Autore Topic: Quando un laziale ride, è Cassazione  (Letto 1061 volte)

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Offline ML

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Quando un laziale ride, è Cassazione
« : Martedì 8 Ottobre 2013, 17:15:43 »
Mi va di continuare questo discorso ma non mi va di farlo nel topic "La roma mette la quinta". E' un discorso nato lì abbastanza per caso (dal letame nascono i fior) e tuttavia non merita di morirci.
Riassumo per chi non frequenta la sezione coprologica: si parlava dell'opportunità di gufarli o meno e io rispondevo che gufare i non gufare sposta poco, mentre la cosa importante è evitare di snobbarli apertamente.

Questo perché

Il laziale è quello che parla dopo, non prima. E' quello che dice "ti ho alzato la coppa in faccia" solo dopo averla effettivamente alzata, a differenza del romanista che dice "la coppa adesso dattela in faccia" solo perché è primo a sette mesi dalla fine del campionato.
Poi, se vogliamo entrare nel campo dell'esoterismo, ti dico anche che secondo me parlare prima, oltre ad essere controproducente (perché offri all'avversario la possibilità di rinfacciarti le tue incaute dichiarazioni), porta anche sfiga. Il silenzio e la sofferenza portano bene, mediamente tendono a essere premiati alla fine della stagione. Lo strombazzamento e/o la derisione anticipati portano mediamente male: le bandiere "Roma Campione d'Europa 1984", Vetere che fa il giro di campo prima di Roma-Lecce, i "Non succede ma se succede" del 2010 sono agli atti della storia del calcio. Noi non siamo così. Noi siamo quelli che ridono poco ma quando ridono ridono ultimi.

Manco a dirlo si sono ritrovati nella descrizione franz_kappa e cuchillo, il quale ha aggiunto:

Ai romanisti che mi dicevano tre anni fa dopo 22 punti in 9 gare, due anni fa quando eravamo primi dopo Lazio-Parma o lo scorso anno quando eravamo a 3 punti dalla Juve dopo 20 partite "Eh, ma state sempre incazzati, nun ve sapete godé le vittorie, ce potessimo sta noi al posto vostro..." rispondevo: "Meglio un marchigiano alla porta di un laziale che ride..."

Quando noi ridiamo è per sempre. Non c'è una prova d'appello che possa ribaltare, riformare, attenuare. E' già cassazione.

A questo punto le domande sono:
1) E' vero che siamo per la maggior parte fatti in questa maniera? O ci sono più Pomata di quanti io creda?
2) Per chi si ritrova nella descrizione: eravamo già così e per questo abbiamo scelto la Lazio, o è la Lazio che ci ha fatto diventare in questa maniera?

Rispondo alla numero due e dico che mi piacerebbe credere alle affinità elettive, e tuttavia credo che sia stata Lazio a modificare un po' il mio carattere. Io magari ci ero già portato, ma è stata la storia della Lazio (oltre alle immancabili vicende personali) a insegnarmi che bisogna stare fino all'ultimo con le chiappe strette. E contemporaneamente che fino all'ultimo non bisogna mai perdere la fede. Insomma, che è l'epilogo a dare il senso a tutta la storia.

Offline pizzeman

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Re:Quando un laziale ride, è Cassazione
« Risposta #1 : Martedì 8 Ottobre 2013, 17:29:41 »
Mai dire gatto se non ce l'hai nel sacco... Trapattoni è della Lazio.
Scherzi a parte io sono così nel tifo e nella vita.
sano realismo... se sto godendo di una cosa non ancora mia, so che se la perdo starò di merda.. allora aspetto.
se non sono sicuro di una cosa sono convinto che strombazzarla si controproducente.
Mai pensato che avremmo vinto lo scudetto, nel 99.
Mai pensato che una promozione sul lavoro mi arrivasse, finchè non firmavo la lettera.

