Fascetti stronca Petkovic

[MagoMerlino]

Il discorso di Fascetti regge fino ad un certo punto. Perchè non credo proprio che la Juve degli ultimi 2 anni ha vinto con "tutti in difesa e contropiede". Ed è per questa sua natura di gioco il motivo della sconfitta con la Fiorentina, ma è stata sola una partita e ci può stare. Non pensate?

E dove l'avrebbe detto, Fascetti, che la Juve ha vinto con "tutti in difesa e contropiede"?

[MagoMerlino]

Ho sempre rispetto per chi ha giocato ed anche (nel suo caso) allenato la Lazio; ma, per amor del vero, mi sento di dire che se uno rilascia per trent´anni interviste, qualche volta DEVE aver ragione.

E quand'è che non avrebbe avuto ragione in questi trent'anni? Su quale argomento di preciso? Così per sapere.....

[Brocchi 63]

E quand'è che non avrebbe avuto ragione in questi trent'anni? Su quale argomento di preciso? Così per sapere.....

ogni volta che ha criticato la Lazio, seppur in una singola persona.

Chiaro, limpido, Recoaro (cit)

[Frusta]

Si può pure perdere, ma il fatto che frega Petko è che i punti che perde li sta perdendo da pollo.
E di tutto abbiamo bisogno in questo momento meno che di un pollo, quindi prima se ne va e meglio è.

[BobLovati]

E quand'è che non avrebbe avuto ragione in questi trent'anni? Su quale argomento di preciso? Così per sapere.....

con il mio " se uno " non mi rivolgevo soltanto a lui, ma anche a lui

[Wasicu]

da una parte ha ragione a dire che Petko non ha ancora trovato la quadratura del cerchio, da cui lo stato di confusione.

pero' se mi viene a dire che, premetto che non ho visto la partita, la Fiore sotto di 2 gol ha vinto di contropiede, allora dimentica di sottolineare come Conte sia ancora piu' cojione che si fa infilare di contropiede quando in vantaggio di 2 reti a 25 minuti dalla fine.

in ogni caso il solito Cerracchio, ma stavolta senza l'appoggio della ligna dittoriale del palazzinaro romano e romatrista.

No CP non e' una questione di quadratura con la Lazio e per la Lazio, ... e' che
tu prendi un trainer e questo viene da te ed ha gia' una idea  :   cioe' lui possiede
nel suo curriculum il suo gioco con il quale ha ottenuto dei risultati;  ...  insomma
ha uno schema; il suo schema-personale.  Poi magari dovrà e potrà anche modificarlo
nel tempo e nello spazio per motivi di necessità, ma il suo schema rimane sempre
in testa  come una guida fondamentale.   Ora questo e' proprio quello che manca a
Petkovic, cioe' non ha il suo schema :  non ha pressing, non ha il gioco sulle ali, non
gioca sul cross, non gioca in contropiede, non vuole il controllo di palla, non gioca 
con le ripartenze, non vuole la punta fissa, non vuole la punta di manovra, insomma
i giocatori sono liberi di fare tutto e in fondo non fanno un bel ca22o di nulla.  Il non
avere uno schema preferenziale mette i giocatori in  *crisi-tattica*  perche' non dice
quello che vuole perche non c e' quello che vuole.        Questo e' tipico dei trainer in
formazione,  ma non di quelli che hanno fatto le loro scelte, buone o no,  ma sono
sempre delle scelte cui i giocatori possono credere o no,  pero' sono un tracciato
per loro sempre da seguire ....     

[Zapruder]

E quand'è che non avrebbe avuto ragione in questi trent'anni? Su quale argomento di preciso? Così per sapere.....

Anche sul tarocco di Lazio-Varese ha ragione?

Il fatto è che da 'ste parti, il primo che spara cacca a pompa sulla Lazio, ha automaticamente ragione. La presunzione di sostegno, nei confronti del proprio club, s'è rovesciata. E i soliti noti corrono dietro a tutto: ancora sto a ride' per le dichiarazioni "ufficiali" di Diabolik, da alcuni prese per oro colato, circa il derby... Un signore così, degno della massima fede: roba da vergognarsi, non fosse che alcuni, ormai, recitano un ruolo.

