E' un bassorilievo, risalente a prima di Cristo, che mostra un atleta che insegna a un pargolo (forse il figlio, chissà) come si tratta la palla. Una sorta di settore giovanile, insomma.
Il gioco si chiamava episkiros, fu appreso dagli antichi romani che lo ribattezzarono harpastum: i romani, a loro volta, lo insegnarono ai britanni, che continuarono a giocarlo cambiandone man mano le regole e poi, col nome di football, diffondendolo in tutto il mondo. A quanto è dato sapere, l'harpastum somiglia terribilmente al rugby, ma con una preferenza per l'uso dei piedi e con contatti fisici molto violenti. Il gioco più "gentile" era la pheninda, che prevedeva un uso preferenziale delle mani. C'era anche una terza versione ma non ne ricordo il nome.
E' possibile che i greci abbiano imparato il gioco, a loro volta, dai cinesi, che lo chiamavano tsu-chu, ma i contatti in tal senso non sono dimostrati. D'altra parte, antichi
palleggiatori sono stati immortalati in Cina ma anche nel Messico precolombiano. L'idea di trattare virtuosamente una palla coi piedi è comune a tutta l'umanità.
In tutta la storia non c'entra nulla il calcio fiorentino, realtà del tutto locale il cui presunto (e inesistente) rapporto col calcio come lo conosciamo fu inventato e propagandato su due piedi negli anni '30.