. Parte a destra, poi a sinistra e ancora a destra. Al settimo del secondo tempo scodella la
palla-gol per la testa di Klose. Passano due minuti e raddoppia su rigore, segnando il quarto gol stagionale.
EDERSON 5,5 Gioca a sorpresa titolare e, nonostante la confusione del primo tempo, fa il suo. Per Petkovic però non è abbastanza e lo toglie all’intervallo.
PEREA 5 Tanto movimento e un’occasione di testa nel primo tempo. Ha carattere e non si risparmia, poi con l’ingresso di Klose si mette alle spalle del tedesco e fa il rifinitore.
CIANI 6 Sostituisce Novaretti e si piazza al centro della difesa accanto a Cana.
KLOSE 8 Il suo ingresso e soprattutto il suo gol ad inizio ripresa hanno dato la scossa alla squadra. La seconda in stagione rivitalizza pure lui, tanto che due minuti dopo aver segnato l’1-0 procura il rigore realizzato poi da Candreva. Che sia tornato?
CAVANDA NG Rileva Felipe Anderson nel finale.
PETKOVIC 6 Nel primo tempo la squadra è impaurita, senza carattere e confusa. Fa entrare Miro che risveglia la Lazio e gli salva la panchina. (Daniele Magliocchetti)

28 ottobre 2013
Il tecnico biancoceleste: «Io mai a rischio» (Gazzetta dello Sport)

L’ultima volta, il 5 gennaio, i «buu» erano stati molto più marcati. Questa volta è successo in una sola occasione. E alla fine Ibarbo ha dichiarato: «I buu razzisti? Non me ne sono accorto, è tutto a posto». Il tecnico del Cagliari, Diego Lopez, ha dovuto più che altro preoccuparsi di Miro Klose: «Lui ha cambiato la partita e deciso la sconfitta». Buon per Vladimir Petkovic, che si rialza: «Ma nessuno della società mi ha mandato segnali negativi. Tra primo e secondo tempo abbiamo sentito la pressione dei tifosi». Marchetti, invece, ha parlato con i tifosi, prima e dopo la partita, del battibecco di Nicosia. (stop.)

28 ottobre 2013
E la Lazio si ritrova (Gazzetta dello Sport ed. Roma)

Non doveva avere più dolore al piede destro, Miro Klose: era finito sotto i ferri del professor Muller-Wohlfahrt, ma è finito anche contro il led pubblicitario dopo il gol dell’1-0 al Cagliari. Un’esultanza rabbiosa, quella di Miro, che il 31 agosto con la Juve non aveva potuto neanche abbozzare, visto che la Lazio era già sotto di due gol. «Non c’era niente dietro quell’esultanza – dice Klose -. Ma in queste situazioni c’è da svegliare la squadra».
Scossa
Hai detto niente: la Lazio nel primo tempo aveva sonnecchiato, poi con Miro ha aperto gli occhi: «La squadra viene sempre prima, poi vengono le persone. Quando lavoriamo bene siamo una grande squadra. Io invece, non solo devo tornare a giocare, ma anche a essere in forma. Ogni decisione è stata presa con Petkovic. In queste settimane ho lavorato bene, anche doppio, perché senza la mia forma sono un giocatore normale. Giocando due o tre partite per 90′ torno al meglio». Due, ce ne saranno già in settimana: prima il Milan, poi il Genoa. «Che questo sia un nuovo inizio. Abbiamo grandi giocatori, ma non esistono vittorie facili: dobbiamo lavorare».
Morale
In fondo sarà d’accordo pure Vladimir Petkovic: «Finalmente c’è un po’ di positività – ha detto il tecnico -, con una sconfitta stavolta si sarebbero fatti tutti altri discorsi». Magari sarebbe finita in discussione proprio la panchina: «Ma io non ho avuto questi segnali dalla società». Segnali li ha dati Klose: «Lui è uno dei leader della Lazio, ha dimostrato carattere come tutta la squadra. Per vincere contro il Cagliari ci voleva quello, anche perché alla fine del primo abbiamo sopportato anche la pressione dei tifosi che fischiavano. Eppure siamo in linea con le previsioni degli esperti di inizio stagione. Dico di più: nessuno in Serie A ha avuto i nostri infortuni». Petkovic ha battuto forte sul tasto della pressione: «Molto intorno a noi dipende da quanto sta facendo l’altra squadra della città. Ma io devo pensare alla Lazio, la mia squadra sta crescendo. Questa vittoria non è un brodino, ma un punto di partenza». E l’ha fatto capire anche il presidente Lotito: «Non c’è nessun problema con l’allenatore, è la squadra che spesso ha sbagliato atteggiamento. Io penso alla Lazio, non alla Roma: merita rispetto, ma è pure fortunata».
Candreva e Radu
Fortuna che di sicuro porta Candreva: quando segna lui (è capitato 11 volte) all’Olimpico la Lazio vince sempre. «Questo successo è per tutti, da Petkovic alla società, ai tifosi fino a noi stessi. I fischi? Ce li siamo meritati». Un pensiero per il tecnico anche da Stefan Radu: «Il rapporto con lui è bellissimo, con lui arriveremo in alto. Il nostro obiettivo è la qualificazione alla Champions». (davide stoppini/marco calabresi)
Si er papa te donasse tutta Roma
E te dicesse lassa anna’ chi t’ama
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Val piu’ l’opinione mia che tutta Roma