Quanto a Fascetti: andasse a quel paese, per quanto mi riguarda. Lui e tutto lo scoperchiar continuo di tombe, dalle quali esce solo cattivo odore, com'è inevitabile. Per me, tra l'ultimo stronzo tesserato della Lazio e financo Maestrelli redivivo, sarò sempre dalla parte del primo.

[CP 4.0]

...

in poche parole quando ha vinto, a Petko gli ha detto solo culo.

opinione condivisibile ma non da me.

[Wasicu]

in poche parole quando ha vinto, a Petko gli ha detto solo culo.

opinione condivisibile ma non da me.

Assolutamente no,  nessuno parla di culo e' che se hai una guida da rispettare
sei moralmente piu' forte di chi non la ha, ..... e infatti noi siamo debolissimi in
questo senso ...  e devo dire anche che le prime vittorie erano con l'impostazione
di Reja ((secondo me)) ....  adesso con il tempo sono state rimosse .... ma non
sostituite.

[CP 4.0]

non e' che ultimamente non ha mai vinto, eh.

non avra' fatto grandi e sontuosi 90 minuti interi, ma quando la squadra girava non mi pareva che il gioco fosse quello di Reja.

[Wasicu]

non e' che ultimamente non ha mai vinto, eh.

non avra' fatto grandi e sontuosi 90 minuti interi, ma quando la squadra girava non mi pareva che il gioco fosse quello di Reja.

Ma i giocatori ci sono;  il problema non mi pare quello.... o non completamente quello

[CP 4.0]

ma infatti e' una serie di problemi di cui Petkovic e' uno tra diversi.

[cuchillo]

Se non fosse che è Fascetti, troverei anche condivisibili due o tre passaggi.
Ma il buon Gegé ha due problemi: il primo è che le cose le dice di merda. A me come "personaggio" tutto sangue, palle, cose-dette-in-faccia, chi-non-se-la-sente-può-andarsene, etc. non m'ha mai appassionato. Come tipo umano, intendo.
Il secondo è che fa parte di quel lotto di allenatori, direi primariamente insieme a Mondonico e Simoni che con orgoglio rivendicano un mondo che non esiste più. E si sentono smarriti, senza quel mondo. Credono che il tempo si sia fermato col rigore di Brady a Catanzaro. 
Negli anni '90 a Mondonico e Fascetti preferivo uno come Pippo Marchioro, che aveva la loro stessa età, che come loro aveva vissuto in panchina gli anni '80 - con minor gloria, oltretutto - eppure ebbe il coraggio di studiare, di aggiornarsi, di cambiare, di migliorare, di superarsi.
Ma vi ricordate che spettacolo la sua Reggiana? Veniva qui all'Olimpico a giocarsela a viso aperto, con un calcio totale, coi difensori che attaccavano, con una zona-pressing innovativa.
E aveva già quasi 60 anni.
Perché Pippo era diverso. Coltivava il desiderio di proporre qualcosa di nuovo, che non fosse la solita sbobba anni '80. Era diverso, antropologicamente. E lo preferivo agli altri.
Voleva capitalizzare quel 10% in modo diverso, che fosse più o meno efficace di giocatori da marcare a tutto campo.
Io ai sognatori porto sempre grande rispetto, se poi coniugano i sogni alla concretezza del campo, non limitandosi a pontificare sugli altri e omettendo i propri insuccessi.
Non ho conosciuto, per ragioni d'anagrafe, Corrado Viciani. Ma pare fosse un altro di quelli capaci, di quelli da tramandare alle generazioni future. Il nostro Rinus Michels.

[fish_mark]

(...) nostro Rinus Michels.

Un post che gronda di olio canforato e per questo forse mi piace.
Nel calcio però su un anno di innovazione, ce ne sono altri 9 di continuità e tradizione. Il messaggio di Fascetti è quello della concretezza, anche spiccia, insomma terra terra, su cui Reja giganteggia. E' uno spirito tattico che nove volte su dieci porta risultati.
La sperimentazione è sempre un rischio e se in indovina il verso giusto si espone al ludibrio pubblico.

[ThomasDoll]

Viciani è una figura leggendaria!