Poi io esagero, anche quando sono sicuro godo solo interiormente, non mi interessa esternare la gioia.
sono felice, e basta... chi mi è vicino lo capisce, di chi mi è lontano o non mi capisce non me ne frega una mazza...

sono della Lazio per questo motivo? può darsi, tant'è vero che lo sono diventato in età cosciente...
Non il nome dietro, ma il simbolo davanti.

Offline Drenai

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Re:Quando un laziale ride, è Cassazione
« Risposta #2 : Martedì 8 Ottobre 2013, 17:35:23 »
boh.. non mi riconosco in nessuno dei due eccessi.
io non strombazzo mai per indole... non lo faccio nemmeno "dopo", figuriamoci prima.

però non mi sento manco in dovere di fasciarmi la testa preventivamente, non sono scaramantico quindi se non li ritengo all'altezza di vincere una partita o un trofeo, non mi autoconvinco che lo faranno solo per poterli gufare con mesi di anticipo.
"It's not that I like winning that much, it's that I HATE losing"
Larry Bird

Offline NoSurrender

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Re:Quando un laziale ride, è Cassazione
« Risposta #3 : Martedì 8 Ottobre 2013, 17:37:23 »
1) tutti i laziali che conosco io sono così.

2) è la Lazio che ci ha fatto diventare così, ma non per la sua storia, che allora i romanisti con tutte le finali o scudetto all'ultima giornata persi dovrebbero aver appreso dall'esperienza e invece  :D
No, i laziali acquistano a mio parere le qualità più che altro dall'essere in minoranza e dall'essere i "diversi" in città, quelli che non si sono conformati, che hanno mantenuto un'identità a dispetto di chi voleva omologarli affogandoli in quel calderone artificiale e mal strutturato chiamato asroma.

Quello invece che almeno per me caratterizza molto l'essere della Lazio e che viene dalla nostra Storia è quel fondo un po' amaro in ogni grande felicità, perché sappiamo che la pagheremo in qualche modo con dolori, sofferenze e delusioni.

"No retreat, baby, no surrender"


Giglic

Re:Quando un laziale ride, è Cassazione
« Risposta #4 : Martedì 8 Ottobre 2013, 17:47:29 »
Mah.

A me non sembra che sia possibile tracciare un identikit univoco del Laziale, così come si può facilmente fare per i bruchi.

Quando un Laziale ride, ad esempio, ride poco. L'effetto 26 Maggio (che è ETERNO, non scordiamocelo mai) si è spento facilmente. E' bastato un turco presunto e sette vittorie luride. Ride per ultimo? Si, ma essendo timoroso, anche la sua risata è intima (ovvio che non per tutti è così: però lo è almeno per me, che prima di esultare con gli altri mi "godo il momento" in splendida solitudine)

Il punto non è come ridiamo: il punto è - sempre secondo me, che altrimenti si rischia di pontificare - quanto: dellà se la menano ancora con le 12 vittorie consecutive, i 1000 colpi de tacco, le vittorie morali e tutto il becerume annesso. Tutto deprecabile, vero, ma alla lunga hanno sempre riso di più, quantitativamente.

Anche a loro la dirigenza non piace, anche loro hanno avuto rovesci ridicoli (molto più di noi: c'è addirittura un libro: "anvedi chi c'ha segnato" in merito), loro - non noi - hanno avuto la più bella collezione di coppe in faccia sbattute a casa loro della storia. Noi lo sappiamo, ne godiamo intimamente, ma alla fine preferiamo ipercriticare la nostra squadra che rovinare la loro.

Quindi, direi più che altro che noi godiamo per la Lazio, meno CON la Lazio.

Offline cuchillo

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Re:Quando un laziale ride, è Cassazione
« Risposta #5 : Martedì 8 Ottobre 2013, 18:31:12 »
1) E' vero che siamo per la maggior parte fatti in questa maniera? O ci sono più Pomata di quanti io creda?
2) Per chi si ritrova nella descrizione: eravamo già così e per questo abbiamo scelto la Lazio, o è la Lazio che ci ha fatto diventare in questa maniera?