Vulgus veritatis pessimus interpres.
Lotito deve fa' come dico io (quito cit.)

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Re:28.10.2013
« Risposta #1 : Lunedì 28 Ottobre 2013, 09:16:08 »
28 ottobre 2013
Le pagelle: Cana è quasi perfetto. Felipe Anderson lotta (Corriere dello Sport)

MARCHETTI 5,5 Esce con il tempo giusto e l’energia necessaria per anticipare Astori. Due incertezze su un tiro di Nainggolan e una punizione di Conti respinta centrale.
PEREIRINHA 6 Preferito a Cavanda, torna titolare. Soffre la pressione di Nainggolan, quando si sgancia non è male.
NOVARETTI 6,5 Petkovic lo conferma, l’argentino regala un recupero strepitoso in scivolata su Ibarbo, occasione in cui si fa male. Tiene duro sino all’intervallo e poi deve uscire.
CIANI (1’ st) 6 Entra e stende Ibarbo, beccandosi il giallo. Poi tiene.
CANA 6 Quando rischia con la tattica del fuorigioco e lascia partire Ibarbo verso Marchetti, viene salvato da Novaretti. Ma è l’unica incertezza di una prestazione quasi perfetta. Soprattutto nei momenti più complicati, sorregge la Lazio con il suo carattere.
RADU 6 Dietro è un approdo sicuro per tutti. Davanti nel primo tempo si vede poco, Stefan preferisce restare a guardia. Alla distanza lievita
ONAZI 6 Nel primo tempo pieno di paure e di timori, diventa quasi l’unico elemento di raccordo del centrocampo. Quando tutta la squadra riacquista entusiasmo, si esalta per rapidità di palleggio negli spazi stretti.
BIGLIA 6 Pulito e geometrico nella distribuzione del pallone, nel primo tempo si deve svincolare dal pressing di Cabrera e soffre un pochino. Alla distanza prende il comando delle operazioni ed eccelle anche nell’interdizione.
EDERSON 5 Un po’ mezz’ala, un po’ trequartista, un po’ esterno d’attacco. L’avvio è vivace, ma si spegne presto. Della sua prestazione cosa resta? Il solito fumo.
KLOSE (1’ st) 8 Si toglie la tuta, scende dal poster e scuote la Lazio. Con una capocciata, ritrova il gol e inchioda Agazzi. Poi vola e spacca la difesa del Cagliari, costringendo Pisano al rigore. E’ tornato Miro.
CANDREVA 7,5 Prova a scattare, a mettersi la squadra sulle spalle correndo, nel primo tempo è l’unico a provarci. Accende la serata della Lazio scodellando l’assist che porta al gol di Klose e subito dopo raddoppia su rigore, quarta rete del suo campionato. Un asso.
PEREA 6,5 Il colombiano è accerchiato dai difensori del Cagliari. Di testa spedisce alto un cross di Candreva. L’ingresso di Klose lo libera e lo restituisce al gioco.
FELIPE ANDERSON 6 Ha visione di gioco, deve trovare i tempi giusti. Soffre il clima teso del primo tempo, nella ripresa appare molto più a suo agio anche sulla fascia. Combatte.
PETKOVIC (ALL.) 6 Torna a vincere dopo un mese, la panchina della Lazio è ancora sua. (Fabrizio Patania)
28 ottobre 2013
Capitan Radu carica: «Siamo con il tecnico. Obiettivo Champions» (Corriere dello Sport)

