A conti fatti, mi sembra che l'analisi di quest'anno, relativa alla lotta scudetto, sia divertente perché in molti, se non tutti, sono permeati dall'imbarazzo di aver toppato le previsioni. Me compreso, che non ho fatto altro che "seguire la corrente", approcciando con ironia alla loro stagione con tanto di ottimo precampionato, fino a vivere con angoscia tutte le partite da Inter-Roma in poi, in un calando primaverile iniziato per me non tanto dal fatidico scontro diretto, quanto dal derby di ritorno, quando in me svanì quella sensazione di ineluttabilità che trovavo pericolosamente simile a quella vissuta nel 2000/01.
La classifica parla chiaro, e 11 punti a 2 giornate dalla fine lasciando intendere un divario ben più ampio che l'ansia da tifoso ci ha suggerito per tutta la stagione. Però, visto che di tifo si tratta, io penso che le paure crescenti durante il periodo delle 10 vittorie iniziali siano state alimentate soprattutto dal post 26 maggio. Lo avevo già detto mesi fa, spesso dopo una nostra grande affermazione, loro rispondono con campionati quasi esoterici: tutto gli va bene, tutto rema dalla loro parte. Visto che la coppanfaccia è stata celebrata quasi come uno scudetto, era facile pensare che le forze del male fossero state stuzzicate come altre volte è successo. Personalmente, vederli chiudere totalmente a bocca asciutta (sì, la qualificazione in Champions, ma dico, è la Champions: in questo contesto quanti martedì e mercoledì sono stati più divertenti per noi che per loro?) sulla base di questi presupposti, è stata per me una grossa sorpresa.
Uscendo da scaramanzie e battute, invece, bisogna prendere atto di alcune cose. La prima, è che l'organico dei porcari viene da due anni di sottovalutazione ed autolesionismo senza precedenti. Hanno cannato l'allenatore per due anni di fila, così come in fondo era accaduto alla Juventus con Ferrara e Delneri, per dire che non è poi un'eventualità così assurda. Stavolta, è bastato l'educateur per rimettere tutti al loro posto, ed il calcio in fondo è una scienza semplice. La voglia di rivalsa, la fame e una pochezza generale delle avversarie ha fatto il resto: perché è vero che in chiave tifosa dobbiamo accendere un cero alla Juve dei record, ma una stagione in cui contemporaneamente Fiorentina, Lazio, Milan e Inter vanno incontro ad una stagione fallimentare (e manco il Napoli riesce a far vedere qualcosa di decente in chiave-titolo), non capita tutti gli anni allo stesso modo. Soprattutto l'abbassamento della media storica delle milanesi ha cambiato la scala gerarchica, cosa che non accadeva dalla stagione 2000/01: guarda caso...
L'altra riflessione riguarda la lettura della classifica di un campionato a 20 squadre, una formula che in Italia è rimasta congelata per 52 anni prima di essere ripescata nel 2004, e alla quale addetti ai lavori, tifosi e giornalisti non sono forse culturalmente preparati. Anzi, per chi ha vissuto il periodo della A a 16 squadre con i due punti per la vittoria, il disorientamento probabilmente è massimo, visto che allora i risultati pesavano enormemente di più sull'economia generale del torneo. Ricordo bene quando nel 1988 a 5 giornate dalla fine il Milan di Sacchi era a 4 punti di distanza dal Napoli: vinsero i rossoneri e si parlò di rimonta impossibile (anche se in mezzo c'era da disputare lo scontro diretto), scomodando anche ingerenze con la camorra per il calo dei partenopei. Ora invece è una maratona: meno risultati in bilico, perché col livello attuale in A gioca anche la quarta classificata della B del 1988, strisce più lunghe, ma anche tempi di ripresa differenti. Con dieci vittorie di fila, anche con la A a 18 squadre, veniva fuori un campionato come quello dell'Inter del Trap; con 8 punti di vantaggio a 5-6 giornate dalla fine, il discorso veniva considerato chiuso. Tutto questo per dire che mai come quest'anno torti e ragioni nelle previsioni e nelle valutazioni si sono rincorsi, smentiti e capovolti. L'importante è che ci sia stato un lieto fine, credo non ci sia neanche bisogno di specificarlo.