1) Non saprei dirlo con ragionevole certezza. Ma credo che la categoria Pomata sia una quota davvero minoritaria. Io credo che il laziale mediano (non medio, che è un concetto statistico diverso) sia infinitamente più simile a ML/Franz/me/et alii che non a Pomata. Se prendo 100 laziali a caso e li metto in ordine di "pomatismo", il 50esimo sarà decisamente più simile a me che non a Pomata anche se i primi 10 saranno eccessivamente pomatizzati, tanto da spostare il valore medio. Ma tolta quella quota, che posso stimare in un 10%, gli altri 90 sono più simili a me.

2) Sono sempre stato così. La Lazio mi ha scelto che ero già così. Quando nel 1985-'86 il giorno di Lazio-Ascoli si diceva che si incontravano le due sicure antagoniste per il primo posto a fine campionato, io me grattavo li cojoni. Ed ero ragazzino. Ma al fondo non c'era nulla di scaramantico, semplicemente non concepivo l'idea di attribuire qualcosa, qualsiasi cosa all'inizio di un percorso, di una fatica, di un lavoro. Valeva nel calcio, ma valeva anche per tutto il resto. E vale ancora oggi.
Non riesco a gioire di una cosa finché la stessa non prende una forma definitiva. Per dire, ho acquistato casa 10 giorni fa ma la devo tutta rifare. Tutti l'amici me fanno: "ma non sei contento?" Vorrei risponde: "con 6 mesi di lavori davanti, tra architetti, operai, falegnami, piastrellisti, condomini che te rompono er cazzo che fai rumore come fai a esse contento?" Io finché non ce vedo i libri dentro non so' contento. Anzi, c'è sempre un fondo di rodimento de culo pe' tutto quello che ancora devo fà. Il giorno che la inauguro sarò contento, quello sì.
Lo stesso vale per la Lazio, sempre. Gioisco molto intimamente per le singole partite, ma la gioia esteriore, quella dirompente, quella - in una sola parola - reale, quella che te fà dì a tutti i romanisti che incontri: "ora ridi su 'sta ceppa!" si concreta solo dopo l'acquisizione di un trofeo. Che è qualcosa di concreto, di tangibile. Solo lì sono veramente felice.
Il rigore di Dabo vale molto di più di un merdoso secondo posto, tanto per essere chiaro...
Invidio tanto Massaccesi. Ossia Jooooooe D'Amato.

Offline giamma

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Re:Quando un laziale ride, è Cassazione
« Risposta #6 : Martedì 8 Ottobre 2013, 19:11:28 »
Io del '50 primo romano di una famiglia milanese, con nonno socio della costituenda Inter e tra i partecipanti al mantenimento del giovane e promettente Meazza, scelsi, proprio per il mio carattere che si rispecchia perfettamente nel secondo punto, la Lazio come seconda squadra pur tifando ufficialmente Inter, nel corso degli anni però mi sono sempre più attaccato al biancoceleste e nel '67 malgrado la serie B e i trionfi nerazzurri ero diventato nostro tifoso a tutti gli effetti.
Quando vinciamo li snobbo, quando loro vincono o più spesso lo credono, non me li cago.
 :band1: :band1: :band1: :band1: :band1:
 
Una bugia fa in tempo a viaggiare per mezzo mondo mentre la verità si sta ancora mettendo le scarpe. (C. H. Spurgeon)

borgorosso

Re:Quando un laziale ride, è Cassazione
« Risposta #7 : Martedì 8 Ottobre 2013, 21:29:30 »
1. il tifoso modello pomata é decisamente minoritario
2. credo di essere cosí e quindi sono laziale. non si gode prima, mai. non tanto e non solo per scaramanzia, ma per una forma di serietà, che mi porto dietro anche sul lavoro.