Non era contento, ma neppure aveva ancora deciso di cacciarlo. Lotito aveva rinviato il toto-allenatore, non voleva pensare alla sostituzione di Petkovic. «Porta sfiga» erano state le sue parole confidate venerdì pomeriggio, il giorno dopo la rabbia per il pareggio a Cipro in Europa League e il confronto durissimo con la squadra, che si stava prendendo degli alibi. Il successo contro il Cagliari lo ha risollevato. «Nessun problema di allenatore, c’è stato un problema della squadra che spesso ha sbagliato atteggiamento. Questa volta è andata in modo diverso, c’è stato impegno, determinazione. E il risultato è arrivato. Nel secondo tempo abbiamo cambiato modulo, l’attacco è stato valorizzato e la squadra ha fatto una grande prestazione. Ci sono tanti giocatori in rosa. Bisogna aspettare per valutare la qualità della squadra». Lotito crede fortemente nei valori della Lazio. «La classifica? E’ presto per i pronostici, il tempo giudicherà. Anche le squadre partite a mille dovranno fare i conti con il turnover e altre situazioni. La Lazio ha delle qualità che devono per forza uscire, ci sono tredici nazionali in rosa, non possono essere degli sconosciuti nel nostro campionato. Penso solo alla mia squadra, non alla Roma, a cui porto rispetto pur avendo in questo momento la fortuna dalla propria parte. Ognuno fa il suo campionato e noi con orgoglio partecipiamo all’Europa League». Lotito ha difeso le scelte di Petkovic. «La formazione? La fa il tecnico, non io. E ha messo i migliori».
RADU – Euforico il terzino romeno, che ha ripreso la fascia di capitano. «Abbiamo preso tanti gol sinora, ma dobbiamo guardare al fatto che ogni volta siamo stati costretti a cambiare difesa». Chissà se un giorno tornerà a muoversi da centrale. «Mi manca un pochino, ma devo giocare dove mi mette l’allenatore. Petkovic è il terzo che preferisce impiegarmi da terzino». Ha difeso il tecnico di Sarajevo. «Non so se l’allenatore ha rischiato, forse abbiamo rischiato noi, perché i risultati non sono quelli che tutti si aspettavano. Anche i nuovi acquisti hanno visto che alla Lazio se perdi una partita è una cosa brutta. Noi siamo con il mister. Basta con le voci che lo vogliono lontano dalla Lazio». Radu ha ripreso a guardare in avanti. «L’obiettivo è la Champions, ogni volta siamo sempre vicini e poi non ci arriviamo. Speriamo che quest’anno vada meglio». E’ stata una partita complicatissima. «Ci porta ossigeno per quello che era successo in settimana, per i tifosi che erano arrabbiati. Ma abbiamo dimostrato carattere. Dopo il primo tempo, abbiamo dato di più, vincendo la partita. E’ bastato il 20-30 per cento in più per portare a casa il risultato. Klose? Per tutti è fondamentale avere campioni in squadra, Noi abbiamo Miro».
NOVARETTI – L’intervento in scivolata per salvare su Ibarbo, lanciato a rete, è costato un infortunio al difensore argentino, costretto a uscire nell’intervallo. «Non sappiamo se si tratta di crampi o di una contrattura, valuteremo nelle prossime ore» ha spiegato Petkovic, che aveva preferito l’argentino a Ciani. Questa mattina la ripresa a Formello. Hernanes e Klose si candidano per rientrare dal primo minuto mercoledì sera a San Siro contro il Milan. Il Profeta ieri sera ha sopportato la delusione di un’altra esclusione per scelta tecnica decisa da Petkovic. Il brasiliano era in diffida. Come l’albanese Cana, che è riuscito a evitare il cartellino giallo contro il Cagliari e potrà guidare la difesa biancoceleste anche a San Siro. Il tecnico bosniaco ha rilanciato Pereirinha e ha concesso riposo a Cavanda, apparso stanco e impreciso nelle ultime uscite. Il belga-angolano a San Siro dovrebbe riconquistare il posto da titolare. Mancherà ancora Konko, il cui recupero è previsto per la partita di domenica con il Genoa. (f.p.)
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Re:28.10.2013
« Risposta #2 : Lunedì 28 Ottobre 2013, 09:18:59 »
28 ottobre 2013
Klose: «Mai stati in crisi Ma serviva una sveglia» (Il Tempo)