Eccolo raccontato benissimo da Salvatore Geraci su Repubblica.it:

 Gioco corto, rigore e bella vita così Viciani sfiorò la Coppa

DEL profeta del gioco corto, del maestro di Ilario Castagner, del tecnico che ha scoperto Bob Vieri, Franco Liguori e Franco Selvaggi, di quel bel ragazzo che amava i lunghi ritiri (ma lui stava con gli amici con la giustificazione che «i calciatori sono pagati per i sacrifici, non l' allenatore...»), che faceva allenare i giocatori in mutande anche davanti alle signore, che un giorno diede uno schiaffo a Massimiliano Allegri perché dopo un gol si rivolse al pubblico con un gestaccio, che fece allenare l' architetto Sandro Vanello di notte perché era arrivato in ritardo, che amava la musica lirica e che frequentava artisti come Corrado Cagli, Renato Guttuso e Giorgio De Chirico, che sfidò l' Italia del pallone in quella memorabile finale di coppa col Bologna persa ai rigori, di Corrado Viciani, insomma, sono rimasti solo i ricordi, sospesi nel tempo, chiuso com' è ormai in una terza dimensione, confinato dal morbo di Alzheimer in una nuvola dalla quale non si può scendere. «Non ricorda neppure i nomi dei giocatori, dei giornalisti amici e nemici, dei suoi figli, perso ormai nel suo nulla», dice con grande commozione la moglie Silvana. Sì, Silvana, dolce e comprensiva, il bersaglio della sua vita. Pensate che una volta, quando un tifoso gli gridò: «Viciani sei cornuto», rispose: «Tutto mi potete dire, questo no. Avete visto quanto è brutta mia moglie?». Ovviamente non era vero. Silvana, bella, colta e intelligente, era il suo parafulmine, la spalla ideale, senza la quale Viciani non sarebbe stato Viciani. Di quell' uomo sensibile al fascino femminile, amato dalle donne, pronto alla battuta, inventore di un nuovo modulo di gioco che somigliava a quello dell' Ajax, che aveva convinto il pittore Corrado Cagli a disegnare una nuova divisa rosanero, quella per intenderci con due coppie laterale di strisce nere, di quel tecnico che lanciava le mode di Mourinho, è rimasta una finale di coppa persa nel ' 74 chissà come. «Hanno vinto i poteri forti - disse qualche anno fa tornando a Palermo per l' oscar della squadra del secolo - quella coppa la sento mia, è del Palermo, eravamoi più forti, correvamo più di tutti. È vero, abbiamo sbagliato un sacco di gol ma senza l' intervento dell' arbitro, il Palermo l' avrebbe conquistata. E la mia carriera sarebbe cambiata». Suo il primo, grande, esperimento di calcio collettivo: il gregariato elevato a sistema. La teoria del gioco corto che, oggi, a distanza di quarant' anni, rimane la più moderna idea di calcio. «Avevo degli asini come giocatori, non potevo permettermi lanci lunghi, invenzioni, fantasie. Bisognava correre, fare passaggetti facili facili, sovrapporsi». A Palermo lo volle Renzo Barbera colpito dai suoi concetti, dal suo mondo intimo. Ma per il Gattopardo i calciatori erano come figli e non poteva sopportare l' idea che Viciani li trattasse come ingranaggi di una catena. «Ho la squadra più abbronzata d' Italia - diceva Viciani-, come posso vincere un campionato?». I giocatori minacciarono lo sciopero, Renzo Barbera, istigato da Favalli e Vanello («Viciani parla sempre di libertà ma noi siamo liberi di fare solo quello che dice lui»), amici del figlio Ferruccio, abituali frequentatori di casa sua, si convinse a lasciarlo partire. Grande amico di Tonino De Bellis, Viciani prese dall' Ajax l' allenamento sulle ripetute, dieci serie da 100 metri (e non faceva sconti)e il lavoro con i palloni medicinali e gli ostacoli prima della partita. I giocatori si lamentavano perché fino al sabato non riuscivano a muovere le gambe. Ma quel Palermo in coppa vinse contro la Fiorentina, eliminò la Juventus, avrebbe stravinto contro il Bologna «senza gli errori di Magistrelli e Barbana». Ai due non perdonò mai. Perdonò invece Ignazio Arcoleo mandato a quel paese dopo il fallo su Bulgarelli. La stessa notte, dopo essere andato in Rai per visionare alla moviola il filmato dell' azione incriminata, rientrò in alberoe ad Ignazio piangente disse fiero: «Lo sai? Non era rigore, maledetti...». Oggi, avremmo voluto nuovamente sentire quel racconto da uomo che ha superato gli 81 anni, che ha conosciuto il pallone di stracci e il calcio dei business. Ma dopo un «Chi sei?» e un «Non ricordo, anzi sì ...» la drammatica, dolce ammissione: «Ti passo mia moglie». Per tornare in un mondo tutto e solo suo.
SALVATORE GERACI