Offline Eagles71

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Re:Quando un laziale ride, è Cassazione
« Risposta #8 : Martedì 8 Ottobre 2013, 23:11:37 »
in fondo in fondo son già contento di essere della Lazio che non mi interessa altro.
il razzismo ci fa schifo, Forza Lazio è il nostro tifo!

Offline NebbiaBiancoceleste

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Re:Quando un laziale ride, è Cassazione
« Risposta #9 : Martedì 8 Ottobre 2013, 23:16:51 »
il 1998/99 mi segnò parecchio.
Ricordo che acquistai il biglietto di Lazio parma quando eravamo a + 7... il giorno della partita eravamo a -1...
Non che fossi sicuro di vincere lo scudetto... ma cavolo 7 punti... quando ce li prendono?!?!
Da quel momento, vivo la Lazio con "ansia"... tutto si può perdere. Infatti, l'anno dopo, non ho avuto il coraggio di venire a Lazio reggina... capirai, un'altra domenica demmerda così, non la voglio vivere.

Non che sia pessimista... ma ho paura ad essere ottimista.

Non ricordo dove, ma qualcuno faceva questo esempio per spiegare la differenza tra Laziali e riomici... in pratica, un romanista, al mare, col cielo nuvoloso prossimo al temporale, se vede un minimo di sole tra le nuvole, si spalma de crema solare... il Laziale, in spiaggia, col cielo terso... se vede una nuvoletta... prende l'ombrello...

non è che avesse tutti i torti...

Offline Eagles71

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Re:Quando un laziale ride, è Cassazione
« Risposta #10 : Martedì 8 Ottobre 2013, 23:24:21 »
...mi spiego, che mi è partito il tasto.
Io generalmente non parlo mai della Lazio, se non con mi fratello e mio padre. stop.
Per me è sempre stata un' intimità tutta mia, parlarne col primo che passa su cosa significa per me una vittoria o una sconfitta della Lazio è quasi fastidioso, perchè non capisce, è una fatica farlo, non è come parlare che sò della Nazionale o della Ferrari o di Moser o di Pantani, la Lazio nel corso della mia vita si è ancorata al cuore e con me sarà sempre, vince o perde.
Non è mai stata una squadra normale, non lo è mai stata per me trapiantato da Roma a Ravenna alle elementari negli anni 80, tutte le vicende fino a uno scudetto che pareva impossiibile manco quando comprvamo tutti.
Io ad agosto ad esempio prima di partire credo sempre che possiamo vincerlo in fondo in fondo, che succeda il miracolo perchè sono un' ottimista per natura , ma sulla Lazio no, sto ottimismo non lo puoi mai avere e allora addio ai pomata seriamente perchè ci sarà sempre un de biase, un dalmat, un palazzi, un gobbo da combattere, che ti fa svegliare sudato.

il razzismo ci fa schifo, Forza Lazio è il nostro tifo!

Offline MagoMerlino

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Re:Quando un laziale ride, è Cassazione
« Risposta #11 : Mercoledì 9 Ottobre 2013, 00:02:10 »
1) E' vero, la stragrande maggioranza sono così, come è vero, secondo me, che qualche Pomata in più, farebbe comodo. Per riequilibrare la media, le differenze sono una risorsa, il conformismo alle volte annoia.
2) Uno per essere "in una certa maniera" ci deve essere portato, altrimenti non ci diventa. E' pur vero che, in questa maniera, ci siamo diventati col tempo. La storia ci ha "forgiati".
Qualche decennio fa, non era così e non erano "così" neppure loro, diversi sicuramente, i presupposti del trigoriota moderno, evoluzione del trigoriota antecesso(r), si intravedevano già pochi anni dopo la fusione, ma fino a tutti gli anni '60 esistevano ancora, per quanto rari, romanisti. Categoria oggi praticamente estinta, i pochi rimasti non fanno percentuale, soppiantata dagli esemplari che oggi vediamo bighellonare sulle nostre strade, riconoscibilissimi, anche senza gadget.
Probabilmente le differenze più marcate e definitive, tra noi e loro si sono avute nell'arco degli anni '80, dopo la prima rivoluzione radiotelevisiva, dove la loro vocazione alla propaganda, ha avuto il suo decisivo sviluppo.
Noi, invece, distratti da altri avvenimenti e senza il supporto della propaganda, siamo rimasti tifosi, appassionati, ma "normali", sviluppando in seguito quelle fobie, che, per larga parte, ci accomunano. Chi s'è già scottato, ha timore pure dell'acqua fredda.
Odio perdere più di quanto ami vincere