L’attaccante tedesco entra e cambia la partita «Vittoria importante, col Cagliari è stata dura»
È tornato Miro, è tornata la Lazio. Ridurre una squadra a un solo calciatore è sempre sbagliato, ma mai come stavolta Vladimir Petkovic deve ringraziare il bomber tedesco. I fischi dell’Olimpico al termine del primo tempo suonavano come una sentenza per la Lazio e il tecnico di Sarajevo: troppo brutta la squadra biancoceleste, troppo intimorita per essere vera.
Poi, come un lampo nel buio, ecco spuntare Miro Klose. Sette minuti per prendere le misure agli avversari, qualche scatto incoraggiante e un buon pressing, segno evidente della buona vena del tedesco dopo un lungo periodo nero. Poi la svolta, racchiusa in 120 secondi: un colpo di testa veemente, rabbioso come la successiva esultanza, un calcio liberatorio ai tabelloni pubblicitari («L’ho fatto per svegliare la squadra, ne avevamo bisogno») e subito dopo il dribbling decisivo su Pisano, «costretto» al fallo di mano per il rigore del 2-0.
«È una vittoria molto importante e sono contento – ha ammesso Klose, al secondo gol stagionale dopo la rete inutile allo Juventus Stadium – ho lavorato bene in queste settimane per ritrovare la forma, perché senza sono un giocatore normale. La panchina? Prima della gara ho parlato con il mister e abbiamo deciso insieme perché non sono ancora al cento per cento e la squadra viene prima dei calciatori. Ora devo solo giocare, con due o tre gare consecutive ritroverò i novanta minuti».
La Lazio respira, Klose può sorridere. Le critiche degli ultimi giorni sembrano un lontano ricordo, il viaggio a Cipro per accomodarsi in tribuna – forfait poco gradito all’allenatore e alla società – pare all’improvviso dimenticato. E anche il futuro nebuloso – ma neanche troppo, perché le offerte americane sembrano davvero aver convinto l’attaccante tedesco (e la famiglia) – per il momento può passare in secondo piano, così come il gol sbagliato sul 2-0 quando la gara era ormai segnata.
«Contro il Cagliari è stata una partita dura – ha osservato Klose – dovevamo segnare per primi e ce l’abbiamo fatta, poi abbiamo giocato bene. Fuori dalla crisi? La Lazio non era in crisi: abbiamo sempre creato tanto, ma non riuscivamo a segnare e siamo stati anche sfortunati. Ora dobbiamo continuare a lavorare. Petkovic? Siamo tutti con lui».
Sicuramente Klose è con Petkovic. Anzi, per ora ha proprio salvato il posto dell’allenatore, trovando anche un nuovo gradito partner d’attacco. «Perea si impegna tanto anche in allenamento e dà tutto per la squadra – ha sottolineato il tedesco – mi piace molto giocare con lui, contro il Cagliari è stato incredibile». A San Siro contro il Milan, però, servirà qualcosa di più. «Loro stanno attraversando un momento di crisi e saranno arrabbiati: per noi sarà ancora più difficile». Con questo Klose, però, Petkovic può guardare al futuro con maggiore ottimismo.
Daniele Palizzotto

28 ottobre 2013
Dai fischi alla pace con il ritorno di Miro Ricordato Paparelli (Repubblica – ed. locale)