[Pomata]

No CP non e' una questione di quadratura con la Lazio e per la Lazio, ... e' che
tu prendi un trainer e questo viene da te ed ha gia' una idea  :   cioe' lui possiede
nel suo curriculum il suo gioco con il quale ha ottenuto dei risultati;  ...  insomma
ha uno schema; il suo schema-personale.  Poi magari dovrà e potrà anche modificarlo
nel tempo e nello spazio per motivi di necessità, ma il suo schema rimane sempre
in testa  come una guida fondamentale.   Ora questo e' proprio quello che manca a
Petkovic, cioe' non ha il suo schema :  non ha pressing, non ha il gioco sulle ali, non
gioca sul cross, non gioca in contropiede, non vuole il controllo di palla, non gioca 
con le ripartenze, non vuole la punta fissa, non vuole la punta di manovra, insomma
i giocatori sono liberi di fare tutto e in fondo non fanno un bel ca22o di nulla.  Il non
avere uno schema preferenziale mette i giocatori in  *crisi-tattica*  perche' non dice
quello che vuole perche non c e' quello che vuole.        Questo e' tipico dei trainer in
formazione,  ma non di quelli che hanno fatto le loro scelte, buone o no,  ma sono
sempre delle scelte cui i giocatori possono credere o no,  pero' sono un tracciato
per loro sempre da seguire ....   

Il suo gioco lo abbiamo visto 20 giornate, le prime dell'anno scorso, ha spremuto i "pachidermi Rejani" e li ha schioppati a tutti.

Con questo do' ragione a Mago, serve gente di gamba, giovane e sopratutto SANA...però anche coraggio da parte sua a mettere a sedere i cosidetti "senatori". I giovani li ha, tutti sappiamo che la punta forte ad oggi è Keita, lui mette Perea che secondo me je allaccia gli scarpini a Keita.

[Wasicu]

Il suo gioco lo abbiamo visto 20 giornate, le prime dell'anno scorso, ha spremuto i "pachidermi Rejani" e li ha schioppati a tutti.

Con questo do' ragione a Mago, serve gente di gamba, giovane e sopratutto SANA...però anche coraggio da parte sua a mettere a sedere i cosidetti "senatori". I giovani li ha, tutti sappiamo che la punta forte ad oggi è Keita, lui mette Perea che secondo me je allaccia gli scarpini a Keita.

non posso che trovarmi d'accordo come detto altro volte .....

[Drenai]

che c'entra perea con keita? adesso ci manca solo che ci inventiamo un dualismo inesistente fra i nostri giovani.
perea è un centravanti che fa sponda e fa salire la squadra. keita è una seconda punta veloce che gioca faccia alla porta e punta l'uomo. sono perfettamente complementari. nella lazio gioca perea perche 1. ha 2 anni di piu e 2. col modulo attuale al posto di klose ci deve giocare lui. keita al momento se la gioca con anderson, ederson ecc.
se in futuro giocheremo a 2 punte li vedremo probabilmente spesso insieme.

[Pomata]

che c'entra perea con keita? adesso ci manca solo che ci inventiamo un dualismo inesistente fra i nostri giovani.
perea è un centravanti che fa sponda e fa salire la squadra. keita è una seconda punta veloce che gioca faccia alla porta e punta l'uomo. sono perfettamente complementari. nella lazio gioca perea perche 1. ha 2 anni di piu e 2. col modulo attuale al posto di klose ci deve giocare lui. keita al momento se la gioca con anderson, ederson ecc.
se in futuro giocheremo a 2 punte li vedremo probabilmente spesso insieme.

Sarà una mia impressione ma Keita lo metterei a centro area.

[gentlemen]

Non c'entra Fascetti o chi x lui, dal gennaio 2013, ovvero dal secondo tempo di Palermo, momento in cui il tecnico ha incominciato a metterci del suo, la Lazio ha un rendimento da squadra che lotta x non retrocedere.
Oggi Petkovic è il problema.