#liberalaLazio

Siamo realisti, esigiamo l'impossibile.

"se te senti la forza necessaria spalanca l'ale e viettene per l'aria: se nun t'abbasta l'anima de fallo io seguito a fa l'Aquila e tu er gallo"

Offline Skorpius

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Re:Quando un laziale ride, è Cassazione
« Risposta #12 : Mercoledì 9 Ottobre 2013, 00:21:58 »
Ma davvero è un pregio?
Una via di mezzo no?
La gente dice che sono cattivo, ma in verità ho il cuore di un bambino: lo tengo in un barattolo, sul comodino.

ThomasDoll

Re:Quando un laziale ride, è Cassazione
« Risposta #13 : Mercoledì 9 Ottobre 2013, 00:25:24 »
Parlare dopo è una cosa, il pessimismo è un'altra. Personalmente sono sempre ottimista ma non parlo mai prima e se lo faccio sudo freddo e me ne pento. Secondo me discutiamo troppo i nostri, non abbiamo abbastanza fiducia in loro. Il disincanto ci viene dalla nostra storia, sappiamo che un campione prima o poi se ne andrà e che a una vittoria seguirà un ridimensionamento. Non aspettiamo la gloria che incombe, inevitabile, ma ci guadagnamo lottando quello che abbiamo. Questa è la differenza di fondo tra noi e loro: sono convinti di essere prossimi alla grandezza e salutano ogni segno possibile come l'inizio dell'età dell'oro. E questo fallire gli obiettivi sul filo di lana che li caratterizza non è un poulidorismo, cioè l'essere eterni secondi perché c'è sempre qualcuno che si frappone tra te e la vittoria. Le loro recenti sconfitte brucianti sono state spesso autoinflitte, frutto di un cedimento improvviso e inatteso, del braccino dell'ultimo punto. Il roma-Samp dove ranieri si fece inchiodare alla sua incapacità di vincere da Pazzini è emblematico. Il nostro percorso è diverso, nemmeno lontanamente paragonabile. Ci tirano in mezzo a qualunque cosa in funzione dei loro deliri, come quando accollavano anche a noi i loro piagnistei contro gli arbitri. Se non ci fosse la roma nessuno ci romperebbe le scatole, lo fanno solo per tentare di esaltare loro. E questo accresce la nostra tendenza  alla chiusura difensiva, che per molti, poi, è riserbo. Io godo infinitamente quando la Lazio vince: piango, mi agito, ripenso a tutte le nostre disgrazie e rivedo la mia carriera di tifoso. Ma mi passa subito. Resto felice per molto tempo, ma non esterno la mia felicità. Sorrido, non urlo. Un 14 maggio con la gente che resta tranquilla dentro lo stadio, ad abbracciarsi ebbra di felicità senza uscire a demolire la città, sarebbe stato possibile solo con i laziali.