“NOI meritiamo rispetto, fuori le palle”. Più chiaro di così non si può. Con questo striscione, esposto su viale dei Gladiatori, i tifosi della Lazio accolgono la squadra ancor prima dell’ingresso nello Stadio Olimpico. Il clima di contestazione è nell’aria, si percepisce. Poi entra in campo Marchetti, come sempre per primo. È accolto da fischi assordanti: conseguenza del battibecco del post-partita di Cipro, quando a seguito della contestazione il portiere aveva risposto stizzito: «Ma cosa volete? ». Questa volta, a testa alta, si dirige verso sotto la Curva e chiarisce: «Do sempre il massimo per questa maglia e per tutti voi. Ci serve il vostro sostegno ». Più o meno questo il messaggio e, spontaneo, si alza fragoroso l’applauso di tutta la tifoseria. Qualche minuto dopo, anche il resto della squadra fa lo stesso. Va sotto la Nord, che chiede ancora una volta di tirare fuori gli attributi. All’annuncio delle formazioni qualche fischio per Hernanes e Petkovic. Ma durante la partita i tifosi sostengono e trascinano la squadra come non mai. Le contestazioni sono riservate solo ai giocatori del Cagliari, in particolare al “romanista” Daniele Conti. Nell’intervallo, sullo 0-0, altri fischi. Poi però entra Klose. Il tedesco segna, esulta come se fosse una finale del Mondiale e pochi minuti dopo si procura pure il rigore che realizza Candreva. E a fine gara porta tutta la squadra sotto la Nord. Pace fatta. Commemorazione per Vincenzo Paparelli, tifoso ucciso il 28 ottobre di 35 anni fa in un derby, ma ancora oggi preso di mira da qualche stupido armato di bomboletta spray: “Il tuo nome provano a infangare, noi lo vogliamo ricordare”.
(marco ercole)


28 ottobre 2013
Entra Klose torna la Lazio (Corriere dello Sport)

La Lazio ritrova Klose e con lui, dopo un mese, la vittoria. Perché il tedesco non solo ha segnato e propiziato un rigore, ma ha messo in fuga i fantasmi di una crisi che rischiavano di ipotecare una stagione intera. Un tempo del tedesco, anzi tre minuti sono stati sufficienti per trasformare una squadra inguardabile nel primo tempo in una cinica macchina da calcio (non di spettacolo). Due gol, un palo (di Perea) e, soprattutto, una ripresa che ha regalato qualche conforto ai tifosi che dai primi quarantacinque minuti avevano tratto foschi presagi. Il Cagliari per un tempo ha retto bene ma poi quei tre minuti fra il 7’ e il 9’ (della ripresa) hanno prodotto un contraccolpo psicologico pesantissimo da cui i sardi non si sono più ripresi (modesta la reazione, povera di gioco e di orgoglio).
AVVILITI – Se c’è una squadra che non aiuta certo a farti uscire da una crisi, questa squadra è il Cagliari. Diego Lopez i suoi ragazzi li mette molto bene in campo, soprattutto dal punto di vista difensivo: concede pochissimi spazi e gli avversari per crearli devono far correre molto la palla e le proprie gambe, cosa che la Lazio per tutto il primo tempo non è riuscita a fare, per giunta preoccupata di non lasciare troppo campo a Ibarbo che una volta ha potuto liberare la sua corsa e per fortuna di Marchetti si è fermato su un recupero prodigioso di Novaretti (che ha immediatamente denunciato un problema muscolare). Alla logica cagliaritana si contrapponeva l’illogicità laziale. Preoccupata la squadra, sinceramente confuso il suo tecnico che ha ancora una volta aggiornato il suo modulo con uno strano 4-3-3 che in realtà prevedeva un Biglia a protezione della difesa e Candreva che spesso andava ad allinearsi con Onazi ed Ederson. Ma la Lazio appariva troppo statica, con Candreva che provava a sfondare sulle corsie esterne ma non avendo sovrapposizioni finiva per essere facilissima preda di Murru, un giovane veramente di belle speranze. Senza inserimenti dei centrocampisti, poi, il Cagliari, solidamente schierato, finiva per avere vita agevole limitando al minimo i problemi per Agazzi. Manca a Petkovic il miglior Gonzalez perché Onazi è decisamente meno abile del collega a trovare l’inserimento. Il tecnico bosniaco ha deciso che Biglia è l’uomo giusto per fare girare la squadra ma sincerimente l’argentino da un lato non garantisce un salto di qualità particolare rispetto a Ledesma, fatica a cucire il gioco e a guidare il centrocampo. Risultato: mentre il Cagliari gestiva con crescente sicurezza la gara, i tifosi laziali smarrivano la pazienza e poco dopo la mezz’ora cominciavano a contestare, peraltro non senza ragione.
CAMBI – Gli infortuni (Pisano per Perico e Ciani per Novoretti) hanno evidentemente condizionato le scelte dei tecnici. Ma poi contano gli uomini e uno come Klose, seppur a mezzo servizio, in una partita come questa in cui le grandi strategie tattiche potevano incidere in misura molto limitata (sebbene dopo l’ingresso del tedesco la Lazio si sia risistemata in maniera da occupare meglio il campo con una sorta di 4-2-3-1), può serenamente fare la differenza. E l’ha fatta nel giro di tre minuti, dal 7’ al 9’, prima trasformando in gol un cross di Candreva («sporcato» da un tocco di spalla di Murru, con Rossettini che non contrapponeva alcuna resistenza all’elevazione dell’avversario) e poi stendendo con un dribbling secco in area Pisano che completava l’opera accarezzando la sfera e obbligando Massa alla concessione del rigore.
SVOLTA – Con Klose in campo la Lazio è cambiata ritrovando il suo punto di riferimento. All’appuntamento con il gol il tedesco mancava dal 31 agosto e quella di ieri è stata la prima rete all’Olimpico di questa stagione. Ma soprattutto il tedesco è una sorta di coperta di Linus che consente a tutti di giocare meglio. In più il tedesco con quei tre minuti ha rasserenato una situazione ambientale che rischiava di aggiungere condizionamenti a condizionamenti. La vittoria, comunque, sana la crisi di risultati ma non ancora quella di gioco e di identità. Petkovic non ha ancora ritrovato la Lazio dello scorso anno e non deve trarre in inganno l’arrendevolezza cagliaritana conseguente al terribile uno-due in avvio di ripresa. Perché la distanza tra i reparti è ancora eccessiva e le squadre lunghe a volte pagano pegno.