Offline Skorpius

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Re:Quando un laziale ride, è Cassazione
« Risposta #14 : Mercoledì 9 Ottobre 2013, 00:29:04 »
Voglio dare una lettura alternativa: siamo pochi in una città di arroganti.. un segno di speranza ci viene rinfacciato da una marea di persone con la faccia come il sedere (tifosi di una società che ha vinto poco meno di noi che si comportano come tifosi del real madrid)...
Se tre anni fa alla nona di campionato con 4 punti sulla seconda avessimo detto quello che dicono oggi i romanisti a fine campionato (anzi alla prima sconfitta) ci avrebbero ricoperto con una marea di merda di cui ancora oggi sentivamo l'odore, a hai voglia a dire che non ce ne frega nulla ce ne frega eccome.
Secondo me la vera differenza tra noi e loro è il numero... il numero condiziona tutto... si è tanti ci si fa forza i giornali ti supportano gli scandali non ti toccano e sei sempre ottimista.

Ecco necessità virtù... troppa paura di esternare l'ottimismo in un mondo di nemici pronti a rinfacciartelo...
non è un pregio... non lo è
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Offline DinoRaggio

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Re:Quando un laziale ride, è Cassazione
« Risposta #15 : Mercoledì 9 Ottobre 2013, 09:13:12 »
Parlare dopo è una cosa, il pessimismo è un'altra. Personalmente sono sempre ottimista ma non parlo mai prima e se lo faccio sudo freddo e me ne pento. Secondo me discutiamo troppo i nostri, non abbiamo abbastanza fiducia in loro. Il disincanto ci viene dalla nostra storia, sappiamo che un campione prima o poi se ne andrà e che a una vittoria seguirà un ridimensionamento. Non aspettiamo la gloria che incombe, inevitabile, ma ci guadagnamo lottando quello che abbiamo. Questa è la differenza di fondo tra noi e loro: sono convinti di essere prossimi alla grandezza e salutano ogni segno possibile come l'inizio dell'età dell'oro. E questo fallire gli obiettivi sul filo di lana che li caratterizza non è un poulidorismo, cioè l'essere eterni secondi perché c'è sempre qualcuno che si frappone tra te e la vittoria. Le loro recenti sconfitte brucianti sono state spesso autoinflitte, frutto di un cedimento improvviso e inatteso, del braccino dell'ultimo punto. Il roma-Samp dove ranieri si fece inchiodare alla sua incapacità di vincere da Pazzini è emblematico. Il nostro percorso è diverso, nemmeno lontanamente paragonabile. Ci tirano in mezzo a qualunque cosa in funzione dei loro deliri, come quando accollavano anche a noi i loro piagnistei contro gli arbitri. Se non ci fosse la roma nessuno ci romperebbe le scatole, lo fanno solo per tentare di esaltare loro. E questo accresce la nostra tendenza  alla chiusura difensiva, che per molti, poi, è riserbo. Io godo infinitamente quando la Lazio vince: piango, mi agito, ripenso a tutte le nostre disgrazie e rivedo la mia carriera di tifoso. Ma mi passa subito. Resto felice per molto tempo, ma non esterno la mia felicità. Sorrido, non urlo. Un 14 maggio con la gente che resta tranquilla dentro lo stadio, ad abbracciarsi ebbra di felicità senza uscire a demolire la città, sarebbe stato possibile solo con i laziali.
Avrei potuto scriverlo io, questo, soltanto meno immaginificamente  :o  ;D
E ra gisumin all'ùart!

La serie A è un torneo di limpidezza cristallina, gli arbitri non hanno alcunché contro la Lazio e si distingueranno per l'assoluta imparzialità, non ci saranno trattamenti di favore o a sfavore nei confronti di alcuno. Sarà un torneo di una regolarità esemplare. (19-8-2016)

Offline Skorpius

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Re:Quando un laziale ride, è Cassazione
« Risposta #16 : Mercoledì 9 Ottobre 2013, 12:35:46 »
Sapete anche perchè non è un pregio ma solo paura di sputtanarsi?
Perchè il Laziale non è equilibrato ma totalmente squilibrato alla negatività..
Il Laziale comincia a piangere non dico dal primo grado ma addirittura dall'avviso di indagini preliminari.
In pratica si potrebbe dire (parafrasando il titolo del topic): quando il Laziale piange sta esagerando..... e quando si arriva a cassazione ha finito le lacrime e gode di una piccola (anzi direi abbastanza grande) soddisfazione nel dire "me lo sentivo" "ve lo avevo detto"
La gente dice che sono cattivo, ma in verità ho il cuore di un bambino: lo tengo in un barattolo, sul comodino.

baol

Re:Quando un laziale ride, è Cassazione
« Risposta #17 : Mercoledì 9 Ottobre 2013, 12:44:46 »
Sapete anche perchè non è un pregio ma solo paura di sputtanarsi?
Perchè il Laziale non è equilibrato ma totalmente squilibrato alla negatività..
Il Laziale comincia a piangere non dico dal primo grado ma addirittura dall'avviso di indagini preliminari.
In pratica si potrebbe dire (parafrasando il titolo del topic): quando il Laziale piange sta esagerando..... e quando si arriva a cassazione ha finito le lacrime e gode di una piccola (anzi direi abbastanza grande) soddisfazione nel dire "me lo sentivo" "ve lo avevo detto"

La famosa frase-jolly di cui abusiamo tra noi: "...felicissimo se la mia (funerea) previsione verrà smentita dai fatti..."

Offline Skorpius

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Re:Quando un laziale ride, è Cassazione
« Risposta #18 : Mercoledì 9 Ottobre 2013, 12:45:55 »
La famosa frase-jolly di cui abusiamo tra noi: "...felicissimo se la mia (funerea) previsione verrà smentita dai fatti..."

perfetto... e se viene smentita scatta il si però!
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Offline salasso

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Re:Quando un laziale ride, è Cassazione
« Risposta #19 : Mercoledì 9 Ottobre 2013, 17:21:14 »
Parlare dopo è una cosa, il pessimismo è un'altra. Personalmente sono sempre ottimista ma non parlo mai prima e se lo faccio sudo freddo e me ne pento. Secondo me discutiamo troppo i nostri, non abbiamo abbastanza fiducia in loro. Il disincanto ci viene dalla nostra storia, sappiamo che un campione prima o poi se ne andrà e che a una vittoria seguirà un ridimensionamento. Non aspettiamo la gloria che incombe, inevitabile, ma ci guadagnamo lottando quello che abbiamo. Questa è la differenza di fondo tra noi e loro: sono convinti di essere prossimi alla grandezza e salutano ogni segno possibile come l'inizio dell'età dell'oro. E questo fallire gli obiettivi sul filo di lana che li caratterizza non è un poulidorismo, cioè l'essere eterni secondi perché c'è sempre qualcuno che si frappone tra te e la vittoria. Le loro recenti sconfitte brucianti sono state spesso autoinflitte, frutto di un cedimento improvviso e inatteso, del braccino dell'ultimo punto. Il roma-Samp dove ranieri si fece inchiodare alla sua incapacità di vincere da Pazzini è emblematico. Il nostro percorso è diverso, nemmeno lontanamente paragonabile. Ci tirano in mezzo a qualunque cosa in funzione dei loro deliri, come quando accollavano anche a noi i loro piagnistei contro gli arbitri. Se non ci fosse la roma nessuno ci romperebbe le scatole, lo fanno solo per tentare di esaltare loro. E questo accresce la nostra tendenza  alla chiusura difensiva, che per molti, poi, è riserbo. Io godo infinitamente quando la Lazio vince: piango, mi agito, ripenso a tutte le nostre disgrazie e rivedo la mia carriera di tifoso. Ma mi passa subito. Resto felice per molto tempo, ma non esterno la mia felicità. Sorrido, non urlo. Un 14 maggio con la gente che resta tranquilla dentro lo stadio, ad abbracciarsi ebbra di felicità senza uscire a demolire la città, sarebbe stato possibile solo con i laziali.

più chiaro di così
il lupo non potrà mai volare
all'altezza dell'aquila