28 ottobre 2013
«Io sono pronto. Ora la svolta» (Corriere dello Sport)

Klose è tornato Klose e la rinascita continuerà: «Voglio tornare in grande forma, tra due-tre partite sarò al massimo della condizione. Se non sono nella forma migliore sono un giocatore normale». Klose è tornato fenomeno, bomber disumano, vederlo in sembianze umane era troppo strano. Klose è tornato al gol e la Lazio è tornata a vincere e i tifosi son tornati ad abbracciarsi. Klose è tornato Klose in un paio di minuti, segnando e provocando il rigore del raddoppio, svegliando la Lazio, esultando rabbiosamente, tirando un calcione ai cartelloni, sfogandosi apertamente: «Quell’esultanza rabbiosa? Ci serviva una svolta, il mio gesto spero sia servito per dare la scossa alla squadra. A volte ci sono situazioni in cui bisogna svegliarsi, mi è venuta così». Questi sono i veri leader, questi sono i veri campioni. Se girano loro, è fatta. La sveglia l’ha suonata Klose, palla e lui e si vince, palla a lui e ci si abbraccia, è di nuovo tutto così. Il vero abbraccio ieri gliel’hanno dato i compagni, l’hanno trovolto dopo l’1-0. E gliel’ha dato la gente. E’ tornato Klose, una manna dal cielo per Petkovic: «Noi siamo con Petkovic», ha assicurato Miro a fine partita rinsaldando la sua panchina.
IL COLLOQUIO - Klose e Vlado, ecco il retroscena, erano stati a colloquio in mattinata. All’Olimpico ieri s’era diffusa l’insoddisfazione di Miro, secondo le voci dei beninformati s’era stupito perché non avrebbe giocato. S’aspettava d’esserci dal primo minuto pur essendo reduce da una lombalgia, anche se il piede destro continua a provocargli qualche fastidio. Vlado aveva parlato con Klose a Formello, erano stati a colloquio per una ventina di minuti. Il tecnico gli aveva spiegato la scelta di farlo entrare in corsa. Alla fine s’è rivelata decisiva, ha addolcito il palato del tedesco, ha parlato di scelta condivisa. Mancava il miglior Klose, mancava troppo: «Sì, non solo questo. La squadra per me viene sempre prima di tutto, è al primo posto. Quando lavoriamo bene siamo una grande Lazio. Era importante tornare in gruppo e in forma come adesso. Avevo parlato molto con il mister, abbiamo deciso insieme. Questo è importante». La sintonia con Petkovic è comprovata, ora Miro ha un sogno, non vuole uscire più, non vuole fermarsi: «Ho lavorato bene in queste settimane, ho lavorato anche il doppio perché volevo tornare in grande forma. Mi mancano solo le partite, quando ne farò due o tre di fila ritroverò anche i novanta minuti». E’ la svolta? Miro dice «sì, per me sì. Tutte le partite partono dallo 0-0, dobbiamo lavorare per vincerle. Abbiamo grandi giocatori, ma non si vince mai facilmente. Dobbiamo lavorare al massimo, l’abbiamo fatto in allenamento e si è visto in partita».
IL MILAN - Klose ha fame e freme: «Ora dovremo vincere le prossime gare, con il Milan sarà molto difficile perchè anche loro stanno attraversando un momento di crisi. E quando si passano certi momenti c’è ancora più rabbia». La rabbia di Klose è scattata a molla, ha rivitalizzato la Lazio: «Abbiamo giocato bene, abbiamo vinto tanti duelli importanti, quando si lavora così il risultato arriva. Non sono ancora al 100%, ho giocato poche partite, devo riprendere il ritmo». Non ha mai perso la speranza: «Lazio in crisi? Io non l’ho vista in crisi, abbiamo sempre creato tante occasioni, ma non segnavamo e siamo anche stati sfortunati. Dobbiamo continuare così, dobbiamo dare il meglio di noi a partire da mercoledì, dal match di S.Siro contro i rossoneri». Finale con dedica, il re ha detto grazie al suo popolo: «Grazie ai tifosi, erano tantissimi». Grazie a Klose si sono riabbracciati. (Daniele Rindone)

28 ottobre 2013
Con il tedesco svolta anche psicologica (Corriere dello Sport)

A volte nel calcio non bisogna inventarsi grandi cose per riuscire a trovare la soluzione del problema. Basta un giocatore. Vlado Petkovic che quest’anno si è avventurato in esperimenti da cui nella passata stagione si era tenuto alla larga, lo ha capito perfettamente ieri sera quando ha fatto una semplicissima scelta: invitato Miro Klose a scaldarsi per entrare in campo nella ripresa. La realtà è che la Lazio ha un solo, vero uomo-squadra: il tedesco. Con lui in campo le cose cambiano. E non solo da un punto di vista tecnico e tattico, ma da un punto di vista più sottilmente psicologico. Sembra quasi che con lui sul terreno di gioco, i compagni si sentano più sicuri, tranquilli. Sanno di poterlo trovare lì, nel cuore dell’area, dove si decidono i destini di una partita; sanno che se avrà tra i piedi (o, come è avvenuto ieri, sulla testa) la palla buona lui non la sprecherà perché da sempre quello di far gol è il suo mestiere. Di fronte a verità così semplici, tutte le complicate alchimie tattiche un po’ vengono meno.
Ieri Petkovic ha provato a rilanciare la Lazio mettendola in campo in una maniera se non nuova, quanto meno riveduta e corretta. Eppure, quella squadra, ancorché rivista nel modulo e negli uomini, per un tempo ha girato a vuoto, imbrigliata nella furba e solida struttura difensiva del Cagliari che concedeva pochissimi spazi. Il calcio è questione di moduli, di idee, di scelte. Ma al fondo vi sono sempre i calciatori: quelli più bravi fanno la differenza. Klose l’ha fatta perché i sedici metri sono il suo regno, il luogo in cui una palla vagante, un cross corretto inconsapevolente da una spalla di Murru si trasforma nell’occasione giusta per spezzare l’equilibrio di una gara, per mettere il silenziatore a una contestazione latente che nasceva dalla frustrazione di una squadra che faticava maledettamente ad avvicinarsi in maniera pericolosa dalle parti di Agazzi.
Poi, per carità, c’è stata anche la revisione tattica. Quello strambo 4-3-3 del primo tempo è stato messo in soffitta; Biglia è stata ridotto al più modesto ruolo di mediano visto che come regista fatica veramente tanto a prendere per mano la squadra; lo stesso Perea è diventato più efficace potendo partire alle spalle di Klose che solo con la semplice presenza crea allarme e, quindi, spazi. (a.m.)
28 ottobre 2013
Il talismano Kolse e la serenità ritrovata per un’idea di rimonta (Corriere dello Sport)

Quasi come se i lotitiani avessero sbagliato ad arretrare le lancette dell’orologio nella prima domenica da ora legale e si fossero svegliati tardi. Stavolta assistiamo a una Lazio doubleface formato Giano Bifronte, messa in crisi dagli antagonisti nella fase ascendente e all’improvviso padrona nella seconda parte, mentre ancora riecheggia l’eco dei fischi patiti nell’intervallo. Merito del talismano Klose, chiamato in corso d’opera per scavalcare Agazzi con quel colpo di testa-gol su cross involontariamente deviato da un difensore di Lopez e capace di creare l’occasione-rigore tre minuti dopo. Subentra il panzer di Opole e s’invertono i meccanismi d’una gara che pareva fotocopia della trasferta nell’isola di Cipro, mentre i musi lunghi di Hernanes e Ledesma, spettatori non paganti in panchina, restano arcani insoluti quando cerchiamo di percepire meglio quanto accade.
Qui è come se il Le Corbusier di Formello avesse messo su una costruzione sbagliata che fortunosamente evita il tracollo prima dell’intervallo, salvo poi usare il fioretto per evitare la rimonta dopo il penalty-Candreva. Qui c’è pure da capire adesso con che Lazio abbiamo a che fare. Serve continuare ad avere una squadra Miro-dipendente? Bisogna dare fiducia ai giovani messi in campo con buona pace dei mugugni dei senatori? C’è la netta sensazione che nel secondo tempo sia migliorata l’interdizione di Biglia, Candreva abbia smesso di fare il trottolino amoroso e la difesa abbia retto bene l’urto col cavallone-Ibarbo, uno schernito dai “buuu” razzisti, che potrebbe spaccare qualsiasi partita ma che deve ancora crescere. Però quanto farebbe comodo, magari per affiancare Perea, suo connazionale che scheggia il palo a risultato già acquisito. Noi intravediamo l’uscita dal tunnel mentre per la quarta volta di fila il Cagliari torna nell’isola felice senza punti dalla trasferta nell’Olimpico laziale.
Riecco il successo, mastro Petkovic: i tre punti sono necessità più unica che rara per preparare la trasferta nella Milano rossonera senza particolari patemi d’animo. Adesso che i suoi hanno dimostrato di saper vincere, magari si saranno liberati di quella mancanza di serenità con cui convivevano almeno da due mesi a questa parte. Cominciare il campionato dopo 9 giornate significa aver creato i presupposti per tentare una rimonta alla Fausto Coppi. Ma del resto, alla Lazio, le imprese facili non sono mai piaciute. (franco melli)

Si er papa te donasse tutta Roma
E te dicesse lassa anna’ chi t’ama
 je diresti:  Si sacra corona
Val piu’ l’opinione mia che tutta Roma

Vulgus veritatis pessimus interpres.
Lotito deve fa' come dico io (quito cit.)

Brocchi 63

Re:28.10.2013
« Risposta #3 : Lunedì 28 Ottobre 2013, 10:09:42 »
Grazie per l'ottimo servizio reso a noi tutti.

Offline Aquila Maremmana

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R: 28.10.2013
« Risposta #4 : Lunedì 28 Ottobre 2013, 10:48:52 »
Er Matita è un grande! Grazie per il servizio!

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Noi potevamo essere loro. Non abbiamo voluto.
Loro non avrebbero mai potuto essere noi.